Amo questa mia età
Di Vincenzo Calafiore
14 Ottobre 2024 Udine
“ A volte guardando il cielo
cerco il mio
cielo, quello dello Stretto.
E trovo la
solitudine, lo spaesamento!
Mi rendo conto di
non essere ne Calabrese
ne Friulano, ma
semplicemente: uno!
Che non vale
niente! “
Vincenzo Calafiore
Io Amo
questa mia età, anche se povera e meschina, la sento addosso come un vestito
comodo anche se è sdrucito, e non solo. La vivo anche come un tempo che non è
stato mai tempo, come mare che ho solcato spostandomi spudoratamente lungo le
sue arterie senza passaporto né documento di riconoscimento; la mia vita, una
volta conosciuta, l’ho cercata sempre come si cerca un amico, l’ho vissuta, la
difendo e la vivo su quelle cime d’onde spumeggianti, a volte in maniera
irrazionale nel suo andare e venire a volte senza una ragione precisa.
L’amo.
L’amo
come questo mare che ho negli occhi che m’intimorisce quando lo vedo spargere
veleno e rabbia, ingoia e lascia lacrime. Lo amo questo mare che unisce civiltà
e cose di una città divisa su due sponde diverse; nella stessa misura amo i
ferryboat che vanno e vengono silenziosamente di giorno e di notte senza
tregua, senza riposo, con cose e uomini sempre diversi; come asini sempre sugli
stessi sentieri di campagna.
Ma lo
amo ancora di più andando in barca, vagando sopra i suoi misteriosi fondali, in
mezzo al canale dove il mare è più mare, più oceano, di altre parti.
E’
bello perché cangia colori continuamente come il cielo, ed è stretto fra due
rive, perché da un lungomare si vede Messina.
Perché
questo stretto è una scorciatoia che questo mare si è inventata per accorciare
le distanze con altri mari ancora più grandi, con altra gente, con altre
culture, con altri profumi e storie, musiche, canzoni.
E tuttavia affacciato da una
ringhiera di una terrazza sospesa sul mare, corrosa dalla salsedine, invasa dai
rifiuti e borse di plastica, aggrovigliate ai rami di cespugli secchi, rimango incantato a guardare il sole levarsi
su questo mare e le correnti misteriose che ricamano e disegnano questo stretto
unico al mondo.
Guardare nella lontananza la
striscia di fumo nero di un traghetto mi fa pensare alla vita che non si ferma
mai, così alle mie passate battaglie perse, alle innumerevoli traversate su
quei traghetti sempre più sgangherati, con le pareti delle stive pitturate di
vernice bianca, alle mie ore passate dentro il bar immerso nell’odore forte
degli arancini appena fritti, o alla ringhiera della passeggiata sul ponte da
dove ho potuto vedere la sponda siciliana avvicinarsi con diverse tonalità di
colori e velocità; e fu in quel bar che ebbe origine il primo dei miei viaggi
verso un lontanissimo altrove.
Ma la
cosa più strana che accade là in mezzo al canale è la magia di non sentirsi
calabrese né messinese, ma neppure italiano. Si è semplicemente un uomo in
mezzo al blu, un uomo libero, con il sapore del vento sporco di salsedine sulle
labbra, con l’unico pensiero che in quel momento preciso gli balena in mente: libertà.
Avendo la possibilità di poter guardare oltre l’orizzonte appena scavalcato e
vederne un altro ancora più lontano, molto più vicino della vita stessa che in
quell’aria dolce e serena pare una cosa lontana con tutte le sue precarietà.
E
ancora io, maestro della disillusione che s’interroga e si cerca fino a
ritrovarsi spoglio.
Ancora
io desolato e ironico, sprezzante del
mio destino che si compie nonostante faccia continuamente degli scavi attorno
con l’intento ingenuo di ostacolarne il compimento, che ugualmente invece va
compiendosi con amarezza in ogni sua parte e sul suo senso della fine col
conseguente impoverimento della mia immaginazione che non trovando ostacoli mi
propone nuovi scenari, nuova vita.
Desidero
chiedere a te che un giorno coraggiosamente prenderai in mano questo mio
registro di navigazione, di spiegare a quelli come te sognatori e personaggi
immaginari di questa favola che per meraviglia e per conoscenza si mettono in
discussione, e non si perdonano gli errori. Uomini di mare, uomini capace di
mare, cosa siano l’amore e la vita.
Chissà
quante altre definizioni potrebbero saltar fuori dalla fantasia e io che non ci
sarò o non potrò esserci desidero più che mai adesso lasciarti in eredità
questo mio sogno perché è uguale al tuo.
Affinché
si realizzi.
Affinché
tu possa provare la stessa mia identica felicità nell’aver scoperto che l’amore
e la vita altro non sono che la stessa cosa, mare! Mare che io ho navigato e in
cui sono pure felicemente annegato ebro ancora di vita. Per questo voglio che
tu sappia quanto grande sarai quando guardando una donna negli occhi sentirai
nei tuoi una grande voglia di volare e raggiungere quei luoghi fino a ieri a te
inaccessibili: hai cominciato a conoscere che l’amore è vita!
Un’unicità
irrazionale, indifesa meravigliosamente indifesa, che ti farà grande!
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