lunedì 29 aprile 2024

 

“……. una sera, ti guarderai intorno e ti troverai solo, ti chiederai quale tra tutte le cose che hai, quali sono importanti e quali sono da buttare via, ma anche chi hai amato veramente e chi hai fatto finta di amare. Come farai a difenderti dalla colpa che pesa su di te? Come farai a perdonarti per tutte quelle cose che sono andate perdute, quando un giorno ti verrà mostrato a cosa hai rinunciato, cosa ti sei perso?

Resterai senza parole, perché i vili non ne hanno, come non hanno mai avuto il coraggio! Il coraggio di amare, amare una donna segretamente nella testa e nel cuore senza mai potuta sfiorare con un solo dito.

Resterai lì dove più semplicemente sempre sei stato, permettendo di farti scegliere, invece di scegliere! Resterai senza amore, invece di amare! “

                                                                       Vincenzo Calafiore


«……. ένα βράδυ, θα κοιτάξεις γύρω σου και θα βρεθείς μόνος, θα αναρωτηθείς ποια από όλα αυτά που έχεις, ποια είναι σημαντικά και ποια πρέπει να πεταχτούν, αλλά και ποιον αγάπησες πραγματικά και ποιον προσποιήθηκες ότι αγαπάς. Πώς θα υπερασπιστείτε τον εαυτό σας από τις ενοχές που σας βαραίνουν; Πώς θα συγχωρήσεις τον εαυτό σου για όλα εκείνα τα πράγματα που έχουν χαθεί, όταν μια μέρα θα σου δείξουν τι εγκατέλειψες, τι έχασες; Θα μείνετε άφωνοι, γιατί οι δειλοί δεν έχουν τίποτα, όπως δεν είχαν ποτέ το θάρρος! Το κουράγιο να αγαπάς, να αγαπάς μια γυναίκα κρυφά στο κεφάλι και την καρδιά σου χωρίς ποτέ να μπορείς να την αγγίξεις ούτε με ένα δάχτυλο. Θα παραμείνεις εκεί που ήσουν πάντα, επιτρέποντάς σου να διαλέξεις, αντί να διαλέγεις! Θα μείνεις χωρίς αγάπη, αντί να αγαπάς! "


                                                                        Vincenzo Calafiore


“……. one evening, you will look around and find yourself alone, you will ask yourself which of all the things you have, which are important and which are to be thrown away, but also who you really loved and who you pretended to love. How will you defend yourself from the guilt that weighs on you? How will you forgive yourself for all those things that have been lost, when one day you will be shown what you gave up, what you missed?

You will be speechless, because cowards have none, just as they never had the courage! The courage to love, love a woman secretly in your head and heart without ever being able to touch it with a single finger.

You will remain where you have always been, allowing you to choose, instead of choosing! You will remain without love, instead of loving! “


                                                                        Vincenzo Calafiore


«……. un soir, vous regarderez autour de vous et vous vous retrouverez seul, vous vous demanderez lesquelles de toutes les choses vous avez, lesquelles sont importantes et lesquelles doivent être jetées, mais aussi qui vous avez vraiment aimé et qui vous avez fait semblant d'aimer. Comment allez-vous vous défendre de la culpabilité qui pèse sur vous ? Comment allez-vous vous pardonner toutes ces choses qui ont été perdues, quand un jour on vous montrera ce que vous avez abandonné, ce que vous avez manqué ?Vous resterez bouche bée, car les lâches n'en ont pas, tout comme ils n'ont jamais eu le courage ! Le courage d’aimer, d’aimer une femme en secret dans sa tête et dans son cœur sans jamais pouvoir la toucher d’un seul doigt.Vous resterez là où vous avez toujours été, vous permettant de choisir, au lieu de choisir ! Vous resterez sans amour, au lieu d'aimer ! "


                                                                        Vincenzo Calafiore



domenica 28 aprile 2024


 

                              La solitudine

 

Di Vincenzo Calafiore

29 Aprile 2024 Udine

 



“ La solitudine non urla, si siede e aspetta “ !

 Il segreto di una buona e serena “ vecchiaia “ sta in un sincero e onesto, continuo, dialogo con la solitudine.

Non è una condizione di privazioni o di assenze. La solitudine è un grande sentimento al pari passo dell’amore, a volte può o potrebbe fare paura, conoscendola invece la si comincia ad apprezzare e amare. Nell’amore accade esattamente l’opposto, amando ci si sente felici, completi e si viaggia sulla brezza dell’euforia ….  Poi accade che l’amore può o potrebbe finire e si precipita nel vuoto, nel baratro della solitudine.

