L’Amore vince sempre
Di Vincenzo Calafiore
08 Novembre 2024 Udine
“… sarebbe bello incontrarsi
e darsi un bacio, abbracciarsi,
per ricordare a noi stessi l’umanità
che avevamo
un tempo, quando
incontrandosi ci si comportava
come extraterrestri … nella
forma più comune
di imprudenza che è quella di
ridere, ritenendolo inutile
quella cosa che facevamo e
che poi potrebbe avvenire!
Oggi invece è tutto avvenuto
e la risata
non potrà mai seppellire ciò
che è già sepolto,
ma è un fiore abbagliante
sulla tomba del mondo:
quel bacio! “
Vincenzo Calafiore
Si parla e si scrive
molto sull’Amore, dell’Amore; non è di sessualità che si tratta, ma di Amore,
quell’amore che vince sempre, oggi un “ infinito perduto”.
Siamo un po’ tutti
alla ricerca “ dell’infinito perduto “ è una specie di malattia, la malattia
dell’infinito, sentirlo dentro questo infinito è come compiere un viaggio
interamente nel cuore.
-Malattia- è in realtà una parola doppia, perché quella
dell’infinito perduto è certamente una malattia, ma anche allo stesso tempo
qualcosa di meraviglioso: L’Amore!
L’Amore non ha
limite!
Rousseau non
sopportava il limite, voleva uscire da se stesso,salire verso il cielo,
superare il mondo di Dio, andare oltre ogni limite religioso e perdersi nell’aria
… e questo accade ogni qualvolta
che si pronuncia
quel magico e misterioso, infinito: ti amo!
Sono i sognatori
quelli che hanno nel cuore quel –ti amo- imperfetti, perché il vero sognatore o
colui che sa amare, segue il suo sogno eternamente, cade in esso come si cade
nell’acqua, muovendosi in modo che il profondo, il profondo mare lo tenga su.
Amare è come trovare
una bellissima farfalla che è un qualcosa di meraviglioso, ma anche l’esistenza
di un mondo superiore, dove “l’infinito perduto” si può realizzare.
Amare è sentire in sé
l’esigenza di felicità, di pura bellezza, di amore! Non è di sessualità che si
tratta ma semplicemente di Amore-Amare, la doppia parola, una sola parola!
Oggi è rimasto solo
il potere dell’Amore per difenderci dall’abbrutimento, dalle barbarie dei nuovi
barbari, orde di cinghiali se non peggio, che si muovono seminando ovunque
letame e sporcizia, vandalismo, criminalità, droga e violenze di ogni genere,
anarchia camuffata dal desiderio di libertà.
Fino a poco tempo
fa, 20 anni ? Forse di meno, avevamo ed eravamo una società che aveva dei
principi e dei valori come una grande famiglia, ed eravamo molto orgogliosi di
appartenerci.
Oggi, in questa
tempo o era dei “ Cinghiali “ ci troviamo infilati in una sorta di civiltà che
erroneamente pensiamo di conoscere, con la quale purtroppo bisogna convivere e
che tuttavia non riconosciamo come tale.
Questo tempo o era
dei Cinghiali è uno choc, un evento che ha cambiato tutto perfino la velocità
della luce, l’avvicendamento del giorno e della notte, sarà rinnovato e acuito
dalla scoperta che quello stesso sconcerto ( l’essere dei cinghiali) è del
tutto assente nella coscienza, non c’è niente, nemmeno una cicatrice
microscopica.
Si può impazzire
trovandosi in un mondo così, che non ha legame alcuno con il dolore di
convivere in questo tempo di decadenza d’ogni genere.
Per difenderci dal
disorientamento a questa era dei cinghiali daremo un nome di una malattia, o disagio
del vivere: disturbo postraumatico!
Il trauma di aver
scoperto di essere invasi ovunque dai cinghiali!
Per risolvere il
problema ci sono dei bravi psichiatri e una sterminata varietà di farmaci
stabilizzanti dell’umore!
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