giovedì 31 ottobre 2024


 

Il mare di carta

 

Di Vincenzo Calafiore

01 Novembre 2024 Udine

 

“ ..sono nato l’undici dicembre

e non sapevo ancora che

la poesia custodita nell’anima potesse

scatenare tempeste! “

                         Vincenzo Calafiore

 

La brezza del mattino che arriva dal mare, mi fa dono dei suoi segreti e mi dice: non svelarli a nessuno, sono del tuo sogno, quel sogno che ancora si deve avverare.

Mi sveglio e guardandomi allo specchio, mi riconosco, sono io …. Poi col passare del tempo comincio a cambiare, mi trasformo in tanti altri.

Forse è una maniera la mia, di sottolineare la vita con un pensiero del momento, il più delle volte non scritto, ma dettato da un inconscio selvaggio, come fosse una confessione anche se breve, o forse una incauta imprecazione.

Scrivevo un tempo di questa vita, del mare di carta che è in me.

Un mare macchiato di sangue che pian piano ha divorato i blu e i viola, le tonalità dell’amore, della fratellanza, dell’amore.

Scrivevo quando il mio cuore era gonfio delle inutili attese e la notte avanzava sul giorno.

Per me non c’è stato riparo, sensibile ad ogni fruscio della vita!

Per salvarmi mi invento un “copione” capace di illudermi e di illuminare allo stesso tempo il buio della mia esistenza.

La vita scorreva lenta, in via Mercato Vecchio, seduto in un tavolino di un bar, con un caffè, scrivevo su foglietti poesie, quei foglietti scritti a mano oltre a sapere di amore, sanno di eternità.

Quel luogo era un’alcova di incertezze, il bar era un angolo di vita sicuro!

Gli anni mi hanno segnato, ma non vinto.

Ho vissuto una vita all’angolo, quasi intimorito di esistere e di essere allo stesso tempo libero.

Sono stato sempre libero e mai schiavo del denaro, della cupidigia!

E’ stato un percorso di sopravvivenza assieme a tanti altri compagni di sventura, che non volevano tornare a vivere, ma io la sentivo scorrere la vita dentro me, era un mare di carta sempre blu e viola! Per questo sono ritornato, per il mare in me.

Ho camminato lungo il mio percorso con gli occhi attenti a ogni anima incontrata, è stato come stentare la vita in silenzio, quasi scontroso per non farmi trovare o riconoscere.

La mia parola è sempre stato lo sguardo, che accoglie o respinge.

Ma sono occhi brillanti dentro hanno la vita, le fiamme dell’inferno, il paradiso; non hanno una linea di demarcazione, da dove attingere pensieri per una vita senza metrica a mia misura: lì in quel mare di carta annegavano anima e cuore.

Le mie poesie, i miei scritti, hanno saputo cogliere le tempeste?

E’ uno scrivere  davanti allo specchio della vita ove luci e ombre si incontrano per diventare poesia!

Ma esistono le brave persone?

Esistono i Bravi dei Promessi Sposi!

C’è l’Innominato, non si sa chi sia, ma è colui che manovra i fili della marionette.

C’è Don Rodrigo che firma gli arresti e le condanne.

C’è Don Abbondio che fa di tutto per non apparire, ma è sempre presente in tutto.

In questa Udine impenetrabile e generosa allo stesso tempo, golosa come me di vita e impaurita dalle strade vuote, dai negozi chiusi…

Ma noi, che apparteniamo alla forte razza dei sogni, noi i poeti e saltimbanchi, scriviamo di notte .. quando cadono le ultime paure e l’anima comincia a navigare in quel mare di carta odorosa di vita!

 

lunedì 28 ottobre 2024


 MAREA


By Vincenzo Calafiore

October 28, 2024 Udine


“… run, run away

before the sun takes you away… “


Vincenzo Calafiore


I always had that “dream” in my head of taking Marea to the old tuna fishery, in front of my sea.

That sea that from its shores echoes the songs and music, the scents of distant lands.

She herself is a dream, too far from me, too far from my world, too far in my memory.

I am like those flowers that wither in solitude, lose their color.

So it happens, what I feared, I am withering in the hands of time, in solitude, like my life, made mostly of silences!

I have not been able to do anything to stop it.

Marea is a woman to know, to love, not to describe … I welcomed her under my umbrella, one evening, it was raining, wet and cold.

She made me very tender, then I fell in love with her; It's not that I took home every woman I met, far from it! But she struck me, this is also something I can't understand and express.

I didn't ask her questions about her life, who she was, where she came from, and what she was doing here in this forgotten city in a desolate and sultry plain in the summer, drowned in the fog in the winter.

I don't know why but I had the idea that she was probably running away from something.

I hosted her that night, it was very cold outside ... she took a shower and when she came out of the bathroom she put on one of my pajamas, she fit in them twice, we sat at the table, to eat something hot.

That night I slept on the sofa!

"There are moments that unknowingly decide other people's lives."

She never left!

We slowly got closer, each with our own fears, we began to sniff the air with our scents that were around us, to recognize each other in the dark, to find each other in the distances or almost waiting for each other, waiting for one of us to stretch out his arms for a long hug. Although a lot of time had passed, I never entered his room, I continued to sleep on the sofa, but once I got over my fears it was love, only love.

