venerdì 31 luglio 2020


TI HO SEMPRE

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Ti ho per sempre
Di Vincenzo Calafiore
31 Luglio 2020 Udine
“… c’è un dolore forte, intenso,
più forte di quello provato, quando
non ti sei sentito dire quelle parole
che più desideravi sentirti dire.
E’ lo stesso che senti quando passato
il tempo quelle “ parole “ tanto attese
e desiderate arrivano, ma ormai
è tardi e non hanno più senso…” Vincenzo Calafiore
17/08/19 L.633/41 Proprietà Intellettuale Riservata
 C’è un dolore forte, intenso, più forte di quello provato, quando non ti sei sentito dire quelle parole che più desideravi sentirti dire. E’ lo stesso che senti quando passato il tempo quelle “ parole “ tanto attese  e desiderate arrivano, ma ormai
è tardi e non hanno più senso.
Succede sempre così e il più delle volte ci si perde.
Io mi sono perduto tanto tempo fa, non ricordo quando, ma ricordo il dolore e quello che rilasciava goccia a goccia ogni momento del giorno, come un veleno, e muori dentro piano piano, poco a poco.
Mi sono perduto pur cercandomi nei luoghi della felicità ove ero stato; in certi momenti avevo messo in dubbio per fino la mia stessa esistenza, e mi cercai per tanto tempo.
Mi sono ritrovato tanti anni dopo, su una spiaggia abbandonato, depositato lì chissà da quale marea che non ritornando più mi abbandonò assieme a tanti altri legni… mi sono ritrovato lontano da tutto e da ogni cosa, lontano da dove ero stato felice, da dove era partita la mia vita.
“ Io ti ho per sempre! “
Ti ricordi quante volte, anche nei momenti delle nostre voci, te lo dicevo? Ti ho per sempre … e la vita era bella, valeva la pena di affrontare tutte le sue tempeste, perché noi sapevamo che ci saremmo ugualmente salvati, uno avrebbe salvato l’altra.
Tu non mi hai salvato!
Piano piano, poco a poco, io ti ho perduta, ci siamo perduti ! Quante notti ti ho cercata da un capo all’altro del mio mondo, nel letto largo e lungo un mondo e tu non c’eri. Ma ti cercavo in quei discorsi che ripetevo come un rosario, che raccontavano di noi .. non sai né conosci le pene in cui mi lasciasti , “ Io, però ti ho sempre! ” non è una frase detta o imparata a memoria, ti ha tutta dentro e questa mi appartiene come le lacrime che una volta giunte agli orli degli occhi dirompevano come piccole cascate argentee sulle guance, o quando nel buio cercavo le tue braccia, le tue labbra, i tuoi occhi ba baciare, la tua testa da accarezzare … mi resi conto di un solo fatto, che non c’eri … e ancora ti volevo, ti volevo per tutta la mia vita.
Chiesi allora alla vita mia di restarmi accanto e la trovai sorda e muta.
Tu sei sempre stata con me anche quando mi sono allontanato dalla mia stessa vita o quando cercavo di rimanere a galla e guardandomi allo specchio per farmi coraggio mi dicevo: “ …sei ancora un bell’uomo..puoi farcela ! “
Ma più io ho voluto amarti e più tu te ne volevi andare via, perché?
Mi chiedo perché? Piano piano, a poco a poco… perché te ne sei andata via?
Il pensiero ora è: …. Ci penserà forse l’altra tua vita a farti ricordare di me, di noi.. a ricordarti quanto siamo stati felici e cosa era la felicità che mai più sarà per te la stessa.
Ma so che non sarà così, avrai altri occhi, altre labbra, altre braccia che forse più del mio tutto, sapranno fare, ma quello che non sai è che io “ Ti ho per sempre “

giovedì 30 luglio 2020

Ti ho per sempre

Di Vincenzo Calafiore
30 Luglio 2020 Udine

“… c’è un dolore forte, intenso,
più forte di quello provato, quando
non ti sei sentito dire quelle parole
che più desideravi sentirti dire.
E’ lo stesso che senti quando passato
il tempo quelle “ parole “ tanto attese
e desiderate arrivano, ma ormai
è tardi e non hanno più senso…” Vincenzo Calafiore

