RANDAGI NEL MONDO
By Vincenzo Calafiore
C’eravamo messi in
viaggio all’alba, ancora con il cielo ingarbugliato nelle trame dell’aurora che
non voleva lasciarlo se non dopo aver finito di scrivere la sua poesia.
Intanto i colori
andavano diluendosi se pur indefiniti nel cielo, e a guardarlo dal basso a noi
c’era sembrato la tavolozza di un
pittore.
Camminammo per giorni
lungo fianchi di montagne per raggiungere il luogo ove volano gli aquiloni; noi
ne avevamo sentito parlare dai carovanieri, li avevamo sognati per anni e
volevamo ad ogni costo provare l’emozione di tenere la libertà ad un filo.
Un lungo filo tra lei
e le nostre mani, come tra noi e il nostro destino.
Pensavamo strada
facendo, che avremmo superato le difficoltà, il freddo della notte,
l’impossibilità di parlare e ridere, e alla fine d’essere ricompensati da un
lunghissimo volo nel cielo lindo di un aquilone in una nuova alba.
Passò così tanto
tempo che non ci accorgemmo dei compagni che uscendo dalle fila s’erano persi e
l’avevano assottigliata dentro quei boschi fitti e bui; senza saperlo c’eravamo
infilati dritti dritti nell’anno duemila di aerei supersonici lucenti come il
sole, città caotiche, gente muta e poco felice, di tante strade senza fine.
Dietro noi solo
distanza da ciò che era stato lasciato, l’unico bagaglio erano i ricordi che
nei momenti di sconforto si manifestavano facendoci vedere le nostre pochezze.
Bakur era ormai quasi
raggiunta forse ancora due o tre giorni di cammino come ci indicava una vecchia
mappa disegnata su un rettangolo di lino bianco; non sapevamo cosa avremmo
trovato una volta varcate le sue bianche mura eppure non avevamo paura solo
rimpianti forse delle spiagge e del mare pieno di conchiglie e di vita.
Non c’erano aquiloni
in cielo né bambini per le strade, ma solo caos e fiumi di gente distratta e
distante da loro stessi, nell’indifferenza più grande.
Abbiamo camminato in
mezzo a loro, ci siamo confusi tra loro, non si erano neanche accorti della
nostra presenza; ho avuto modo di guardare il loro mondo e senza che me ne
fossi accorto è passato tanto tempo che non ho più ricordato la strada per
tornare a casa.
Ora vivo come un
camaleonte entro ed esco dalle mie vite, a volte rimango per giorni e giorni
nel mio mondo di mari grandi e vele, di cieli pieni di gabbiani che a guardarli
bene rassomigliano tanto agli aq
uiloni di Bakur.
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