giovedì 27 febbraio 2020


La forza di un sogno

Di Vincenzo Calafiore
28 Febbraio 2020 Udine

“ …  vedi? Noi siamo stati ovunque
assieme abbiamo seguito quel tratto
di filo blu, inchiostro blu,quello che
a te un giorno mi portò, con tutte quelle parole
che ancora sono da scrivere …. “
                       Vincenzo Calafiore


Quei giorni, quei giorni ancora lì nella memoria, non li ho mai dimenticati, erano senza te, come fogli di un quaderno privi di parole.
Non si capisce il silenzio.
E’ una di quelle cose che sarebbe meglio non pensarci, se no ci esci pazzo. Com’è possibile il silenzio nell’amore? E’ come quando il cervello non funziona più. Quando ti svegli un mattino, e lei non c’è, non è con te.
Quando apri il quaderno e lo trovi vuoto.
Quando vedi un aereo volare alto e pensi ….  devo raggiungerla.
Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene via da qui, devo andare a cercarla.
Quando ti guardi allo specchio e ti rendi conto d’essere ormai invecchiato assieme ai giorni, agli anni.
Quando nel bel mezzo della notte apri gli occhi e ti pare d’essere in mezzo a un oceano, in balia di un oceano e pensi io comunque la raggiungerò!
Al mattino invece ti rendi conto di quanto sconcertante sia lo scoprire quanto sia silenzioso e micidiale il destino, quando d’un tratto esplode in petto: ti amo.
E ti convinci sempre più che la vita non va come l’hai immaginata, lei fa la sua strada e tu miseramente la tua e non sono uguali.
E’ così, per la miseria se è così … io non è che volevo essere felice ad ogni costo, questo no, mai.
Volevo solo amare, questo sì, solo amare, salvarmi da un oceano di solitudine, ecco: salvarmi!
Come succede  ho capito tardi da che parte andare, dalla parte dei grandi desideri, quelli che come anomale onde all’improvviso arrivano e ti sommergono, ti fanno annegare dentro un bicchiere di notte.
Uno che ama si aspetta che sia l’amore a salvare, e invece no! ,  sono i desideri a salvare!
Sono la parte più vera dell’amore e se rimani con loro ti salverai sempre!!
Se dai lazzo alla vita, lei si rivolta contro, inesorabilmente ti ucciderà … e lì che ti renderai conto che non si può desiderare qualcosa senza farsi del male, senza provare dolore.
E’ lì che si compie tutto, non c’è maniera di scappare, più ci si agita e più anneghi, più ci si ribella e più ci si ferisce.
Non c’è via di scampo.
Una cosa che non riesco a spiegare a nessuno è il : Mare!
E’ quel mare che frigge negli occhi tuoi, è quel mare da cui non si può scappare, ma soprattutto è un mare che chiama, non smette mai di stupire, di incantare.
E’ un mare che ti entra dentro, ce l’hai addosso, ne senti il profumo, le sue essenze, e se va via ti lascia bianco salino.
E’ un mare che vuole me!
Potrei anche fare finta di non vedere né sentire, ma sarebbe inutile lui continuerà a chiamarmi e verrà a prendermi senza spiegare nulla, mi porterà via senza dirmi dove, e ovunque io vada ora come domani ci sarà sempre un mare a chiamarmi , disegnato sugli occhi….!
E mi pare di vedere l’inspiegabile miracolo dell’amore, della vita …. Il mare dei tuoi occhi.
Così accade che quando ti desidero, di finire a sbattere contro un muro, un muro di silenzi e di distacchi, e so che un giorno questi muri cadranno e mi ritroverò dinanzi ai tuoi occhi da gabbiano.
Che sogno è questo amore, che non desiste, questo amore di tanti giorni pieni di grazie; questo amore che va oltre le immaginazioni e strade che portano in un ovunque.
Che portano a sceglierne una, a scegliere una donna, la mia donna, come una casa, un mare da guardare, un modo di more tra le sue braccia ancora di notte accesa da sogni che come il mare vengono e rilasciano incanto, amore.






martedì 25 febbraio 2020


Lettera da un parallelo

Di Vincenzo Calafiore
26 Febbraio 2020 Udine

  La verità è che già ci amavamo, ci
siamo appartenuti e ci apparteniamo ancora
da due mondi diversi e paralleli! C’è che non
ci siamo mai dimenticati, ci siamo promessi
di ritrovarci un giorno e ci siamo ritrovati,
ci siamo presentati con le stesse speranze di poterci ancora
amare!
Ti ho cercata dappertutto, sono diventato matto agli incroci,
agli angoli di ogni strada, sono impazzito di te, della tua assenza,
ti ho vissuta ogni notte nei miei sogni, ti ho spogliata, ti ho amata ogni notte. Ci siamo ritrovati perché ci lasciammo dentro qualcosa che ci faceva riconoscere, un qualcosa di indelebile,qualcosa che ne la mia follia, ne il tempo potrà mai cancellare.”
                                                                                                                                                                          Vincenzo Calafiore