17/08/19 L.633/41 Proprietà Intellettuale Riservata


 C’è un dolore forte, intenso, più forte di quello provato, quando non ti sei sentito dire quelle parole che più desideravi sentirti dire. E’ lo stesso che senti quando passato il tempo quelle “ parole “ tanto attese  e desiderate arrivano, ma ormai
è tardi e non hanno più senso.
Succede sempre così e il più delle volte ci si perde.
Io mi sono perduto tanto tempo fa, non ricordo quando, ma ricordo il dolore e quello che rilasciava goccia a goccia ogni momento del giorno, come un veleno, e muori dentro piano piano, poco a poco.
Mi sono perduto pur cercandomi nei luoghi della felicità ove ero stato; in certi momenti avevo messo in dubbio per fino la mia stessa esistenza, e mi cercai per tanto tempo.
Mi sono ritrovato tanti anni dopo, su una spiaggia abbandonato, depositato lì chissà da quale marea che non ritornando più mi abbandonò assieme a tanti altri legni… mi sono ritrovato lontano da tutto e da ogni cosa, lontano da dove ero stato felice, da dove era partita la mia vita.
“ Io ti ho per sempre! “
Ti ricordi quante volte, anche nei momenti delle nostre voci, te lo dicevo? Ti ho per sempre … e la vita era bella, valeva la pena di affrontare tutte le sue tempeste, perché noi sapevamo che ci saremmo ugualmente salvati, uno avrebbe salvato l’altra.
Tu non mi hai salvato!
Piano piano, poco a poco, io ti ho perduta, ci siamo perduti ! Quante notti ti ho cercata da un capo all’altro del mio mondo, nel letto largo e lungo un mondo e tu non c’eri. Ma ti cercavo in quei discorsi che ripetevo come un rosario, che raccontavano di noi .. non sai né conosci le pene in cui mi lasciasti , “ Io, però ti ho sempre! ” non è una frase detta o imparata a memoria, ti ha tutta dentro e questa mi appartiene come le lacrime che una volta giunte agli orli degli occhi dirompevano come piccole cascate argentee sulle guance, o quando nel buio cercavo le tue braccia, le tue labbra, i tuoi occhi ba baciare, la tua testa da accarezzare … mi resi conto di un solo fatto, che non c’eri … e ancora ti volevo, ti volevo per tutta la mia vita.
Chiesi allora alla vita mia di restarmi accanto e la trovai sorda e muta.
Tu sei sempre stata con me anche quando mi sono allontanato dalla mia stessa vita o quando cercavo di rimanere a galla e guardandomi allo specchio per farmi coraggio mi dicevo: “ …sei ancora un bell’uomo..puoi farcela ! “
Ma più io ho voluto amarti e più tu te ne volevi andare via, perché?
Mi chiedo perché? Piano piano, a poco a poco… perché te ne sei andata via?
Il pensiero ora è: …. Ci penserà forse l’altra tua vita a farti ricordare di me, di noi.. a ricordarti quanto siamo stati felici e cosa era la felicità che mai più sarà per te la stessa.
Ma so che non sarà così, avrai altri occhi, altre labbra, altre braccia che forse più del mio tutto, sapranno fare, ma quello che non sai è che io “ Ti ho per sempre “



mercoledì 22 luglio 2020

         Ti Amo

Di Vincenzo Calafiore
24 Luglio 2020 Udine (Italia)

(17-08-19 L.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )

