Cosa è importante?
Di vincenzo calafiore
16 Agosto 2016
-Trieste
Sull’isola dei
bianchi e degli azzurri: cicale, fichi, lenzuola al vento, rumore di stoviglie,
profumo di basilico, tutto cambia, tutto diventa accomodante.
La lunga notte araba,
di musica e poesia finisce con la danza di fanciulle a piedi scalzi e seni
velati da tinta mare, di bacini che muovendosi richiamano ricordi di onde
lunghe, e campanellini alle caviglie nervose.
Ci prepariamo a
lasciare.
L’ombra greca di
Corfù è lì a poche miglia, col forte veneziano, e già sembra di tornare a casa.
Navigo in una foschia
densa e lattiginosa, il mare si riempie di nuovo d’ali di gabbiani, la
processione interrotta ricomincia di nuovo, centinaia di pensieri e visioni
tornano, il fiume della vita scorre di nuovo con gli amori finiti, coi passi
lenti, coi dettati di parole morte già prima di prendere suoni.
Annotati su un
portolano stanco d’essere sfogliato e rilette pagine.
A bordo dell’astronave
a remi lato terra, le rovine appartate di Butrinto, la nuova Troia il posto che
Eleno figlio di Priamo ribattezzò con gli stessi nomi della patria perduta, con
gli stessi occhi di Elena.
Arriva la bonaccia,
il silenzio e il mare si ferma è la più sublime assenza di vita!
Vale la pena di
restare fermo a vela floscia per qualche tempo, e immaginare cosa significa
restare per giorni, mesi, prigioniero di un amore difficile d’amare, è come
rimanere fermo davanti a un porto e non poter entrare.
Durante la bonaccia accendo
una sigaretta, non per ingannare il tempo; nulla, nemmeno l’anemometro,
sostituisce il fumo della sigaretta nell’indicare se c’è una minima bava di
vita.
Il mare respira lento
come me, tacciono i ricordi, mi tuffo in un’acqua senza patria sul filo tra
cuore e mente!
La vela rossa tannino
improvvisamente di gonfia, lo scafo si riempie di vita e ha uno scatto, si alza
e comincia a scivolare a pelo d’acqua.
Ogni rammendo è una
buriana alle spalle, la mente libera di zavorra ricomincia a veleggiare ed è
speranza.
Faccio un po’ di
conti e mi scopro sconfitto.
Sbarco e cambia
tutto.
Stanco di mare e di
tempeste, burrasche improvvise,
stanco di riempire
pagine di un portolano che pare non abbia mai fine.
Sparisce tutto e
tutto diviene più accomodante, cammino sentendomi per la prima volta a mio
agio, io vecchio tra i vecchi, bambino tra i bambini, mi riprendo il mio tempo.
San Valentino, il
Santo di tutti…… strano più vado verso la pace delle paci e più trovo i luoghi
dove gli dei si parlano: l’amore.
Per amare ci vuole
tempo e io non ho più tempo.
Rovinati come siamo dalla
velocità, dalla immediata connessione, distruggiamo la mediazione, i pensieri
unici dilagano, la complessità è perduta; ricomincio a pensare mentre verso un
bicchiere di acqua e << ouzo>>, penso che un tempo sapevamo
filosofeggiare sulle battaglie perse, sulle sconfitte.
Decollo verso
pensieri di terzo tipo.
<< Agios
>>, in greco vuol dire santo …. Santo è colui che tutte le mattine si alza
e mette fiori agli occhi dell’aurora….. !
Aura che è energia
buona, soffio vitale, ma il soffio è anche vento, << Anemos >> ,
dunque Anima?!
No, meglio che mi
fermi, troppo amore in corpo, meglio tornare a casa, cioè sull’astronave a
remi!
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