My old “M40” was there on the table in front of the window from which you could hear the sea, waiting for my hands to come back to life; I searched in my mess for some “Monologues” that I cared so much about …. “And … then you arrived” is one of those monologues that remain in your head, I had written it for the woman in my heart, it is a sort of reminder of a woman loved and never forgotten. To her name, which was difficult for me to pronounce, I gave her that of “MAREA”, because she is like a tide, a sweet tide.

I don't know why, but the sea here is purple. Not blue, but purple. A purple that is impossible to describe, it reminds me of its beauty, looking at it and letting your gaze wander along the horizon seems without borders, to the point of thinking that on the other side there could be other seas, other spaces, but this is love, it is love that it is, looking at it is enchanting.

There are so many emotions that even just thinking about it, imagining it, and those desires seem like a staircase to the sky and so much does it resemble the backbone of a dragon that I have ridden so many times to reach it!

On stormy nights, when the wind blew with desperation and everything disappeared into the darkness, we hid ourselves in our room to make love. The shutters banged, tormented by the downpours of rain. We made love tightly, losing ourselves in the paths of the other, shuddering at every caress, at every kiss.

Our caresses were a warm, safe shelter, a bed of tenderness, in which we escaped the follies of the world.


MAREA

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Ottobre 2024 Udine

… corri, scappa via

prima che il sole ti porti via… “

 

                      Vincenzo Calafiore

 

 

L’ avevo sempre in testa quel “sogno “ di portare Marea alla vecchia tonnara, davanti al mio mare.

Quel mare che dalle sue sponde riecheggiano i canti e le musiche i profumi di terre lontane.

Lei stessa è sogno, troppo lontano da me, troppo lontano dal mio mondo, troppo nella memoria.

Io sono come quei fiori che nella solitudine appassiscono, perdono il colore.

Così succede, ciò che ho temuto, io sto appassendo tra le mani del tempo, nella solitudine, come la mia vita, fatta per lo più di silenzi!

Non sono stato capace di fare niente per fermarlo.

Marea è una donna da conoscere, amarla, non da descrivere … l’accolsi sotto il mio ombrello, una sera, pioveva, bagnata e piena di freddo.

Mi fece una grande tenerezza, poi me ne innamorai; non è che io mi portassi a casa ogni donna incontrata, tutt’altro! Però lei mi colpì, anche questa è una cosa che non riesco a capire ed esprimere.

Non le feci domande a riguardo della sua vita, chi fosse, da dove venisse, e cosa ci facesse a qui in questa città dimenticata in una pianura desolata e afosa d’estate, affogata nella nebbia d’inverno.

Non so perché ma mi ero fatta l’idea che probabilmente stesse scappando da qualcosa.

La ospitai quella notte, fuori faceva molto freddo … si fece una doccia e quando uscì dal bagno indossò un mio pigiama, ci stava dentro due volte, ci sedemmo a tavola, a mangiare qualcosa di caldo.

Quella notte dormii sul divano!

“Ci sono attimi che inconsapevolmente decidono vite altrui. ”

Lei non andò più via!

Ci siamo avvicinati pian piano, ognuno con le proprie paure, cominciammo a fiutare l’aria con i nostri odori che ci stava attorno, per riconoscersi al buio, per ritrovarci nelle distanze oppure quasi attendendoci, in attesa che uno dei due allungasse le braccia per un lungo abbraccio. Sebbene fosse passato molto tempo, non sono mai entrato nella sua camera, continuai a dormire sul divano, ma una volta superati i timori fu amore, solamente amore.

La mia vecchia “ M40 “ era lì sul tavolo davanti alla finestra da cui si poteva udire il mare, aspettava le mie mani per riprendere vita; cercai nel mio disordine dei “ Monologhi “ a cui tenevo tanto …. “ E … poi sei arrivata tu “ è uno di quei monologhi che rimangono in testa, lo avevo scritto per la donna che ho nel cuore, è una sorta di richiamo alla memoria di una donna amata e mai dimenticata. Al suo nome difficile per me da pronunciare, le diedi quello di “ MAREA “, perché lei è come una marea, una dolce marea.

Non so perché, ma il mare qui è viola. Non blu, ma viola. Un viola che è impossibile descrivere, mi ricorda la sua bellezza, a guardarla è lasciare spaziare lo sguardo lungo l’orizzonte sembra senza confini, al punto da pensare che dall’altra parte possano esistere altri mari, altri spazi, ma è amore questo, è di amore che si tratta, a guardarla è rimanere incantati.

Sono tante le emozioni che mi da anche il solo pensarla, immaginarla, e quei desideri sembrano una scalinata verso il cielo e tanto rassomiglia alla spina dorsale di un drago che tante volte ho cavalcato per raggiungerla!

Nelle notti di tempesta, quando il vento soffiava con disperazione e tutto spariva nelle tenebre, ci rintanavamo a fare l’amore nella nostra stanza. Le imposte sbattevano, tormentate dagli scrosci di pioggia. Facevamo  l’amore stretti stretti, smarrendoci dentro ai sentieri dell’altro, sussultando a ogni carezza, a ogni bacio.

Le nostre carezze erano un riparo caldo, sicuro, un letto di tenerezze, nel quale sfuggivamo alle follie del mondo.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


sabato 26 ottobre 2024


 COSA NE PENSATE VOI LETTORI?

