La stanza delle farfalle
di vincenzo calafiore
14 Dicembre 2016
Udine
Continuazione
L’avevamo chiamata “
La stanza delle farfalle “ noi due che in quell’estate del ’96 lì dentro
eravamo farfalle, quell’estate dei pomeriggi infuocati e assenza di brezza fino
a quando il sole si gettava dietro il mare lasciando le sue vesti dorate sul
mare appese agli ultimi dardi.
<< tu ti
diverti – fece lei – fai il misterioso dietro le ciglia, mentre mi spogli e
annusi il mio corpo; l’hai sempre fatto sin dalla prima volta, ti ricordi?
Eravamo andati a ballare in quel cortile addobbato a festa, il giradischi su
una sedia, avevano messo se non ricordo male un disco di Adriano Celentano mi
pare fosse “ Sei rimasta sola” e la ballavamo quella canzone ascoltandola
sempre sulla stessa mattonella, tu già allora mi annusavi il collo, mi
stringevi alla schiena…>>
Guarda lo spettacolo
fuori, vedi il sole che si sta abbassando? Tra poco sarà inghiottito dalle
fauci nere dell’orizzonte, taglierà i monti, attraverserà quelle nuvole, si
confonderà con esse per inchinarsi a Dio, poi assieme a lui scenderà sul mare,
si lascerà prendere dalle sirene che lo custodiranno fino alla prossima alba
che passando lo prenderà sul suo carro.
Nausica ascoltava
silenziosa stesa di fianco a lui, mentre con la mano giocava a fare riccioli
coi sui capelli, abbandonata, senza difese, Marcello continuò << Vedi le
nuvole bianche dense e lattiginose che lo circondano, lo nascondono e lo
scoprono. Mi sembra di essere il loro maestro. Sono in alto, sopra le
nuvole,parto e ritorno. Ti penso e mi nascondo dietro le nuvole. Non esiste più
niente, perché io non esisto più, Giada del mare mi ha insegnato la magia di
sparire, diventare invisibile, di inseguirti ovunque tu sei stata, di apparire
quando io lo voglio.>> Nausica lo guardava con aria da fiaba, era quello
che Marcello desiderava, poi diventava sempre più serena non riusciva più a
parlare e aveva solo desiderio di baciarlo.
Lo guardava come se
ricordasse qualcosa o come se dovesse farsi perdonare di averlo lasciato,
Nausica chiese se poteva mettere un disco. “ Il nostro primo disco” sussurrò
con la sua voce piena di desiderio. Lui, Marcello, non rispose si alzò dal
letto, nudo come uscisse fuori dal mare, aprì un armadio e tirò fuori il loro
primo disco, lo posò sul giradischi e tornò a letto, su di lei come onda sulla
spiaggia.
Certi pomeriggi
quando si alzava dalla scrivania, guardava le nuvole sul mare, le fissava con intensità
e ansia come quando si aspetta la donna che si ama.
Aveva voglia di
accarezzarle con le mani, prenderle e adagiarle sui fogli bianchi sulla
scrivania accanto alla macchina da scrivere, tanto erano basse, vicine.
A volte avrebbe
voluto fissarle per terra come quando si giocava con le figurine dei ciclisti.
Aveva la tentazione di riempire le nuvole di parole per la sua Nausica che non
aveva mai smesso di amare, e non era vero che quando si parla d'amore
facilmente, si scrivono certezze sulla sabbia, lui parlava d’amore perché sapeva
cos’era l’amore, perché l’amava e l’ha sempre amata.
Poi, si girò sul viso
di Nausica, labbra su labbra, occhi sopra occhi, e le disse << perché sei
andata via? Come hai fatto a consegnarmi alla prigionia delle notti bianche e
silenziose, come hai potuto abbandonarmi e ritornare sempre più forte, sempre
più vera, sempre più amata e desiderata?>>
Lei, non rispose, ma
si girò e si stese interamente su di lui, come fa l’onda sulla spiaggia, lo
trascinò giù nelle profondità del piacere e della tenerezza, non disse una
parola e continuò a baciarlo e a muoversi come fanno i rami nella tempesta. Si
mosse sempre più forte fino ad esplodere come un vulcano, poi si abbandonò con
gli occhi chiusi riuscendo a sussurrare a malappena << non sono mai
andata via e non è vero che quando si parla d'amore facilmente, si scrivono
certezze sulla sabbia, io ti amo, ti ho sempre amato, e sei stato tu ad un
certo punto ad andartene via! >>
Intanto il disco
aveva smesso di suonare e faceva solo rumore, come fa il mare nelle notti di
luna piena, lo senti e non lo vedi arrivare, e quando è arrivato tu sei già
annegato senza accorgertene : questo è l’amore!
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