Di Vincenzo Calafiore
1 Aprile 2017 Trieste
A un certo punto ti
rendi conto di quanto siano brevi le distanze che separano, se a coprirle basta
una parola; ma anche del vuoto nelle distanze stesse se mancano le parole.
Magari queste parole
attese a volte non ci sono e al loro posto c’è un davanzale affacciato su un
vuoto che sa di tristezza e di distacco che come invisibili mani cambiano lo
scenario a secondo dello stato d’animo.
Ancora in questa mia
età “ di mezzo “ c’è la necessità di fare parole, dell’incontro, parole che
hanno in se le fragranze di un sentire amore … è come portarsi dietro un sacco
pieno di pensieri che maturano o marciscono per rifiuto o riluttanza, desideri
mancati o dimenticati.
In questo tempo di
prede e predatori, più forse di predatori a mancare sono i porti sicuri, e le
affidabilità, le sincerità o le onestà; così fatto è un ritrovarsi dentro uno
spaesamento che vuole solo il tempo di ritrovarsi o di accettare con difficoltà
che è proprio così ch oggi vanno le cose: predatori e prede!
Bisogna solo
scegliere cosa essere e poi tutto diviene più facile, più semplice, insomma più
a misura d’uomo.
Vivere da predatore è
la cosa più semplice non mancano certo le prede, e da predatore si potrà andare
dove si vuole a cacciare le prede più interessanti; per essere un buon
predatore serve solo non possedere né cuore nè coscienza, avere solo desiderio
di colpire e basta.
Io sono una preda che
se ne sta rintanata al riparo di ogni cosa in una stanza di libri e musica,
dove nuvole di parole compongono e scompongono temi che fanno bene il giorno;
una stanza di tanti orizzonti e di tanto mare, solo che a volte non basta.
Chissà dove sarà lei!
E’ una “ parola”
dolce, una parola d’amare imparandola a memoria come fosse un ode o una
preghiera.
Lei con il suo
sguardo lontano, capace di passare da parte a parte l’anima, viene col su passo
deciso suscitando desideri e momenti di intima interpretazione qui! , in questa
stanza di parole.
Guardo le mie mani,
le dita sporche d’inchiostro, macchiate come di sangue di vite che si animano e
prendono vita spesa come a difesa di una libertà connaturata della quale non ne
posso fare ameno.
Una libertà conquistata
come terreno centimetro dopo centimetro, ora una pianura, o mare, cielo in cui
potermi muovere senza il timore dell’incontrare Mangiafuoco, o un padrone che
vorrebbe avermi come servo.
A salvarmi c’è “ Lei “
la mia parola dolce che ha degli occhi che sanno quietarmi e mani che sanno
prendermi, braccia che mi accolgono come porto sicuro dalle tempeste a cui
sfuggo per una fortuna che m’ama.
Lei che entra ed esce
dalla mia stanza nelle vesti che più vuole, donna capace di amare che mi fa
tremare solo sfiorandomi; a volte è desiderio, a volte fonte di sensazioni e
emozioni che mi lasciano poi al mattino naufrago su una spiaggia sconosciuta.
Sono parole d’amore
quelle che le sussurro con un linguaggio che solo noi conosciamo, è un codice
che ci permette di andare e tornare, di prenderci e lasciarci, di ascoltarci …
e intanto un tempo si assottiglia e cade e si rialza sempre più con fatica, con
incertezza, con la paura di un orizzonte che a volte non c’è.
Menomale che c’è lei,
il mio sorriso, la mia allegria, la mia penna stilografica che macchia le mie
dita di inchiostri che hanno in se essenze e profumi d’una pelle vellutata, da
trovare nel buio sotto le lenzuola, come due labbra da baciare, come un’alba da
sognare!
Lei che m’ama così come
sono: pagina piena di parole!
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