venerdì 29 novembre 2024


 

Do ut des

 

 

Di Vincenzo Calafiore

29 Novembre 2024 Udine

 

Che cosa è l’Amore?

L’amore è un sentimento di puro affetto nei confronti di un’altra persona, che si manifesta come un assoluto desiderio di voler bene. Va oltre il desiderio fisico, raggiungendo livelli di dedizione, attrazione, attaccamento.

Si basa sul principio del – do ut des -  “ io do affinché tu dia “

L’Amore è un affetto profondo, forse anche troppo complesso per essere definito in maniera esaustiva. Eppure, ci si trova spesso impegnati nel reperire le parole che possano tradurre l’intensità della forza, la peculiarità delle sensazioni dello scoprirsi innamorati, di sorprendersi di quell’energia che fa evolvere e crescere,trasformare le personalità, al punto di rendere il soggetto diverso, irriconoscibile.

Nel momento in cui la parte più ingenua dell’anima è indotta ad aprirsi all’esperienza amorosa si finisce per perdere la capacità di rimanere in maniera coerente negli affetti, rifuggendo la razionalità, grande nemica della passione e delle gioie.

La vulnerabilità diviene così il prezzo da barattare con la profondità di un sentimento i cui confini sembrano espandersi sempre più, fino a inglobare la persona nella sua interezza.

Nulla farebbe presagire in uno stato di beatitudine di una intesa emozionale, che la più grave minaccia a tale pienezza potrebbe annidarsi proprio là dove c’è la felicità.

 

“ Una personalità narcisista

Votata all’assoggettamento

Perpetuo dell’altro “

 

Cosa accade, allora, quando il patner che dichiara l’amore infinito si trasforma all’improvviso in un nemico pericoloso, in grado di distruggere e schiacciare la personalità dell’altro, fino al punto di modificarne la struttura, da spegnere gli slanci vitali più elementari, rendendo impossibile qualsiasi aspirazione al personale benessere, alla realizzazione, alla felicità?

Se l’amore si trasforma in una prigione, il legame diventa un nodo scorsoio che porta alla morte

psicologica.

Se coloro che a forza sono entrati nel cuore violandone i confini, scoprono le violenze derivanti dalle manipolazioni, a nulla serve difendersi, perché nel momento in cui si prende coscienza della vera identità dell’amato è già tardi per tornare a riprendersi la propria vita.

 

Uomini e donne sembrano ad un primo contatto individui seduttivi. Hanno modi affascinanti, per nascondere la loro subdola influenza psicologica sulla possibile “ preda”.

All’inizio di un rapporto, i loro atteggiamenti sono molto simili a comuni manifestazioni d’amore, ma un po’ alla volta  cade la maschera e succede quello che meno ci si aspetta.

La saggezza imporrebbe di fuggire al più presto, ma accade proprio il contrario, la vittima si sottomette al suo carnefice, con conseguente perdita di stima e fiducia in se stessa.

 

Ma cosa induce a portare avanti una relazione malata?

 Si dice che l’amore è cieco, ma quando arriva il momento in cui si è costretti a ritrovare la vista, ci si rende conto del fallimento, arrivano stati d’ansia, sensi di colpa, paure,mancanza di sicurezza, senso di vergogna e isolamento i corollari più frequenti del generale stato di prostrazione in cui cade la vittima!   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 27 novembre 2024

 

 

 

JAN TODISCO

 

“ Si dice di lui ”

 

Ti colpiscono gli occhi, soprattutto. E un certo modo di farli parlare.

La voce, che a un tratto sembra spegnersi in un suono secco, d’improvviso si dilata e s’aggrotta restando tuttavia sempre nitida.

E ti sorprende la sua risata, la sua maniera di ridere, ridono anche gli occhi a guardarli bene,

che dire del suo sorprendente ottimismo?

E ti sorprendono le mani, le dita affusolate come quelle di un ragazzo di 77 anni, inventate dalla sua grazia.

Era tempo che io Jan Todisco volevo parlare di lui, quasi un’urgenza esistenziale di raccontare Vincenzo Calafiore, un pezzo di storia personale attraverso le pareti di certi labirinti in cui non ha mai avuto paura di perdersi.

Anzi! Argomenta, talvolta esemplifica e soprattutto ricorda sul filo d’una nostalgia che diventa pian piano consapevolezza d’un tempo che non può ritornare.

 

Così i suoi occhi, quegli occhi che parlano, brillano di malinconia, saettano nel vuoto delle certezze, s’adagiano nella contemplazione della storia personale che coincide con quella di mezzo secolo di cose ed eventi che lo hanno segnato.

Non si è mai arreso, neanche alle peggiori evidenze; quasi a volersi mettere al riparo spesso lui afferma dopo una sconfitta: “ ..hai mai visto un’onda arrendersi? Mai! “  Per questo ama il mare.

Lo ama così tanto che ha coniato un pensiero che a leggerlo attentamente si intuisce il suo grande amore per questa forza della natura:

 

Una volta che hai visto il mare

Non potrai più farne a meno di guardarlo.

E camminerai per strade da cui potrai

Vederlo sempre”

 

Con Vincenzo Calafiore ci conosciamo da una vita, assieme al Liceo Classico … era sempre con la testa fra le nuvole.

L’ho rivisto dopo una ventina d’anni. Ho suoi ricordi sin da bambino e l’ho seguito nella sua crescita artistica, è un formidabile scrittore che riesce a incantare coi suoi scritti, mai banali, mai sporchi.

Parla poco di se e delle sue paure, tanto delle certezze, tra digressioni e ricordi, tra brevi risposte e lunghi silenzi.

 

Non è un personaggio facile, il libertario, l’anarchico inteso in senso artistico.

Vincenzo Calafiore, uno che ha saputo opporre molti no ai più semplici si. Uno che, agli anni difficilissimi che ha attraversato non si è mai arreso.

Basti pensare che a un certo punto della sua vita, molla tutto perché sente che la sua vita è da un’altra parte e abbandona la sua città natale.

 

C’è una parte della sua storia che la dice lunga sulla sua testardaggine. “ Mi sono sempre sforzato di invertire il corso della sfortuna, facendola diventare cosa buona e necessaria, per apprezzare sempre più quel che ho.

 

E’ riuscito a dare una forma concreta al suo sogno, è stato sempre uno di quelli che ha amato fino in fondo le sue follie.

Una cosa è certa, lui constata che i suoi primi 77 anni non gli basteranno per tutte le altre cose che vorrebbe fare “ Ce ne vorrebbero altri 77  “ mi dice candidamente e se qualcuno gli chiedesse se rifarebbe tutto quello che ha fatto, risponderebbe di si.

