mercoledì 16 ottobre 2024


 

L’amore che si racconta

 

Di Vincenzo Calafiore

17 Ottobre 2024 Udine

 

Come chiamarti?

Dalle mie parti ti chiamerei Gioia mia è più che un nome, è semplicemente

“ più “ !  Più di ogni cosa e significa cercare vita, perché in te c’è la vita, ma è anche il respiro dell’anima, respiro dell’amore.

Amandoti si conosce, si impara a vivere respirandola la vita, è respirando assieme, respiriamo vita.

Nella mia terra le persone che ami le chiami “ gioia mia “ ! Così baciandoti e come fare assieme un respiro di vita più grande.

 

Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un eterno romantico e si sa gli eterni romantici credono che l’amore vero esista e che probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte in tutta la mia vita a scrivere di questo amore che vive in me, è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non saprei spiegare cioè che ho dentro, il mare che ho dentro.

In me ho tante cose che non riuscirò mai a dire, perché sono uno che parla poco e ascolta tanto, probabilmente un giorno ….  molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che ho in me penso non sia paragonabile a quello che comunemente c’è, questo amore è per la vita che è in me e intorno a me, e mi fa bene allo stesso tempo, mi fa vivere.

A volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero sono felice? E mi rispondo con un “no”.

Il mio cuore è stanco, stanco di tante cose, vorrebbe solo andarsene!

Amo, amo davvero e non amo per gioco, ma amo per la vita.

Amare è difficile e complicato, amare significa amare più di se stessi. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora ad amare! Ma posso farlo per sempre, il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò? Quanto costa essere felici in questo mondo, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro c’è tormento? Ecco, la parola giusta è “tormento” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone della Nannini, “ Notti senza cuore” dove mi ci ritrovo!

“Andare a letto con qualcuno è molto semplice. La incontri, ci parli, gioco di sguardi, discorsi che intrigano, una parola in più, una parola in meno. Spogliarsi è banale. Toccarsi è meccanico. Finisci. Ti rivesti. Te ne vai. Puoi farlo con chiunque. ” Ma  Amare qualcuno è diverso. l discorsi non intrigano e basta, non sono solo parole per l’occasione. Non ci si spoglia solo dei vestiti. Puoi dirgli che hai bisogno di un abbraccio, di un bacio, di carezze. Dire di essere preoccupato per qualcosa, svelare le paure che si porta dentro, raccontare del sogno che si fa frequentemente, confidare un segreto. Fare esistenza tra le paure e le speranze, fare posto nella propria vita ed entrare nella sua. Prenderle la mano e farla sorridere! Sentire il suo odore che pensavi venisse fuori dal tuo sogno, in realtà era il suo profumo che ti è rimasto addosso. Amare è una cosa diversa. Non è da tutti. Non è per tutti.

 

martedì 15 ottobre 2024


 

Platone

 

Vincenzo Calafiore

16 Ottobre 2024 Udine

In questo mondo sottosopra, stanco di pace e serenità, invece del pensiero, della parola, delle idee, del confronto, si usano Droni, Missili ipersonici, armi per la distruzione di massa, le atomiche. Pare che ai “ Signori della Guerra “ non interessino le sorti dei popoli, tanto loro credono di potersi salvare in qualche maniera, ma non hanno capito che se anche fosse possibile, che mondo si troverebbero all’indomani di un conflitto termo-nucleare o dopo un terzo ipotetico conflitto mondiale?

A farmi paura sono: l’ipocrisia e tutti gli estremismi di questo mondo.

Si costruiscono oggi armi sempre più sofisticate, atte a consolidare le idee e il potere dei tanti criminali che sono al potere, che andrebbero processati ed eliminati assieme ai fabbricanti di morte, e forse solo così i popoli potrebbero vivere in pace.

A pensare come siamo ridotti e le condizioni che tutti indistintamente viviamo mi  viene in mente il “ Mito della Caverna “ di Platone!

Ma cos’è il Mito della Caverna?

