O Kaimòs
Di Vincenzo Calafiore
16 Gennaio 2025 Udine
Le dita giocano con la sigaretta,mentre osservo il foglio bianco, la stilografica in attesa di cominciare a scrivere; non ho idea, nessuna idea per iniziare a scrivere e chiudo la stilografica, in attesa di una buona idea che mi permetta di cominciare.
Potrei scrivere di vita quotidiana in questo mondo in mutande o in sottana, ma mi rendo conto che non ne valga la pena, tanto non è cambiato nulla nel tempo precedente immaginarsi in quello a venire. Ormai la società planetaria è ridotta in un “ gregge di pecore o di capre” senza offendere le stesse che nulla hanno a che fare con gli umani, perché siamo un concentrato di assoluta stupidità, facilmente manovrabili, facilmente controllabili e gestibili a compiacimento, e pensare che tutto accade legalmente nella totale indifferenza e insofferenza, come se fosse la semplice normalità.
Mi viene in mente e non capisco perché una delle canzoni di Mikis Theodorakis “ O Kaimòs “ in italiano “ Fiume Amaro “ ai miei tempi un grande successo della cantante Iva Zanicchi.
Come nella canzone c’è in me un fiume amaro, una condizione di vita forzata in questo odioso sistema che tutto è tranne che umano, sociale, culturale, insomma non ha una sola cosa per cui varrebbe la pena rimanerci e invece lo si è costretti.
Mi pervade un gran senso di sconfitta, non è arresa, ma nemmeno accettazione è soltanto che a salvarmi dalla disfatta alla Caporetto è il potermi rifugiare viaggiando con la mia “ Pegasus” verso gli “ Altrove “ a me più idonei.
Trovo rifugio nell’inventarmi delle storie d’amore, quell’amore antico fatto di sentimenti e di rispetto, lontano dalla superficialità e, dalla volgarità.
Il mio “ O Kaimòs “ !
“ Come fai a stare qui, in questo mondo senza mutande?”, domandò Marzia a Virgilio, a tutta voce, nel bel mezzo di un lungo discorso, fatto di convenevoli e di mezze menzogne, di schermaglie e di parole studiate come succede alle persone con una storia d’amore in bilico, ma che continuano a mantenere buoni rapporti e, di tanto in tanto a vedersi.
Nel bene e nel male, i legami non finiscono mai, nei paesi specialmente.
La guardò attentamente, ma senza alcuna sorpresa. Prima o poi, quella domanda, rituale come i temporali d’estate, come le feste, come quei: quando sei venuto? Come stai? Quanto ti fermi? Quando parti?,sarebbe certamente arrivata.
Virgilio era disteso sul letto della sua stanza. I raggi del sole attraversano con grande intensità in quel lato della casa. Il paese, pensò Virgilio, non fa che domandarmi come faccio a vivere nel paese, non mi parla d’altro, non esiste altro che il paese, che si dice in paese, che fate in paese, ma come fate a vivere in paese, ma perché avete fatto questo, e chi è morto e il paese si svuota sempre più.
“ Potevate restare, se non volevate che si svuotasse, e invece di parlarci del mondo, dei posti in cui vivete, tornate soltanto per parlare del paese”, aveva voglia di rispondere Virgilio, che si limitò a dire: < Il paese non esiste >!
Marzia lo guardò, lo attraversò tutto, con i suoi occhi neri e sfuggenti. Era sempre bella, fascinosa, fortemente sensuale la donna con cui ha una storia in bilico, lunga intensa, passionale; una storia che non ricordava bene quando era cominciata e non capiva nemmeno perché era un po’ in crisi, in bilico.
<< Hai ragione >>, gli disse dopo un lungo silenzio, che le era servito per trovare qualcosa d’intelligente, “ Il paese non è come prima “ . Tutto è cambiato, tutto è diverso, non so come dire, forse è perché siamo cambiati noi, ce ne siamo andati, niente è più come una volta, persone, rapporti, case, eppure non riesco a non tornare”.
Virgilio interruppe questo lamento antico, che faceva parte dei discorsi rituali, degli incontri estivi che ancora, dopo anni, non erano capaci di evitare.
Una cantilena che a lui, rimasto in paese senza sapere bene quanto per scelta e quanto per necessità, suonava quasi come una dichiarazione di disaggio da cui fuggire o difendersi con l’ironia, il sarcasmo, il silenzio, l’indifferenza …
E alla fine sembrava lui quello che se ne era andato, quelli che tornavano non tutti apparivano prigionieri o tormentati.
Marzia si alzò dalla poltrona dove era seduta, si avvicinò ai piedi del letto e lo sollecitò con lo sguardo … sorridendo si avvicinò ancora verso il letto, gli accarezzò i capelli, stuzzicò i punti deboli, un lungo bacio fece chiudere loro gli occhi!
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