Il mare dentro
Di Vincenzo Calafiore
24 Giugno 2017Trieste
Come si fa a rimanere
lontano da te?
Te lo dicevo sempre in
quel silenzio smorzato dalla fioca luce di candele sparse per la stanza, e tu
ti facevi piccola stringendoti al mio petto, mentre con le dita contornavi le
mie labbra come a volermi portare via la voce per avere baci.
Ti ricordi?
Dopo cena con qualsiasi
tempo andavamo a fare la nostra passeggiata sulla spiaggia che ci vide da
piccoli a fare castelli di sabbia che il mare di notte portava via.
Noi che pensavamo e
speravamo d’essere rapiti da un sogno alla fine lo siamo stati davvero, il
nostro sogno l’unico e il più bello si è avverato nelle nostre distanze.
Ma la vita gioca
d’inganno, illude di far vincere una partita già persa, e tu come
una farfalla sei volata via, troppo fragile per questo mondo d’acciaio e cifre,
di troppo silenzio pieno di parole inutili.
Così sono rimasto come
figura attorta, tormentata, le cui linee spigolose da cui spiccano occhi
penetrati, ineludibili, in uno scenario che non mi appartiene, di inganni che
attraggono e sgomentano allo stesso tempo, occupano lo spazio in modo perentorio
che prima era mio. Ora in questo tempo disegnato sul volto che racconta
dell’anima nei suoi angoli bui, inquieti, dolorosi ti sogno come mezza
primavera raggrumata attorno agli occhi.
Allora che fare della mia
vita?
Dove sta il suo senso?
Sono domande che come
preghiera si levano alte, non per chiedere né per dare, ma per portare lassù le
mie parole mute, i miei desideri spenti.
E’ che io ti cerco, ti
cerco nell’acqua che corre veloce,
nella bruma del mattino, nei
miei consigli a porte chiuse, nelle chiese abbandonate e piene di anime vuote
che pregano un Dio che neanche le sta ad ascoltare; non è di queste che
necessita lui vuole solo che ali di farfalle ed io spero che tu stia volando
attorno a lui.
Se questo amore ancora è
qui è perché tu vuoi che sia così, lo sai che lasciandomi io sarei capace di
perdermi, con te quelle salite della vita erano pianure ora le pianure sono delle
montagne insormontabili, ecco perché sono più pensiero che parole, ecco perché
vivo dentro un specchio come ombra, come riflesso di una farfalla sgusciata di
mano.
Se mi vedessi… fra tante
figure di drammatica seduzione, di altissima fascinazione e provocazione
erotica sia pure nelle pose spezzate, asimmetriche, contorte…. Sarebbe la fine
della nostra lunga storia d’amore.
Ma la verità sta nelle
fondamenta dei mondi, il mio e il tuo, che cominciano a vacillare dinanzi al
necessario di porre fine a questa mia folle corsa su strade lucide ove incontro
corpi e volti scavati dal nulla.
Tutto torna anche in
maniera cruda e crudele attraverso immagini reali o oniriche, portato da
profumi, odori, esperienze di relazione, che rinforzano il carico della
sofferenza, rendono sempre più urgente l’esortazione inascoltata di librarmi
come una farfalla, e devo comprendere, e spiegarmi che cosa devo fare con le
mie matite!
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