Platone utilizza il “mito della caverna” per esporre i due piani della realtà (ambito ontologico) e i due piani della conoscenza (ambito gnoseologico):
In una caverna gli uomini sono incatenati fin da fanciulli come schiavi, in modo da non poter vedere ciò che è alle loro spalle. Essi sono quindi costretti a guardare il fondo della parete, sulla quale la luce del sole proietta le loro ombre, che vengono considerate reali. Uno di questi uomini riesce a liberarsi e, dopo aver percorso la salita, giunge alla luce del Sole. Abbagliato, pian piano si abitua alla visione del mondo reale sino ad arrivare alla sua contemplazione. Provando pietà per i suoi compagni, torna nella caverna per indurli a liberarsi, ma essi lo deridono e non credono alle sue parole. Il prigioniero che si libera e comincia il suo percorso verso l’uscita della caverna simboleggia il saggio, il filosofo; mentre il percorso che compie dall’oscurità sino alla luce del sole rappresenta il percorso dal mondo dell’apparenza al mondo intelligibile o razionale. Il sole, che da nutrimento alla realtà, rappresenta il mondo intelligibile, che Platone chiama “mondo delle idee”, raggiungibile soltanto da chi compie tale percorso. In questo mito il mondo delle ombre proiettate sulla parete rappresentano il mondo mutevole della conoscenza sensibile. Le ombre sono il simbolo dell’errore della mente umana quando questa si affida soltanto ai sensi; rappresentano quindi il mondo delle apparenze, il mondo della superficie visibile delle cose. Le catene con le quali gli uomini erano legati, invece, così come anche il buio, rappresentano il piano della conoscenza sensibile. Il prigioniero che si libera e comincia il suo percorso verso l’uscita della caverna simboleggia il saggio, il filosofo (e viene paragonato da molti a Socrate); mentre il percorso che compie dall’oscurità sino alla luce del sole rappresenta il percorso dal mondo dell’apparenza al mondo intelligibile o razionale. Il sole, che da nutrimento alla realtà, rappresenta il mondo intelligibile, che Platone chiama “mondo delle idee”, raggiungibile soltanto da chi compie tale percorso. Platone quindi insegna come l’amore per la conoscenza possa liberare dalle catene e comprendere la verità.

Platone sviluppa la “teoria delle idee”. L’idea, secondo Platone, indica un’entità immutabile e perfetta, che esiste per proprio conto. Per il filosofo le cose sono copie, o imitazioni imperfette delle idee. Le idee sono il criterio di giudizio della realtà, precedono la realtà e la condizionano; rappresentano il suo modello e sono molteplici. L’idea platonica è dunque il modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette di questo mondo.
Le idee-valori, che corrispondo ai principi estetici e politici. Per esempio il bene, la bellezza, la giustizia ecc.. che formano in noi ciò che noi denominiamo “valori”.
Le idee-matematiche, corrispondenti alle entità dell’aritmetica e della geometria.
Le idee del bene, nel mito della caverna la persona che esce dalla caverna ammira il sole; il bene è paragonato alla luce che ci permette di vedere.
Le idee delle cose naturali, come l’umanità, l’amore, l’amicizia.
Le idee delle cose artificiali come una panca, il pane.

Per Platone esistono due gradi fondamentali di conoscenza: opinione (doxa) e la scienza (episteme), (dualismo gnoseologico),cui danno riscontro due tipi d’essere distinti, e le cose e le idee (dualismo ontologico). La doxa è la conoscenza sensibile, mutevole e imperfetta che rispecchia le cose mutevoli e imperfette (la caverna e matrix rappresentano proprio questo). L’episteme è la conoscenza razionale, immutabile e perfetta che rispecchia le idee immutabili e perfette (ciò che sta fuori dalla caverna e Zion rappresentano questo).
Secondo il filosofo le idee non possono derivare dai sensi, poiché questi ci testimoniano solo un mondo di cose materiali e imperfette.

Per risolvere questo problema Platone ricorre alla dottrina-mito dell’anamnesi, o della reminiscenza (cioè del ricordo): egli afferma che la nostra anima prima di calarsi nel nostro corpo, è vissuta disincarnata nel mondo delle idee dove tra una vita e l’altra ha potuto contemplare gli esemplari perfetti delle cose. I sofisti affermavano che era inutile cercare la verità, perché o era dentro di noi o era impossibile trovarla (innatismo). Per Platone noi possediamo la verità ma non ne siamo consapevoli, perciò è nascosta.


 

domenica 13 ottobre 2024



 

Amo questa mia età

Di Vincenzo Calafiore

14 Ottobre 2024 Udine



A volte guardando il cielo

cerco il mio cielo, quello dello Stretto.

E trovo la solitudine, lo spaesamento!

