Vita, quanto mi sei triste
Di vincenzo calafiore
30Novembre2016Udine
Per questo bisognerà lasciarsi alle spalle i soggettivi percorsi vitali
anche se sarà difficile, se non altro per la necessità di ridefinire se stessi
sui nuovi parametri che attestano la crescita e il cambiamento possibile.
Anche se qualsiasi evoluzione comporta rinunce più o meno gravose,
oltre che la profonda ristrutturazione dei rapporti con gli altri.
Difficile, col mondo esterno che pressa, depositario di mode che non
servono,disvalori che certo non fanno bene nei rapporti umani.
Troppo cinismo e spregiudicatezza, sappiamo sempre più crescenti, il
degrado dei valori che cresce sempre più, la mancanza di alti ideali e valori
morali fanno si che cresca una specie di malessere morale sociale che produce
superficialità, cinismo e violenze.
Forse a mancare sono i valori religiosi per sconfiggere questa
malattia, credere a Dio sarebbe la cura perfetta.
A mancare è la cultura e lo spirito del rispetto delle regole e dei
valori morali che sono necessari, bisogna essere consapevoli di affrontare
questa terribile spirale con la consapevolezza delle responsabilità e degli
inscindibili doveri e diritti di ognuno.
Tuttavia non è più sufficiente osservare per capire perché è importante
leggere fatti e azioni dall’interno, dalla parte dell’anima e della
sensibilità.
Purtroppo abbiamo a che fare con il tempo, che scorre velocemente,
inesorabilmente, estremamente variabile, se ci si trova con persone con cui si
sta bene esso scorre velocemente e bene, se invece ci si trova da soli è triste
e sembra quasi fermarsi e far avvertire la solitudine come una condizione
esistenziale, proprio nella sintesi di attimo che fugge, di memoria del passato
e di speranza del futuro, risiede quindi la percezione temporale soggettiva che
potrà essere ricca di progetti, di speranze, di amore. Ma può diventare vuota e
triste se non viene riempita di parole che parlano e raccontano di una lei o di
un lui.
Parole che sono sentimento che si avverte quando la persona verso cui
si provano non è presente e, emozione allo stesso tempo, voglia di tenerezza,
voglia di desiderio.
Quindi il sentimento è interumano e dà forma ad un legame attraverso il
quale due esseri umani si confondono l’uno con l’altro, sino a diventare
qualcosa d’altro rispetto a ciascuno dei due presi singolarmente.
Anche la nozione di corpo fa parte del gioco, per la sua fonda
mentalità nel processo di costruzione dell’identità; il corpo amato e venerato,
ma talvolta odiato perché non conforme ai modelli offerti da un esterno vuoto
che diventano imperativi rispetto alla percezione che si ha di se stessi.
Esso è l’elemento di valutazione più immediato che il soggetto esibisce
al mondo esterno, ancor prima che avvenga il contatto relazionale con gli
altri. E’ noto che esiste un’iterazione tra la personalità e il corpo per quel
processo di reciproca influenza che tanto fa bene nei periodi felici della
vita, quanto male in quelli bui.
E’ un gravissimo errore tuttavia ridurre il valore di un essere umano
al corpo soltanto, così come lo
sarebbe non prenderlo nella giusta
considerazione.
Purtroppo erge la necessità del sentirsi belli ad ogni costo e quindi
diventa fondamentale l’aspetto fisico per una donna un bel corpo significherà
essere una bella…. Per l’uomo un bel… ma non è esattamente così sempre.
E’ un valore fortemente simbolico. Solo in questa maniera si corre il
rischio di diventare oggetto di culto per la valenza che ha, talvolta sacrale.
Il corpo quindi mezzo attraverso il quale sentirsi di appartenere a una
finzione più che all’umano, e al tempo!
Meglio godersi questo lungo mese di pace e serenità con noi stessi
prima e poi con gli altri, sperando che sia davvero “ Natale”, sempre più se
stessi, sempre più umani.
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