Di Vincenzo
Calafiore
16 ottobre 2015
“ Uno scrittore finisce sempre
per svelarsi attraverso ciò che scrive, ma qualcosa di più intimo e profondo arriva quando comincia a riflettere e a
raccontare con il – suo linguaggio – ( come impronte digitali) le proprie
letture di una vita, quelle che lo hanno formato, cresciuto, perdere. Perso
nella fantasia e assieme aperto al mondo che non riesce a comprenderlo.”
Tutte le parole per raggiungerti
Ci sono ancora molte miglia a separarmi
dall’Aurora che porterà con se quei colori a me utili per colorare il giorno,
ma di più quel suo profumo di lavanda che lo inebria, così sfuggo all’orrore nauseabondo
del tempo che macina e finisce in fine polvere.
Ho in me parole in attesa d’essere
pronunciate nel quotidiano divenire, nel quale è come se la mia esistenza
rimanesse sospesa nell’attesa di vederti spuntare così come l’alba in fascio di
luci e colori.
La consapevolezza delle mie parole sembra
emergere dalle acque profonde di una notte incerta e provvisoria più dell’esistenza,
per svanire poi nel vortice di un tempo antico e beffardo, prigioniero d’una
spirale mortale che infaticabile assorbe ogni cosa, tracimando il livore delle
luci su anima e labbra.
Così quel mio – ti amo – si offre al
lamento cupo del mio essere mare di dentro, sento quel suo infrangersi su
pietre e venti, l’agonizzare lento tra le memorie che mi restituiscono materie di
segreti col tentativo di tracciare sottili linee di felicità.
Io ti guardo attraverso cieli colactini,
padrone di parole sorrette da un commosso ordito corale desiderio di
raggiungerti.
Sono gli stessi cieli che guardi tu! Che si
disperdono in lattescenti filamenti lunari; formando così distese di sabbia in
cui a volte mi pare di sparire come tante parole ricolme di nostalgia di
ritmica rammemorazione.
Se Tu sei il sogno, io sono la madreperla
su cui scivoli via.
Ma Tu sei il sogno con un linguaggio e
bagaglio suo di bellezza e di lacerata contemplazione di un attimo fuggente.
Come un tramonto vai diffondendoti in
immagini quiete,semplici, profonde e allo stesso tempo premonitrici di un tempo
che non conosce sosta.
E’ il mio saperti aspettare ogni notte,
ogni alba.
E’ il mio cercarti in quel tempo che
accovacciato in agguato mi attende per levare ancora!
Sei la mia solitudine senza tempo che ha
occhi di bambina, solitudini che offrono e affiorano quasi sempre dai segmenti
nascosti di certe albe come fanciulle odorose d’erba!
Tu sei.
Tu ci sei!
Nel desiderio di un mescolarsi alle mie
radici intime dell’anima, ove si formano le parole che vorrei pronunciare per
raggiungerti, nel sacro avvolgersi di suoni ovattati di voci dei notturni colmi
di assenza.
Così negli attimi lunghi d’una eternità
bramata o nelle eterne attese di rivederti spuntare con quel tuo sorridermi; il
dolce momento conclusivo del mio viaggio verso te.
Qualche volta è partenza verso un’altra
meta dove penso di trovarti.
Qualche volta è ritorno con quel desiderio
di amarti, di annusarti, di conoscerti.
Desiderio di inventare nuove parole che mi
aiutino a raggiungerti.
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