Accarezzare un sogno
Di Vincenzo Calafiore
30 Dicembre2016 Udine
Sfoglio il calendario
è mi rendo conto del tempo che velocemente è sgusciato di mano, non so più da
quanto tempo mi trovo su questa mia astronave a remi e guardato il mondo da un
oblò, a vederlo è qualcosa di spettacolare e nel mentre mi chiedo perché me ne
sto così distante da esso.
Sono per certi versi
un qualcosa che c’è e non c’è!
Vivo più di notte che
di giorno, durante il quale rimango come un animale dentro la sua tana in attesa
del momento propizio per uscire fuori, io aspetto il mio sogno, quello che mi
costringe continuamente a cercarlo fra i milioni di sogni in attesa di essere
realizzati conscio di doverlo condividere col peggiore dei nemici: il tempo.
Lei, la donna che amo
è sempre lì al mio fianco su quell’astronave a remi con la quale sfuggiamo alla
morte certa della monotonia, invasiva e inconcludente; entrambi innamorati
della stessa pagina di un libro che s’è iniziato assieme a scrivere.
Così succede è di
notte sempre che incontrandoci proviamo le stesse emozioni della prima volta,
quando passeggiando su spiagge deserte facevo finta di averla affianco e le
raccontavo di me.
Così succede che con
lei negli occhi di notte nei miei lunghi viaggi fantastici ancora la incontro,
ancora l’amo quella donna che con poche parole riesce a riempire le pagine del
mio portolano.
Lei coi suoi occhi di
cielo sfrangiato, con le sue labbra di corallo viene a stendersi al mio fianco
e mi disegna nell’aria, racconta di se e come riesce a trovarmi tra le diverse
immaginazioni che affollano la sua mente, di come fa a riconoscermi tra i volti
tutti uguali degli uomini.
Disegna con le sue
mani l’aria ovattata di una sensualità volutamente ripetuta come a volermi
ancora in quel sogno di mezzanotte lo fa con la sua dolcezza, quella che mi
rimane ogni volta addosso fino al prossimo incontro come una marea che sale e
copre per farmi annegare dentro i suoi occhi.
Allora accade che
nelle vesti di saltimbanco e di giullare di corte, di giorno, io la sogni
mentre ridisegno e traccio la nuova rotta per andarle incontro. Se questo è
amore, io l’amo, se questo è un sogno io sono rete che cerca di trattenerla
fino al prossimo approdo.
Cerco di nasconderla
e nascondermi alla realtà, una maniera di averla sempre dentro, là dove può
essere: nel mio cuore! Sfuggire assieme all’usualità, al convenevole che non
porta da nessuna parte.
In questa mia
lontananza che da lei mi separa, seduto ai bordi di un’esistenza romanticamente
traccio nuove rotte che assieme andremo a scoprire orizzonti ignoti e mari che
a vederli immagino siano fantastici; è in questa mia realtà che lei vive e si
racconta, sogna, ama e lascia traccia di se affinchè io la possa raggiungere da
ogni mio ovunque.
In questo sogno che è
la mia vita a volte capita anche a me di non riconoscermi e continua la mia
testa a cercarmi tra le diverse forme che come un camaleonte assumo per svanire
in un nulla provvisorio dove tendo reti per intrappolare sogni che altrimenti
andrebbero persi, come nuvole dentro un orizzonte che non potrei mai
raggiungere.
E’ lei che cerco e
che amo! Lei che mi parla dentro gli occhi e mi rassicura con le sue mani che
sento addosso quando sospeso su un filo invisibile cerco di raggiungere dall’altra
parte il suo sogno dal mio sogno.
E’ già l’alba all’orizzonte
il primo albeggiare illumina il sottile filo scuro, cominciano a svanire le
tenue tinte e fra poco la luce forte del giorno costringerà i miei occhi a
chiudersi, dove continuerà il nostro rincorrerci nei tanti desideri, nei
riverberi di un’età che non ha tempo, e rimaniamo là dove come sempre ci
incontriamo, dentro quel ti amo appena sussurrato per non svegliare il mondo
che potrebbe inghiottirci dentro un battito di ciglia!
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