Io del mare
Di Vincenzo Calafiore
28 Luglio 2024 Udine
“ ….. i sogni morti, l’amore mancato,
gli amici perduti via via,
non sono altro
che occasioni di vita.
Ricordi cristallizzati
in un lembo di memoria
incerta, snaturata,
senza definizione. Sono gli
elementi sui quali
si è consolidata la certezza
di non abitare qui
realmente, ma in un altro
luogo.
E’ un dolore muto, ricordare
la vita di
un tempo o com’era stata; questa è la sua
maniera
di coltivare una propria
memoria, concentrata
più nel ricordare quei luoghi
verso cui andare.. e
Quinto questo lo custodisce
gelosamente ..”
Vincenzo Calafiore
Premessa
Con “ Io del Mare “ si conclude la serie
di brevi narrazioni forse anche autobiografiche di Quinto Malatesta,
un uomo che vive sospeso in un cielo tutto suo. In ogni luogo estremo,come
quello in cui vive tutto sembra sfuggente, incomprensibile per certi versi, è
un mondo vero, che si rigenera, così la mia vita che è poi
la vita di Quinto appoggiata ai bordi di questo mondo, un cumulo
di tante cose irrisolte sospese, e basta che il suo mare di dentro una di
queste notti guadagni qualche metro di più che se la porterà via cancellando
ogni traccia di lui. Ho raccolto i suoi pensieri per farne delle fiabe da
raccontare ai bambini, solo che non ci sono più bambini per strada.
Dico Quinto (potrei dire
io), ma la gente oggi lo conosce con tanti altri nomi, oggi è Sacha, perché oggi si chiama così, e così è la
sua vita,provvisoria … quella di ieri
l’ha abbandonata da qualche parte
a – mare grande – e quella odierna non ricorda
cosa sia e dove sia.
SACHA
La spiaggia non è
solamente una striscia di terra fine, bisogna guardarla bene, insegna a
guardare, insegna a guardare le cose, come quelle della vita da ogni lato e
sapere riconoscere, trovare anche quello che sembra non esserci, perché non la
si vede e invece c’è.
Ad esempio se guardo
bene la sabbia io so che lì in quel punto si nasconde qualcosa, non si vede, ma
guardando bene dal modo di come la sabbia si deposita sopra, so che li sotto
c’è qualcosa; se ci pensi bene così è nella vita con le cose non viste, con le
persone che si poteva amare o avere come amici e sono andate perdute, dopo
rimane solo che il rammarico.
A volte penso che la
vita sia uguale alla spiaggia, le cose
buone sono nascoste e bisogna saperle cercare, il resto, tutto quello che
luccica è un abbaglio, un inganno, sono come pezzi di vetro, non valgono
niente.
Ho sempre pensato
che tutti sono uguali e invece no, me lo ha insegnato la vita, non ricordo più
quante volte sono stato ingannato e tradito, ma anche la vita stessa è così, ad
esempio la mia … quella di ieri è una cosa diversa, dimenticata.
Per fortuna ho un
amico, Francisco, io lo chiamo – Ciccio -, argentino, non so quando è arrivato
qui, su questa spiaggia, ma me lo sono trovato davanti una mattina con una
valigia in mano che trascinava piuttosto che portarla. Per me è un gran poeta,
la sera quando facciamo festa, si lascia portare via dal vino, devo stare
attento, perché si avvia al buio fino al mare e recita le sue poesie in una
lingua che non capisco, mi ha detto che è spagnolo, ma io non so neanche dove
sia la Spagna, e chi l’ha vista mai!
Io penso che lui non
sappia scrivere, ma mi piacciono quei scarabocchi che fa sul quaderno, non so
cosa siano o che significato abbiano, ma so che devono essere parole, anche se
scombinate, importanti … o forse sono io a non saperle leggere e mi invento un
mio significato.
Quinto o Sacha (solamente
per questa occasione), di notte cammina per tanti chilometri sulla spiaggia,
ogni tanto si ferma a guardare il mare che gli mette paura, gli chiede perché
si trova qui, qual è lo scopo della sua vita o il suo significato di essere
così, non si rassegna all’idea di essere nato in questo tempo sbagliato.
La domenica sera
andiamo in paese, a fare un giro tra la gente straniera. I bambini ci aspettano
alla fontana dove noi sempre andiamo a sederci e passiamo la serata a guardare
le belle donne e sogniamo. Vogliono sentire le fiabe, si mettono tutti seduti a
terra attorno a noi.
Francisco suona la sua armonica, intona un
tango, io mi lascio portare via da quella musica e ballo, come se avessi tra le
braccia una donna bellissima, e nel mentre racconto la mia fiaba che invento al
momento, dopo i bambini vanno via salutandoci con i baci. Io continuo a ballare
con lei, fino alla spiaggia, poi smetto, perché nella baracca c’è Carmen ad attendermi. Io e Francisco ci
capiamo poco con le parole, ma abbiamo gli stessi sogni, le stesse emozioni e
questo basta per farci vivere assieme.
Carmen è un
manichino di donna, ha un viso bellissimo è bellissima, l’ha depositata il mare
una notte su un cumulo di sabbia. Le manca un braccio, lei mi ha detto che un’onda
grossa glielo ha strappato ed è caduta in mare, è stata salvata da un delfino;
io le credo, perché la amo moltissimo.
A lei confido tutto.
E’ una donna bellissima,dolce e serena, con lei ho un motivo per avere un
ritorno.
Io di anni ne ho
cinquantatre e mi vedo vecchio; Francisco ne ha molti di più e ne dimostra di
meno; ho pensato che a tenerlo così siano tutte quelle parole scombinate che le
girano in testa.
Nella mia invece le
parole non si fermano così ho poco da ricordare.
E’ come se nella mia
testa non ci fosse un passato, ma solo
un presente che non vorrei avere.
“…… così le
cose si muovono nella sua testa, facendo un gran rumore, che lo fa impazzire,
lo sfiorano appena senza fermarsi, come a ricordargli la loro presenza.
Nella sua testa tutto
rivive silenziosamente, passa veloce, senza affezionarsi e come il mare porta
sempre qualcosa.
Ha viaggiato molto senza
mai uscire dalla sua baracca, non ha mai scritto niente sul suo diario perché
sapeva che il mare glielo avrebbe cancellato e allora tiene tutto in mente.
I suoi pensieri diventano
fiabe che racconta ai bambini che lo aspettano due dune più avanti; lo chiamano
Sacha perché questo nome gli piace, lo aveva letto su una pagina di un libro
abbandonata sulla sabbia dal vento e da allora si chiama Sacha!
Cammina e agita
vertiginosamente un barattolo vuoto legato a un spago, lo fa perché quel suono
rassomiglia a quello del vento.
E’il rumore di un vento di
tempesta, quello che lo porta via sempre da ogni vita!
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