Non è poi così difficile amare una donna, se è la compagna di viaggio, l’amica di sempre,il desiderio e la dolcezza , se è marea capace anche di lasciarti in secca o portarti in alto mare.
La Donna è quello che manca, quello che non c’è, ecco perché bisogna averne cura e attenzione, dedizione, darle amore piuttosto che violenza o sopraffazione, darle la libertà come fosse una farfalla.
Ecco perché – ti amo - !
Ti amo di un amore più grande di me, forse unico, ti amo così… con tutto quel mio mare sempre in movimento che mi porta ovunque tu sei, ovunque tu sei, nella mia mente, nel mio cuore, nell’anima.
Ti amo quando sorridi, quando sei triste o piangi, quando sei brivido, profumo di pelle.
Ti amo perché sei quel – mio- infinito, unico!
Oltre te, c’è solamente quel mio sogno: amarti! Amarti così come sei con quella ruga sul viso che prima non c’era, con i tuoi occhi stanchi ma che hanno la stessa luce di una stella lontana, come una dolce carezza che sfiora il viso, il bacio al risveglio che gusta il sapore delle labbra.
E’ di notte che si accendono i sogni… ad occhi chiusi mi lascio andare tra le tue braccia, tra le tue carezze perché l’amore che mi dai mi porta lontano, immenso come l’universo, dolce come l’abbraccio con cui mi avvolgi nel mio sonno, nel mio desiderio di stringerti forte a me, forse per la paura di poterti perdere o di non sapere ritrovare la strada che a te comunque sempre mi fa tornare.
Lo sai!
Lo sai amore, che faccio l’amore con te… sì l’amore… non per soddisfare un desiderio, ma per unirmi più a te più di quanto lo sono. Sfiorarti le labbra delicatamente e dirti che: Ti Amo!
Dirti che le tue labbra hanno il sapore della vita mia…  mi piace tanto far scivolare le mie dita tra i tuoi capelli e stringendoti forte a me sussurrarti quei miei pensieri che sempre a te mi conducono, come il fiume che corre verso il mare per ricongiungersi, per diventare nuovamente mare!
E la notte, le notti passate a vederti addormentata tra le mie braccia ascoltando il tuo lento respiro, guardare le tue labbra che fanno venire voglia di baciarti, perdermi nei tuoi occhi socchiusi.
E allora ti prego Amore, rimani così come sei.
Rimani nella mia vita con la tua allegria, con il tuo sorriso.
Rimani come musica in testa, resta nella mia testa, nelle mie mani, sulle mie labbra…ma rimani!
Perché sei la mia unica ragione di vita!
La mia eternità!
Ma la tristezza più grande è al mattino … dopo averti avuta e sognata tutta la notte, apro gli occhi e non sei qui tra le mie braccia, c’è solo la tua forma su un cuscino o in un asciugamano in bagno!

martedì 21 luglio 2020


C’è solo il bisogno di Amore, di Poesia

Di Vincenzo Calafiore
22 Luglio 2020 Udine

( 17/8/19 L.633/41 Proprietà Intellettuale Riservata )



E’ una di quelle notti di luglio tranquille, cielo basso e stelle a portata di mano,
su di me, da un balcone, come un manto prezioso sullo spirito che geme ai lunghi silenzi dell’anima.
Tutto tace in un’umida prigione dove le speranze come pipistrelli vanno sbattendo contro muri, contro soffitti troppo bassi e soffocanti.
Io sono qui,  su questo immenso palcoscenico, sono seduto su una seggiola ai piedi di un  Dio che se ne sta lì, da qualche parte a guardarmi,mentre i miei pensieri lo raggiungono almeno spero.
Io nacqui predestinato, sin dal primo giorno della mia esistenza, il mio nome  stesso è “ mare “ .
A sette anni la mia prima fuga per raggiungere il mare.
Un istinto, di cui ne subivo il richiamo, mi faceva sempre tornare lì sulla riva e rimanere lì per ore a guardare il mare, sentire il profumo della salsedine, tornavo a casa bianco salino; ma allo stesso tempo mi faceva rimanere estraneo alla società.
Stavo seduto di fronte al mare e pareva guardarmi, pareva parlarmi, nasceva sempre più l’amore per quel mare cangiante e meraviglioso.
Io del mare! Perché ho visto il segreto del mio destino, dell’avversità verso una società e i loro destini.
Si io sento questo legame, sento sempre più il mio distacco da una morte inutile; non temo la morte, l’affretto come termine ultimo; sono stato felice, sono felice.
Guardatela, affissatela bene questa società, non abbiate timore, non arretrate, abbiate il coraggio di combatterla e migliorarla esaminando tutti i dettagli dell’orrore che v’ispira.
Questa società fatale per certi versi, aborrita, tremenda … l’avete veduta, la vedete e come fate ancora a prestargli ascolto?
La stoltezza, la cupidigia, l’avarizia, l’ipocrisia, la menzogna, il potere scuotono il buon senso del rimanerne fuori.
Il potere, quello politico, quello del denaro reggono i fili dei destini e tutto fanno muovere, ci fanno amare il ripugnante, l’inutile … ogni giorno perdiamo qualcosa senza provare dolore, orrore; inermi come poveri viziosi baciamo e tettiamo il seno stanco di una puttana, al volo godiamo un piacere clandestino quasi innaturale come quello dei tanti dianzi a un film porno.
Serrata, brulicante come miliardi di vermi, un popolo inutile banchetta nelle nostre teste, respirando la lenta morte inutile.
C’è solo bisogno di poesia e di Amore, e tutto cambierebbe …
Se lo stupro, i veleni, hanno espugnato l’umanità e le forme piacevoli dei nostri destini è perché non abbiamo più ne anime ne amore!
Nel mentre gli sciacalli, le pantere, le cagne, le scimmie, gli avvoltoi, i serpenti, i nostri mostri, guaiscono e urlano, grugniscono contro le coscienze.
Uno  dei più laidi, più cattivo, più immondo è l’ipocrisia, la più sottile maniera di uccidere la persona, riduce l’umanità in una rovina e ingoia il mondo piano piano.
La noia, il grande male, l’occhio gravato da una magica visione, sogna patiboli fumando vite.
Tu la conosci uomo, tu ipocrita uomo, mio simile, mio fratello!