 

“ Tanto, una vita non basta per tutte le esperienze. Quindi vorrei fare tutte le cose e le altre esperienze che non sono riuscito a fare “ . Questo è ora il suo sogno, fare tutto quello che non è riuscito ancora fare!

 

 

                                                     

 

domenica 24 novembre 2024


 

La magia dell’amore

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Novembre 2024 Udine

 




“ … pur desiderandolo non la baciò,

si limitò a trattenere il suo viso tra le mani

per respirarne il profumo.

Lei era una di quelle donne che la vita

le aveva insegnato ad attendere …

non esiste nulla di più di meraviglioso

al mondo: incontrare labbra che non hanno fretta! “

                                      Vincenzo Calafiore

 

Nonostante tutto in questo mondo sottosopra a vincere è l’amore, la magia dell’amore con tutte le sue facce, corrispondenti ciascuna a una diversa manifestazione dello stesso istinto, che chiede di poter essere appagato tramite una relazione.

Ma è vero anche che la “ passione “ fa paura, perché in ogni caso implica una condivisione con qualcuno che può tradire, che può abbandonare.

Solo gli ingenui o i temerari possono credere che si possa amare semplicemente.

 Il sentimento – amore – pare che sia stato

 “ creato” per i coraggiosi, disposti ad affrontare le sofferenze, pur di assaporarlo.

Tuttavia le pulsioni affettive, dovrebbero già contenere in sé la forza necessaria per superare le paure che questo sentimento genera. Così dovrebbe essere, nonostante le smentite di questi tempi, caratterizzati da diffusa violenza e dalla paura di legarsi a qualcuno e di assumere il peso anche emotivo che tale esperienza comporta.

L’istinto privo di coraggio per vincere le paure, lascia i rapporti sospesi in una sorta di limbo, uno spazio in cui mancano definizioni precise condivise: condizione che ne decreta la fine. Un generalizzato conflitto tra desiderio e paure tende a coinvolgere anche le passioni più travolgenti, sacrificandole al baratto con la tranquillità.

E così la donna maestra di seduzione procede con più cautela, assimilandosi sempre più in questo all’uomo, che di cautela pare ne abbia da vendere.

Quindi la paura dia amare potrebbe essere collegata all’insicurezza ed alla confusione tipica di questi anni, in cui a fatica si riesce a distinguere ciò che è importante, da ciò che rappresenta una maschera, un’illusione. Le esperienze si consumano in fretta spinte dalla tendenza al consumo e al cambiamento in tutti i contesti della vita.

Oggi in questo mondo sottosopra si corre sempre più per stare al passo di questi tempi, ma si finisce per non vivere a fondo nulla, senza emozioni, senza poesia; finisce per produrre delle precise ripercussioni sul comportamento sia individuale che collettivo.

“ Uomini e donne in questo tempo, liberi e tolleranti sono tuttavia accomunati dagli stessi problemi a vivere con gioia pienezza e sincerità l’attaccamento reciproco.”

Una prima conseguenza riguarda l’identità personale, che finisce per essere determinata dall’esterno. Tempi in cui ogni soggetto viene considerato per ciò che sembra e non per quella che è la sua vera natura, e si finisce per indossare una maschera.

Ma se l’adozione di veli rassicuranti appanna l’identità, le paure e le incertezze finiscono con il complicare o escludere l’amore.

Per una relazione d’amore “ funzionale “ sembra sia necessaria o indispensabile un’adeguata capacità di – stare da soli con se stessi – e non avere bisogno dell’altro per sopravvivere.

In quei periodi in cui non si vive una storia d’amore la sensazione di solitudine può sembrare talvolta intollerabile e si fa di tutto per incontrare una lei! Spinti da un insano impulso ad accoppiarsi si finisce per commettere l’errore di scambiare per buono ciò che è solo una pallida idea di ciò di cui si ha realmente bisogno, cadendo in relazioni difficili e conflittuali, talvolta scellerate.

Ma se sono dei sentimenti o pulsioni indipendenti, perché è così difficile distinguere il desiderio sessuale dall’amore?

Oggi tutta questa libertà, forse per la prima volta nella storia dell’umanità, è un diritto di tutti, uomini e donne, nei loro diversi e possibili orientamenti sessuali. Il sesso è finalmente depenalizzato e l’amore non ne rappresenta più necessariamente l’assoluzione. In questo periodo storico in cui la libertà e legge di mercato fanno tornare in auge il corpo come oggetto di consumo e sede di istinti, più come status symbol che come fonte di piacere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 21 novembre 2024


 It's about you


By Vincenzo Calafiore

November 22, 2024 Udine


At a certain point the fountain pen slides on the paper and line after line it heads towards the highest sky contained in a white sheet; the thought dissolves agilely in the story of its own imaginations, among its own figures hidden in the invisible networks of reasoning.

And when the themes most fertile of solicitations manage to read articulated narrative measures, oscillating between dialogues and descriptions, desires and emotions, here the page opens like an album leafed through by the desire to see the imaginations materialize, to hold them in a suspension of reflections and to preserve them for the nights without sea.


Read them in an intertwined talk of bodies and hands ... a subterranean and persistent echo of literary schools of the second half of the twentieth century and, in particular, of the School of the gaze, of the imaginary deepening of a - beyond - of that dialogue of bodies in the shadows of a long night.

Without forgetting the absolute feeling inside, identified as love, as belonging, which is identified in those nocturnal characters on which the poetic delicacy of kisses presses, of hands that search for each other in "that great sea" of feeling inside.

However, the strong suggestive emotions aroused by the passionate voluptuousness of holding each other, skin to skin, bodies to bodies, remain suspended in the air, crystallized in the poetry of the shadow!


Transformed in the night like fog around an - I love you -!

Giving oneself in those whispered dialogues that question and arouse new emotions, new peaks of passion that call into play other desires, other dreams to be realized before the night is devoured by the light.

It is a discovery of something fascinating, sublime: wanting each other again!


Both bound by an all-encompassing passionate love, it is then that the claustrophobic world of obsessions, fears and doubts moves away even if it comes to life like a movie scene, clips, embarrassing details, exaltations and follies, passionate backgrounds of the moment pass by... discoveries from the sun and the sea, of the absolute pleasure enclosed in a kiss!


An incomparable moment, the hurricane of things that lovers exchange, like two explorers who explore their bodies, their souls! The love that is made in bed, when love screams.