Rimanendo da soli si impara a stare bene da soli, è come se la vita a un certo punto ci imponesse di rimanere soli per poter trascorrere del tempo con noi stessi, per fare conoscenza, capire quanto siamo stati estranei.

Nello rimanere soli si scopre una forma nuova di indipendenza, forse perché la solitudine è indipendenza; il più delle volte è detestata e invece oltre che desiderarla bisogna sapere conquistarsela, al primo approccio potrebbe essere “ fredda” ma è allo stesso tempo un lasso di tempo di silenzio per apprezzare il silenzio lontani dal bailamme del quotidiano, dalla stupidità del quotidiano, ma anche dalla vaghezza, dall’ignoranza.

Nel silenzio veniamo a scoprire quanto sia meravigliosamente silenziosa e grande la vita, rassomigliando sempre più allo spazio comisco ove girano in silenzio e nella solitudine gli astri, le stelle.

La stragrande maggioranza degli uomini “ gregge” non sanno nemmeno cosa sia la solitudine, e non conoscendola non l’hanno mai potuta gustare.

Si moltiplicano e strisciano ai piedi di una donna, sempre in cerca di nuovi legami …

Ma mai che corrano il rischio di rimanere soli, che parlino con loro stessi!

Molto spesso,o il più delle volte, la solitudine è motivo di tristezza o angoscia. La si avverte in alcune occasioni, o in certi momenti o casi a cui la vita il più delle volte pone: le malattie, la vecchiaia, l’adolescenza, i lutti, le separazioni,gli abbandoni.

La solitudine la si prova a ogni età. Ci sono però alcuni momenti della vita in cui è più presente: l’adolescenza e la vecchiaia!

Durante l’adolescenza capita di provare solitudine, di imparare a conoscerla e a volte di cercarla.

E poi nell’età mia o della mia vita in cui ci si può sentire molto soli è la vecchiaia!

In questo tempo sempre più avaro ho potuto camminare  tra le macerie della mia gioventù, dei miei sogni mancati, dei miei pensieri, ora diventati polvere.

Ora tutto è sfuggevole, tutto fugge da me, correndo quotidianamente il rischio di cadere  nel vortice del grande vuoto.

Certe volte è come svegliarsi da un lungo sonno  e non trovare nessuno accanto e sentire un forte senso di malore assalirmi, come se ogni cosa mia personale fosse stata profanata.

Ho imparato a conoscere, sopportare e addirittura cercare la solitudine, ora fondamentale nella mia vita. 

Non ricordo più quanta strada abbia fatto e quanta ancora mi sarà concesso di fare, ma so che senza amore è come trovare il vuoto ad ogni passo in questo viaggio. Non so quanto potrà durare e quindi non mi occorrono più le prenotazioni, le coincidenze. Quel che mi occorre è l’amore e un braccio che mi sorregga quando i miei occhi vedranno solo che ombre.

“ La solitudine non urla, si siede e aspetta “ !

 

 

 

venerdì 26 aprile 2024


 

25 Aprile

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Aprile 2024 Udine


 

Quando un popolo è divorato dalla sete di verità, si trova degli – Osti – che gliene versano a volontà, quanto ne vuole, fino ad ubriacarlo. Accade allora che la si prende. In questo caso non vi è più riguardo, per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una brutta pianta: la tirannia! Ed è quello che è successo in questa giornata, esclusivo appannaggio di una parte sociale che esclude la stragrande maggioranza di altri cittadini.

 

<< Non c’è mortale che sia libero >> :così Ecuba riflette amaramente, nell’omonima tragedia di Euripide, sul destino che accomuna tutti.

Per Ecuba, sventurata regina, la libertà è un bene prezioso e fragile, sempre ricercato ma irraggiungibile, poiché siamo schiavi del denaro, del potere, delle leggi ingiuste. In realtà, il mondo antico è particolarmente sensibile ai valori della libertà e alle sue molteplici sfumature.

La lingua greca si serve, principalmente di due distinte parole per indicare questa condizione:

“ Eleutheria “ (ελευθερία ) è la libertà nella sua accezione politica: libero è colui che nasce da genitori non schiavi, né è soggetto al potere di un tiranno ( o di una corrente politica ).

