sabato 29 settembre 2012

POETA

E' un'anima sola
che cerca la luce.
Se cade si rialza più forte di prima,
è una voce diversa dalle altre.
Poeta!
Una ferita aperta,
anima su bianco destriero
che ama il tempo,
le sue stagioni
e ritorna sempre all'imbrunire.



MAUTHAUSEN
( a mio padre)

Mauthausen, dopo.
Un silenzio innaturale,
privo di vento
giace nell'aria,
pesa su questi giorni amorfi, senza nome.
Da quella fine,
il valzer lento della lontananza,
accomuna e vince l'ipocrisia.
E' brivido che conosce gli spazi
più intimi della coscienza
senza più Dio.
Un vago ricordo,
si solleva piano come l'alba
sulla terra ancora umida,
sulla sterrata che porta al muro dei lamenti
che ancor si odono.
Da cui un giorno il sole,
levandosi portò via il sorriso.
Mauthausen,
un giorno di viaggio che spezza il cuore.

SENILITA'

Se questa eternità
così continua sulle labbra
fosse vento, vorrei le mie gambe leggere come vele.
E' solo parola che illude
per sfuggire la cruda realtà.
Sono i miei piedi di ferro
ancorati al suolo
che non mi fanno farfalla, 
ne brezza.
Ma sasso nella terra, a cui tornare,
pestata da tutto quello che è passato
come treno.
" Possedere ", non è spazio, e limite !
Corrode, anticipa, cancella.
Basterebbe molto poco
per stagliarmi lassù tra gli alberi
per recidere quel filo a terra.
Forse basterebbe un po' di tenerezza
che è eternità.



ANCORA UN PO'

Non conosci l'angoscia di chi rimane solo,
con il tempo per immaginarsi
come tutta la vita messa assieme potrebbe essere;
ha il tempo per rivedere come in un film
i suoi errori e magari ricordare le parole dette.
Ancora un po' e ti raggiungo!
Vorrei farti sentire
il mio rancore e tutta la rabbia
covati dentro come una preghiera ...
che di tanto in tanto esplodono in mille rivoli di cristallo,
in quelle notti abbracciate dalla vita.
Ancora un po' e ti raggiungo!
Se ho il fiato,
se il mio cuore tiene il ritmo dei sentimenti
se corro seguendoti in quel letto di stelle
che ho sempre guardato dal basso.
Ancora adesso dopo tutto questo tempo
mi par di udire la tua voce,
a volte provenire dalle mie carte,
a volte dalla solitudine.
Ancora un po'
e sento il cuore scoppiarmi in testa
e vedo le penne prive d'inchiostro
e quei semi di luna che mi hai lasciato,
legati in quell'angolo di fazzoletto
che porto sempre.
Ancora un po' e ti raggiungo!
In quel cielo piegato come vela di strallo
in fondo agli occhi miei.
Se corro ancora un po' forse ......

mercoledì 26 settembre 2012

IL SOGNO IGNORANTE

30 luglio 2012
By
IL SOGNO IGNORANTE
Noi italiani da un po’ di tempo a questa parte non sogniamo più come prima e se dovesse capitare di farne qualcuno esso è nel contesto dell’immane che ammanta di nero la nostra routin giornaliera che riduce il limiti della sopravvivenza! , mentre la nostra coscienza nulla ha più da suggerire, né da rimproverare: abbiamo fatto e subito di tutto.

Tutta le nostre velleità, il nostro proverbiale ottimismo, la nostra sopravvivenza stessa richiedono un ulteriore approfondimento di quel che è stato e, dei possibili mutamenti scenici che in futuro sviluppandosi ulteriolmente in bene o in peggio potrebbero attenderci.

Ma ora in questi tempi di scorribande nei mercati finanziari si è precipitati in uno scoramento generale e navighiamo pure privi  di sestante e di bussola in questo mare grande e prigioniero
( in francese più o meno sarebbe tradotto: Rue de Merde! ).

Pian piano e senza speranza di forte dolore utile a farci rinsavire, lì nelle fresche stanze dei palazzi romani, nello scorrere delle nostre notti estive e insonni,si stanno studiando nuove maniere di come poter ancora meglio attingere qualche spicciolo dai nostri miseri portamonete …. Già perché i portafogli ormai da tempo prosciugati sono stati abbandonati nei cassetti dei comò e comodini.

E’ insaziabile la sete portoricana di questo mostro chiamato Governo tanto rassomigliante a quel mostro Scilla, dell’Iliade di Omero, non gli bastano più le pinaculade caraibiche e i cin-cin con le bollicine in alberghi di lusso davanti a spiagge da paradiso, alla faccia degli imbecilli che non sanno più cosa fare e dove riparare.

Con la consapevolezza d’essere in una posizione nella quale è conveniente non muoversi per non far godere l’analpenetratore …. Purtroppo.