And if only it were possible to deliver "this knowledge" to those like us who fight the aridity of sex, the dehumanization of that "I love you"!


Towards the dawn, the fluid prose makes the sequences of dialogues slide into a natural course that serves to preserve them without any friction, despite the dense honeyed language of the bodies, of the thoughts of an I love you just on the lips ready to take flight like Icarus in the next day!


Spectacular visions light up that will remain all day in that sea of ​​silence, waiting for a next night if there ever will be one; a night like this is unforgettable, it is a fragment of life that remains waiting for new life in the same hands, in the same bodies, in the same slow breathing of that I love you that animates the nights, lights the fire on the andirons of the night. It is a hymn to the beauty of life, to the joy that reddens the language of love, makes it sweet and pungent, crystalline and ardent, above all – ardent – ​​in the concave voice of lovers!


E’ di te, che si tratta

 

 

Di Vincenzo Calafiore

22 Novembre 2024 Udine

A un certo punto la stilografica scivola sul foglio e rigo dopo rigo si avvia verso il cielo più alto contenuto in un foglio bianco; il pensiero si scioglie agile nel racconto delle proprie immaginazioni, fra le proprie figure celate tra le invisibili reti del ragionamento.

E quando le tematiche più fertili di sollecitazioni riescono a leggere misure narrative articolate, oscillanti fra dialoghi e descrizioni, desideri ed emozioni, ecco la pagina aprirsi come un album sfogliato dal desiderio di vedersi materializzare le immaginazioni, di trattenerle in un sospeso di riflessi e di conservarle per le notti senza mare.

 

Leggerle in un intrecciato parlare di corpi e di mani … una sotterranea e persistente eco di scuole letterarie del Secondo Novecento e, in particolare, della Scuola dello sguardo, dell’immaginario approfondimento di un – oltre – di quel dialogo di corpi nelle penombre di una lunga notte.

Senza tuttavia dimenticare l’assoluto sentire dentro, identificato come amore, come appartenenza, che si identifica in quei personaggi notturni sui quali preme la poetica delicatezza dei baci, delle mani che si cercano in “ quel mare grande” del sentirsi dentro.

Restano, comunque, sospese nell’aria, cristallizzate nella poesia dell’ombra le forti emozioni suggestive suscitate dalla voluttà passionale dello stringersi, pelle con pelle, corpi con corpi!

 

Trasformati nella notte come nebbia attorno a un – ti amo -!

Donarsi in quei dialoghi sussurrati che interrogano e suscitano nuove emozioni, nuovi picchi di passioni che chiamano in campo altri desideri, altri sogni da realizzarsi prima che la notti sia divorata dalla luce.

E’ un scoprire qualcosa di affascinante, di sublime: volersi ancora!

 

Entrambi legati da un amore passionale totalizzante, è allora che il mondo claustrofobico delle ossessioni, delle paure dei dubbi si allontana anche se si anima come la scena di un film passano spezzoni, dettagli imbarazzanti, esaltazioni e follie, sfondi passionali del  momento .. scoperte dal sole e dal mare, del piacere assoluto racchiuso in un bacio!

 

Impareggiabile momento l’uragano di cose che gli innamorati si scambiano, come due esploratori che esplorano i propri corpi, le proprie anime! L’amore che a letto si fa, quando l’amore urla.

E magari fosse possibile consegnare “ questa conoscenza” a chi come noi combatte l’aridità del sesso, la disumanizzazione di quel “ ti amo”!

 

Verso gli albori la prosa fluida fa scivolare le sequenze dei dialoghi in un corso naturale  che serve a custodirle senza alcun attrito, nonostante il denso mieloso linguaggio dei corpi, dei pensieri di un ti amo appena sulle labbra pronto a spiccare il volo come Icaro nel prossimo dì!

 

Si accendono spettacolari visioni che resteranno tutto il giorno in quel mare di silenzio, in attesa di una prossima notte se mai ci sarà; una notte così è indimenticabile, è un spezzone di vita che rimane in attesa di nuova vita nelle stesse mani, negli stessi corpi, nello stesso respirare lento di quel ti amo che anima le notti, accende il fuoco sugli alari della notte . E’ un inno alla bellezza della vita, alla gioia che imporporano il linguaggio dell’amore, lo rendono dolce e pungente, cristallino e ardente, soprattutto – ardente – nella concava voce degli amanti!

  

se trata de ti



Por Vincenzo Calafiore

22 de noviembre de 2024 Údine


En cierto punto la estilográfica se desliza sobre la hoja y línea tras línea se dirige hacia el cielo más alto contenido en una hoja blanca; el pensamiento se disuelve ágilmente en el relato de sus propias imaginaciones, entre sus propias figuras escondidas entre las redes invisibles del razonamiento.

Y cuando los temas más fértiles de la solicitación logran leer medidas narrativas articuladas, oscilando entre diálogos y descripciones, deseos y emociones, la página se abre como un álbum hojeado por el deseo de ver materializadas las imaginaciones, de mantenerlas en una suspensión de reflexiones. y guárdalos para las noches sin mar.


Leerlos en una conversación entrelazada sobre cuerpos y manos... un eco subterráneo y persistente de las escuelas literarias de la segunda mitad del siglo XX y, en particular, de la Escuela de la mirada, del estudio en profundidad del imaginario de un -más allá- de ese diálogo de cuerpos en las sombras de una larga noche.

Sin olvidar, eso sí, el sentimiento interior absoluto, identificado como amor, como pertenencia, que se identifica en esos personajes nocturnos a los que presiona la delicadeza poética de los besos, de las manos que se buscan en "ese gran mar" de sentimiento interior.

Sin embargo, las fuertes emociones sugerentes que despierta la apasionada voluptuosidad de abrazarse, piel con piel, cuerpos con cuerpos, quedan suspendidas en el aire, cristalizadas en la poesía de la sombra.


Transformada en la noche como niebla alrededor de un - ¡Te amo -!

Entrégate a esos diálogos susurrados que cuestionan y despiertan nuevas emociones, nuevas cimas de pasión que ponen en juego otros deseos, otros sueños por realizar antes de que la noche sea devorada por la luz.

Es descubrir algo fascinante, sublime: ¡querer más!


Unidos por un amor apasionado que lo abarca todo, es entonces cuando el mundo claustrofóbico de obsesiones, miedos y dudas se aleja aunque cobre vida como una escena de una película, clips, detalles embarazosos, exaltaciones y locuras, fondos apasionados del momento pasa... descubrimientos del sol y del mar, del placer absoluto que contiene un beso!


