La libertad no
muere, nace y duerme diariamente
Di Vincenzo Calafiore
Personale di Flavio Snidero.
Galleria d’Arte La Fortezza – Gradisca
d’Isonzo da Sabato 25 Febbraio al 19-3- 2017
E’ di “ libertà” e di contrasti che si
trattano nella personale di Flavio Snidero.
Non ho potuto sottrarmi alla – magia – e alla
perfetta fusione tra poesia e realtà ed immagine, fra tecnica e arte, ha
contribuito molto la Sua maniera di essere “ Artista” affinché si realizzasse
questa personale. Forse da cercatore e poeta qual’è, e che è, data la sua
facoltà di cogliere, più rapidamente e facilmente di altri, l’intima
correlazione fra realtà invisibili e l’apparire microscopico delle cose,
l’eterno divenire tra occhio e distanza organica vivente e l’inerte
abbandonato, la magia di una luce rarefatta che, grazie alla mediazione di un
sentire e di un cogliere l’attimo che si
fa immagine che dura nel tempo fissando un’entità, anch’essa labile e fluente
qual è il pensiero o la poetica ricerca di un fermo immagine dell’attimo.
Le fotografie di Flavio Snidero lasciano
trasparire le tristezze e le solitudini di questa società, “sostanze” che vanno
oltre il visibile e mosse per silenziose relazioni fra “senso” e “ stupore”.
In questa Sua personale a guardarla con
attenzione e poesia si ha la sensazione di attraversare un deserto animato da
lasciti o dalla ricerca (affannosa ma delicata allo stesso tempo, amorevole e
lucida) del sempre eterno rapporto fra senso e non senso, cultura e vuoto di
cultura, umanità e disumanità, di quella via molto stretta che è il vivere, la
vita dell’umano che ad ogni costo vuole forzare e colmare il silenzio con Dio.
Le immagini fissate con cura su
foglio, affidate a un ritmo costante o a un percorso che cade a una meta
vogliono essere o sono gli emblemi, le metafore di una filosofia esistenziale
Sua che sembra o è espressa da un occhio capace di cogliere, penetrate come
quello di un poeta di strada distante da ogni cosa, da ogni ovunque.
L’intensa contemplazione di Flavio, non sta
nella realtà di un sogno d’Arcadia, ma in quella attuale per certi versi
inquietante, ha prodotto fotografie che sono soliloquio, metafora dell’uomo
solo con se stesso, smarrito in un universo di solitudini.
Per le immagini esposte con grazia e cura in
un lungo percorso umano Otto Steinert avrebbe sostenuto che è possibile, al di
là di ogni cosa, ottenere da una fotografia umanizzata, individualizzata, la
vera immagine dell’uomo con tutte le sue possibilità di avvicinamento o
allontanamento, di addizione e sottrazione, tutto nella luce del bianco e nero,
che rilascia ombre e riverberi, poetiche lacerazioni del fotografo Flavio
Snidero.
“ Beauty Inside” è questo il leitmotiv di “
About Freedom”, progetto che giunge e si conclude per il momento a Gradisca
d’Isonzo presso – La Fortezza – dopo mostre fotografiche personali e
collettive, svariati reportage di viaggio, la presenza alla Cascina Triulza
nell’ambito di Expo 2015 di Milano e la pubblicazione di foto sue sul
settimanale Wiener Zeitung di Vienna.
Flavio Snidero “lavora” sul
volto che gli occhi vedono, decostruito e ricostruito attraverso la mediazione
del sentire. Suo modello non è quindi un’immagine ma tante immagini di un
presente guardato nella sua trasparenza, dal retro pagina, ora smarrita nelle
pieghe di certe solitudini ora intravista tra le righe di un tempo che in un
certo modo ne scrive l’epidermide, ora perduta sotto una stratificazione di
titoli e di lettere maiuscole, di paroloni che non esprimono e non dicono nulla
che producono solo rumore, un rumore gradito da una platea che applaude.
All’interno di “ About Freedom” ci sono temi
affrontati, che evidenziano la vastità e la fluidità dell’attuale panorama
dell’arte contemporanea.
Questo lavoro di sovrapposizione di segni non
avviene in camera oscura, ma in presa diretta esasperati aggressivamente i
passaggi di tante realtà in un gioco tra luci e ombre, che visualizzano
simultaneamente gli aspetti dello stesso volto drammatizzando i particolari
come quello dello sguardo. Ma questo sguardo al volto di un sistema, che non
riesce tuttavia più a rassicurare nessuno, non vuole forse la messa a nudo dei
tanti travestimenti drammatici a volte più insidiosi delle tanti solitudini?
Questa mostra o personale di
Flavio Snidero forse nasce anche dall’esigenza di uscire anche dall’isolamento
che circonda la “ fotografia “ per distruggere i pregiudizi ghettizzanti e
autoghettizzanti che ne fanno una cenerentola o addirittura un’altra cosa
rispetto alle arti figurative.
Qui si può toccare con mani quell’alternarsi
del continuo e discontinuo, fra il denso e il fluido o il comune e il raro che
connotano lo spirito del visitatore attento e non superficiale alle stesse
emozioni. Le foto allora diventano reti talora veli fluttuanti, percorsi da una
invisibile brezza, forme dense di umanità opacizzate da una inumanità che leva
le trasparenze dell’anima con effetti quasi serici di luminosità diretta,
diffuse quasi a coprire tutto un orizzonte che sfiora talora gli assurdi
realismi che inseguono quasi senza soluzione di continuità in un gioco ambiguo
fra realtà e finzione.
L’amore per l’arte, per lo
scatto, trapela fra le fitte maglie o si accampa filtrata, osservando dettagli
ravvicinatissimi, le maglie costruiscono le righe su cui si sovrappongono
parole e discorsi per farne punto d’incontro ove soffia il vento della cultura
tutti i giorni attraverso il tempo delle veglie e della vita e dei sogni che
non vogliono e non devono morire per toccare il cielo.
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