Il viaggio è un sogno di un altrove che riporta a casa
Di Vincenzo Calafiore
25 ottobre 2015-
Udine
In cammino chissà da
quanto tempo dentro un ignoto di molteplici prospettive tra loro distanti; un
viaggio di esperienze, di genti e di luoghi diversi.
Storie di convergenti
sensibilità, simboli stessi di quell’ansia intima di poter in qualche modo
ritornare da lei: il mio sogno, l’approdo.
Questa malata
quotidianità di paesaggi e di personaggi che giocano d’azzardo diviene a volte
luogo dell’anima in cui un volto reale è inghiottito da un secolo, mentre la
mia vita passa come una cometa. Lei che ha uno strano nome è soffio di sogno
che si impiglia nelle reti lattiginose della mia memoria.
La cerco tra le
immagini più care, sempre uguali e insieme sempre altre, a comporre la storia
dei miei affetti, nello spazio vero della vita, tra le cose tangibili e grumose
nel vorticare alto di sentimenti alla fine di ogni giorno.
Io un tempo m’ero
perso in uno strano formicolio di gente opaca e antica che spesso si affaccia
invadente e si rintana poi nel mio giorno, così si riempie la scena! Ma all’improvviso
“ lei” che riportando le trasparenze fa svaporare gli inganni in un orizzonte
distante, lontano da questo a cui certe notti mi affaccio.
E ogni giorno così
ritaglio in quei minuscoli margini un po’ di terra per rimanere quietamente in
esilio!
Lei è presente in
ogni guscio di quel mio universo invisibile, lì dove impaziente brulica la vita
di vecchie ferite e pene, giorni avviliti in cui a volte mi perdo.
Enumero gli eventi,
ne patisco l’urto, l’insensato disinteressamento, l’addio celato, l’invisibile
informe che si invera e si lascia irretire nel brogliaccio ingombrante dei
ricordi.
E’ come essere in
bilico su un precipizio eterno!
A volte mi chiedo
cosa ci stia a fare in questo angolo di esistenza, microcosmo immenso di deluse
realtà e sogni mancati; un angolo di esistenza fatto di false certezze, membra,
fisicità animalesche, cose meschine, ruvide.
Per contro l’amore,
il pensiero di lei, la sospensione incantata, l’angoscia distratta che se
dovessi capire che la prossima notte lei potrebbe non esserci.
Ecco è questo il
senso: la paura.
I miei pensieri si
muovono come passi che moltiplicano gli intrecci, le luci lineari di ogni alba
o tramonto che hanno parole sferiche che scivolano nel congruo finire di un
dettato che sembra parlare d’altro!
Ormai ogni dettaglio
è dentro la sua scia di presenze che vanno via, evocate forse da un colore, o
da un ricordo; è un’ossessione verbale giornaliera, molecola di un qualcosa che
sfugge: La Vita.
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