Care/i lettrici, lettori,
non si contano più gli anni che pubblico per voi le mie cosiddette “ pillole” di lettura, a volte belle a volte no, interessanti o più meno interessanti.
Non è stato facile mantenere quel mio ritmo giornaliero nelle pubblicazioni, col rischio di ripetermi; è stato e lo è ancora piacevole, è sempre piacevole scrivere, leggere.
Vi è piaciuto?
Avreste voglia di raccontarmi le vostre impressioni?
Io tempo fa l’avevo battezzata questa mia passione “ Intorno all’Amore “ è giusta, è sbagliata?
Fatemelo sapere!
Fatemi leggere i vostri commenti, una sorta di passaparola per altre lettrici, per altri lettori; è così che le parole vivono, esse sono vento! Il vento della passione, dell’amore, della conoscenza, del coinvolgimento, della stima e fiducia reciproca.
Non fatele cadere nel vuoto!
¿QUÉ PIENSAN USTEDES LECTORES?
Queridos lectores, lectores,
Ya no se pueden contar los años que publico para ustedes mis llamadas "pastillas" de lectura, a veces buenas, a veces no, interesantes o más menos interesantes.
No fue fácil mantener mi ritmo diario de publicaciones, con el riesgo de repetirme; fue y sigue siendo agradable, siempre es agradable escribir, leer.
¿Te gustó?
¿Quieres contarme tus impresiones?
Hace algún tiempo llamé a esta pasión mía "En torno al amor". ¿Está bien o está mal?
¡Hágamelo saber!
Déjame leer tus comentarios, una especie de boca a boca para otros lectores; así viven las palabras, ¡son viento! El viento de la pasión, el amor, el conocimiento, la implicación, el respeto mutuo y la confianza.
¡No dejes que caigan al vacío!
ЩО ДУМАЄТЕ ВИ ЧИТАЧІ?
Шановні читачі, читачі,
років, які я публікую для вас, мої так звані «таблетки» для читання вже не можна порахувати, іноді хороші, іноді ні, цікаві чи менш цікаві.
Було непросто підтримувати щоденний ритм у публікаціях, ризикуючи повторитися; приємно було і залишається, завжди приємно писати, читати.
Вам сподобалось?
Хочеш розповісти свої враження?
Деякий час тому я назвав це своє захоплення «Навколо кохання». Правильно чи неправильно?
Дайте мені знати!
Дозвольте мені прочитати ваші коментарі, свого роду «сарафанне радіо» для інших читачів; так живуть слова, вони вітер! Вітер пристрасті, любові, знань, причетності, взаємоповаги та довіри.
Не дайте їм впасти в порожнечу!
Вінченцо Калафіоре
ΤΙ ΝΟΜΙΖΕΤΕ ΟΙ ΑΝΑΓΝΩΣΤΕΣ;
Αγαπητοί αναγνώστες, αναγνώστες,
τα χρόνια που σας δημοσιεύω τα λεγόμενα αναγνωστικά μου «χάπια» δεν μπορούν πλέον να μετρηθούν, άλλοτε καλά, άλλοτε όχι, ενδιαφέροντα ή περισσότερο λιγότερο ενδιαφέροντα.
Δεν ήταν εύκολο να διατηρήσω τον καθημερινό μου ρυθμό στις δημοσιεύσεις, με κίνδυνο να επαναλάβω τον εαυτό μου. ήταν και είναι ακόμα ευχάριστο, είναι πάντα ευχάριστο να γράφεις, να διαβάζεις.
Σας άρεσε;
Θα θέλατε να μου πείτε τις εντυπώσεις σας;
Πριν λίγο καιρό ονόμασα αυτό το πάθος μου «Γύρω από την αγάπη είναι σωστό, είναι λάθος».
Ενημερώστε με!
Επιτρέψτε μου να διαβάσω τα σχόλιά σας, ένα είδος από στόμα σε στόμα για άλλους αναγνώστες. έτσι ζουν οι λέξεις, είναι αέρας! Ο άνεμος του πάθους, της αγάπης, της γνώσης, της συμμετοχής, του αλληλοσεβασμού και της εμπιστοσύνης.
Μην τους αφήσετε να πέσουν στο κενό!
WHAT DO YOU READERS THINK?
Dear readers,
I can't count the years that I've been publishing my so-called "pills" of reading for you, sometimes good sometimes not, interesting or more or less interesting.
It hasn't been easy to maintain my daily rhythm in publishing, with the risk of repeating myself; it was and still is pleasant, it is always pleasant to write, to read.
Did you like it?
Would you like to tell me your impressions?
Some time ago I had named this passion of mine "Around Love" is it right, is it wrong?
Let me know!
Let me read your comments, a sort of word of mouth for other readers; that's how words live, they are wind! The wind of passion, of love, of knowledge, of involvement, of mutual respect and trust.
Don't let them fall into the void!
Vincenzo Calafiore

giovedì 24 ottobre 2024


 


E, … ricordare quegli occhi

Di Vincenzo Calafiore

25 Ottobre 2024

 

 

Amare è guardarla negli occhi!

E facendolo dimenticarsi del mondo che è intorno, i problemi, la solitudine del momento prima, l’eco del silenzio anche del respiro.

