lunedì 15 agosto 2016



Cosa è importante?

Di vincenzo calafiore
16 Agosto 2016 -Trieste

Sull’isola dei bianchi e degli azzurri: cicale, fichi, lenzuola al vento, rumore di stoviglie, profumo di basilico, tutto cambia, tutto diventa accomodante.
La lunga notte araba, di musica e poesia finisce con la danza di fanciulle a piedi scalzi e seni velati da tinta mare, di bacini che muovendosi richiamano ricordi di onde lunghe, e campanellini alle caviglie nervose.
Ci prepariamo a lasciare.
L’ombra greca di Corfù è lì a poche miglia, col forte veneziano, e già sembra di tornare a casa.
Navigo in una foschia densa e lattiginosa, il mare si riempie di nuovo d’ali di gabbiani, la processione interrotta ricomincia di nuovo, centinaia di pensieri e visioni tornano, il fiume della vita scorre di nuovo con gli amori finiti, coi passi lenti, coi dettati di parole morte già prima di prendere suoni.
Annotati su un portolano stanco d’essere sfogliato e rilette pagine.
A bordo dell’astronave a remi lato terra, le rovine appartate di Butrinto, la nuova Troia il posto che Eleno figlio di Priamo ribattezzò con gli stessi nomi della patria perduta, con gli stessi occhi di Elena.
Arriva la bonaccia, il silenzio e il mare si ferma è la più sublime assenza di vita!
Vale la pena di restare fermo a vela floscia per qualche tempo, e immaginare cosa significa restare per giorni, mesi, prigioniero di un amore difficile d’amare, è come rimanere fermo davanti a un porto e non poter entrare.
Durante la bonaccia accendo una sigaretta, non per ingannare il tempo; nulla, nemmeno l’anemometro, sostituisce il fumo della sigaretta nell’indicare se c’è una minima bava di vita.
Il mare respira lento come me, tacciono i ricordi, mi tuffo in un’acqua senza patria sul filo tra cuore e mente!
La vela rossa tannino improvvisamente di gonfia, lo scafo si riempie di vita e ha uno scatto, si alza e comincia a scivolare a pelo d’acqua.
Ogni rammendo è una buriana alle spalle, la mente libera di zavorra ricomincia a veleggiare ed è speranza.
Faccio un po’ di conti e mi scopro sconfitto.
Sbarco e cambia tutto.
Stanco di mare e di tempeste, burrasche improvvise,
stanco di riempire pagine di un portolano che pare non abbia mai fine.
Sparisce tutto e tutto diviene più accomodante, cammino sentendomi per la prima volta a mio agio, io vecchio tra i vecchi, bambino tra i bambini, mi riprendo il mio tempo.
San Valentino, il Santo di tutti…… strano più vado verso la pace delle paci e più trovo i luoghi dove gli dei si parlano: l’amore.
Per amare ci vuole tempo e io non ho più tempo.
Rovinati come siamo dalla velocità, dalla immediata connessione, distruggiamo la mediazione, i pensieri unici dilagano, la complessità è perduta; ricomincio a pensare mentre verso un bicchiere di acqua e << ouzo>>, penso che un tempo sapevamo filosofeggiare sulle battaglie perse, sulle sconfitte.
Decollo verso pensieri di terzo tipo.
<< Agios >>, in greco vuol dire santo …. Santo è colui che tutte le mattine si alza e mette fiori agli occhi dell’aurora….. !
Aura che è energia buona, soffio vitale, ma il soffio è anche vento, << Anemos >> , dunque Anima?!
No, meglio che mi fermi, troppo amore in corpo, meglio tornare a casa, cioè sull’astronave a remi!

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