E’ il mese di luglio, mese delle vacanze del popolino per eccellenza, una tradizione tutta italiana. Una volta esistevano i lidi ove si conoscevano più o meno tutti; provenienti dall’opulenza lombarda e piemontese, e si aspettavano pure come per un tacito appuntamento di anno in anno, coi loro figli ancora piccoli e fino alla loro maggiore età! Nascevano anche dei matrimoni.
Erano tempi spensierati in cui si consumavano in spiaggia piatti di pasta al forno, parmigiane, polpette al sugo e panini con la frittata,vino, all’ombra degli ombrelloni ove con le radioline a transistors si ascoltavano le canzoni di Peppino di Capri nei giradischi portatili ed il mitico 90’ minuto …..  questo una volta.

E oggi?

Quei lidi sono spariti e al loro posto altri, stile americano, frequentati da palestrati, e ragazzine maggiorate, musica ad alto volume e ballerine pomeridiane sudaticce e maleodoranti in pista sotto la breve canicola, perché nel frattempo è cambiata anche l’estate; mentre i quotidiani a caratteri cubitali riportano titoli poco rassicuranti e che oltre a levare il sonno a noi italiani medi rovinano le cosiddette vacanze mordi e fuggi.

Anch’io andando a trovare mia madre ormai quasi novantenne e la famiglia del mio fratello maggiore anche quest’anno ho rinnovato quell’antica tradizione, presso il lido “  Aquarius “ Reggio Calabria ospiti della gentile Signora Di Martino Annamaria, la quale come normale accoglienza prettamente calabrese non finisce mai di concedere la sua squisita ospitalità, cosa che consiglierei anche per poter godere della magica visione dello stretto di Messina, una scorciatoia naturale che collega un Sud abbandonato a se stesso, al resto del mondo.
Ma la cosa strana è che trovandosi ad attraversarlo su uno dei vecchi ferry-boat sul quale poter consumare i famosi arancini, in mezzo al canale non ci si sente ne messinesi ne calabresi, ma neanche italiani …. Semplicemente liberi cittadini del mondo.

In contrapposizione all’italiano medio, c’è una parte che non sa cosa voglia dire, non arrivare alla fine della seconda settimana del mese, ad avere in tasca poche monete, ad essere senza lavoro e quindi senza dignità! E dulcis in fundo a non avere alcuna prospettiva per un futuro, nemmeno una ragazza con la quale amoreggiare.
Questa “classe” non si fa mancare nulla e continua nonostante tutto a pensare a come dividersi la torta o a come raggrupparsi, e peggio ancora a come meglio poter impiegare il buon stipendio di cui godono nonostante la corsa sfrenata dello spread e la puzza di fame, simile per certi versi a quella ascellare o dei piedi!

Che fare?

Nulla di più del rimanere nella posizione da carotaggio anale assunta piano piano sin dall’inizio di questa crisi ostentata per fare in modo da non farci capire nulla e di arrendersi al pensiero che bisognerà solo che coniugare i verbi: levare, sacrificare! E loro? E’ estate e lasciamo che facciano pure.

Io sono nato a Reggio Calabria e quindi anche orgoglioso d’essere un “ Calabrese”. Provengo da quella terra da sempre sostenuta con grossi gettiti a pioggia di denaro pubblico ( qui sono sempre arrivati che pochi spiccioli, mentre il resto si è sempre perso strada facendo, da Roma in giù, questione di canali difettosi).

Ma è anche la Regione che in sostanza ha finanziato la mitica e necessaria Unità d’Italia … e ha risanato le casse degli Stati Confederati di allora. Ma Giuseppe Garibaldi, non poteva farsi gli affari suoi?
Non sarebbe il caso di separarci e vivere da separati sotto lo stesso cielo?
E poi di quale Italia sto parlando?
Forse di quella che fino a ieri ha impiantato stabilimenti fantasmi?
Quella:
del 5° Centro Siderugico?
Del Mitico e famigerato Polo Chimico?
Quella delle Cattedrali nel deserto?

Forse noi calabresi questa Merde ce lo meritiamo tutta perché aveva avuto ragione quel lumbard che affermava: L’Italia finisce a Firenze!
Che sbraitava a gran voce che l’Italia laboriosa del Nord era stanca di mantenere Roma ladrona e i terroni del Sud … gente inaffidabile e con poca voglia di lavorare dedita più al magna magna ….
E di lui, il “ Lumbard”, il Sacro Untore  che si è fatto beccare col dito sporco di marmellata, che dire di lui?