sabato 18 luglio 2020


Ancora un po’

(Poesia edita nel 1979. Prima Classificata “ Premio San Valentino Concorso Internazionale Gubbio )


Non conosci l’angoscia di chi rimane solo,
con il tempo di immaginarsi come tutta la sua vita messa assieme sarebbe stata.
Ha il tempo di rivedere come in un film
i suoi errori e le parole dette…

Ancora un po’ e ti raggiungo!

Vorrei farti sentire il mio rancore
tutta la mia rabbia … covati dentro
che di tanto in tanto esplodono in mille rivoli di cristallo in quelle notti abbracciate dalla vita.

Ancora un po’ e ti raggiungo!
Se ho il fiato,
se il mio cuore regge i ritmi dei sentimenti
se corro seguendoti in quel letto di stelle
che ho sempre guardato dal basso.
Ancora adesso dopo tutto questo tempo
mi par di udire la tua voce,
a volte provenire dalle mie carte
a volte dalla solitudine.

Ancora un po’ e ti raggiungo!
Ancora un po’ …
e sento il cuore scoppiarmi in testa
vedo le mie penne prive di inchiostro
e quei semi di luna che mi hai lasciato
legati in quell’angolo di fazzoletto
che porto sempre con me.

Ancora un po’ e ti raggiungo!
In quel cielo piegarsi come velo di strallo
in fondo agli occhi miei
ci sei tu!
Se corro ancora un po’ forse….

( Premiata con medaglia d’oro e pergamena )

                                            Vincenzo Calafiore

venerdì 17 luglio 2020


Se un giorno decidessi di andare via

Di Vincenzo Calafiore
18 Luglio 2020 Udine

“ … la vita è meravigliosa, troppo!
Per essere sciupata, la vita
è una di quelle fortissime emozioni
che rimangono addosso.
Lei è una sola emozione e rimane addosso per sempre; mentre noi
siamo emozioni che svaniscono voliamo via
disperdendoci in un nulla… in eterna deriva  
( Citaz. Di Vincenzo Calafiore )

17/08/19 L.633/41 Proprietà Intellettuale Riservata


Così in certe notti di poche stelle, mi chiedo se non ci sia nessuno che abbia un qualcosa indimenticabile  bloccata nel cuore ? Un qualcosa che non ha saputo difendere, che non ha potuto scegliere perché la vita ha voluto fosse così. Così si rimango in attesa di una marea su una riva, che sia capace di portarmi via  in qualsiasi – altrove – invece di morire di attese che forse mai si completeranno. Come studente, al primo amore, con la cartella in mano ad aspettare qualcuna che venendomi in contro mi dica: ti amo! E mi ritrovo improvvisamente adulto, sognatore, all’angolo di una strada, o a un incrocio di tante vite, ad ascoltare  la mia canzone, “ I Can't Stop Loving You “ per dimenticare, per non tornare. Ma in realtà succede che il più delle volte,va a finire che sono messo in disparte  come quegli oggetti dimenticati sui treni, abbandonati in qualche polveroso deposito di bagagli di una stazione sperduta ai confini dell’esistenza.
Mi fermo così, dalla mia lontananza a scrutare il buio ci vedo solo che miei ricordi.
Io, altro non sono che grande illuso, distruttore di me stesso, forse per vincere un destino a cui andare ugualmente, ma a testa alta.
Più provo a cercare vita, e più la perdo  nelle amarezze alla sera…