Amare è sentire addosso quella nostalgia quando non c’è, sentire addosso i suoi baci anche molto tempo dopo che se n’è andata.

La tristezza è il ricordare il profumo suo sentirselo addosso sempre.

Quello che mi riporta a te è il mio sognarti, il poterti immaginare vestita come a me piace di più; ma quello che più amo di te è che tu mi fai entrare nel tuo mondo, un altro mondo ove tutto ciò che ha in un certo qual senso dominato la mia infanzia, lì non aveva valore.

Quel mondo tuo, mi piaceva tanto, mi incantava!

Potevo a mio compiacimento entrarci e rimanerci senza bisogno di passaporto o documento di riconoscimento, senza alcun obbligo, senza necessaria appartenenza!

Con te “ Marea” io ero semplicemente –altrove – un mondo estraneo, estraneo anche a me stesso!

Mi concedevi il permesso d’ingresso a una dimensione meravigliosa, forse anche supplementare, a me che ho dimenticato cosa siano: l’amore, le carezze, il sapore di un bacio.

Non ho mai smesso di amarti, perché comunque ho scelto te.

Ti ho scelta anche con tutta la distanza che ci divide, con quella fottuta paura di perderti, di non vederti.

Ho scelto te perché nessuno tranne me sarebbe stato capace di amarti, è come andare con una nave in contro a una brutta tempesta in mezzo a un oceano.

Ti ho scelta per il tuo sorriso che difficilmente lo potrei trovare su un altro volto di un’altra!

Ascolta, potrai sentire il mio silenzio con quegli occhi, ridurre le distanze se lo vorrai con un si, perché la vita è una storia bellissima da conoscere e imparare fino alla fine.

E se un giorno non potrò più guardare gli occhi tuoi?

Questa domanda ha sconvolto i miei giorni fin quando una notte con un cielo limpido e luminoso di stelle chiusi gli occhi per poter vedere con gli stessi occhi di un cieco … e ho ascoltato la moltitudine di voci che ci sono nel silenzio, ho annusato e respirato l’aria di quelle stelle e ho sentito il tuo cuore battere. Solo allora capii quanto ti amassi, e sussurrando al nulla dissi: “ Posso Amarti “!

Una leggenda popolare giapponese, originata da una storia cinese, narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra (la versione originale cinese narra che il filo è legato alle caviglie); questo filo unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due persone destinate a vivere insieme, non importa la distanza, non importa l’età, la classe sociale o altro, è un filo che lega due anime per sempre.

Questo filo rosso non è visibile, è lunghissimo, indistruttibile e serve a tenere unite le due persone che sono destinate a stare insieme per sempre,il problema è che essendo molto lungo il filo spesso si aggroviglia e crea intrecci strani e nodi che creano difficoltà alle due anime destinate a congiungersi; ogni groviglio che verrà sciolto sarà il superamento di un ostacolo nella relazione, ogni nodo che verrà districato servirà a rafforzare il legame.

Per amare bisogna avere coraggio, il coraggio di amarsi, il coraggio di alzare l’ancora, il coraggio di essere assenza!

Ti ricordi?

Prima di andarmene tu mi dicesti: Non sarai in grado di affrontare l’uragano che ti attende …

ti risposi: Io sono uragano!

 

 

lunedì 21 ottobre 2024


 

Se tu fossi qui, stasera

ti porterei tra le stelle

e da lassù guardare il cielo.

Ci scambieremmo gli abbracci mancati

le carezze, le solitudini, i baci

che non ci sono mai stati.

Ma non sei qui

questo è solo un mio desiderio ..

tu non ci sei

e io sto annegando nei tuoi occhi

in una fotografia!

                             Calafiore Vincenzo

domenica 20 ottobre 2024


 

Immagina chiudendo gli occhi

se qualcuno si innamorasse di te.

Non con quella maschera che indossi,

non del tuo fisico,

ma semplicemente di te!

Di come sei, senza la maschera che indossi,

coi tuoi difetti,

del tuo sorriso,

dei tuoi occhi

della maniera di come guardano,

del tuo carattere … quello vero però!

Non sarebbe bellissimo?

   

                                             Vincenzo Calafiore


Imagina cerrar los ojos

si alguien se enamorara de ti.

No con esa máscara que llevas,

no tu cuerpo,

¡sino simplemente sobre ti!

De cómo eres, sin la máscara que llevas,

con tus defectos,

de tu sonrisa,

de tus ojos

la forma en que se ven,

de tu personaje... ¡aunque el real!

¿No sería hermoso?


 Vincenzo Calafiore



Imagine closing your eyes

if someone fell in love with you.

Not with that mask you wear,

not with your body,

but simply with you!

With how you are, without the mask you wear,

with your flaws,

with your smile,

with your eyes

with the way they look,

with your character ... the real one though!

Wouldn't it be beautiful?


Vincenzo Calafiore


Φανταστείτε να κλείσετε τα μάτια σας

αν κάποιος σε ερωτευόταν.

Όχι με αυτή τη μάσκα που φοράς,

όχι το σώμα σου,

αλλά απλά για σένα!

Για το πώς είσαι, χωρίς τη μάσκα που φοράς,

με τα ελαττώματά σου,

του χαμόγελου σου,

των ματιών σου

όπως φαίνονται,

του χαρακτήρα σου... ο αληθινός όμως!