¡Momento incomparable es el huracán de cosas que los amantes intercambian, como dos exploradores explorando sus cuerpos, sus almas! El amor que haces en la cama, cuando el amor grita.

¡Y tal vez fuera posible entregar "este conocimiento" a quienes luchamos contra la aridez del sexo, la deshumanización de ese "te amo"!


Hacia el inicio, la prosa fluida hace que las secuencias de diálogos se deslicen en un curso natural que sirve para preservarlas sin fricción alguna, a pesar del lenguaje denso y meloso de los cuerpos, de los pensamientos de un te amo apenas en los labios listos para emprender el vuelo. como Ícaro en el próximo Of!


Se encienden visiones espectaculares que permanecerán todo el día en ese mar de silencio, esperando la noche siguiente, si es que alguna vez la habrá; una noche como esta es inolvidable, es un pedazo de vida que queda esperando nueva vida en las mismas manos, en los mismos cuerpos, en el mismo respiro lento de ese te amo que anima las noches, enciende el fuego en los morillos. de la noche. Es un himno a la belleza de la vida, a la alegría que embellece el lenguaje del amor, haciéndolo dulce y punzante, cristalino y ardiente, sobre todo -ardiente- en la voz cóncava de los amantes.


 

OLEIFICIO LICASTRO AZIENDA AGRICOLA

 

Di Vincenzo Calafiore

21 Novembre 2024 Udine

 

 

Il Calabrese è di solito associato a “testa dura”, testardo, caparbio.

Si dice dei “ Calabresi”  che hanno un carattere ostinato, duro, chiuso, crudo, deciso. Altri descrivono i Calabresi come bugiardi, ciarlatani, millantatori, dotati di una carica di aggressività che qualche volta sfocia in un furore mistico.

Gramsci in “Letteratura e vita nazionale” (uno dei Quaderni del carcere) scrive, che i calabresi sono gente dal carattere temprato come l’acciaio. Corrado Alvaro invece scava più in profondità e coglie bene le contraddizioni. Il calabrese riesce ad essere primitivo e raffinato, patriarcale ed avventuroso, taciturno e riflessivo, egoista e generoso, capace perfino di slanci verso l’inconoscibile e il cielo; in preda a feroci passioni ed insieme in grado di discettare di questioni filosofiche o di argomentare con cavilli sottili ed affinati. A volte umile e sottomesso, altre fiero, altero, audace ed arrogante. Qualcuno ritiene che per capire i calabresi bisogna guardare al paesaggio, alla vegetazione, al clima, agli odori, ai sapori del territorio poiché la nostra vera essenza, quella più autentica, è intensa e passionale. Saremmo, secondo costoro, un popolo in grado di mettersi in competizione perfino con se stesso, troppo orgoglioso per farsi dominare, risoluto nel riaffermare la propria indipendenza fino al punto di abbandonare la propria terra pur di non umiliarsi ed inchinarsi. Nostalgico e tradizionalista, individualista e “anarchico”, il Calabrese ha  forte in se il senso della famiglia, dell’onore, della rettitudine e questi valori trasmette ai propri figli e discendenti. Non so se tutto questo corrisponda al vero o sia il frutto di una idealizzazione di maniera o, addirittura, letteraria, in ogni caso presenta il fascino degli opposti.

Detto questo mi piace soffermarmi sulla persona: Alfonso Licastro.

Giovane imprenditore a capo della “ Sua “ Azienda, giovane, ma capace produttore di olio, in una terra a dir poco meravigliosa e generosa, la Calabria. Ha tutte le possibilità di crescere assieme alla sua azienda, di espandersi e lo farà senza alcuna fretta, dipanando quotidianamente tutte le difficoltà cui andrà in contro.

Alfonso Licastro  non ha smentito le sue qualità, che sono l’onestà e l’orgoglio; non ha smentito neanche le altre che sono morali e che antepone ad ogni sua azione, specialmente nel campo imprenditoriale. E’ onesto, generoso, rispettoso del “cliente” che per lui non è un anonimo, ma una “ persona” da tenere in considerazione e rispettare nella forma più umana possibile che è propria,nella sua personalità, nel suo modo di essere prima come uomo, poi come “ imprenditore “ è per questo che lui Alfonso Licastro merita  tutte le stesse attenzioni che lui ha per l’altro.

Ha appreso dal padre l’arte di produrre l’olio e l’amore per la terra e con tanta passione oggi nella sua Azienda Agricola produce olio extra vergine di oliva di alta qualità, utilizzando tecniche di estrazione a freddo.

L’olio viene prodotto esclusivamente con olive provenienti dai suoi uliveti secolari e maestosi che sorgono ad oltre 650 metri di altezza, a Delianuova, nel cuore dell’Aspromonte.

Raccoglie meccanicamente le olive, nel periodo che va dall’inizio di ottobre e si protrae fino alla fine di novembre, momento in cui l’oliva è appena invaiata.

La qualità delle cultivar impiegate, la posizione strategica dei terreni consente di avere una materia prima ottima senza dover ricorrere all’uso di pesticidi e di anticrittogamici che sommati ad un processo di lavorazione attento e specializzato, restituiscono un olio genuino e ricco di fenoli, polifenoli e tocoferoli, fondamentali nella dieta di ciascun individuo. Il colore dell’olio è giallo oro, con intensi riflessi verdi, profumo deciso, il sapore morbido e avvolgente rendono questo olio unico. Dalla Calabria, da questo Paradiso di terra, un prodotto di eccellenza, di alta eccellenza!

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mercoledì 20 novembre 2024

 

Pare che niente possa dare vita

al silenzio dentro noi.

Non più parole, ne suoni, niente.

Nulla ci unisce.

Anima tocca anima

Solo così possiamo essere

vicino e vivi.

Dammi occhi, occhi per sentire

mani per vedere l’amore

nel misero tempo.

L’Amore è silenzio

non vuole parole

ma occhi e mani …

Su vieni,

lasciamo le nostre ombre al sole!

 

                                   Vincenzo Calafiore  

lunedì 18 novembre 2024


 

IO DEL MARE

 

Di Vincenzo Calafiore

19 Novembre 2024


   Una volta che hai visto il mare

non potrai più farne a meno di

guardarlo.

E camminerai per strade da

dove potrai vederlo sempre! “

             Vincenzo Calafiore

 

 

La barba bianca, i capelli arruffati dal vento, la carnagione olivastra, gli occhi verdi, sempre pronti a seguire le strane traiettorie disegnate in cielo dai gabbiani: Quinto Malatesta!

Questo sono io, io del mare, io dell’oceano-mare

 Seppi che al mondo molte cose potevano ridiventare buone e che per realizzare questo bastavano due persone.

