La magia di una terra
Di Vincenzo Calafiore
28Gennaio2017Udine
Ci sono dei giorni in
cui nulla va per il verso giusto, e verrebbe voglia di tornare a spogliarmi e
rimettermi a letto, riprendere a dormire, con la speranza che al nuovo
risveglio la “ruota” si sia fermata su “ giorno buono”.
Quel che accade poi
nel sonno il più delle volte non lo ricordo, a parte qualche sogno
interessante, come quello che più si ripresenta che mi vede in riva davanti al
mio mare che più d’ogni cosa amo.
Ormai è una vita che
lo sogno, e parte della mia vita l’ho spesa tornando a casa, la Calabria; ora
in questo tempo chiuso in un circolo vizioso in cui annaspo invece di respirare
quasi manca la volontà visto che le mie radici si sono polverizzate, quasi ho
dimenticato certi profumi, certe essenze.
La cosa strana è che
non mi sento né “ friulano” né “ calabrese “ ora che alla mi terra mi legano
solo i ricordi visto che non ho più nessuno oltre i miei morti.
Nonostante ciò non
manca spunto ogni giorno ricordarla, forse per il mare che le gira intorno, o
per la sacra alleanza che ci unisce tutti nei momenti più difficili.
Se non fosse per
questo suo mare che la circonda pieno di storia e naufragi, teatro di tante
battaglie navali, del ritorno di Ulisse a Itaca, sarebbe una terra di pietra e
senza colori, senza luce.
E’ come fra il dire e
il fare…. C’è sempre il mare di mezzo!
Essere calabrese è
essere principalmente greco, turco, aragonese.
La Calabria è la
terra in cui si avverte la presenza del mare. Non tanto quel mare in cui si
sogna d’immergersi e trastullarsi, ma quel fluido in perenne movimento, che
genera incertezza e pretende tributi.
A saperlo guardare e
ascoltare questo mare zeppo di antiche storie di uomini e cose naufragate che
si materializza l’immagine della forza dinamica della vita, si avverte in piena
intensità il suadente oppure, se c’è aria di burrasca, il minaccioso respiro
variamente ritmato delle onde che salgono e scendono, coprono e scoprono,
portano e levano …. Questo mare grande e
profondo come un oceano.
Di notte lasciarmi
cullare dalla sua ancestrale cantilena diretta dal vento e leggendo quei deboli
segnali luminosi che testimoniano la esistenza e la resistenza umana tra Scilla
e Cariddi; lasciarmi trasportare dai ricordi o dai sogni. Immaginarmi, o rivedermi
su uno scoglio in mezzo a un mare che ama e strega, barbaglia d’inganno gli
occhi.
A volte basta una
bava di vento e tutto cambia, gli odori e i profumi, l’umore della gente!
Ed è come lasciarsi
stregare da una scia di lampara per immaginare e sentire Ulisse.
Pensarla e
immaginarla dentro il cuore è un fantastico viaggio dentro un passato antico
prigioniero di questo mare che nel silenzio totale della notte a volte avverto
il battito del suo cuore.
E poi improvvisamente
risvegliarmi dal sogno o scuotermi dai ricordi e ritrovarmi ben sveglio nelle
viuzze strette e lunghe di Chianalea cullata dal respiro di brezze e vento e
dal frangersi delle onde.
Mare di cristallo,
Mare, questo, sempre lì ad ammonire che la terra è in perenne stato di assedio,
sempre pronto ad improvvisi mutamenti su uomini e cose fin tanto da costringere
ieri come oggi a rimanere seduto su una spiaggia solamente per ascoltarlo,
guardarlo e sentire dentro una pace infinita, il profumo del bergamotto, del
cedro, dei gelsomini …. Seni di fate!
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