Δεν θα ήταν όμορφο;


 Vincenzo Calafiore

sabato 19 ottobre 2024


 








Angeli Ribelli

 

Noi che di Pericle abbiamo nel sangue le sue parole

non ci fermerete mai,

non ci prenderete mai.

Non è importante da che parte stiate,

non importa la divisa che indossate

non importano le vostre ideologie che nulla

hanno a che fare con la democrazia.

Voi non ci prenderete mai,

non ci fermerete,

non riuscirete mai a levarci il senso della bellezza,

dell’armonia, della reciprocità,

della misura.

Non ci fermerete mai!

Vigilate pure le strade

noi non passeremo,

controllateci pure come un fiume da un ponte

noi siamo fiume e non ci fermerete.

Controllateci pure dalle vostre spiagge

noi non siamo mare, siamo oceani,

non ci prenderete mai.

Spegnete pure le luci delle città

noi vediamo ugualmente …

perché sapete, la vita è fatta di dignità

Voi non l’avete mai avuta,

con troppa facilità cambiate casacca

vi siete venduti a un sistema corrotto come voi,

ecco perché non ci fermerete mai!

                                     Vincenzo Calafiore









mercoledì 16 ottobre 2024


 

L’amore che si racconta

 

Di Vincenzo Calafiore

17 Ottobre 2024 Udine

 

Come chiamarti?

Dalle mie parti ti chiamerei Gioia mia è più che un nome, è semplicemente

“ più “ !  Più di ogni cosa e significa cercare vita, perché in te c’è la vita, ma è anche il respiro dell’anima, respiro dell’amore.

Amandoti si conosce, si impara a vivere respirandola la vita, è respirando assieme, respiriamo vita.

Nella mia terra le persone che ami le chiami “ gioia mia “ ! Così baciandoti e come fare assieme un respiro di vita più grande.

 

Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un eterno romantico e si sa gli eterni romantici credono che l’amore vero esista e che probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte in tutta la mia vita a scrivere di questo amore che vive in me, è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non saprei spiegare cioè che ho dentro, il mare che ho dentro.

In me ho tante cose che non riuscirò mai a dire, perché sono uno che parla poco e ascolta tanto, probabilmente un giorno ….  molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che ho in me penso non sia paragonabile a quello che comunemente c’è, questo amore è per la vita che è in me e intorno a me, e mi fa bene allo stesso tempo, mi fa vivere.

A volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero sono felice? E mi rispondo con un “no”.

Il mio cuore è stanco, stanco di tante cose, vorrebbe solo andarsene!

Amo, amo davvero e non amo per gioco, ma amo per la vita.

Amare è difficile e complicato, amare significa amare più di se stessi. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora ad amare! Ma posso farlo per sempre, il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò? Quanto costa essere felici in questo mondo, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro c’è tormento? Ecco, la parola giusta è “tormento” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone della Nannini, “ Notti senza cuore” dove mi ci ritrovo!

“Andare a letto con qualcuno è molto semplice. La incontri, ci parli, gioco di sguardi, discorsi che intrigano, una parola in più, una parola in meno. Spogliarsi è banale. Toccarsi è meccanico. Finisci. Ti rivesti. Te ne vai. Puoi farlo con chiunque. ” Ma  Amare qualcuno è diverso. l discorsi non intrigano e basta, non sono solo parole per l’occasione. Non ci si spoglia solo dei vestiti. Puoi dirgli che hai bisogno di un abbraccio, di un bacio, di carezze. Dire di essere preoccupato per qualcosa, svelare le paure che si porta dentro, raccontare del sogno che si fa frequentemente, confidare un segreto. Fare esistenza tra le paure e le speranze, fare posto nella propria vita ed entrare nella sua. Prenderle la mano e farla sorridere! Sentire il suo odore che pensavi venisse fuori dal tuo sogno, in realtà era il suo profumo che ti è rimasto addosso. Amare è una cosa diversa. Non è da tutti. Non è per tutti.

 

martedì 15 ottobre 2024


 

Platone

 

Vincenzo Calafiore

16 Ottobre 2024 Udine

In questo mondo sottosopra, stanco di pace e serenità, invece del pensiero, della parola, delle idee, del confronto, si usano Droni, Missili ipersonici, armi per la distruzione di massa, le atomiche. Pare che ai “ Signori della Guerra “ non interessino le sorti dei popoli, tanto loro credono di potersi salvare in qualche maniera, ma non hanno capito che se anche fosse possibile, che mondo si troverebbero all’indomani di un conflitto termo-nucleare o dopo un terzo ipotetico conflitto mondiale?

A farmi paura sono: l’ipocrisia e tutti gli estremismi di questo mondo.

Si costruiscono oggi armi sempre più sofisticate, atte a consolidare le idee e il potere dei tanti criminali che sono al potere, che andrebbero processati ed eliminati assieme ai fabbricanti di morte, e forse solo così i popoli potrebbero vivere in pace.

A pensare come siamo ridotti e le condizioni che tutti indistintamente viviamo mi  viene in mente il “ Mito della Caverna “ di Platone!

Ma cos’è il Mito della Caverna?

