Il dubbio
Di Vincenzo Calafiore
30Settembre2017Udine
Più che mai c’è necessità di anima che di futilità.
C’è necessità di sogni per poter continuare a credere a
questa vita che s’approccia come prostituta sin dal mattino agli angoli di vie
colme di numeri che vanno e tornano da diverse altre vie.
Avere un sogno è come avere un sacchetto di monete d’oro
legate alla cintola, è la condizione o la tempesta perfetta per una navigazione
serena.
Mi chiedo che fine abbiano fatto quei sogni che stanchi di
attendermi sono andati sperduti chissà in quale landa della memoria; eppure chi
ha un sogno tra le mani magari non sa cosa farsene e c’è chi questo sogno lo
baratta per qualcosa di effimero.
E’ l’ amore!
Un mare senza sponde,
un oceano inesplorato, un cielo in cui è anche difficoltoso
volare, ma si vola e si toccano le vette più alte del piacere, della
beatitudine, della felicità!
Davanti a uno specchio contornato da lampadine fioche cerco
di rifarmi il trucco e di ripassare a memoria le battute, rivivere i segmenti
su cui muovermi che da qualche parte nello scenario mi porteranno; da un lato
appoggiato alla parete il copione, un toma grosso e pesante.
Lo guardo con gli occhi annegati nelle lacrime irritati dal
trucco e mi rendo conto di aver oltrepassato già la metà!
Dio come sono vecchio!
Prigioniero e schiavo di un burattinaio freddo e
calcolatore, colui che stabilisce dove e quando e come tu devi metterti in
viaggio, dove andare e quando arrivarci, non importa come, non importa se
ancora giovane, se felice o infelice, comunque lui pretende che quel giorno a
quella ora tu dovrai esserci e che farai di tutto per non mancare
l’appuntamento.
Ma io un appuntamento importante l’ho perduto tanto tempo fa
e non c’è stato verso di poterlo più riproporre e questo di adesso mi vede
impegnato su un palcoscenico sconosciuto o è sempre lo stesso e magari sono
cambiati solamente i fondali scenici.
Con cura e una matita ben appuntita tratteggio ed evidenzio
gli aspetti per non deludere,
riscaldo la voce intonando un canto imparato sin da bambino,
la mia voce raggiunge il proscenio e si fermano ad ascoltare attori e comparse,
comprimari, si fermano ad ascoltare echeggiare la mia voce che raggiunge la
platea!
E’ irritato Mangiafuoco, si irrita e batte il suo bastone a
terra facendo tremare, trema tutto tranne la platea che avendo pagato un
biglietto ha diritto alla “ scena” e nulla mai la potrà privare.
Lui Mangiafuoco non ama tanto gli artisti di strada come me
e per meglio sollazzarsi nei suoi spettacoli agli artisti di strada unisce le
sue marionette, prostitute e puttane a lui devote e votate: le sue schiave, le
sue schiere di schiave e schiavi.
Che sanno solo lamentarsi e brontolare nel buio delle celle
ove Mangiafuoco dopo ogni spettacolo chiude fino alla prossima rappresentazione,
mentre noi artisti di strada finito lo spettacolo usciamo dal teatro per
riprendere il nostro cammino.
Tu, che cosa sei?
Tu che mi stai ad ascoltare sei un’artista di strada o una
marionetta?
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