sabato 23 settembre 2017

Così ti dissi che ci vuole coraggio…..
Di Vincenzo Calafiore
24Settembre2017Udine


Se tu amore mio conoscessi la mia prigione avresti più coraggio di vivere, e come un pirata andresti all’arrembaggio di questa vita, è solo di coraggio che si tratta.
Amore! Saresti il luogo, il labirinto di mare e di cielo, di luna e di sole a cui giungerei con le mani allacciate.
La mia malattia mal conosciuta e che non si sa curare è Amore.
Loro dopo avermi spezzato hanno rimesso assieme i pezzi per farmi sopravvivere, e hanno perso, io ho vinto perché io ancora vivo e vivo di te.
Ma loro, gli altri prigionieri, gli altri morti in giacca e cravatta e scarpe lucide, profumati e arroganti, con le mani che non riescono a trattenere sabbia, sono i peggiori aguzzini, tutti legalmente torturati e torturatori, prigionieri di un sistema ancor più atroce, violento.
Hanno avuto il coraggio di farsi conquistare e hanno il coraggio a loro volta di spezzare gambe e braccia possenti e fragili, ali per non fare volare, di sfaldare carni dolci da accarezzare, di ammucchiare e spezzare corpi fatti per reinventare l’amore e per esplodere di felicità.
Hanno avuto coraggio di fare violenza alla sola specie che abbia saputo rinunciare alla violenza e che ha potuto vivere la natura; la sola specie capace di dare amore e ricevere in cambio violenza e sopruso, sfruttamento e schiavitù.
Così Amore io ti parlo e ti racconto la mia condizione entro la quale, contro la quale vivo e scrivo, scrivo di te!
Ti ricordi quella sera, quando ancora con le mani fasciate ti portai in riva al mare?
E’ lì che vado sempre, è lì che sempre torno, così quella sera ti portai nel mio regno. Dallo zaino presi una candela che accesi tra gli scogli ove ci riparammo, poi ti lessi “ La semaine de la comète” straordinario libro che parla di libertà e di repressione, di amore e di odio attraverso la storia di una rivolta di fanciulli detenuti, nella colonia paterna di Mettray, da cui partirà l’ordine del massacro. Dei fanciulli rivoltosi se ne salvò solo uno, Noberto, il capo, capace di dare organizzazione e prospettive razionali alla rivolta… quelli come me con quella malattia addosso vengono da lì, dai seguaci di Noberto sconcertante anche suonatore di flauto, evocatore di mondi incantati cui si può accedere facilmente solo chi abbia chiari occhi di mare e orecchie di Pan.
Da quella sera non siamo più tornati!
Il fatto è che la libertà mi ha preso la mano e allora mi è successo un fatto strano; riesco a capire tutto oltre le parole e le frasi, ogni difficoltà di significato, o di una parola o di un volto, o delle mani, non è difficoltoso per me in quanto tutte le immagine delle vite passate e quelle che verranno erano e sono davanti ai miei occhi nitide e chiare, come le prigioni che mi hanno accolto, come la parola “ libertà “ scritta di rosso, lo stesso colore del sangue di quanti come te e come ci hanno creduto e ci credono, ecco perché amore mio tu stai nella stessa mia prigione negli stessi chiari occhi!
Ecco perché tu sei mare, quel mare che ancora adesso mi travolge e mi annega d’amore: è questa la vita, solo questa è vita!


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