Mi rendo conto di non essere ne Calabrese

ne Friulano, ma semplicemente: uno!

Che non vale niente! “

                                    Vincenzo Calafiore

 

 

 

Io Amo questa mia età, anche se povera e meschina, la sento addosso come un vestito comodo anche se è sdrucito, e non solo. La vivo anche come un tempo che non è stato mai tempo, come mare che ho solcato spostandomi spudoratamente lungo le sue arterie senza passaporto né documento di riconoscimento; la mia vita, una volta conosciuta, l’ho cercata sempre come si cerca un amico, l’ho vissuta, la difendo e la vivo su quelle cime d’onde spumeggianti, a volte in maniera irrazionale nel suo andare e venire a volte senza una ragione precisa.

L’amo.

 

L’amo come questo mare che ho negli occhi che m’intimorisce quando lo vedo spargere veleno e rabbia, ingoia e lascia lacrime. Lo amo questo mare che unisce civiltà e cose di una città divisa su due sponde diverse; nella stessa misura amo i ferryboat che vanno e vengono silenziosamente di giorno e di notte senza tregua, senza riposo, con cose e uomini sempre diversi; come asini sempre sugli stessi sentieri di campagna.

Ma lo amo ancora di più andando in barca, vagando sopra i suoi misteriosi fondali, in mezzo al canale dove il mare è più mare, più oceano, di altre parti.

E’ bello perché cangia colori continuamente come il cielo, ed è stretto fra due rive, perché da un lungomare si vede Messina.

 

Perché questo stretto è una scorciatoia che questo mare si è inventata per accorciare le distanze con altri mari ancora più grandi, con altra gente, con altre culture, con altri profumi e storie, musiche, canzoni.

E tuttavia affacciato da una ringhiera di una terrazza sospesa sul mare, corrosa dalla salsedine, invasa dai rifiuti e borse di plastica, aggrovigliate ai rami di cespugli secchi,  rimango incantato a guardare il sole levarsi su questo mare e le correnti misteriose che ricamano e disegnano questo stretto unico al mondo.

 

Guardare nella lontananza la striscia di fumo nero di un traghetto mi fa pensare alla vita che non si ferma mai, così alle mie passate battaglie perse, alle innumerevoli traversate su quei traghetti sempre più sgangherati, con le pareti delle stive pitturate di vernice bianca, alle mie ore passate dentro il bar immerso nell’odore forte degli arancini appena fritti, o alla ringhiera della passeggiata sul ponte da dove ho potuto vedere la sponda siciliana avvicinarsi con diverse tonalità di colori e velocità; e fu in quel bar che ebbe origine il primo dei miei viaggi verso un lontanissimo altrove.

 

Ma la cosa più strana che accade là in mezzo al canale è la magia di non sentirsi calabrese né messinese, ma neppure italiano. Si è semplicemente un uomo in mezzo al blu, un uomo libero, con il sapore del vento sporco di salsedine sulle labbra, con l’unico pensiero che in quel momento preciso gli balena in mente: libertà. Avendo la possibilità di poter guardare oltre l’orizzonte appena scavalcato e vederne un altro ancora più lontano, molto più vicino della vita stessa che in quell’aria dolce e serena pare una cosa lontana con tutte le sue precarietà.

 

E ancora io, maestro della disillusione che s’interroga e si cerca fino a ritrovarsi spoglio.

Ancora io desolato  e ironico, sprezzante del mio destino che si compie nonostante faccia continuamente degli scavi attorno con l’intento ingenuo di ostacolarne il compimento, che ugualmente invece va compiendosi con amarezza in ogni sua parte e sul suo senso della fine col conseguente impoverimento della mia immaginazione che non trovando ostacoli mi propone nuovi scenari, nuova vita.

 

Desidero chiedere a te che un giorno coraggiosamente prenderai in mano questo mio registro di navigazione, di spiegare a quelli come te sognatori e personaggi immaginari di questa favola che per meraviglia e per conoscenza si mettono in discussione, e non si perdonano gli errori. Uomini di mare, uomini capace di mare, cosa siano l’amore e la vita.

Chissà quante altre definizioni potrebbero saltar fuori dalla fantasia e io che non ci sarò o non potrò esserci desidero più che mai adesso lasciarti in eredità questo mio sogno perché è uguale al tuo.

Affinché si realizzi.