Esiste poi la  “ Parresìa “ (παρρησία ), cioè la libertà di parola, esercitata sia in ambito politico, sia nel dialogo franco e senza timore di giudizio altrui.

 

Essere liberi non significa semplicemente non essere schiavi, ma condividere con altri. In questo senso sono decisamente illuminanti le riflessioni di Michel Foucault sulla parresìa: la libertà di parola, nel suo legame con la verità, presuppone sempre un vincolo di responsabilità nei confronti dell’uditorio. Non esiste libertà di parola se non all’interno di un contesto, che è rispetto di se e dell’altro nella ricerca incessante della verità.

Ieri ciò è stato calpestato, vietato, violento, aggressivo.

Socrate riconosce che il dialogo è un’occasione di cambiamento, comporta in esso, la presenza di tre elementi irrinunciabili: la conoscenza ( episteme ), la benevolenza ( eunoia) verso l’interlocutore e la franchezza o semplicemente la libertà di parola ( parresìa).

 

Il dialogo vero, ci permette di conoscere meglio noi stessi e l’altro, ha dunque bisogno non solo di sapere in parte, ma anche e soprattutto di una predisposizione alla cura e alla responsabilità, come indicano la franchezza e la benevolenza.

 

La parresìa è una pratica di libertà che presuppone profonde qualità morali e sociali.

Svincolata dalla politica. Perché non va mai censurato il discorso di un uomo giusto e onesto

( dikaios ). Come ci ricorda la Fedra di Euripide, la parresìa è la condizione di felice libertà garantita dalla buona reputazione, cioè dalla consapevolezza della propria limpidezza.

 

Nonostante il valore attribuito alla libertà interiore nei dialoghi platonici egli viene associato alla condizione di parresìa. Si riconosce in Socrate il vero maestro capace di vagliare l’animo dell’interlocutore. In definitiva la “ parresìa” è una pratica  fondamentale del basanizein, cioè del mettere alla prova l’anima.

Nell’Apologia di Socrate, testamento spirituale per l’umanità, Socrate rivela ai cittadini la via verso la salvezza e la virtù << infatti io me ne vado in giro facendo nient’altro che cercare di persuadere voi, giovani e vecchi, che non dei corpi dovete prendervi cura, né delle ricchezze né di alcun’altra cosa, ma dell’anima, in modo che diventi virtuosa, sostenendo che la virtù non nasce dalla ricchezza, ma dalla virtù stessa. >> Socrate ricorda che il vero bene è prendersi cura non delle ricchezze e della fortuna, ma di quel tesoro dell’anima che è la saggezza che è venuta meno in questa giornata che sarebbe dovuta essere sotto un’unica bandiera e così ancora una volta non è stato e mai lo sarà se non cambia il pensiero o la condizione della parresìa!

 

giovedì 25 aprile 2024

 

                  VITA

 

Vita sempre mi foste cara,

l’ho amata e ancora l’ho nel cuore

Le scrivo mia amata pieno di nostalgia.

Mi tenga nel cuore, La prego!

Non getti via questa occasione, La prego

mi ami come solo Lei sa amare,

La prego!

                                    Vincenzo Calafiore

mercoledì 24 aprile 2024

 

Certe volte

è come se mi mancasse il cielo.

Certe volte mi manca il mare

Il mare che non riesco a raggiungere

toccare con una carezza.

E’ come se la vita venisse meno,

cado nel buio

a volte sogno

perché mi piace sognare

io

a volte

è come se non mi conoscessi

e mi do del lei

mi rivolgo una preghiera

capace di sedare il Demone dell’Amore

che è in me.

Come se non bastasse mi rivolgo a Dio

gli domando a pieni polmoni

che si sleghino i miei pensieri

i sogni, i miei polsi, le caviglie!

Miei viaggi di notte

senza una rotta

lontana riva e luna ubriaca di luce !

Io che mi perdo a piccoli pezzi

Attento ai miei passi incerti sulla sabbia…..

Se almeno questa notte

ci fossero le stelle ad ingannarmi

ad illudermi

che c’è l’amore che c’è Dio!

A volte il mare chiama.

                                     Vincenzo Calafiore

   

( 1° Classificato Premio Dante Alighieri – Terni )

 

 

 

Dell’amore voglio la giusta parola

quella parola che tutto ha in se,

che raggiunga il cuore con l’ardore suo.

