mercoledì 27 novembre 2024

 

 

 

JAN TODISCO

 

“ Si dice di lui ”

 

Ti colpiscono gli occhi, soprattutto. E un certo modo di farli parlare.

La voce, che a un tratto sembra spegnersi in un suono secco, d’improvviso si dilata e s’aggrotta restando tuttavia sempre nitida.

E ti sorprende la sua risata, la sua maniera di ridere, ridono anche gli occhi a guardarli bene,

che dire del suo sorprendente ottimismo?

E ti sorprendono le mani, le dita affusolate come quelle di un ragazzo di 77 anni, inventate dalla sua grazia.

Era tempo che io Jan Todisco volevo parlare di lui, quasi un’urgenza esistenziale di raccontare Vincenzo Calafiore, un pezzo di storia personale attraverso le pareti di certi labirinti in cui non ha mai avuto paura di perdersi.

Anzi! Argomenta, talvolta esemplifica e soprattutto ricorda sul filo d’una nostalgia che diventa pian piano consapevolezza d’un tempo che non può ritornare.

 

Così i suoi occhi, quegli occhi che parlano, brillano di malinconia, saettano nel vuoto delle certezze, s’adagiano nella contemplazione della storia personale che coincide con quella di mezzo secolo di cose ed eventi che lo hanno segnato.

Non si è mai arreso, neanche alle peggiori evidenze; quasi a volersi mettere al riparo spesso lui afferma dopo una sconfitta: “ ..hai mai visto un’onda arrendersi? Mai! “  Per questo ama il mare.

Lo ama così tanto che ha coniato un pensiero che a leggerlo attentamente si intuisce il suo grande amore per questa forza della natura:

 

Una volta che hai visto il mare

Non potrai più farne a meno di guardarlo.

E camminerai per strade da cui potrai

Vederlo sempre”

 

Con Vincenzo Calafiore ci conosciamo da una vita, assieme al Liceo Classico … era sempre con la testa fra le nuvole.

L’ho rivisto dopo una ventina d’anni. Ho suoi ricordi sin da bambino e l’ho seguito nella sua crescita artistica, è un formidabile scrittore che riesce a incantare coi suoi scritti, mai banali, mai sporchi.

Parla poco di se e delle sue paure, tanto delle certezze, tra digressioni e ricordi, tra brevi risposte e lunghi silenzi.

 

Non è un personaggio facile, il libertario, l’anarchico inteso in senso artistico.

Vincenzo Calafiore, uno che ha saputo opporre molti no ai più semplici si. Uno che, agli anni difficilissimi che ha attraversato non si è mai arreso.

Basti pensare che a un certo punto della sua vita, molla tutto perché sente che la sua vita è da un’altra parte e abbandona la sua città natale.

 

C’è una parte della sua storia che la dice lunga sulla sua testardaggine. “ Mi sono sempre sforzato di invertire il corso della sfortuna, facendola diventare cosa buona e necessaria, per apprezzare sempre più quel che ho.

 

E’ riuscito a dare una forma concreta al suo sogno, è stato sempre uno di quelli che ha amato fino in fondo le sue follie.

Una cosa è certa, lui constata che i suoi primi 77 anni non gli basteranno per tutte le altre cose che vorrebbe fare “ Ce ne vorrebbero altri 77  “ mi dice candidamente e se qualcuno gli chiedesse se rifarebbe tutto quello che ha fatto, risponderebbe di si.

 

“ Tanto, una vita non basta per tutte le esperienze. Quindi vorrei fare tutte le cose e le altre esperienze che non sono riuscito a fare “ . Questo è ora il suo sogno, fare tutto quello che non è riuscito ancora fare!

 

 

                                                     

 

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