mercoledì 7 dicembre 2016




Un magico viaggio

Di vincenzo calafiore
08Dicembre2016Udine

Fra poco, tre giorni “dovrei “ festeggiare i miei 70 anni ! Dovrei con chi mi vuole bene o che mi ama fare come si fa in queste ricorrenze trascorrere dei momenti intimi, fare magari cin-cin col bicchiere in mano.
Per me la data dell’11 Dicembre rappresenta una sosta in una stazione intermedia del mio lungo viaggio, è passato mezzo secolo seduto dietro un finestrino, ho visto e vissuto molti cambiamenti, ho visto rinascere dalle rovine.
Il mio è stato un viaggiare lento di un treno a scartamento ridotto, lungo binari che hanno sempre costeggiato il mare, lontano dai riflettori.
Dunque sarà il momento di fare quattro conti, pensare se continuare con la mia lunga deriva a navigare su mari quasi sempre imbronciati.
Ci sono stati lunghi periodi di bonacce, con le vele vuote di vento quasi dimenticato in mezzo a mari sconosciuti, in attesa degli Alisei, o almeno di una bava di vento capace di risollevare la chiglia e far tornare la mia nave a navigare.
Per mia fortuna a salvarmi c’è  la mia “ Pegasus “ l’astronave a remi,  leggera, che con un po’ di vento e la giusta spinta di remi, mi fa raggiungere i cieli di mezzo dove soffiano forti venti che mi portano lontano verso Orione.
Ed è lì che vorrei andare da una vita, lo vorrei se non fosse per i venti contrari che a volte imbrigliano “ “Pegasus” e la fanno virare verso altri pianeti ancora più distanti, ancora più lontani da Orione.
Dovrei gettare l’ancora, smetterla di scrutare orizzonti ampi e lontani forse per esorcizzare la paura della fine che a volte mi ha fatto ritrovare una difesa antica efficace pure per combattere i fantasmi connessi alla miserevole limitatezza della condizione umana.
Ho visto spesso la mia vita come un’immagine che torna da un luogo e un tempo lontani, rompere le leggi dell’irreversibile, per questo ho tenuto aperto uno spazio di fuga.
La piacevolezza di intrattenermi coi ricordi è un quasi ritorno scopro così che il tempo, pur finito, consumato e dissipato, in qualche modo pulsa ancora, ed è anche suono, musica, poesia, sembianza, voce, è Amore.
L’amore come linguaggio della Poesia, l’amore che viene da lontano che mi trasla in nuove dimensioni temporali dando vita ai sogni che mi fanno mettere la prua di Pagasus alla volta di Orione.
La poesia dei canti leopardiani, del Foscolo, la poesia che c’è nell’amare una donna  è un linguaggio che porta lontano, propone un pensiero che va lontano oltre il visibile e il tangibile.
Amare è un vedere e un oltrevedere, diventa distanza, passione, diventa autenticità, armonia e disarmonia, canto e silenzio, soprattutto “ voce di assenza”.
Ma è allo stesso tempo incontro che genera un nuovo tempo, forse una tregua momentanea, sospensione del reale per sognare, per vivere.
Così accade che nasce il desiderio del bacio, la congiunzione delle labbra, dei corpi che si cercano, è il desiderio di vivere a lungo la piacevolezza dell’amore!
Così in compagnia di questi desideri navigo supero le tempeste peggiori e più di tutto uomo che ama davvero tutto ciò che mi contorna, tutto ciò che ho nel cuore, sconfiggendo ogni forma di minacciosa distanza..
Chissà come sarò dopo l’undici dicembre!?

Nessun commento:

Posta un commento