 

Affinché tu possa provare la stessa mia identica felicità nell’aver scoperto che l’amore e la vita altro non sono che la stessa cosa, mare! Mare che io ho navigato e in cui sono pure felicemente annegato ebro ancora di vita. Per questo voglio che tu sappia quanto grande sarai quando guardando una donna negli occhi sentirai nei tuoi una grande voglia di volare e raggiungere quei luoghi fino a ieri a te inaccessibili: hai cominciato a conoscere che l’amore è vita!

Un’unicità irrazionale, indifesa meravigliosamente indifesa, che ti farà grande! 

 


sabato 12 ottobre 2024


 donde te encuentras con el mar


Desde las ventanas abiertas

el aroma de jazmín, comienza

para invocarnos, las horas que nos separan del mar.


Lo que siento en mi piel no es ese viento

que doblaba las espigas al pasar.

Es un viento que llama a la tormenta hacia sí mismo,

el que ahora me lleva lejos.

es el aliento

¡Luz, luz de vida!

¿Quién dibuja?

sus raíces indescriptibles.

¡La vida es como el mar y el mar es como la vida!

Soy una magia, un espejo mágico,

donde nuestras vidas fluyen y

las esperanzas que algún día nos harán horizonte.

Y entonces, ¿qué pasa entonces?

¡Y entonces nada, no pasará nada!

Siempre estamos de este lado del mar,

somos arena, frio...

nunca podremos ser mar u océano,

¡somos barro!

Tú, yo... nunca podremos ser el mar.

¡Somos límite, prisión, puertas cerradas, soledad!

Somos impulso, remordimiento perpetuo,

la angustia, la distancia, ese remordimiento que roba

los sonidos y colores la esperanza a nuestros sueños.

Pero también somos manos suspendidas en una caricia, y brazos

por un abrazo que siempre tiembla ante

a una cara, a un beso, a una sonrisa.

¿Somos mar o somos orilla?

El lugar más sagrado

Falta de aire en la oscuridad

las manos que se buscan

nueva libertad

amar.

somos lo que hay

donde la tierra deja de ser tierra

y se vuelve espacio, ¡infinito!

Estos somos nosotros, infinito, amor:

Ahí es donde escucho tu corazón, donde

¡Me encanta tu belleza, tus colores!

Somos la orilla y el amor…

somos la huella de una existencia,

somos el signo de una caricia,

el borde de los sueños perdidos,

las fronteras heridas,

el mar olvidado, estos somos nosotros,

la simetría por donde entrar

y te encuentras frente a un inmenso:

¡amar!

Caricias que siempre tiemblan

antes de un beso, una caricia,

Estos somos nosotros: ¡orilla!

El lugar más sagrado,

la huella, la señal,

el corazón del mar,

la belleza de un momento, de un te amo

perdido, olvidado en alguna parte.

Somos el lugar más sagrado.

¡El más lejano del mundo!


 Vincenzo Calafiore


                   Là dove incontri il mare

 

Dalle finestre aperte

il profumo del gelsomino, comincia

a chiamare a se, le ore che ci separano dal mare.

 

Quello che sento sulla pelle non è quel vento

che piegava le spighe di grano al suo passare.

E’ un vento che chiama a se la tempesta,

quella che ora mi porta via.

E’ il soffio

Lieve, leggero della vita!

Che disegna,

le sue indisegnabili radici.

La vita è come il mare e il mare è come la vita!

Sono una magia, uno specchio magico,

ove scorrono le nostre vite e

le speranze che ci facciano un giorno orizzonte.

E poi, che succede poi?

E poi niente, non accadrà niente!

Noi siamo sempre al di qua del mare,

siamo sabbia, freddo …

non potremo mai essere mare o oceano,

siamo fango!

Tu, io … non potremo mai essere mare

siamo limite, prigione, porte chiuse, solitudine!

Siamo impulso, perpetuo rimorso,

angoscia,distanza, quel rimorso che ruba

i suoni e i colori la speranza ai sogni nostri.

Ma siamo anche mani sospese in una carezza, e braccia

per un abbraccio che tremano sempre davanti

a un viso, a un bacio, a un sorriso.

Siamo mare o siamo riva?

Il luogo più sacro

Il respiro corto nel buio

le mani che si cercano

la libertà ritrovata

l’amore.

Noi siamo ciò che c’è

dove la terra smette di essere terra

e diventa spazio, infinito!

