Sai che è successo comunque in ogni caso
( che vita sia… )
Di vincenzo calafiore
13 Agosto 2016 Valona
Era già succeduto al
largo di Valona in una notte di stelle ardenti, il vento s’era girato e portò
odori di altri mari ma secchi e roventi, gli stessi di certi altopiani
meridionali di una terra che ormai è viva solo nella mia memoria di navigante.
La brutta razza di
navigatori naviganti, bruciati dai ricordi, arsi dal desiderio di trovare
ancora un mare da sfidare, un mare ancora più profondo, più vasto, di quelli
già solcati e che hanno lasciato segni di vecchie ferite ricucite male.
Nei porti ci guardano
come fossimo sopravvissuti senza sapere e conoscere che quelle ferite come
vecchi tatuaggi sbiaditi dalle depositate salsedini, sono e rappresentano
tracce di vite precedenti, da seguire come rotte per un possibile ritorno a
casa.
Da giorni navighiamo
in questo mare sconosciuto, superando improvvise burrasche, che ci hanno
allontanato dalla vita lì davanti a noi.
E’ un cielo strano e
la barca ha un brivido, arriva uno strattone alle ginocchia e agli occhi, si
svuotano di vento le vele, si gonfiano al contrario e pare che la barca voglia
sprofondare negli abissi soffocata da onde alte così mai viste.
Non è solo un cambio
di vento, è molto di più.
I capelli bianchi in
quell’ora della notte rassomigliano più alla fosforescente polvere di Hastrass
che nelle notti di plenilunio tutto fa brillare perfino la vita opaca, perfino
i ricordi macerati che diventano improvvisamente storia e memoria da rinverdire
per poterla raccontare, salvandoci, alla futura razza di navigatori naviganti.
Sai che è successo
comunque in ogni caso d’essere lì lì per morire ed invece ti salvi! Sai che è
successo e potrebbe ancora succedere all’ultimo momento essere salvato da un
vento senza nome che viene in tuo soccorso.
E’ una
trasfigurazione, e il bianco dei capelli non è la salsedine né la polvere delle
stelle di Hastrass, sai che è il colore neutro della morte che piano piano
chiama a se.
Tu questo lo sai, lo
avverti e lo senti negli improvvisi strattoni che fanno tremare tutto il
fasciame della barca con la quale stai navigando.
Ormai sei solo
assieme alle paure.
Le stelle
improvvisamente ardono, la luce aumenta, e il mare diventa “ bastardo “, la
barca sbanda come un’ubriaca, l’aria diventa familiare ma rovente,
irrespirabile, secca come il vento Hastrass a cui da un tempo lontano stiamo
andando, un po’ maceri, un po’ stanchi, di mare, di sagome scure, di venti
improvvisi e di mari bastardi che ci hanno gettato tra i filamenti di tremende
battaglie, che ci vincono, ci inabissano le alghe ci trasformano da navigatori
naviganti in mezzi marinai galleggianti nei porti vuoti di mare.
Cambiano anche gli
odori, inizia il salso e la puzza di alghe morte. Comincia l’aria desertica di
un’esistenza alla fine.
La stessa respirata
tanti anni addietro che improvvisamente ci piombano addosso in questa notte al
largo di Valona.
Fiutiamo praterie
bruciate dal sole, gelsomini sulle labbra di una sposa che aspetta le mani e
forti braccia che la stringano, e dita capaci di farla sognare e sobbalzare
come legno sulle creste bianche di onde lunghe e distese. Ma anche immondizie,
erba bruciata, polvere di pelle cadente, ginepro di sogno, sangue.
E’ un odore dolce e
cruento.
La vita è tutto in
questa coabitazione di dolcezza e violenza.
E’ come la lentezza
del guerriero che prega al tramonto, prima d’essere ammazzato.
E’ una calma piatta
che nasconde uragani. O l’anima dei navigatori naviganti che convivono con l’orrore
del “ nulla” onnipresente, ignorante e falso. La sua gentilezza che si sposa a
raffinate crudeltà.
Cominciano le visioni.
Nel buio di questa
notte arida la vita in piedi è una donna sull’acqua che urla e si sbraccia,
avvolta in una tunica nera che la imprigiona.
Invece è la morte.
Sento che noi, navigatori
solitari, stiamo andando alla battaglia, al luogo del massacro, ma anche alle
sorgenti della nostra vita. Torniamo come salmoni al levante, il marchio d’origine
del popolo dei navigatori naviganti, della civiltà, delle vite che ci
attendono.
Accadde a Hastrass,
migliaia di anni fa, quando qualcuno, un navigante, guardò a Occidente e disse:
“ Erebu”, Terra del tramonto!
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