Vedevo un sole che riempiva il cielo.

Paradossalmente il sole era anche il mare che scaldava piuttosto dal basso che dall’alto. Forse è così il presente, quando non fugge via, pensai.

Mi bastava scrutare il lento movimento delle nubi all’orizzonte, poco sopra Capo Vaticano, per capire che la pesca sarebbe stata buona, oppure ritirarsi in fretta per sfuggire alla burrasca.

La mia vita seguiva il ritmo delle onde e l’intensità della luce del sole, piegandosi ai voleri della luna quando era tempo di pescare, a largo della Tonnara di Pietrenere, i banchi di totani facilmente neutralizzabili, nelle ore notturne, grazie alle lampare.

Ho saputo raccontare le storie di mare ai bambini, con toni e pause con cui incantavo i giovani spettatori, seduti a terra attorno alla vecchia fontana che zampillava dentro una vasca.

La voce profonda, leggermente roca dal catrame e la nicotina inalati per anni dalle ormai introvabili “ Nazionali “m e le immaginarie geometrie disegnate nell’aria con le dita, mi facevano il loro migliore amico.

Non c’era tratto di spiaggia, tra Scilla e Reggio, di cui non conoscessi i segreti.

Spiriti di indomiti marinai si univano a pesci d’immensa bellezza nei miei racconti, allegre stenelle, e coraggiosi pescispada.

Così raccontavo le mie storie, con la dolcezza di un nonno che narra la fiaba ai bambini, come la storia dello “ Scoglio dell’Ulivo “ quel singolare albero cresciuto in cima allo scoglio corroso dal mare.

L’ulivo era frutto d’un patto stretto tra la terra e il mare.

Un patto sancito con la complicità d’una rondine che aveva rubato un chicco da una pianta secolare di Trachini e l’aveva deposto sulla vetta di quell’enorme masso caduto tra i flutti in epoche remote.

La terra e il mare, contando sull’aiuto del sole avevano poi concentrato le loro misteriose energie sull’oliva abbandonata, facendola pazientemente diventare un albero.

Per secoli la pianta, suscitando curiosità e superstizioni tra i pescatori aveva prodotto annualmente il suo prezioso frutto, un frutto però, di cui nessuno poteva godere, se non il mare, la terra e le rondini.

Tentare  d’impossessarsi di una sola di quelle olive poteva costare caro, chi saliva in vetta e si impossessava di una sola oliva la sua vita si accorciava di venti anni. Altri dopo aver commesso il sacrilegio  sono morti annegati in circostanze diverse.

L’ulivo insomma è una sorta di tempio inviolabile creato dalla natura.

Oggi racconto le storie degli immensi abissi dell’infinito, e delle bellissime fate  che affollano i scintillanti mari e le scogliere profumate del Paradiso.

Li navigo con la mia inseparabile barca “ Pegasus “, dritto a poppa con il timone stretto tra i polpacci e una ciurma di bambini intorno.

Qualcuno di quei bambini giura, d’aver sentito ancora, scivolare nell’aria la Pegasus riverberarsi tra le nuvole, altri raccontano d’averne scorto la sfumata sagoma su una candida nuvola scoglio, durante un temporale, che rischiò di risucchiare la terra e il mare….

 

 

 

domenica 17 novembre 2024


 

Accecati da troppa bellezza

 

Di Vincenzo Calafiore

18 Novembre 2024

 

“ … immagina quanto sarebbe bello

se ci fossero per noi, una spiaggia e un mare

ad attenderci. E qualcuno, una madre, una sposa,

un amore, capace di prenderci per mano e di trovare

assieme una vita … immaginarla, inventarla, e lasciarci

andare tra le sue braccia, con la leggerezza di una sola

parola che conosciamo o ricordiamo: Amore!

Questo davvero sarebbe meraviglioso,

sarebbe dolce e unica la vita, qualunque vita abbiamo.

E le cose della vita non farebbero male, ma si avvicinerebbero

portate dalla corrente, si potrebbe prima accarezzarle,

sfiorarle , poi farsi toccare. Farsi ferire, morirne, ma non importa

tutto sarebbe finalmente umano.

Basterebbe solo la fantasia di qualcuno, del bambino che abbiamo dentro

lui saprebbe inventarla una strada,qui, in mezzo a questo silenzio,

in questa terra muta, che non vuole più parlare.

Vita serena, dolce, come una strada da qui al cuore, da qui al mare!

                                    

                                                                                                                                                         Vincenzo Calafiore

 

 

Gli incontri casuali, le inutili attese, il mondo di fuori che scorre come un fiume in piena, diviso in fotogrammi!

Immagina quanto sarebbe bello se ci fossero per noi, una spiaggia e un mare  ad attenderci. E qualcuno, una madre, una sposa, un amore, capace di prenderci per mano e di trovare assieme una vita … immaginarla, inventarla, e lasciarci andare tra le sue braccia, con la leggerezza di una sola parola che conosciamo o ricordiamo: Amore!

Questo davvero sarebbe meraviglioso,  sarebbe dolce e unica la vita, qualunque vita abbiamo.

E le cose della vita non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima accarezzarle,

sfiorarle , poi farsi toccare. Farsi ferire, morirne, ma non importa tutto sarebbe finalmente umano.

Basterebbe solo la fantasia di qualcuno, del bambino che abbiamo dentro lui saprebbe inventarla una strada,qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra muta, che non vuole più parlare. Vita serena, dolce, come una strada da qui al cuore, da qui al mare!

Ma ci sono sempre situazioni di attesa, nel nostro quotidiano divenire, durante le quali è come se le nostre esistenze rimanessero sospese, in attesa di qualcuno o di qualcosa, di una risposta.

Solitamente di un evento, di un approdo, di un arrivo raggiungibile di una nuova tappa nella corsa terrena al traguardo incerto.

Non è proprio una vita questa, ma una sorta di attività strumentale e vicaria, di un’altra, intima e preziosa, visibile agli occhi dell’amore.

Quella che viviamo è una sorta di treno e di viaggi in treno! Simbolo di un’avventura umana, di vicende riflesse.

Inevitabili i simbolismi, quelli dei vagoni, delle rotaie, delle stazioni e dei polverosi scompartimenti,

micro mondi in cui di continuo si compongono e si separano nuclei d’improvvisata familiarità, rapportati alle stagioni, al quotidiano, alle occasioni del vivere.

E’ un richiamo alla riflessione dello scorrere del tempo, accelerato o ritardato come le immagini che scorrono fuori dal finestrino, mischiandosi e confondendosi alla velocità della vettura.