Questo siamo noi, infinito, amore:

E’ lì che ascolto il tuo cuore,dove

amo la tua bellezza, i tuoi colori!

Noi siamo la riva e amore …

siamo la traccia di un’esistenza,

siamo il segno si una carezza,

il bordo dei sogni perduti,

i confini feriti,

il mare dimenticato, questo siamo noi,

la simmetria dove entrare

e trovarsi dinanzi a un immenso:

l’amore!

Carezze che tremano sempre

prima di un bacio, di una carezza,

questo siamo noi: riva!

Il luogo più sacro,

la traccia, il segno,

il cuore del mare,

la bellezza di un attimo, di un ti amo

perduto, dimenticato da qualche parte.

Siamo il luogo più sacro

il più lontano del mondo!

 

                           Vincenzo Calafiore

Where you meet the sea


From the open windows

the scent of jasmine, begins

to call to itself, the hours that separate us from the sea.


What I feel on my skin is not that wind

that bent the ears of wheat as it passed.

It is a wind that calls the storm to itself,

that now carries me away.

It is the breath

Light, light of life!

That draws,

its undrawable roots.

Life is like the sea and the sea is like life!

They are a magic, a magic mirror,

where our lives flow and

the hopes that one day will make us a horizon.

And then, what happens next?

And then nothing, nothing will happen!

We are always on this side of the sea,

we are sand, cold ...

we can never be sea or ocean,

we are mud!

You, me ... we can never be sea

we are limit, prison, closed doors, solitude!

We are impulse, perpetual remorse,

anguish, distance, that remorse that steals

the sounds and colors, the hope from our dreams.

But we are also hands suspended in a caress, and arms

for an embrace that always tremble before

a face, a kiss, a smile.

Are we the sea or are we the shore?

The most sacred place

The short breath in the dark

the hands that search for each other

the freedom found again

love.

We are what there is

where the earth stops being earth

and becomes space, infinite!

This is us, infinite, love:

It is there that I listen to your heart, where

I love your beauty, your colors!

We are the shore and love …

we are the trace of an existence,

we are the sign of a caress,

the edge of lost dreams,

the wounded borders,

the forgotten sea, this is us,

the symmetry where to enter

and find oneself before an immense:

love!

Caresses that always tremble

before a kiss, a caress,

this is us: shore!

The most sacred place,

the trace, the sign,

the heart of the sea,

the beauty of a moment, of an I love you

lost, forgotten somewhere.

We are the most sacred place

the farthest in the world!