Guardo i fogli bianchi,  candidi come le creste di onde, provo a scrivere e cancello, ci provo nuovamente e continuo a cancellare, ed è come volere amare ed essere dimenticato, mi sembra tutto sbagliato, come lo è la vita a volte, un gioco folle di colori.

Ho girato tanto, ho vissuto in tante città, ho visto la vita e sono stanco, stanco delle ipocrisie, dei volta facce, stanco di questa specie umana povera e cenciosa di tanti:

Senza ritorni!

Sei bellissima vita!

Sei bellissima con tutte le tue mareggiate dolci e distruttive, forse ancor di più nelle mie solitudini a cui mi lasci in certe notti senza rossetto sulle labbra.

Sei bellissima all’alba, ancora in pigiama col tuo profumo addosso di bianco salino, ti muovi e fai innamorare il mondo!

Vita non camminare davanti a me, potrei non riuscire a seguirti, ma … neanche camminarmi dietro perché potrebbe accadere di non sapere dove condurti, ma voglio che tu vita mia, cammini al mio fianco perché solo così saremo assieme come due vecchi amici che sanno che ad un incrocio di doversi separare.

Anche se qualche volta assomigli a una tempesta del deserto, travolgi ogni ordine:

…. Sarà inutile strappare le pagine del mio racconto, tanto sono lì nell’anima come intramontabili ricordi!

Ciao Vita.

 




lunedì 13 luglio 2020


Entro a volte, nei suoi sogni


Di Vincenzo Calafiore
14 Luglio 2020 Udine

“ ….. ora che si sono placati
i rumori, i frastuoni delle tempeste.
Mi guardo attraverso questi specchi
che sono le mie pagine, e mi vieni in mente tu
che non mi ascolti, che non mi leggi.
Sono diverso, in quegli specchi frantumati
e sarò diverso ogni qualvolta che mi leggerai
diverso per ognuno che proverà a leggermi.
Questo è il segreto di chi scrive, non di uno
Scrittore, ce ne sono troppi e tutti lì
pronti alla scalata, al successo a qualsiasi costo.
Io scrivo e basta. “ ( Citaz di Vincenzo Calafiore)

( Proprietà letteraria riservata )
Quante volte ho pensato di andare via e non tornare più. Scappare dalle realtà che uccidono e far perdere le mie tracce, per andare in un luogo molto lontano e ricominciare una nuova vita, senza bagaglio; una vita solo mia, vivere davvero!
E che a volte a questa vita manca il senso, ecco perché ti scrivo da qualunque mio ovunque, mi guardo attorno e vedo gente tutta uguale, che si somiglia in tutto. C’è chi cammina a testa bassa guardando un telefono, c’è chi non si ferma mai a guardare il cielo, il mare.
Io invece sono qui attorno ai suoi occhi a farmi mare, cielo.
La mia attesa è una lunga processione di istanti tutti con il calore dei suoi occhi, dei suoi sorrisi.
Entro a volte nei suoi sogni!
La vita come il mare a volte allontana invece di avvicinare, è quando finirà la tempesta  che probabilmente si renderà conto di averla attraversata uscendone malconcia; non saprà mai se la tempesta sia finita del tutto, si troverà ancora essere nel vento.
A sera sempre torna dal mare e ne ha la voce roca del gabbiano, sempre dagli occhi di un gabbiano guarda il mondo ove ormai più non vivo; e testa bassa come il cielo basso di nubi mai stanche di muoversi.
Ogni volta torni a farmi rivivere come cosa antica, ormai lontana dal tuo cuore.
Già sapeva il cuore.
Come buoni amici,parliamo con la stessa voce e viviamo in terre diverse sotto cieli poveri cerchiamo il sonno della morte con la stessa pena, con lo stesso sguardo da gabbiano.
Fummo fatti per questo: per amarci!
Ma non è più, braccia, ne mani, ora si dibattono invano nel silenzio di certe distanze che s’apprestano al lento ricominciar della morte, come cosa disconosciuta e ignota, che qualche volta sembra rinascere dal mare.
Ho capito che mi piace molto aspettarti, mi piace pure quella mancanza che fa male, ma c’è, esiste.
Mi piace quel mio guardarmi intorno nell’inganno d’aver udito la tua voce, pensando cosa potrei trovare negli occhi suoi, mi guarda distante e arcigna senza nulla dire, la morte che sveste i silenzi.
Se il mare appartiene a chi sa ascoltarlo, io apparterrò a chi saprà amarmi, parla a chi capisce il suo linguaggio. Da la forza a non arrendersi mai, e insegna facendo vedere come supera gli scogli, come si abbatte contro i muri di alte scogliere.
Entro a volte nei suoi sogni….

