giovedì 14 novembre 2024


 

 

Come sarà il mio tempo?

 

Di Vincenzo Calafiore

15 Novembre 2024 Udine

“ La fortuna di trovarsi qui, adesso

in questo fottuto millennio di rovine e di disastri,

e di avere ancora voglia di vivere e di amare

nonostante tutto la vita!

Perché sai, la vita non è quella di questo girone d’inferno!

La vita è quella che tu hai dentro, quella che ogni giorno

scrivi pagina dopo pagina e nel mentre sentire l’ebbrezza

dell’amore, la voglia di arrivare ogni giorno in riva al mare

per iniziare un nuovo viaggio!

E’ questa la fortuna, la fortuna di essere, di esserci, di riuscire

a pronunciare ancora adesso in questo fottuto millennio:

<< Io Amo >> !

                                                   Vincenzo Calafiore

 

 

Attorno a una visione o immagine, scriveva Calvino nella sua lezione sulla visibilità, ne nascono delle altre ed è come se si formasse un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.

Sta alla scrittura poi di cercare l’equivalente dell’immagine visiva, in uno sviluppo tendenzialmente coerente, tendenzialmente perché in realtà è una molteplicità di possibilità che si connette tra sensazioni e pensiero, perché la somma di informazioni, di esperienze, di valori solo potenzialmente si identifica in un mondo dato in blocco, senza un prima e un poi.

Il paesaggio della memoria finisce  con l’apparire distante, alternativo alle visioni e alle sensazioni del presente.

Ed è nell’abitare questa distanza che forse sarà possibile cogliere le modalità delle forme che si accompagna al diverso percorso mentale.

La vita che si è persa.

La vita che non si è vissuta.

In una situazione visione-memoria che scandisce l’accaduto con tutta l’irrevocabilità del giudizio e che fissa inesorabilmente ciascuno alla propria storia. Un paesaggio che non è così semplicemente, come appare ad un primo sguardo.

Una forza estranea e indistinta, seduta da qualche parte, provvede a riordinare i ricordi dando loro significato e freschezza,come una storia del giorno prima. E allora rassegnarsi e proseguire per strade impervie.

Gli arabi chiamano “ pianura proibita” quei territori della scrittura dove lo stile pianeggiante nasce dopo un lungo sforzo e difficili prove.

Forse si potrebbe usare di Stendhal un epigrafe: “ la scrittura è come uno specchio portato lungo una strada- La strada come metafora della vita. Lo specchio, iconostasi tra soggetto ed oggetto, tra segno e significato, come metafora della mente.

In dicembre, l’undici dicembre, suonerà la campanella di una casella testé superata, sarà il mio compleanno. Che non festeggerò, semmai prenderò nota sul mio portolano, scriverò di come è stato questo viaggio fin qui compiuto, basteranno poche righe per compensare il significato della mia età.

Dovrei sentirmi onorato, perché il mio capo canuto indica o sta a indicare saggezza; ma non mi sento un saggio contrariamente semmai un “ picaro” un lestofante, un furfante che si aggira tra le stelle a caccia di sogni da realizzare, e volerlo, desiderarlo con tutta l’anima realizzare tutti i sogni che di notte cadono nella mia rete. Da ladro di coriandoli quale sono non ho monete nella mia scarsella ma solo sogni, per pagare Caronte …..

Ma mi chiedo invece come sarà il mio tempo all’indomani dell’undici dicembre?

Certo non ci sarà alcuna forzatura, alcun tentativo di apparire inossidabile, per apparire “trendy”.

La dignità umane del congedo è fondamentale per chi va ma anche per chi resta a ricordare, schiacciato dal peso del rimorso che lo corroderà dentro come un tarlo fino alla fine.

 

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