L’Amore, nel nostro percorso è un segno e come primo concepimento della forma di amare è la base della nostra stessa esistenza; l’amore dunque è il fondante del nostro esistere!

“ Amare “ è una sorta di filo rosso che ci collega alla vita, non solo è il suo senso ma è anche il significato  di tutte le dimensioni racchiuse in questo immenso – Amore – un angolo di esistenza fatto di incertezze,membra, fisicità … cose ruvide e per contro, il pensiero, la sospensione incantata, l’angoscia distratta che richiama alla memoria frantumi di echi perduti, nel giornaliero, molecola di qualcosa che sfugge: una materia crivellata di vuoti, lo sfilacciato sipario che si abbassa sulla recita di tanti volti ridenti e inquieti!

giovedì 14 novembre 2024


 

 

Come sarà il mio tempo?

 

Di Vincenzo Calafiore

15 Novembre 2024 Udine

“ La fortuna di trovarsi qui, adesso

in questo fottuto millennio di rovine e di disastri,

e di avere ancora voglia di vivere e di amare

nonostante tutto la vita!

Perché sai, la vita non è quella di questo girone d’inferno!

La vita è quella che tu hai dentro, quella che ogni giorno

scrivi pagina dopo pagina e nel mentre sentire l’ebbrezza

dell’amore, la voglia di arrivare ogni giorno in riva al mare

per iniziare un nuovo viaggio!

E’ questa la fortuna, la fortuna di essere, di esserci, di riuscire

a pronunciare ancora adesso in questo fottuto millennio:

<< Io Amo >> !

                                                   Vincenzo Calafiore

 

 

Attorno a una visione o immagine, scriveva Calvino nella sua lezione sulla visibilità, ne nascono delle altre ed è come se si formasse un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.

Sta alla scrittura poi di cercare l’equivalente dell’immagine visiva, in uno sviluppo tendenzialmente coerente, tendenzialmente perché in realtà è una molteplicità di possibilità che si connette tra sensazioni e pensiero, perché la somma di informazioni, di esperienze, di valori solo potenzialmente si identifica in un mondo dato in blocco, senza un prima e un poi.

Il paesaggio della memoria finisce  con l’apparire distante, alternativo alle visioni e alle sensazioni del presente.

Ed è nell’abitare questa distanza che forse sarà possibile cogliere le modalità delle forme che si accompagna al diverso percorso mentale.

La vita che si è persa.

La vita che non si è vissuta.

In una situazione visione-memoria che scandisce l’accaduto con tutta l’irrevocabilità del giudizio e che fissa inesorabilmente ciascuno alla propria storia. Un paesaggio che non è così semplicemente, come appare ad un primo sguardo.

Una forza estranea e indistinta, seduta da qualche parte, provvede a riordinare i ricordi dando loro significato e freschezza,come una storia del giorno prima. E allora rassegnarsi e proseguire per strade impervie.

Gli arabi chiamano “ pianura proibita” quei territori della scrittura dove lo stile pianeggiante nasce dopo un lungo sforzo e difficili prove.

Forse si potrebbe usare di Stendhal un epigrafe: “ la scrittura è come uno specchio portato lungo una strada- La strada come metafora della vita. Lo specchio, iconostasi tra soggetto ed oggetto, tra segno e significato, come metafora della mente.

In dicembre, l’undici dicembre, suonerà la campanella di una casella testé superata, sarà il mio compleanno. Che non festeggerò, semmai prenderò nota sul mio portolano, scriverò di come è stato questo viaggio fin qui compiuto, basteranno poche righe per compensare il significato della mia età.

Dovrei sentirmi onorato, perché il mio capo canuto indica o sta a indicare saggezza; ma non mi sento un saggio contrariamente semmai un “ picaro” un lestofante, un furfante che si aggira tra le stelle a caccia di sogni da realizzare, e volerlo, desiderarlo con tutta l’anima realizzare tutti i sogni che di notte cadono nella mia rete. Da ladro di coriandoli quale sono non ho monete nella mia scarsella ma solo sogni, per pagare Caronte …..

Ma mi chiedo invece come sarà il mio tempo all’indomani dell’undici dicembre?

Certo non ci sarà alcuna forzatura, alcun tentativo di apparire inossidabile, per apparire “trendy”.

La dignità umane del congedo è fondamentale per chi va ma anche per chi resta a ricordare, schiacciato dal peso del rimorso che lo corroderà dentro come un tarlo fino alla fine.

 

 

“ La fortuna di trovarsi qui, adesso

in questo fottuto millennio di rovine e di disastri,

e di avere ancora voglia di vivere e di amare

nonostante tutto la vita!

Perché sai, la vita non è quella di questo girone d’inferno!

La vita è quella che tu hai dentro, quella che ogni giorno

scrivi pagina dopo pagina e nel mentre sentire l’ebbrezza

dell’amore, la voglia di arrivare ogni giorno in riva al mare

per iniziare un nuovo viaggio!

E’ questa la fortuna, la fortuna di essere, di esserci, di riuscire

a pronunciare ancora adesso in questo fottuto millennio:

<< Io Amo >> !

                                                   Vincenzo Calafiore


«Τυχερός που βρίσκομαι εδώ τώρα

σε αυτή τη γαμημένη χιλιετία ερειπίων και καταστροφών,

και να έχω ακόμα την επιθυμία να ζήσω και να αγαπήσω

παρ' όλα αυτά, ζωή!

Γιατί ξέρετε, η ζωή δεν είναι σαν αυτόν τον κύκλο της κόλασης!

Η ζωή είναι αυτό που έχεις μέσα σου, αυτό που κάνεις κάθε μέρα

γράψτε σελίδα μετά από σελίδα και νιώστε τη συγκίνηση στη διαδικασία

της αγάπης, της επιθυμίας να φτάνω καθημερινά στη θάλασσα

για να ξεκινήσετε ένα νέο ταξίδι!

Αυτή είναι η τύχη, η τύχη να είσαι, να είσαι εκεί, να πετύχεις

να προφέρουμε ακόμα τώρα σε αυτή τη γαμημένη χιλιετία:

<< Αγαπώ >>!

 Vincenzo Calafiore

“ Qué suerte estar aquí y ahora

en este puto milenio de ruinas y desastres,

y seguir teniendo ganas de vivir y amar

a pesar de todo, ¡vida!

¡Porque ya sabes, la vida no es como este círculo del infierno!