E’ vero ci sono due Italie:
Una laboriosa e fertile ….. ma infelice: il Nord

E l’altra, misteriosa, allegra e festaiola ma felice: il Sud
Perché? E’ vero, in Calabria noi non abbiamo industrie importanti e di vitale importanza, non ci sono capannoni di piccoli artigiani! Al loro posto ci sono che piccoli negozi, piccole attività, ma ne abbiamo due di grande valenza: l’evasione fiscale e il pizzo!
Già, il mitico “ Pizzo”!
Ma non sono cose ingiustificate o illegali e sapete perché?

Roma non  manda più una lira anzi  le cerca e dove può preleva. Ma noi calabresi abbiamo ritenuto opportuno di far circolare i nostri spiccioli nella nostra Regione ( l’evasione fiscale) perché anche qui ci sono dei cavalli di razza da sfamare … e questo secondo voi è un male?

Il “ Pizzo”! , ma vi pare un danno? Pensate ad esempio che io sia titolare di un’importante attività commerciale e mi venga chiesto il pizzo. Io che faccio? Chiaramente mi ribellerei e di conseguenza non lo pagherei; allora a questo punto verrei punito a questa maniera! La mia attività verrebbe fatta saltare in aria o data alle fiamme … se non mi verrebbero fatte esplodere delle ulcere profonde allo stomaco. Per far ripartire la mia attività dovrei chiamare squadre di artigiani: pittori, muratori,elettricisti, etcc,etcc? E facendo così non si metterebbe in moto il cosiddetto “ volano”? E vi pare poco?

Ma oltre ciò c’è una sottile differenza fra le due Italie:

Una  laboriosa, produttiva e incazzata, infelice, con la calcolatrice in mano!
L’altra è misera,sporca e cenciosa, ma felice!
Perché come scrisse Eraclito: “ PANTA REI “ , tutto scivola!! E noi calabresi a questo ci atteniamo: Panta Rei … che sia così anche per voi che siete dall’altra parte!!
E soprattutto godetevi questa estate printend in italy!!

OLTRE IL CIELO

Guardavo la finestra
spiando gli occhi persi nella bruma
quieti forse nella penombra delle ciglia.
Gli occhi che sparivano alla prima emozione!
Gli occhi di sempre, neri, dimenticati,
ingialliti dal tempo.
Gli occhi dolci e bugiardi
supplicati,amati!


                           Miraba la ventana,
                           espiaba los ojos perdidos en la bruma,
                           quietos tal vez en la penumbra
                           de las pestanas.
                           Los ojos que desaparecìan
                           a la primera emocìon,
                           Iausentes!
                           Los ojos de siempre, negros,
                           olvidados, amarillecidos por el tiempo.
                           Los ojos tan dulces y embusteros
                           suplicados, amados!

( le imperfezioni sono dovute alla diversa tastiera)

martedì 25 settembre 2012

Amore

Amore,
giovane acerbo amore.
Stagione gaia,
sonnolente,
pigra.
Amarti forse è poco
ma è vita!



MIA

Mia, così come sei!
Quale altra felicità dovrei chiederti?
Sii sole, aria,
fuoco dei giorni miei.
Sii eternamente mia!
Una raccolta di poesie è per l'autore chiudere un periodo di vissuto, in cui si sono mescolate emozioni, felicità e delusioni.
Forse ad essere presenti sono più queste che le altre. Quindi, a rigor di logica, sarebbe da questa condizione che scaturisce la " poesia ", ma è anche vero che a questa saranno concorse anche le emozioni e la felicità, oggi sempre meno.
Non è pessimismo il mio, è semmai riconoscere che in questo mio odierno, sinceramente, non sento il piacere di esservi, non trovo di cosa essere orgoglioso e felice.
Non voglio essere corroso dal sistema intorno, è una creatura infernale, subdola e ha in se troppe negazioni e costringe pure a vivere alla stessa maniera delle bestie sotto il giogo, a tirare un carro sempre più pesante. E' una crepa profonda tra me e quello che avrei voluto essere e cerco di essere difendendomi con ogni mezzo.
Allora la poesia è spinta che mi solleva dal fango, costringe i miei occhi a guardare il cielo, mi porta ad amare anche quei spargitori di letame.
E' anche vero, del resto, che senza questa la vita stessa non avrebbe potuto essere e avere significato.
La poesia è un amore grande, vissuto interiormente, fa parte del mio quotidiano in cui mi dibatto e mi trovo, a volte, uomo comunque in contraddittorio con tutto quello che il sistema idiota giornalmente propone.
Sono i giorni nostri, duri e amari; che chiedono disperatamente senza alcun velo di cambiare totalmente il concetto dell'essere, dell'esistere, vivendo in armonia prima con se stessi, poi con tutto quello che che contorna e scontorna, perfino con chi si alza e giudica la poesia inutile e.... non mi trova d'accordo.
                                                                                                                         Calafiore

L'ESTATE DEL '93 
 Raccolta di poesie.