Platone utilizza il “mito della caverna” per esporre i due piani della realtà (ambito ontologico) e i due piani della conoscenza (ambito gnoseologico):
In una caverna gli uomini sono incatenati fin da fanciulli come schiavi, in modo da non poter vedere ciò che è alle loro spalle. Essi sono quindi costretti a guardare il fondo della parete, sulla quale la luce del sole proietta le loro ombre, che vengono considerate reali. Uno di questi uomini riesce a liberarsi e, dopo aver percorso la salita, giunge alla luce del Sole. Abbagliato, pian piano si abitua alla visione del mondo reale sino ad arrivare alla sua contemplazione. Provando pietà per i suoi compagni, torna nella caverna per indurli a liberarsi, ma essi lo deridono e non credono alle sue parole. Il prigioniero che si libera e comincia il suo percorso verso l’uscita della caverna simboleggia il saggio, il filosofo; mentre il percorso che compie dall’oscurità sino alla luce del sole rappresenta il percorso dal mondo dell’apparenza al mondo intelligibile o razionale. Il sole, che da nutrimento alla realtà, rappresenta il mondo intelligibile, che Platone chiama “mondo delle idee”, raggiungibile soltanto da chi compie tale percorso. In questo mito il mondo delle ombre proiettate sulla parete rappresentano il mondo mutevole della conoscenza sensibile. Le ombre sono il simbolo dell’errore della mente umana quando questa si affida soltanto ai sensi; rappresentano quindi il mondo delle apparenze, il mondo della superficie visibile delle cose. Le catene con le quali gli uomini erano legati, invece, così come anche il buio, rappresentano il piano della conoscenza sensibile. Il prigioniero che si libera e comincia il suo percorso verso l’uscita della caverna simboleggia il saggio, il filosofo (e viene paragonato da molti a Socrate); mentre il percorso che compie dall’oscurità sino alla luce del sole rappresenta il percorso dal mondo dell’apparenza al mondo intelligibile o razionale. Il sole, che da nutrimento alla realtà, rappresenta il mondo intelligibile, che Platone chiama “mondo delle idee”, raggiungibile soltanto da chi compie tale percorso. Platone quindi insegna come l’amore per la conoscenza possa liberare dalle catene e comprendere la verità.

Platone sviluppa la “teoria delle idee”. L’idea, secondo Platone, indica un’entità immutabile e perfetta, che esiste per proprio conto. Per il filosofo le cose sono copie, o imitazioni imperfette delle idee. Le idee sono il criterio di giudizio della realtà, precedono la realtà e la condizionano; rappresentano il suo modello e sono molteplici. L’idea platonica è dunque il modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette di questo mondo.
Le idee-valori, che corrispondo ai principi estetici e politici. Per esempio il bene, la bellezza, la giustizia ecc.. che formano in noi ciò che noi denominiamo “valori”.
Le idee-matematiche, corrispondenti alle entità dell’aritmetica e della geometria.
Le idee del bene, nel mito della caverna la persona che esce dalla caverna ammira il sole; il bene è paragonato alla luce che ci permette di vedere.
Le idee delle cose naturali, come l’umanità, l’amore, l’amicizia.
Le idee delle cose artificiali come una panca, il pane.

Per Platone esistono due gradi fondamentali di conoscenza: opinione (doxa) e la scienza (episteme), (dualismo gnoseologico),cui danno riscontro due tipi d’essere distinti, e le cose e le idee (dualismo ontologico). La doxa è la conoscenza sensibile, mutevole e imperfetta che rispecchia le cose mutevoli e imperfette (la caverna e matrix rappresentano proprio questo). L’episteme è la conoscenza razionale, immutabile e perfetta che rispecchia le idee immutabili e perfette (ciò che sta fuori dalla caverna e Zion rappresentano questo).
Secondo il filosofo le idee non possono derivare dai sensi, poiché questi ci testimoniano solo un mondo di cose materiali e imperfette.

Per risolvere questo problema Platone ricorre alla dottrina-mito dell’anamnesi, o della reminiscenza (cioè del ricordo): egli afferma che la nostra anima prima di calarsi nel nostro corpo, è vissuta disincarnata nel mondo delle idee dove tra una vita e l’altra ha potuto contemplare gli esemplari perfetti delle cose. I sofisti affermavano che era inutile cercare la verità, perché o era dentro di noi o era impossibile trovarla (innatismo). Per Platone noi possediamo la verità ma non ne siamo consapevoli, perciò è nascosta.


 

domenica 13 ottobre 2024



 

Amo questa mia età

Di Vincenzo Calafiore

14 Ottobre 2024 Udine



A volte guardando il cielo

cerco il mio cielo, quello dello Stretto.

E trovo la solitudine, lo spaesamento!

Mi rendo conto di non essere ne Calabrese

ne Friulano, ma semplicemente: uno!

Che non vale niente! “

                                    Vincenzo Calafiore

 

 

 

Io Amo questa mia età, anche se povera e meschina, la sento addosso come un vestito comodo anche se è sdrucito, e non solo. La vivo anche come un tempo che non è stato mai tempo, come mare che ho solcato spostandomi spudoratamente lungo le sue arterie senza passaporto né documento di riconoscimento; la mia vita, una volta conosciuta, l’ho cercata sempre come si cerca un amico, l’ho vissuta, la difendo e la vivo su quelle cime d’onde spumeggianti, a volte in maniera irrazionale nel suo andare e venire a volte senza una ragione precisa.