La vida es lo que tienes dentro, lo que haces cada día.

escribe página tras página y siente la emoción en el proceso

del amor, las ganas de llegar cada día a la playa

para comenzar un nuevo viaje!

Esto es suerte, la suerte de estar, de estar ahí, de triunfar.

pronunciar todavía ahora en este maldito milenio:

<<Me encanta>>!

 Vincenzo Calafiore

“Sorte de estar aqui, agora

neste maldito milénio de ruínas e desastres,

e ainda ter vontade de viver e amar

apesar de tudo, vida!

Porque você sabe, a vida não é como este círculo do inferno!

A vida é o que você tem dentro, o que você faz todos os dias

escreva página após página e sinta a emoção do processo

do amor, da vontade de chegar todos os dias à beira-mar

para iniciar uma nova jornada!

Isso é sorte, a sorte de estar, de estar lá, de ter sucesso

ainda pronunciar agora neste maldito milênio:

<< Eu amo >>!

 Vincenzo Calafiore

“ The luck of being here, now

in this fucking millennium of ruins and disasters,

and still wanting to live and love

life despite everything!

Because you know, life is not that of this circle of hell!

Life is the one inside you, the one you write every day

page after page and in the meantime feel the thrill

of love, the desire to arrive every day on the seashore

to begin a new journey!

This is the luck, the luck of being, of being there, of being able

to still pronounce now in this fucking millennium:

<< I Love >> !

Vincenzo Calafiore

 

mercoledì 13 novembre 2024


 

POIESIS

 

Di Vincenzo Calafiore

14 Novembre 2024 Udine

Immagina cosa sarebbe la vita, senza l’Amicizia e senza amici!

Di fronte al lento morire delle coscienze bisogna reagire, in qualche maniera prendere posizione per ricominciare a sperare, avere più fede, più vicinanza a Dio.

Chi può dire di che cosa sono fatto, se non lui?

Ho guardato abbastanza questa vita da sapere che l’amicizia è buona, tanto da non poterne fare a meno; ma è per questo motivo che uno si stanca di stare solo  e cerca di mettere radici, di avere amici, perché la sua vita valga e duri qualcosa di più che un comune giorno.

La malattia più bella del conoscere, dell’amare, del narrare è fare della vita poesia: poiesis !

L’Amore graffia il mondo, addolcisce l’esistenza, allontana dalle crude realtà ci fa scivolare nel lento e mieloso scorrere del tempo. E’ un viaggiare con un orizzonte da superare, con un sogno nel cuore, con una dimensione interiore, immergendosi il più delle volte nel profondo di se stessi, delle proprie ansie, della propria paura del vivere se viene meno l’amore.

La verità è che questo mondo così com’è non è più un luogo sicuro è come vivere seduti su un vulcano che potrebbe esplodere in qualsiasi momento.

La modernità finisce ogni giorno e ogni giorno prolunga la sua “ esistenza” con una magia ipnotica, falsa, occulta ciò che è in piena evidenza: non crediamo più alla nostra avventura su questo pianeta.

Non abbiamo più nessuno a cui credere, l’amicizia è stata bandita, o ridotta allo stesso pari dell’interesse, non abbiamo una religione che ci tenga assieme, non un progetto da condividere!

Bisognerebbe avere il coraggio di denunciare l’imbroglio della modernità, il suo aver portato l’umano dalla civiltà del segno alla civiltà del cinghiale.

Per nostra causa –scelta navighiamo in un mare di merci e intorno a noi un panorama di solitudine, le nazioni senza frontiere, confini violati, gli individui ridotti a delle mere cifre o peggio ancora di drogati dipendenti.

Viviamo in megalopoli illuminate a giorno e di strade ormai in mano alla delinquenza, con cartelli luminosi che suggeriscono e indicano, avvisano …

Che cosa resta della vita?

Avremmo bisogno di cultura, di poesia e non di questa modernità incivile!

Siamo prigionieri di un autismo corale, una nuova pandemia diffusa nel mondo; occorre scendere sempre più nel profondo delle nostre esistenze, delle nostre vite senza più punti di riferimento, trascinati sempre più da una sorta di paura liquida tanto per citare Zygmunt Bauman.

Bisognerebbe riscoprire la dolcezza del vivere, di guardare la vita con gli occhi sognanti dell’uomo che cerca, con il viaggio, di scarnificare la realtà, di metterne a nudo il corpo, delicatissimo, complesso, generoso, della – grazia – con tutta la sua essenza!

Bisognerebbe avere il coraggio di farlo, individualmente,e poi sempre più fino a essere un nu ovo ordine, un nuovo principio, quello della –grazia - , della gentilezza, dell’educazione, del rispetto della vita personale e altrui!

Ci vorrebbe il coraggio di iniziare con la convinzione che qualcosa di miracoloso sta attraversando il mondo; una rivoluzione del sorriso e della pace che viene da un mare gremito di storia e di bandiere bianche che non significa arresa, ma rinascita!

La nostra salvezza è “ Poiesis “ la poesia che ancora c’è in noi, sarà questa nuova religione che ci terrà insieme, questa antica bellezza armoniosa che andrebbe protetta e accudita.

Potrebbe essere un bellissimo ritorno alla vita, più che una fuga dalla vita stessa!

 

 

lunedì 11 novembre 2024


 

                                     La paura dell’Amore

 

Di Vincenzo Calafiore

12 Novembre 2024 Udine

 

Mi è venuta in mente la mia vita in questa alba strana, e non l’ho riconosciuta! Questa che ho non la considero come tale e mi sento uno fuori da ogni logica a salvarmi è stato sempre il pensiero da primate, cioè di rimanere sull’albero e nutrirmi di foglie.

E’ una sopravvivenza, un sopravvivere quotidiano, fatto per lo più di rinunce e di lontane abbandonate speranze.

Potrebbe essere considerata questa cosa, vaga rassomiglianza alla “ vita”, a una costrittiva solitudine, sarà così?

Vero anche che ogni individuo ha della solitudine una percezione tutta sua mentre per alcuni rappresenta la noia del fare ogni giorno le stesse cose, un po’ come un criceto che corre dentro la ruota … e ci sono quelli che accolgono o accettano la solitudine di buon grado, quasi con un pizzico di entusiasmo.

Un po’ per snobbarla, un po’ per esorcizzarla! E’ dunque inevitabile invidiare la capacità di costoro con cui ne intrattengo il rapporto.

Questi sono gli “ artisti dell’evitamento, essi vorrebbero cancellare la noia  diluendola con le finte emozioni, una sorta di anestetico per non sentire il dolore.

