E…. ti penso
Di Vincenzo Calafiore
9 Giugno2017 Trieste
“ da Le chiavi di casa”
E comunque così, succede ogni notte penso di essere in un
sogno ove c’è sempre qualcuno con cui parlare, a cui raccontare quella vita che
un po’ si vuole scordare, o di una vita da trovare o da ricercare tra le pieghe
di una memoria che come una marea a volte vomita parti di vissuto.
Ma sono ormai un attore stanco, stanco di calpestare lo
stesso tavolaccio che scricchiola sotto il peso e la misura dei passi. Non mi
va più di recitare la mia buona parte che da istrione che sono ho incantato
platee e ricevute rose rosse lanciate da mani sconosciute dal buio, mani che
avrebbero potuto donare da sconosciuto a sconosciuto un qualcosa di
rassomigliante a quella vita inseguita su tutti i mari, da un punto all’altro
dell’anima, sprofondata nel liquame rigoglioso dei tanti addii o di arrivederci
accartocciati su labbra contorte dalla smorfia di un sorriso.
Ormai a questa età avara e deserta, spicciola e frettolosa
come una sera d’inverno c’è poca immaginazione, poca la forza nelle mani dalle
quali scivola spesso il remo e si arresta la corsa;
quanto ancora potrò vivere, ancora ventanni?, o qualcosa in
più? Ma poi morirò e con me moriranno le persone che ho amato, i miei
disuguali, le mie incertezze, la sfrenata gioventù consumatosi sulle ginocchia,
portata poi sulle spalle come fosse uno zaino a cui andare ad attingere
frammenti di vita.
Succede ogni notte nella quale mi racconto e posso udire
lontani battiti di cuori emozionati o di quelli annegati nelle distanze in cui
mi sono perso senza fare più ritorno!
Ma so ancora amare e questo “ Lei “ la notte me lo ripete
sempre, così mi ritrovo tra le sue braccia di sandalo, a volte di zagara,
salmastre. Braccia che mi tengono stretto ad un seno infinito di vita.
E… ti penso dolce e serena quando guardandomi mi chiedi se
ti amo ancora!
Ti penso in questa notte di un giugno di spiagge assolate
lontane, ti penso nei miei occhi che ti vestono e ti svestono, più che mai odio
le mie mani che sanno solo scrivere e non disegnarti per continuare ad
immaginare o di fermare una sola tua espressione.
Non ho mai amato così e mentre lo dico fermo su una pagina l’emozione
di un pensiero che racconta di te.
Sei così, già mio
racconto personale di notti bianche e sogni a mezz’aria, di parole sospese in
attesa del cuore, ho le mani di fuoco in questo mio primo pensiero quando ti
sento vicina, così vicina da bruciare nel continuo scrosciar di desideri ad
alleviare le ferite.
Sei qui, rintanata sopra l’alto ramo della vita ed è quasi
poesia o fantastica realtà, come elfo di notte ti muovi e sai essere testarda e
chissà se un giorno sarà l’istinto o il controllo a salvarti dalle mie braccia.
Ti penso e vedo in te il timore di te stessa di perdere il
controllo, la tua imprevedibilità come quando vuoi essere baciata i tuoi occhi
hanno una luce diversa.
Vorrei averti già bruciata in un talamo di seta e continuare
a farlo fino a quando le mie mani saprebbero tenerti.
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