La verità è che già ci amavamo, ci siamo appartenuti e ci apparteniamo ancora da due mondi diversi e paralleli! C’è che non ci siamo mai dimenticati, ci siamo promessi di ritrovarci un giorno e ci siamo ritrovati, ci siamo presentati con le stesse speranze di poterci ancora amare!
Ti ho cercata dappertutto, sono diventato matto agli incroci,  agli angoli di ogni strada, sono impazzito di te, della tua assenza, ti ho vissuta ogni notte nei miei sogni, ti ho spogliata, ti ho amata ogni notte con quel tuo profumo di vita addosso. Ci siamo ritrovati perché ci lasciammo dentro qualcosa che ci faceva riconoscere, un qualcosa di indelebile, qualcosa che ne la mia follia, ne il tempo potrà mai cancellare.
Ti amo, ti ho amata, e non saprei nemmeno immaginare come si possa amare di più, di così. Eri sogno e ti ho strappata a un sogno e ora sei qui.
Sei qui in questo parallelo, nel mio parallelo, non ti amo per gioco, non è un gioco, non ti amo per noia o per un capriccio. Ti amo perché il desiderio di te è più forte di qualsiasi altra finta felicità, “ Perché, sei da sempre mia, perché mi appartieni come io ti appartengo.
Non siamo tristi, non lo siamo mai stati!
Sai perché?
Perché la gente vive dentro una parvenza, vive anni e anni di solitudine, noi non siamo mai stati soli, allora questa gente solo lì è felice, in quella parvenza. Mentre il loro tempo è un tempo che passa, speso ad aspettare, a ricordare; noi non ci siamo mai persi …
Ricordi? Tu mi dicesti: quando aspetti qualcosa o ricordi qualcosa, non sei  né triste né felice. Sembri distaccato dal mondo e invece stai aspettando o ricordando …. Noi né ci aspettiamo, né neghiamo le distanze, continuiamo ad appartenerci, loro si stanno semplicemente abbandonando da essi stessi.
Quello che vorrei dirti o farti capire e che è amore quando è narrazione, è come avere nel sangue un qualcosa da cui farsi contagiare, e ammalarsi, con la coscienza che poi non c’è che il nulla. Amarsi o lasciarsi amare è come un destino è tutto già scritto e nulla di esso si può leggere.
Io lo sapevo che da qualche parte, nel mondo, l’avrei incontrata la mia donna, che è mia da sempre, da sempre la mia donna.
Ogni tanto mi arrabbiai con il destino che si ostinava a farmi attendere ad ogni incrocio dei tempi, ma negli anni imparai a guardare con la serenità di chi sa amare e attendere.
Ogni giorno ormai da anni, prendo la penna in mano e scrivo, di una vita da raccontare, a chi se non a te!
Penso a quanto sarà bello quel giorno che ti incontrerò nuovamente, e venendoti in contro dirti : ti aspettavo!
Tu aprirai le tue braccia come fossero ali e voleremo in cielo, risalendo un tratto di filo blu, come fosse inchiostro, ti riprenderai gli anni, gli attimi che erano miei che prima di conoscerti ti avevo già regalato.
O forse, semplicemente, capovolgerai il cielo e sorridendo mi dirai che sono matto, un matto da amare.
Perché tutto quello che c’era l’ho visto guardando i tuoi occhi, e sono stato ovunque nei tuoi occhi, coi tuoi occhi, sono stato con te.
Amarti è una cosa che non riuscirò mai a spiegare nemmeno a me stesso. Ma è così.
E’ un amore che mi porto dentro, è sarà il mio – bello dentro – Ed è un qualcosa da cui non potrò mai scappare.
Tutto quello che c’era io l’ho visto guardando te!



domenica 2 febbraio 2020


La tregua
Di Vincenzo Calafiore
03 Febbraio 2020 Udine

“ …. A quest’ora di notte là fuori
dai vetri c’è un mare nero, si sente
il suo respiro lento, e il lascito affievolito
e spento di una umanità stordita nei sui
stessi argini. E’ la tregua.
A momenti si rialzerà il sipario su scene
già vissute, si riaprono a nuovo le tregue
violate…. “  Vincenzo Calafiore


