E’ quasi Amore, quasi vita
Di vincenzo calafiore
21Novembre2016 Udine
“ ….. tanti rumori, tanti desideri,
tanti sogni, tanti silenzi…… “
La mia lunga notte “
turca “ finisce davanti a un davanzale di finestra, immaginando che lì dinanzi
a me ci sia il mio mare, e sentire quel
vento dolciastro di miele, fichi, proveniente da Messina; improvvisamente tutto
cambia, l’aria sa di cicale, lenzuola al vento, rumore di stoviglie, profumi di
basilico, gelsomini.
L’ombra dei miei
ricordi si allunga fino a coprire l’orizzonte e già, mi pare di tornare a casa.
Navigo con la mia
astronave silenziosamente verso le braccia dell’amore più bello, dentro una
foschia color viola, il mare dei ricordi si riempie nuovamente, la processione
si compatta e riprendo a navigare …. mille vele bianche sospese sul blu!
E c’è questo amore
che improvvisamente mi rende indomito e fiero, condottiero della Santa
Alleanza, desideri come bandiere al vento, come di quarantamila rematori che
desiderano la terra.
Scorrono nuove
immaginazioni è ricomincio a muovere i primi passi nell’eco di un sirtaki che
si fa sempre più forte sempre più intenso, sempre più vita; così mi lascio
andare in quei voli e sobbalzi di cuore, di desideri infiniti, è quasi un
tornare, è quasi amore!
A bordo, lato mare, negli
ultimi fuochi di età selvaggia leggo come di un portolano le ultime rotte che
mi faranno tornare la mia tendenza alla rapina di quegli amori che io credetti
di aver perduto, la mia nuova terra, i miei nuovi cieli, i miei nuovi desideri
di sbarcare tra le braccia che da una riva lontana mi attendono!
Mancano due miglia
soltanto e mi preparo a sbarcare.
Nel frattempo in una
specie di bonaccia, da una finestra resto fermo, a vele flosce e immagino cosa significa
vivere senza amore, restare prigionieri di desideri incalzanti è come trovarsi
fermi davanti a un porto e non poterci entrare.
Mi accendo una
sigaretta, non per ingannare il tempo, perché nulla nemmeno l’anemometro
sostituisce il fumo della sigaretta nell’indicare se c’è una bava di vento nell’aria.
La mia anima, come
mare respira la bonaccia, resto in un mare senza patria, mentre vergo rime
rosse di tannino, e via coi pensieri e le immaginazioni, sembro un certosino.
Ogni pensiero è una
buriana alle spalle! Scopro un sogno…. Ed è quasi vita!
E’ quasi l’alba …
sbarco e tutto cambia.
Cicale, fichi,
lenzuola al vento, rumore di stoviglie, musica, allegria, desideri, amore,
lontananza, distanza, tutti dentro una parola, tutti in fila in attesa d’essere
librati nell’aria che in me torna a muoversi.
Tutto diventa
accomodante, i miei anni passeggiano sentendosi a proprio agio…
Gli anni vecchi sono
vecchi.
Gli anni nuovi, sono
pirati.
Benedetta vita che
torni!
Ciascuno si prende il
suo tempo, in questo mare di mezzo e la mia vita diventa flamenco o sirtaki è
uno scoppio di felicità, o una lite spaventosa tra l’età mia e i nuovi o forse
gli ultimi sprazzi di desiderio di fare l’amore, su una riva lontana da tutto.
Si accende forte la
luce, il sole è già alto, è già giorno! Si spegne l’alterco tra i tanti
desideri, comincia la vecchia “ Moya” e tutto torna negli occhi!
Da ciò che è in lotta
torna la più bella armonia mentre pare che tutto si realizzi attraversando
desideri.
Parto per le stradine
di quel mio portolano a caccia di cose veneziane … di una Venezia caduta e
risvegliata da un letargo lontano, mentre io Andreas Papadatos, benda nera come
Capitan Uncino, schiudo stanze pieni di libri e manoscritti su questo scalo d’amore
e di distanze, cerco sicurezze come vecchi mercanti cristiani,ebrei e greci,
cercavano riparo dai pirati algerini prima ancora che dal Turco!
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