In ogni caso, sia che adottino una strategia inibitoria sia, al contrario, una strategia esibizionistica, hanno in comune lo stesso denominatore: la dipendenza, infatti, gli artifici cui ricorrono finiscono per illudere e vivere una vita da specchio.

Se ogni individuo, infatti riuscisse ad interrogarsi ( pochi hanno il coraggio di farlo ) sul perché non riesce a rimanere solo potrebbe anche pensare perché non sappia stare in armonia con gli altri.

La “ paura di guardarsi dentro “ rappresenta il più delle volte la molla che fa scattare il timore del silenzio, identificato col “ nulla”, col “ vuoto esistenziale”.

“ Solo “ può definirsi colui che oltre ad allontanarsi dagli altri, evita di entrare in contatto con se stesso.

Se gli incontri interpersonali, si realizzassero sotto l’auspicio del riconoscimento reciproco, e se la gioia del donarsi si coniugasse con un analogo atteggiamento dell’altro, potrebbero nascere rapporti e contatti autentici, privi di paure e pregiudizi insensati e quanto meno sgradevoli.

Da dove si potrebbe ripartire nei rapporti umani?

Forse dal considerare che la sfiducia verso se stessi e poi verso gli altri sia l’errore più grande e che è importante invece ritrovare l’amore di sé smarrito, per non perdere con esso il treno della vita.

Cercando l’amore di sé continuamente nella conferma degli altri non lo si troverà mai.

Se invece lo si alimenta dentro la propria soggettività, sarà la vita tutta un’altra cosa.

La solitudine quindi si rivelerà una preziosa alleata della nostra stessa esistenza; potrà essere riconosciuta come “ l’angolo tutto nostro” ove riparare per ritrovarsi.

Ma in tutto questo fare …. Manca una figura molto importante necessaria ed è Cristo!

Che non bisogna mai lasciare, semmai trattenerlo il più possibile nella memoria!

Cristo << non è cultura>>, quell’uomo appeso alla croce non può essere confuso con  un avvenimento culturale.

Caso mai è la stessa cultura che viene cambiata dalla sua presenza, come del resto la nostra vita, e dall’incomprensibile fenomeno di un uomo che muore per redimere tutti gli altri.

Forse ancora oggi, il miglior tentativo di compendiare il pensiero di Cristo: “ Cristo è l’idea personificata della moralità ! “

Rimane infine che una cosa vera e unica sia il nostro viaggio da 100 a zero! Non è tanto importante la durata di questo viaggio, quanto il vissuto a volte crudo, talvolta visionario, talvolta poetico.

E’ un viaggio senza un orizzonte geografico, ma di dimensioni interiori. Come ogni viaggio esistenziale, che si rispetti bisognerebbe immergersi nel profondo di se stessi e lì trovare Dio, per offrirgli tutte le nostre paura, tutto il mal vivere in questo tempo provvisorio infestato di cinghiali e cannibali…. Quei divoratori di anime!

sabato 9 novembre 2024


 

Ho scelto di vivere, esserci

 

Di Vincenzo Calafiore

11 Novembre 2024 Udine

“ …  ho sempre voluto essere il padrone

di me stesso. E’ costata molto la mia libertà

ma ne è valsa la pena.

E’ semplicemente meraviglioso poter dire:

“ sono padrone di ogni attimo della mia vita”

e grazie lo dico solo a Dio e ai miei anni bruciati

nelle lotte per difendere la mia dignità, la mia libertà,

il mio orgoglio di uomo.

Importante è stato sempre rispettare e pensare che l’altro

in realtà non è un altro è l’altra parte di me

che mai sono riuscito a guardare negli occhi . “

( da: Prigionieri di un Sogno! , di Vincenzo Calafiore )

 

 

La nostra civiltà, che è riuscita ad ottenere e possedere il controllo della tecnologia, soddisfacendo allo stesso tempo la gran parte dei suoi bisogni e necessità elementari, è anche drogata di una moltitudine di cose artificiali e quindi poco autentici; avverte ormai da tempo l’assenza di un patrimonio intellettuale capace di dare delle risposte concrete di cultura e umanità.

E’ una civiltà che in qualche modo rischia di farsi rubare il futuro da un malessere dell’anima, rischia insomma di scomparire a causa delle orde di cinghiali che ormai da tempo dopo averla assediata la stanno facendo terra propria.

La decadenza si vede, la si tocca, si manifesta continuamente e si trasforma in paure, indecisione, mancanza di visione di un futuro possibile.

A che cosa ancorarci per salvarci ?

E soprattutto che cosa è rimasto di quel che si conosceva, che riferimenti abbiamo?

Se ci voltiamo un attimo, a dare un sguardo al nostro passato culturale… c’è da chiedersi quando nascerà un nuovo Italo Calvino con il suo bel “ Le città invisibili “ «Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.»(Marco Polo).

A guardare bene è rimasto poco, quasi niente dell’Umanesimo, trascurato anche nelle università, diventato poco più che un ricordo.

In qualche maniera porre fine a questa lunga e inesorabile decadenza.

 

Credo che per affrontare e fermare questa crisi culturale dell’Occidente, non occorrono nuove filosofie non servirebbero a niente, ma neanche di grandi riforme, di nuovi progetti, non servirebbero a nulla, perché abbiamo tutto il necessario a portata di mano, è solo necessario saperne fare uso.

Blaise Pascal, pensatore francese, chiedeva all’uomo di credere in Dio! E se lo avesse trovato il suo premio sarebbe stato il paradiso, se non ci fosse stato avrebbe comunque vissuto bene, senza nulla perdere!

Oggi a distanza di tre secoli e mezzo, quella scommessa del filosofo avrebbe un senso?

Scommettere su Dio o Cristo e perché? Così come alla fine dell’Impero Romano, si fece la scelta di affidare  al Cristianesimo il compito di traghettare la civiltà antica, oggi la gran parte di questa società  o civiltà incivile, si è affidata non al Cristianesimo ma a dei miseri Rapper che bene la rappresentano a discapito della bellezza della cultura che un tempo è esistita.

Così non possiamo non definirci civili, visto a chi abbiamo permesso di invaderci e non mi riferisco all’invasione dell’Islam quella è un’altra grave e difficile cosa, mi riferisco alla fantomatica forma culturale che questi presunti artisti Rapper pretendono di rappresentare ….. ma sono solo dei cinghiali tatuati e volgari, decadenti, che invece di portare bellezza portano abbrutimento!

Questa è una civiltà senza valori etici, senza vergogna, senza freni. Una civiltà destinata a sparire nella polvere del suo stesso deserto culturale!