A quest’ora di notte, in questa mia sospensione negli argini della smania di vederti, nel desiderio di sentire il profumo, la pelle vellutata, ascoltare i tuoi occhi raccontarsi; penso alle mie parole che lasciandomi si sono inoltrate in un cammino impervio tra guerre e decadenze, scenari che indossano paure e timori per lo “ sconosciuto, l’ignoto “ che s’appresta al nuovo giorno.
Per fortuna lì da qualche parte ci sei tu, la mia tregua.
L’amarti o il poterti amare è come un racconto che mi ha preso subito il cuore e allora leggendoti ho cominciato a comprendere tutto oltre le parole e le frasi, ogni difficoltà di significato, o di una parola o di un’espressione del tuo viso, non è mai divenuta per me difficoltà in quanto tutto di te era davanti ai miei occhi nitide e chiare, da dietro i vetri, da cui nella notte ti guardavo, ti pensavo, ti immaginavo.
Ciò mi succede ogni notte, come ogni notte spero in una tregua, è così affascinante, così forte quel sentimento mio che non mi lascia speranza di tregua.
Penso che l’amore oltre ad essere una bellissima fiaba sia un dono e non si può vivere e scrivere, raccontare, inventare parole nuove per continuarla a scrivere senza la grande capacità di amare e di dare amore, mi piacerebbe che tu almeno una volta leggessi una fiaba, una mia fiaba.
Mi piacerebbe spiegarti che io non sono uno scrittore, che a volte neanche io riesco a trovare le giuste parole per poterti dire che t’amo o di amarti.
Come spiegarti che io sono sempre vissuto su un pezzo di legno in balia delle mie tempeste, ma anche d’essermi perso nelle tregue delle strade e delle piazze; le tregue nelle galere antiche, dove ho incontrato migliaia e migliaia di naufraghi o naufragati come me, como yo! E ho appreso storie meravigliose che mi porto ancora adesso dentro, storie che ho cominciato a raccontarti nei miei lunghi periodi di isolamento totale nel corso di questa mia detenzione, durante mi detenciòn!
Ho voluto scriverle perché era un modo mio per essere ancora insieme a te, per rimanere con te, da conosciuto o da sconosciuto.
Lo scriverle per me era e lo è ancora adesso, un modo di lottare a mantenere la tregua e sconfiggere l’isolamento a cui questo tempo porta, è un modo per raggiungerti e ricongiungermi con te che sei in me.
Amore mio, io sono uno di quei prigionieri che vagano di notte nelle galere, le mie galere dove posso tornare a nascondermi; come fossi un prigioniero che non accetta nessuna prigione, e per questo sta in prigione in questo mondo rovesciato.
Pensa quanto sia bello per me Amarti o poterti ancora amare dentro le distanze che mi uccidono lentamente, in cui sembra che la mia bramosia e desiderio richiamino punto per punto il mio volerti, il mio tenerti, il mio cercarti.
E mi pare anche più profonda la mia cognizione del dolore di una fiaba scritta a metà. Fiaba che ho raccontato per anni prima di poterle scrivere, modificandole e rimodificandole a secondo il mare in cui a volte annego … le fiabe che più o meno tutte insieme hanno la gioia e la felicità comune ad esse ha prevalso sempre quel mio volerti amare così come sei, con quel tuo entrare e uscire dalle mie notti.
Che al sorgere del sole sembrano disciogliersi fino a diventare: tregua fino alla prossima notte.
Da qualche tempo non riesco più a scrivere, il mio cuore si è fermato su l’ultima – nuvola –
Non puoi immaginare come e quanto tu possa mancarmi, a un certo punto mi sono mancate le parole, mi sono mancati i tuoi colori, i tuoi profumi, sfumate le tue immagini… che vita è se non riesco a trovare tutto ciò appena la luce si allunga per dipanare la notte?
Per questo mi è così difficile … por eso es tan dificil para mi a volte rimanere qui!
Lì fuori,in quel buio pesto, da qualche parte c’è lo iurivodivo, il folle dio, quel folle e misterioso desiderio di amarti che misteriosamente è più vicino a Dio di tutti gli altri, di tutti gli altri desideri, all’estremo opposto ci sono quelli che si stanno perdendo o si sono già perduti o che potrebbero perdersi assieme a me, a quel mio amarti ! A mi amarte! Por esto te amo … per questo ti amo.



Asì como…..