L’amo.

 

L’amo come questo mare che ho negli occhi che m’intimorisce quando lo vedo spargere veleno e rabbia, ingoia e lascia lacrime. Lo amo questo mare che unisce civiltà e cose di una città divisa su due sponde diverse; nella stessa misura amo i ferryboat che vanno e vengono silenziosamente di giorno e di notte senza tregua, senza riposo, con cose e uomini sempre diversi; come asini sempre sugli stessi sentieri di campagna.

Ma lo amo ancora di più andando in barca, vagando sopra i suoi misteriosi fondali, in mezzo al canale dove il mare è più mare, più oceano, di altre parti.

E’ bello perché cangia colori continuamente come il cielo, ed è stretto fra due rive, perché da un lungomare si vede Messina.

 

Perché questo stretto è una scorciatoia che questo mare si è inventata per accorciare le distanze con altri mari ancora più grandi, con altra gente, con altre culture, con altri profumi e storie, musiche, canzoni.

E tuttavia affacciato da una ringhiera di una terrazza sospesa sul mare, corrosa dalla salsedine, invasa dai rifiuti e borse di plastica, aggrovigliate ai rami di cespugli secchi,  rimango incantato a guardare il sole levarsi su questo mare e le correnti misteriose che ricamano e disegnano questo stretto unico al mondo.

 

Guardare nella lontananza la striscia di fumo nero di un traghetto mi fa pensare alla vita che non si ferma mai, così alle mie passate battaglie perse, alle innumerevoli traversate su quei traghetti sempre più sgangherati, con le pareti delle stive pitturate di vernice bianca, alle mie ore passate dentro il bar immerso nell’odore forte degli arancini appena fritti, o alla ringhiera della passeggiata sul ponte da dove ho potuto vedere la sponda siciliana avvicinarsi con diverse tonalità di colori e velocità; e fu in quel bar che ebbe origine il primo dei miei viaggi verso un lontanissimo altrove.

 

Ma la cosa più strana che accade là in mezzo al canale è la magia di non sentirsi calabrese né messinese, ma neppure italiano. Si è semplicemente un uomo in mezzo al blu, un uomo libero, con il sapore del vento sporco di salsedine sulle labbra, con l’unico pensiero che in quel momento preciso gli balena in mente: libertà. Avendo la possibilità di poter guardare oltre l’orizzonte appena scavalcato e vederne un altro ancora più lontano, molto più vicino della vita stessa che in quell’aria dolce e serena pare una cosa lontana con tutte le sue precarietà.

 

E ancora io, maestro della disillusione che s’interroga e si cerca fino a ritrovarsi spoglio.

Ancora io desolato  e ironico, sprezzante del mio destino che si compie nonostante faccia continuamente degli scavi attorno con l’intento ingenuo di ostacolarne il compimento, che ugualmente invece va compiendosi con amarezza in ogni sua parte e sul suo senso della fine col conseguente impoverimento della mia immaginazione che non trovando ostacoli mi propone nuovi scenari, nuova vita.

 

Desidero chiedere a te che un giorno coraggiosamente prenderai in mano questo mio registro di navigazione, di spiegare a quelli come te sognatori e personaggi immaginari di questa favola che per meraviglia e per conoscenza si mettono in discussione, e non si perdonano gli errori. Uomini di mare, uomini capace di mare, cosa siano l’amore e la vita.

Chissà quante altre definizioni potrebbero saltar fuori dalla fantasia e io che non ci sarò o non potrò esserci desidero più che mai adesso lasciarti in eredità questo mio sogno perché è uguale al tuo.

Affinché si realizzi.

 

Affinché tu possa provare la stessa mia identica felicità nell’aver scoperto che l’amore e la vita altro non sono che la stessa cosa, mare! Mare che io ho navigato e in cui sono pure felicemente annegato ebro ancora di vita. Per questo voglio che tu sappia quanto grande sarai quando guardando una donna negli occhi sentirai nei tuoi una grande voglia di volare e raggiungere quei luoghi fino a ieri a te inaccessibili: hai cominciato a conoscere che l’amore è vita!

Un’unicità irrazionale, indifesa meravigliosamente indifesa, che ti farà grande! 

 


sabato 12 ottobre 2024


 donde te encuentras con el mar


Desde las ventanas abiertas

el aroma de jazmín, comienza

para invocarnos, las horas que nos separan del mar.


Lo que siento en mi piel no es ese viento

que doblaba las espigas al pasar.

Es un viento que llama a la tormenta hacia sí mismo,

el que ahora me lleva lejos.

es el aliento

¡Luz, luz de vida!

¿Quién dibuja?

sus raíces indescriptibles.

¡La vida es como el mar y el mar es como la vida!

Soy una magia, un espejo mágico,

donde nuestras vidas fluyen y

las esperanzas que algún día nos harán horizonte.

Y entonces, ¿qué pasa entonces?

¡Y entonces nada, no pasará nada!

Siempre estamos de este lado del mar,

somos arena, frio...

nunca podremos ser mar u océano,

¡somos barro!

Tú, yo... nunca podremos ser el mar.

¡Somos límite, prisión, puertas cerradas, soledad!