E'  ASSENZA

L tua veste bianca appesa,
vuota di te è campo privo di messe,
è senza profumo di vita.
I tuoi vestiti strani
sono rimasti quì nel cuore
chiusi nella nostra calda estate.
Lontani dai rumori
dalle parole inutili,
aspettano il vento che li gonfi come vele.


 SUL FINIRE

Le stagioni passano e vanno.
Sono lente carovane senza meta, nè sosta.
Non conoscono la ruggine che corrode e assottiglia
le file di uomini casuali.
Le stagioni, momenti che non tornano più !
Restano nel cuore per far riprovare lo stesso sgomento
nel rivedere l'antica emozione: la vita!
Così intrecciata nel corpo e nell'anima
ramificata in tanti domani ancora da vivere!
L'età che importanza ha?
Il tempo è sempre uguale,
diversa è la mia coscienza verginale: putrefatto sacello abbandonato.
Emozionante rivedermi vecchio, parte di un cielo ancora in fiamme!
Tremo per la felicità ritrovata e sconfitto
dalla paura di perderla, penso alla mia età, e ai desideri.
Uguali a quelle carovane lassù che vagano senza meta!


IN MAGGIO

Accarezzami i capelli
disse lei,
rovesciandogli sul viso
la cascata di raggi argentei.
Il cielo si restrinse negli occhi,
esplose!

                           Acarìcia mis cabellos
                           dijo Ella!
                           Derramàndole sobre el rostro
                           una cascada de rayos plateados.
                           El cielo se ancogiò en los ojos,
                           Jestallò!
 
DALLA RACCOLTA :  " DEL SUO SGUARDO COME IL MARE"


UOMINI   COME   TOPI

La vita mi sorride solo quando sei tu
a venirmi incontro
e non quei momenti che mi fanno triste.
Dove di diverso, c'è solo l'alternarsi
di quel pazzo desiderio di vivere 
e la voglia di morire.

A volte le sento bisbigliare,
a volte le vedo le cose,
prive di riverberi animarsi e cadere.

Come me nella mia stanza di carta
senza porte nè finestre.

In questa notte priva di valore
ti cerco e trovo parole
che avrei voluto dirti
proprio in questa notte che non mi vuole:
come te!
Che prima mi illudi e poi mi getti via!

Che fosse questa la mia vita
l'ho saputo sin da bambino
ma importante era darle " significato",
come a tutto quello che intorno a me
avrebbe poi ruotato.

Forse è di questo che l'uomo ha sempre
avuto necessità: del significato!
Ed io lo cercai stupidamente su tutti i visi
che a mano a mano incontrai,
perfino in te!

Tu, che in un tempo non lontano mi dicesti t'amo!
Parola che riempiva la mia solitudine,
un appiglio in quella mia disperata lotta
per restare a galla.

Anche tu, come tutti gli altri, sei svanita!

Per me rimasero giorni da contare
e sentimenti da seppellire,
fu come cogliere fiori all'inferno.

Tutto avviene così, naturalmente
senza dignità,
ci rende uguali ai topi.

Allora, che senso hanno:
l'amare,
il desiderare,
la solitudine!
Se al primo vento, diventiamo foglie?
Se continuiamo a misurarci come bestie,
se della nostra vita ne facciamo un suk,
se diamo fiducia e poi ci ritroviamo
traditi, beffati, venduti, scartati!

Che la malinconia e la tristezza
abbiano a convivere con la poca allegria, 
che noi si viva come topi nella fogna
questo io lo so!

Quello che non capisco
è il mio cuore
che nonostante la tua assenza
continua ad amarti!

DALLA RACCOLTA:    " CI VORREBBE IL MARE "
 
 
 
AMARTE
 
Yo no sé còmo amarte,
quizà nunca he sabido amar;
y hay, màs allà de eso
un pensamiento inusual en mì: Iamarte!
 
Para tì talvez sea poco o nada,
pero qué importancia tiene poco o mucho?
El amor no tiene forma ni tiempo,
I es el infinito, es el incosciente!
 
Yo sì te busco,
no sé por qué
quizà no sé qué hacer
y voy a buscarte .....
 
Quizà.
 
Es a tì a quien necesito
para sentirme hombre,
grande, o pequeno
cuando me miro al espejo
para preguntarme por qué te amo
y responden los ojos!
 
 
AMARTI
 
Io non so come amarti,
forse non ho mai saputo amare;
oltre ciò c'è anche il mio insolito pensiero: Amarti!
Amarti così come so.
Per te forse è poco o nulla,
ma che importanza ha il poco o tanto
l'amore non ha forma nè tempo
è l'infinito è l'inconscio!
Io si, ti cerco
non so perchè
forse non so cosa fare e ti vengo a cercare ...
Forse.
E' di te che ho bisogno
per sentirmi uomo,
grande o piccolo
quando mi guardo allo specchio
a chiedermi perchè ti amo
e rispondono gli occhi.