domenica 26 gennaio 2025

 

Dopo   AUSCHWITZ

VINCENZO CALAFIORE

 

 

La riflessione

 

 

Dalla odierna rilettura di Auschwitz, se sappiamo ancora leggere, possono emergere ancora delle indicazioni per il nostro tempo?

Quelli che sono usciti in quei giorni del ’45 da Auschwitz, scrisse ne < La tregua > il compianto

Primo Levi < non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno … era la stessa identica vergogna che può provare un giusto davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono e che la sua volontà sia stata nulla.. >

E allora il punto è capire perché Auschwitz, e di chiedersi < non si ripeterà più o è destinata a ripetersi? >

Nell’insonnia della ragione adesso si rinnova la rimemorazione della apertura di quei maledetti cancelli di Auschwitz dove si compì in larga misura lo sterminio degli ebrei.

Rimemorazione che non potrà mai diventare routine, ma deve servire per riannodare i nodi  della storia, della tragica storia della Shoha.

Giornata della memoria, quindi per comprendere il senso di eventi orrendi e per tentare di capire con sforzo della ragione perché ciò sia potuto accadere.

Papa Giovanni Paolo II ci ha parlato del silenzio di Dio.

Dio che nasconde il suo volto per tutto il male fatto.

E allora l’olocausto va visto come assenza di Dio o come assenza dell’uomo?

Si aprono angosciosi interrogativi, quelli ad esempio che la coscienza umana ha in Auschwitz  un abisso di smarrimento e di dolore, angoscia.

Lo smarrimento e l’angoscia non sarebbero così intensi se tutto non fosse in gioco, ossia il senso stesso della vita e l’essenza di Dio!

Ma tutto questo interrogarsi è un semplice parvente “ balbettio” o un qualcosa che viene dal cuore?

Può essere un doloroso “ balbettio “ che porta all’assurdo non solo umano di quella orrenda storia che è Auschwitz, quel che ci vorrebbe oggi è  una responsabilizzazione etica dell’umanità.

Questo può in qualche modo ripetersi? < Non ci sono demoni  scriveva Primo Levi, in La ricerca delle radici, assassini di milioni di innocenti sono gente come noi hanno il nostro viso, lo stesso sangue, ci rassomigliano… >

E’ una rimeditazione del famoso detto di Adorno, secondo cui, dopo Auschwitz, non si possono più scrivere poesie. Kertesz lo rilegge così < dopo Auschwitz si possono scrivere poesie solo su Auschwitz>

 

 

 

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