Somos impulso, remordimiento perpetuo,

la angustia, la distancia, ese remordimiento que roba

los sonidos y colores la esperanza a nuestros sueños.

Pero también somos manos suspendidas en una caricia, y brazos

por un abrazo que siempre tiembla ante

a una cara, a un beso, a una sonrisa.

¿Somos mar o somos orilla?

El lugar más sagrado

Falta de aire en la oscuridad

las manos que se buscan

nueva libertad

amar.

somos lo que hay

donde la tierra deja de ser tierra

y se vuelve espacio, ¡infinito!

Estos somos nosotros, infinito, amor:

Ahí es donde escucho tu corazón, donde

¡Me encanta tu belleza, tus colores!

Somos la orilla y el amor…

somos la huella de una existencia,

somos el signo de una caricia,

el borde de los sueños perdidos,

las fronteras heridas,

el mar olvidado, estos somos nosotros,

la simetría por donde entrar

y te encuentras frente a un inmenso:

¡amar!

Caricias que siempre tiemblan

antes de un beso, una caricia,

Estos somos nosotros: ¡orilla!

El lugar más sagrado,

la huella, la señal,

el corazón del mar,

la belleza de un momento, de un te amo

perdido, olvidado en alguna parte.

Somos el lugar más sagrado.

¡El más lejano del mundo!


 Vincenzo Calafiore


                   Là dove incontri il mare

 

Dalle finestre aperte

il profumo del gelsomino, comincia

a chiamare a se, le ore che ci separano dal mare.

 

Quello che sento sulla pelle non è quel vento

che piegava le spighe di grano al suo passare.

E’ un vento che chiama a se la tempesta,

quella che ora mi porta via.

E’ il soffio

Lieve, leggero della vita!

Che disegna,

le sue indisegnabili radici.

La vita è come il mare e il mare è come la vita!

Sono una magia, uno specchio magico,

ove scorrono le nostre vite e

le speranze che ci facciano un giorno orizzonte.

E poi, che succede poi?

E poi niente, non accadrà niente!

Noi siamo sempre al di qua del mare,

siamo sabbia, freddo …

non potremo mai essere mare o oceano,

siamo fango!

Tu, io … non potremo mai essere mare

siamo limite, prigione, porte chiuse, solitudine!

Siamo impulso, perpetuo rimorso,

angoscia,distanza, quel rimorso che ruba

i suoni e i colori la speranza ai sogni nostri.

Ma siamo anche mani sospese in una carezza, e braccia

per un abbraccio che tremano sempre davanti

a un viso, a un bacio, a un sorriso.

Siamo mare o siamo riva?

Il luogo più sacro

Il respiro corto nel buio

le mani che si cercano

la libertà ritrovata

l’amore.

Noi siamo ciò che c’è

dove la terra smette di essere terra

e diventa spazio, infinito!

Questo siamo noi, infinito, amore:

E’ lì che ascolto il tuo cuore,dove

amo la tua bellezza, i tuoi colori!

Noi siamo la riva e amore …

siamo la traccia di un’esistenza,

siamo il segno si una carezza,

il bordo dei sogni perduti,

i confini feriti,

il mare dimenticato, questo siamo noi,

la simmetria dove entrare

e trovarsi dinanzi a un immenso:

l’amore!

Carezze che tremano sempre

prima di un bacio, di una carezza,

questo siamo noi: riva!

Il luogo più sacro,

la traccia, il segno,

il cuore del mare,

la bellezza di un attimo, di un ti amo

perduto, dimenticato da qualche parte.

Siamo il luogo più sacro

il più lontano del mondo!

 

                           Vincenzo Calafiore

Where you meet the sea


From the open windows

the scent of jasmine, begins

to call to itself, the hours that separate us from the sea.


What I feel on my skin is not that wind

that bent the ears of wheat as it passed.

It is a wind that calls the storm to itself,

that now carries me away.

It is the breath

Light, light of life!

That draws,

its undrawable roots.

Life is like the sea and the sea is like life!

They are a magic, a magic mirror,

where our lives flow and

the hopes that one day will make us a horizon.

And then, what happens next?

And then nothing, nothing will happen!

We are always on this side of the sea,

we are sand, cold ...

we can never be sea or ocean,

we are mud!

You, me ... we can never be sea

we are limit, prison, closed doors, solitude!

We are impulse, perpetual remorse,

anguish, distance, that remorse that steals

the sounds and colors, the hope from our dreams.

But we are also hands suspended in a caress, and arms

for an embrace that always tremble before

a face, a kiss, a smile.

Are we the sea or are we the shore?

The most sacred place

The short breath in the dark

the hands that search for each other

the freedom found again

love.

We are what there is

where the earth stops being earth

and becomes space, infinite!

This is us, infinite, love:

It is there that I listen to your heart, where

I love your beauty, your colors!

We are the shore and love …

we are the trace of an existence,

we are the sign of a caress,

the edge of lost dreams,

the wounded borders,

the forgotten sea, this is us,

the symmetry where to enter

and find oneself before an immense:

love!

Caresses that always tremble

before a kiss, a caress,

this is us: shore!

The most sacred place,

the trace, the sign,

the heart of the sea,

the beauty of a moment, of an I love you

lost, forgotten somewhere.

We are the most sacred place

the farthest in the world!


Vincenzo Calafiore