Di Vincenzo Calafiore
02 Febbraio 2020 Udine
“ … vivi  tutto ogni giorno, ogni cosa, ogni momento del tuo tempo che in molti arbitrariamente chiamano vita, ma è solo che tempo. Un tempo di attesa,
un tempo di gloria, un tempo di polvere, ma è sempre tempo…a finire! “
              Vincenzo Calafiore




Pensa ogni giorno alle cose che fai, ai sogni che hai. Pensa a quanto materia sei e a quel poco essere anima.
Ricordarsi ogni giorno d’essere nati non per essere dannati, ma per essere amore, quell’amore che comunque ti riconduce allo stesso miracolo: amare e essere amato.
Vivere ogni giorno come fosse – il primo giorno – aprire gli occhi su quello spettacolo magnifico e stupendo che è la vita, come quel migrante in America che vedendola all’orizzonte,
urla con meraviglia : America!
E’ questa la vita: una meraviglia!
Ma la vita non è solo questa, non è solo amore, è anche mare!
Un mare che travolge.
Un mare che stregando con le sue correnti strane è capace di portarti da un punto all’altro degli oceani, e dei mari, come un pezzo di legno: Asì como…  così come…..
Due maniere diverse di dire la stessa cosa, due maniere diverse di raccontare, due maniere diverse di vivere, amare, sognare, ma è sempre vita.
Vita che si allunga nei sogni e assieme svanisce in un vuoto che tutto ingoia.
E allora perché viverla da dannati?
Perché viverla da schiavi? Schiavi di editti, di regole, di sopraffazioni e di umiliazioni, di violenze, di morte! Perché viverla così e non invece pensando che al di là del mare negli occhi, c’è sempre
 un – altrove – un qualcosa a cui andare, como asì… come fosse sogno!
 Il grande sogno, che come improvvisa marea viene in tuo soccorso e sollevandoti dalla sabbia in cui ti sei incagliato ti riporta in mare a navigare, a ricominciare in una nuova speranza di una vita si uguale, ma sempre con un qualcosa di diverso che ti induce a pensare che la vita, nonostante i suoi molteplici aspetti è sempre bella, che vale la pena di viverla fino in fondo, asì como, così come bere un buon bicchiere di vino fino in fondo.
Sunt aliquid manes “ Ciò che resta di noi non è nulla, è qualcosa! Sono le nostre impronte, i nostri segni che diventano sentieri e strade che portano alla vita, quella che è stata nel bene e nel male fatta o sciupata, dipende da noi, dal nostro personale: asì como … ! Se non siamo capaci di amare non c’è niente che ci faccia essere quello che siamo “ ab origine “ più di questo, è l’amore a permetterci di accedere alla dimensione più propria della nostra umanità nel momento in cui abbiamo cominciato ad amare, nel momento in cui come il primo vagito le abbiamo detto: ti amo! Ti amo vita! Asì como un sueño ….!
E’ una profondità più di anima che di razionalità, o della moralità, che torna da un altrove della vita a dirci “ voglio amare, voglio essere amato “ !
Oltre l’amore purtroppo ci sono coloro che sono capaci di tanta violenza e di togliere la vita a una donna, sono uomini dannati, che hanno perso tutto, hanno perso l’anima.
Si potrebbe guardare la vita con gli occhi dell’amore…
Brutto essere uomini pieni di sé, bello invece essere uomini pieni di lei… la cosa più bella che a un uomo possa capitare!
Asì como….. così come quando arrivi a un certo punto della vita, della tua vita e ti senti così stanco di tutto che non guardi più da nessuna parte? Ecco, sei arrivato a quel stramaledettissimo punto di non ritorno!
E solo allora ti renderai conto che ti hanno spezzato le gambe per impedirti di correre da lei e le braccia possenti e fragili per impedirti di abbracciare, che ti hanno sfaldato le tue carni dolci da accarezzare, di ammucchiare e spezzare corpi fatti per reinventare l’amore, e per esplodere di felicità.
Come abbiamo potuto permettere e trovare il coraggio di fare violenza alla sola specie che abbia da sempre saputo rinunciare alla violenza e che l’ha saputa vincere per donare amore?
Sono rimasti giorni da vivere ieri come oggi …asì tambien hoy, nella pochezza del razionale… i miei giorni oggi che pian piano sto perdendo il contatto con il mio corpo, ho letto libri antichi e mi sono dimenticato di come si scrive : ti amo!
Mi sono dimenticato di come lo si possa ancora urlare se riesco a comprendere tutte le parole tranne che: Amare?! Che uomo sono.