lunedì 15 luglio 2024


 

Pino ( Giuseppe )

 

Di Vincenzo Calafiore

16 Luglio 2024 Udine

“…. da figlio che eri, diventi padre.

Insegni ai tuoi figli cose come dignità

e orgoglio, ma anche libertà, umanità.

E speri che i tuoi figli facciano quello che tu

hai fatto per i tuoi genitori…..speri…ma

Il più delle volte ti ritrovi solo, come se non

avessi mai avuto dei figli…. “

                                 Vincenzo Calafiore

 

 

I suoi occhi hanno dentro il mare e si muovono come quelli dei gabbiani.

Hanno dentro ancora la forma delle onde, conservano i bianchi e i blu, i verdi, del mare, ma soprattutto la sua vastità, il suo essere immenso, profondo.

Giuseppe, per gli amici  Pino o “ Fricina “ , era conosciuto più con questo soprannome che con il suo vero nome; lui era mare e il mare se lo portava addosso, se l’è portato addosso per tutta la sua vita, e se gli domandavi come fosse stata la sua vita, ti rispondeva : “ a Dio non avrei potuto chiedere una vita più bella di quella che mi ha regalato!” .

Padre di due figli: Margherita e Paolo. Questo è morto in un incidente sul lavoro e Margherita una volta diventata adulta se ne andò lontano da casa e da tutto.

Lui e Anita l’hanno attesa invano per tanti anni, pian piano svanì nel nulla perfino il ricordo di lei, che non poté avvisare quando Anita si ammalò e poco tempo dopo era volata in cielo.

Rimasto solo, la casa per lui era diventata molto grande ove ancora echeggiavano le voci, quelle voci che gli facevano compagnia di notte.

Nessuno sapeva dove andasse tutte le mattine con il bello e il brutto tempo, d’estate e d’inverno, con la sua barca; partiva al mattino e faceva rientro all’imbrunire, la ormeggiava dietro lo scoglio

“ Nettuno “ , lo scoglio più grande il più alto, a forma di vela.  Respingeva il vento, e quando il mare era agitato teneva a riparo le barche.

La casa era poco distante dal mare e lui passava molte ore seduto in balcone dietro i vasi di basilico a osservare il mare, ad ascoltare la risacca o il mare infrangersi contro gli scogli, ove di tanto in tanto andava a raccogliere le – patelle – e i ricci che gli piaceva molto mangiare crudi con il limone.

C’erano dei giorni che non usciva con la barca e rimaneva sullo scoglio come un gabbiano a guardare il mare o si tuffava in acqua e scendere fino a dove gli scogli sbucavano dalla sabbia bianca; era un abile nuotatore e sapeva come pescare i cefali e i polpi di cui era molto goloso.

Lui dallo scoglio parlava a Gesù! Gli raccontava il suo mare di dentro, ma erano cose che già conosceva, gli piaceva che lui gliele raccontasse e glielo faceva capire con il linguaggio del mare, con il suo continuo cambiare colori, ora chiaro, ora verde, blu, rosso corallo.  

Pino ha sul comodino il suo mare in bottiglia!

“ Ma quando senti il silenzio calare sulla vita e si sono spenti i ricordi che l’avevano animata fino a un momento prima fermati: ascolta il sussurrare di quel silenzio! E non aver paura.

Non avere paura di quel silenzio, sa parlarti più di quanto immagini di quanta bellezza c’è dentro di te e che il mondo non riesce a vedere.

Ascolta quel sussurro è una carezza, è la mia carezza, la carezza dello Spirito Santo, lasciati portare via da lui verso nuovi mondi, inesplorati e affascinanti spiagge d’esistenza.

Abbi fede in Dio. La sua misericordia è l’eterna melodia che senti giorno e notte su questa riva, la voce della risacca. “

Adesso la casa aspetta un ritorno, tutto è come in quel tempo che qui si è fermato; e ci sono lettere, tante lettere sparse ovunque, scritte e mai spedite

 

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