giovedì 9 luglio 2020

DOVE LEI NON È

1
Dove lei non è
Di Vincenzo Calafiore
10 Luglio 2020 Udine
“ …. dove lei è, c’è vita che va
leggiadra, e il tempo è lì incantato.
Dove lei non è, è un autunno grigio
di nuvole basse, e freddo che entra
nelle ossa, è memoria che si anima
e ricorda, propone… poi è tristezza
dove lei non è….!!!! “
( Citaz di Vincenzo Calafiore )
( Proprietà letteraria riservata )
  young-4774466_960_720.jpgChi può dire di cosa sono fatto?
Ho girato tanto in lungo e in largo il mondo, da sapere che tutti sono buoni e uguali, forse è per questo motivo che uno si stanca e decide di non
“viaggiare più “ e di fermarsi, diventare terra, luogo, radice, perché valga e duri di più che un semplice giro di boa.
Fermarsi per raccontare l’amore, che si è visto, che si ha dentro, per avere tempo del conoscere, del narrare, del fare poesia, dell’amare.
Fermarsi anche per avere il piacere di andarsene via, perché non si è soli mai, andare via sapendo che anche quando non ci sei, qualcosa di tuo rimane lì ad aspettarti, e la troverai così come l’hai lasciata, mentre tu tornerai stanco e vecchio, quasi irriconoscibile, ma lei saprà sempre riconoscerti, dagli occhi, dalla voce, perché questi non cambieranno mai.
Dove lei non è! È un autunno grigio e di nuvole basse, di immagini a volte crude, molto spesso più poetiche, talvolta visionarie.
Raggiungerla ogni volta è un “ viaggio “ con un orizzonte dolce e sereno, ma anche una dimensione interiore. Come ogni viaggio, in cui si cammina piano e ci si immerge nel profondo di se stessi, per capire quanto la ami, quanto desideri averla al tuo fianco, quanto ti manca il poterle parlare, ma anche l’immergersi nelle proprie paure, nel proprio mal vivere.
La “ indignità” finisce ogni giorno e ogni giorno allunga la sua esistenza con magia collettiva che occulta ciò che è evidente: non crediamo più all’amore, all’avventura meravigliosa su questo pianeta.
Non abbiamo nessun credo che ci tenga assieme, nessun’amore da condividere.
Il “ Viaggio nell’amore “ denuncia l’imbroglio della collettività promiscua e meschina, sterile e ipocrita, il suo aver portato l’amore dal settimo cielo all’inferno della volgarità, della pornografia, della pedofilia.
Dove lei non è, navighiamo in un mare di merda, e intorno a noi è tutto un panorama di civiltà incagliata; abbiamo bisogno di credere nell’Amore no nella sessualità che è finale di un lunghissimo percorso di interiorità, di anima, ci vuole più poesia!
Non amare è una specie di autismo corale, epidemia di peste che si diffonde sempre più nel profondo delle nostre esistenze, delle nostre vite senza punti di riferimento, trascinate in una paura liquida.
Ci vuole coraggio.
Coraggio di amare con la dolcezza, ma anche con la forza, con la poesia coi suoi tratti icastici e sognanti, avere il coraggio di essere “ uomo “ capace di scarnificare la realtà che è crudele e disaggi osa, mettendo a nudo il corpo, delicatissimo, complesso, generoso, che è la “ meraviglia “ dell’amare lei, la Donna.
Ecco dunque l’Amore che s’intreccia col nostro viaggio, non per vendersi, non per smerciare patacche, ma per mettere la sua – aria – nell’aria del mondo.
Per convincersi che qualcosa di miracoloso c’è stato donato e che non bisogna lasciarla morire, o peggio ancora metterla da parte.
Non è l’agio la salvezza nostra e dell’amore!
La nostra salvezza è la poesia che c’è nell’incanto di guardarla negli occhi, del sentire il respiro delle sue mani, la poesia che c’è nel domani di ogni giorno.
L’amore quest’antica bellezza che vogliamo, e che dobbiamo proteggere e accudire: per dirle….. ti amo!


