lunedì 28 ottobre 2024


 MAREA


By Vincenzo Calafiore

October 28, 2024 Udine


“… run, run away

before the sun takes you away… “


Vincenzo Calafiore


I always had that “dream” in my head of taking Marea to the old tuna fishery, in front of my sea.

That sea that from its shores echoes the songs and music, the scents of distant lands.

She herself is a dream, too far from me, too far from my world, too far in my memory.

I am like those flowers that wither in solitude, lose their color.

So it happens, what I feared, I am withering in the hands of time, in solitude, like my life, made mostly of silences!

I have not been able to do anything to stop it.

Marea is a woman to know, to love, not to describe … I welcomed her under my umbrella, one evening, it was raining, wet and cold.

She made me very tender, then I fell in love with her; It's not that I took home every woman I met, far from it! But she struck me, this is also something I can't understand and express.

I didn't ask her questions about her life, who she was, where she came from, and what she was doing here in this forgotten city in a desolate and sultry plain in the summer, drowned in the fog in the winter.

I don't know why but I had the idea that she was probably running away from something.

I hosted her that night, it was very cold outside ... she took a shower and when she came out of the bathroom she put on one of my pajamas, she fit in them twice, we sat at the table, to eat something hot.

That night I slept on the sofa!

"There are moments that unknowingly decide other people's lives."

She never left!

We slowly got closer, each with our own fears, we began to sniff the air with our scents that were around us, to recognize each other in the dark, to find each other in the distances or almost waiting for each other, waiting for one of us to stretch out his arms for a long hug. Although a lot of time had passed, I never entered his room, I continued to sleep on the sofa, but once I got over my fears it was love, only love.

My old “M40” was there on the table in front of the window from which you could hear the sea, waiting for my hands to come back to life; I searched in my mess for some “Monologues” that I cared so much about …. “And … then you arrived” is one of those monologues that remain in your head, I had written it for the woman in my heart, it is a sort of reminder of a woman loved and never forgotten. To her name, which was difficult for me to pronounce, I gave her that of “MAREA”, because she is like a tide, a sweet tide.

I don't know why, but the sea here is purple. Not blue, but purple. A purple that is impossible to describe, it reminds me of its beauty, looking at it and letting your gaze wander along the horizon seems without borders, to the point of thinking that on the other side there could be other seas, other spaces, but this is love, it is love that it is, looking at it is enchanting.

There are so many emotions that even just thinking about it, imagining it, and those desires seem like a staircase to the sky and so much does it resemble the backbone of a dragon that I have ridden so many times to reach it!

On stormy nights, when the wind blew with desperation and everything disappeared into the darkness, we hid ourselves in our room to make love. The shutters banged, tormented by the downpours of rain. We made love tightly, losing ourselves in the paths of the other, shuddering at every caress, at every kiss.

Our caresses were a warm, safe shelter, a bed of tenderness, in which we escaped the follies of the world.


MAREA

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Ottobre 2024 Udine

… corri, scappa via

prima che il sole ti porti via… “

 

                      Vincenzo Calafiore

 

 

L’ avevo sempre in testa quel “sogno “ di portare Marea alla vecchia tonnara, davanti al mio mare.

Quel mare che dalle sue sponde riecheggiano i canti e le musiche i profumi di terre lontane.

Lei stessa è sogno, troppo lontano da me, troppo lontano dal mio mondo, troppo nella memoria.

Io sono come quei fiori che nella solitudine appassiscono, perdono il colore.

Così succede, ciò che ho temuto, io sto appassendo tra le mani del tempo, nella solitudine, come la mia vita, fatta per lo più di silenzi!

Non sono stato capace di fare niente per fermarlo.

Marea è una donna da conoscere, amarla, non da descrivere … l’accolsi sotto il mio ombrello, una sera, pioveva, bagnata e piena di freddo.

Mi fece una grande tenerezza, poi me ne innamorai; non è che io mi portassi a casa ogni donna incontrata, tutt’altro! Però lei mi colpì, anche questa è una cosa che non riesco a capire ed esprimere.

Non le feci domande a riguardo della sua vita, chi fosse, da dove venisse, e cosa ci facesse a qui in questa città dimenticata in una pianura desolata e afosa d’estate, affogata nella nebbia d’inverno.

Non so perché ma mi ero fatta l’idea che probabilmente stesse scappando da qualcosa.

La ospitai quella notte, fuori faceva molto freddo … si fece una doccia e quando uscì dal bagno indossò un mio pigiama, ci stava dentro due volte, ci sedemmo a tavola, a mangiare qualcosa di caldo.

Quella notte dormii sul divano!

“Ci sono attimi che inconsapevolmente decidono vite altrui. ”

Lei non andò più via!

Ci siamo avvicinati pian piano, ognuno con le proprie paure, cominciammo a fiutare l’aria con i nostri odori che ci stava attorno, per riconoscersi al buio, per ritrovarci nelle distanze oppure quasi attendendoci, in attesa che uno dei due allungasse le braccia per un lungo abbraccio. Sebbene fosse passato molto tempo, non sono mai entrato nella sua camera, continuai a dormire sul divano, ma una volta superati i timori fu amore, solamente amore.

La mia vecchia “ M40 “ era lì sul tavolo davanti alla finestra da cui si poteva udire il mare, aspettava le mie mani per riprendere vita; cercai nel mio disordine dei “ Monologhi “ a cui tenevo tanto …. “ E … poi sei arrivata tu “ è uno di quei monologhi che rimangono in testa, lo avevo scritto per la donna che ho nel cuore, è una sorta di richiamo alla memoria di una donna amata e mai dimenticata. Al suo nome difficile per me da pronunciare, le diedi quello di “ MAREA “, perché lei è come una marea, una dolce marea.

Non so perché, ma il mare qui è viola. Non blu, ma viola. Un viola che è impossibile descrivere, mi ricorda la sua bellezza, a guardarla è lasciare spaziare lo sguardo lungo l’orizzonte sembra senza confini, al punto da pensare che dall’altra parte possano esistere altri mari, altri spazi, ma è amore questo, è di amore che si tratta, a guardarla è rimanere incantati.

Sono tante le emozioni che mi da anche il solo pensarla, immaginarla, e quei desideri sembrano una scalinata verso il cielo e tanto rassomiglia alla spina dorsale di un drago che tante volte ho cavalcato per raggiungerla!

Nelle notti di tempesta, quando il vento soffiava con disperazione e tutto spariva nelle tenebre, ci rintanavamo a fare l’amore nella nostra stanza. Le imposte sbattevano, tormentate dagli scrosci di pioggia. Facevamo  l’amore stretti stretti, smarrendoci dentro ai sentieri dell’altro, sussultando a ogni carezza, a ogni bacio.

Le nostre carezze erano un riparo caldo, sicuro, un letto di tenerezze, nel quale sfuggivamo alle follie del mondo.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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