Vincenzo Calafiore

venerdì 11 ottobre 2024



 punto di non ritorno

Di Vincenzo Calafiore
C'era il bisogno e la voglia di andare oltre, perché nel mio cuore capisco quella misteriosa attrazione di vedere il mare, abitarlo o arrotolarsi i pantaloni fino alle ginocchia e le scarpe al collo, camminando sulla riva sempre con un occhio solo. a questo immenso sempre in movimento, sempre in cambiamento.
Abbiamo avuto una notte con Don Nicola, prete già molto avanti negli anni, questo mare, così misteriosamente attraente e affascinante; Forse mi sbagliavo, l'ho definita arbitrariamente: l'Anima di Dio.
Ora, in questa nuova era, sobrio e felice, ormai consapevole che il “punto di non ritorno” è ormai passato da tempo, ho il mio tempo con il movimento del respiro lento capace di farmi impazzire come una palla in ogni direzione. ma riconducono al grande vecchio: il mare!
Siediti davanti al mare e ti ritroverai incantato agli occhi di Dio.
L'amore è, o dovrebbe essere, il movimento perpetuo di questo immenso e invece non è così, come se tutto dovesse necessariamente cadere nell'amarezza e nell'odio, di cui nella nostra miserabile quotidianità siamo costretti ad assistere magari nonostante il nostro disaccordo. È giunto il momento di affrontare il dolore di quelle morti commesse in nome di qualcosa che somiglia molto al satanismo.
Mentre la luce sopra l'orizzonte apre un cielo indefinito, alla ricerca nella mia anima di quei sentimenti che risiedono che mi hanno portato a questo momento, è la saggezza e la conoscenza dell'amore di tutto ciò che si muove e respira, è l'uomo sì che mai cessa di sorprendere anche con le sue immense capacità spirituali e animali. Uomini con sangue sulle mani di altri uomini e donne e sono disegnati come se fossero animali, così buoni da essere violentati o peggio ancora usati come moneta o mezzo di profitto...queste sono le cose che mi chiedo su cosa non vedere ' viene risposto. Se io stesso guardassi quell'uomo in questo modo, mi ucciderebbero.
Per fortuna no, non è la stessa cosa, non è grigio, è tutta oscurità, ce ne sono ancora di buoni e questo deve essere per sopraffare il male oscuro di questo immenso formicaio impazzito.
C'è ancora l'amore, c'è la vita, entrambe solo due, che scaldano e ti fanno stare bene. Allora quando ci penso mi sembra che mi impazzisca il cuore, e la voglia di vivere e queste sono le cose che ogni mattina indosso... .. e penso che una volta, quando mi perdevo nei vicoli bui dei bordelli Frequento esistenze opache e oscuri scantinati, bestemmiando e accoppiando come un animale con tutte le donne della mia stessa specie.
Camminando lungo una strada sterrata in mezzo a campi vuoti, mi sono imbattuto in una piccola chiesa con le porte aperte sono entrato ed era piena di passeri stranamente non tutto volava via; All'interno non c'era nulla, c'è un'immagine sacra, ma solo un piccolo altare di marmo che somigliava sia ad un tavolo che ad una piccola croce di legno appesa al muro. Lì sono rimasto non so quanto tempo, ma quello che so e che quando ho ripreso la via del ritorno non era più la stessa in quanto ho sentito per la prima volta nel mio cuore il dolore della felicità, la dolce musica, l'ascolto ad esso mi fece il segno della croce Lo faccio ancora tutto il tempo o nei momenti peggiori in cui navigo oltre il punto di non ritorno ormai passato da tempo, questa è la vita, amore?
Potrebbe essere un'immagine in bianco e nero raffigurante 1 persona e strada


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lunedì 7 ottobre 2024


 

LEI

Di Vincenzo Calafiore

08-Ottobre -2024 Udine

 

 

 

 

 

Quantunque noi prigionieri di certi pensieri usammo parole a noi sconosciute, di un linguaggio nuovo, di un modo e maniera di vivere e di interpretazione diverse, ancora assieme attraversiamo strade di gente che con noi non aveva nulla a che fare.

Io e lei ci siamo difesi, abbiamo difeso quel poco che di noi ancora esisteva e palpitava sotto la pelle riconducibile a un cuore che batte un tempo asincrono, diverso da quello che costretti dividiamo con distacco, con un margine simile ad un confine.

Lei conosce le scritture pupillari sa ascoltare il ritmo delle mie parole e rimane ad ascoltarle, lo ha fatto ieri, lo fa ancora oggi.

Ma io a volte non riesco più a tenere certi ritmi e mi abbandono in un silenzio in cui posso rimanere come un archeologo a scavare con le nudi mani alla ricerca di un qualcosa che mi possa permettere di compiere quel salto all’indietro nel tempo per ritrovare me stesso.

Non mi riconosco, mi smentisco continuamente recitando quel ti amo che rimane impronta indelebile, diviene strada che riconduce a lei dopo i viaggi nell’anima.

Le parole delle donne sono forti remi capaci di fendere le durezze,

falci che mietono ipocrite bugie,

infondono e traducono sentimenti e sensazioni in altra vita ancora da vivere.

Voglio che lei abile nocchiera sia foriera di altre intimità, di nuovo ti amo!

Lei è un mondo mutevole, fatto di volte in volte.

E’ un linguaggio mutevole, è continua evoluzione.

E’ desiderio.

E’ Amore.

Nonostante la mia irrefrenabile voglia di riprendere ogni giorno il mare, dopo tanto remare e giunto al limite sento il suo richiamo che mi fa tornare indicandomi la rotta più breve come è brevità, l’assenza, e l’orgoglio.

Cado nel suo abbraccio e sento di aver trovato quel che la mia anima cerca.

Pensare a lei come a una cosa sicura è un errore che potrebbe condurre alla catastrofe, perché per averla bisogna essere uomini capaci di mare, saperla amare e custodire come la più preziosa gemma.

Ricordare invece che ogni volta che lei muore o è violentata, stuprata, sono parti di noi che muoiono per sempre.

Lei è quanto di più appropriato e vero sia nel creato.

Ricordiamolo!