Il Sogno alla fine del sogno


Di Vincenzo Calafiore
9 Luglio 2020 Udine

“…. è lì, appena dietro il sipario
la sorte appesa a un chiodo;
parole e passi su sentieri invisibili
eppure sono lì da seguire, per una meta,
per un sogno, chissà quante
volte accarezzato nel proscenio
di un pensiero ma finito.
A pensare bene così fa il mare
Ti prende e ti porta via,
ti lascia non dove tu vorresti
ma in un altro altrove.. e tutto cambia … “
            ( Citaz.di Vincenzo Calafiore)

( Proprietà letterarie riservate)

Da una delle mie finestre a Sud, posso scorgere all’orizzonte il mare, ma anche un treno percorrere lunghissimi tratti di costiera, lo vedo sparire nel ventre di montagne e riapparire sferragliando quasi vicino al mare, tanto da poterlo quasi toccare.
E’ questo l’unico segno che mi ricorda il legame con la mia terra natia, il mondo dal quale provengo, un “ segno “ discreto, vicino e forte da turbare la quiete in cui a volte mi rifugio.
Figure attorte, tormentate, vagano nei bui più profondi, come fantasmi nei vicoli di paesi abbandonati; si dilatano nell’immaginario approssimativo dell’istante.
E’ un buio da cui spiccano occhi dolci e penetranti, ineludibili, mi attraggono, occupano lo spazio in maniera perentoria, mi dicono dell’anima, nei suoi angoli sinceri e inquieti, dolorosi del lungo, lunghissimo distacco.
E’ una di quelle notti in cui si avverte il mondo, si sovverte il mondo con un pensiero immenso, incontenibile, incontrollabile: l’amore!
Cominciano ad entrare in scena musicisti e pensatori, i sognatori, gli spiaggiatori, l’inconscio entra in scena su una slitta trainata da somari, con la sua sfumata, rocciosa presenza invade la scena, toglie respiro al proscenio che dietro le quinte ripassa le battute, memorizza gli scenari a venire in un “ fuori “  che non fosse “dentro”, la scena diventa un “ paesaggio psichico “.
I vincoli si sfaldano, la dodecafonia riscrive la musica e la psicoanalisi riscrive la mente, in questo clima fervido, che incubava già magnificenze e attese, lunghe pene, tutto si trasforma in breve tempo in un teatro di domande che si illumina di una fulgente parabola di bellezza, di incanto: gli occhi suoi in quel buio insolito raccontano l’amore.
Febbrile e prolifico, il mio pensiero a lei così distante, malgrado l’esiguità del mio essere parola che necessita sempre un confronto.
Le mie immaginate folate di corpi e volti che scavano, entrano sottopelle, raccontano l’amore, suggerendo forse punti di vista arditi, seguendo la linea dei dorsi e degli zigomi, per contenere quell’ Io che deborda, e invade di se tutta la tela della notte, una sorte di emozione raggrumata attorno agli occhi, il cui volto è un intreccio di deluse attese.
Poi , tante figure femminili di felice seduzione e romantica fascinazione e provocazione, sia pure nelle pose spezzate assi metriche, contorte, di uno scenario di un sogno alla fine di un sogno.
E’ l’alba! Mi restano quegli sguardi, quel corpo teso e febbrile: una febbre che porta dritta al cuore.