martedì 27 giugno 2017

Il mare dentro
Di Vincenzo Calafiore
24 Giugno 2017Trieste

Come si fa a rimanere lontano da te?
Te lo dicevo sempre in quel silenzio smorzato dalla fioca luce di candele sparse per la stanza, e tu ti facevi piccola stringendoti al mio petto, mentre con le dita contornavi le mie labbra come a volermi portare via la voce per avere baci.
Ti ricordi?
Dopo cena con qualsiasi tempo andavamo a fare la nostra passeggiata sulla spiaggia che ci vide da piccoli a fare castelli di sabbia che il mare di notte portava via.
Noi che pensavamo e speravamo d’essere rapiti da un sogno alla fine lo siamo stati davvero, il nostro sogno l’unico e il più bello si è avverato nelle nostre distanze.
Ma la vita gioca d’inganno,  illude di  far vincere una partita già persa, e tu come una farfalla sei volata via, troppo fragile per questo mondo d’acciaio e cifre, di troppo silenzio pieno di parole inutili.
Così sono rimasto come figura attorta, tormentata, le cui linee spigolose da cui spiccano occhi penetrati, ineludibili, in uno scenario che non mi appartiene, di inganni che attraggono e sgomentano allo stesso tempo, occupano lo spazio in modo perentorio che prima era mio. Ora in questo tempo disegnato sul volto che racconta dell’anima nei suoi angoli bui, inquieti, dolorosi ti sogno come mezza primavera raggrumata attorno agli occhi.
Allora che fare della mia vita?
Dove sta il suo senso?
Sono domande che come preghiera si levano alte, non per chiedere né per dare, ma per portare lassù le mie parole mute, i miei desideri spenti.
E’ che io ti cerco, ti cerco nell’acqua che corre veloce,
nella bruma del mattino, nei miei consigli a porte chiuse, nelle chiese abbandonate e piene di anime vuote che pregano un Dio che neanche le sta ad ascoltare; non è di queste che necessita lui vuole solo che ali di farfalle ed io spero che tu stia volando attorno a lui.
Se questo amore ancora è qui è perché tu vuoi che sia così, lo sai che lasciandomi io sarei capace di perdermi, con te quelle salite della vita erano pianure ora le pianure sono delle montagne insormontabili, ecco perché sono più pensiero che parole, ecco perché vivo dentro un specchio come ombra, come riflesso di una farfalla sgusciata di mano.
Se mi vedessi… fra tante figure di drammatica seduzione, di altissima fascinazione e provocazione erotica sia pure nelle pose spezzate, asimmetriche, contorte…. Sarebbe la fine della nostra lunga storia d’amore.
Ma la verità sta nelle fondamenta dei mondi, il mio e il tuo, che cominciano a vacillare dinanzi al necessario di porre fine a questa mia folle corsa su strade lucide ove incontro corpi e volti scavati dal nulla.
Tutto torna anche in maniera cruda e crudele attraverso immagini reali o oniriche, portato da profumi, odori, esperienze di relazione, che rinforzano il carico della sofferenza, rendono sempre più urgente l’esortazione inascoltata di librarmi come una farfalla, e devo comprendere, e spiegarmi che cosa devo fare con le mie matite!


Nessun commento:

Posta un commento