E trovo nuovi orizzonti allo schiarire dell’alba,

alfabeti muti di segni che graffiano l’anima,

cerco le immagini nelle sue pupille limpide,

nel turbinio sanguigno, nell’urlo dell’anima.

Guardo e vedo il tuo volto, la tua pelle disegnata,

sento il tuo affanno sotto la tua pelle …

è un amore sopra le nuvole, una danza gitana

che porta sopra le stelle.

E infine sconfitto e misero, torno al mio giuoco

in un blu di vento e di sole che sa di sapienza, di sale;

ripeto piano la parola esatta sempre lì nella mia testa.

Tu

così dolce e infinita

la parola esatta, la pronuncio,e provo a farti rimanere

supina nei miei occhi.

Ma tu ti perdi come una preghiera

come un granello di speranza

 e il tuo nome grande come un universo, torna a sera,

nella mente c’è un’altra vita!

                                                  Vincenzo Calafiore

lunedì 22 aprile 2024

 

 

 

Io sono Enzo,

come Plinio,

Enzo il “ vecchio “ !

Ho visto tutto di questo umano

ho scritto con una matita

soppesata fra pollice e indice

come le parole, in un giusto equilibrio,

sulle pagine bianche delle chiare albe

di un diario di appunti, carta grossa, ruvida,

ansimante e ferita, orgogliosa, sotto i segni della matita.

Come anima mia, sai cogliere il mio dolore muto

lo traduci in parole, ritmo, musica, polvere di magia.

I pensieri sono solo parole alate, polvere di stelle cadenti

nelle tue pupille scure, finiscono nel vorticare sanguigno,

nelle urla dell’anima, sotto la tua pelle.

Si, sono io Enzo il vecchio

Il più delle volte, solo, ad attendere il sole,

il rumore del tuo respiro,

le tue crespe labbra, ruvidi fogli,

su cui scrivere una pagina d’amore, forse!

 

                                 Vincenzo Calafiore

domenica 21 aprile 2024

 

Lo vedi ?

Quello è il mare, ma non lasciarti affascinare

è un trucco, un’illusione per farci

vedere un orizzonte e oltre.

Noi invece siamo di qua

siamo pietre, fango, sabbia

conchiglie vuote; incapaci

di cambiare il mare in oceano .

Io, tu, gli altri abbiamo visto sempre mare,

mai oceano, perché ci è stato insegnato così.

Non potremo mai essere oceano

Siamo limite, ferro, timore, paura,

terrore, rimorso, angoscia, cose

che ci rubano tutto, ogni cosa.

A volte in certe visioni

siamo riva,

impronta sulla sabbia di una riva

il luogo più primordiale del mondo

dove la terra non è terra

e il mare non è oceano

dove tutto ha inizio

e diventa infinito.

Allora si se guardi così il mare

ti troverai davanti a un oceano,

a un oceano mare.

Noi siamo riva,

traccia di umanità

confine

orizzonte! Ove entrare per incontrare Dio !

 

                        Vincenzo Calafiore

 


venerdì 19 aprile 2024

 

 

Come le rondini tornano in primavera

torna alla mente l’amore ed è vita,

un motivo per vivere.

Come il mare, quel mare infinito

che attraversano le rondini per tornare

anch’io amandoti ho un motivo

per aspettarti come un incerto domani

così come la nostalgia dei tuoi baci!

 

                            Vincenzo Calafiore

 

giovedì 18 aprile 2024

 

Notte,

notte mia misera

avara di ali

sotto questo cielo di fuochi

tenui e lontani.

 

Portami via

da questo sogno vicino all’amore,

nell’odore forte di un’estate infinta

che tenere se non l’essenza?

Un racconto personale!

                               Vincenzo Calafiore

lunedì 15 aprile 2024

 

In questa notte che lascia cadere le stelle

a guardarla ci si sente più veri,

nello sguardo puro.

Questa notte che consiglia l’amore

frena il mio cuore migrante verso

nuovi universi.

E’ un miraggio questo mare di stelle

questa è una notte buona a intraprendere

un viaggio per allontanarsi da questo mondo stupido.

E’ un miraggio adesso vivere questo giorno

che mi parla di te.

E’ un miraggio sorvolare questo mare aperto

per arrivare a domani!

                                         Vincenzo Calafiore

sabato 13 aprile 2024


 

La luna nel pozzo

Di Vincenzo Calafiore

14 Aprile 2024 Udine

“ …… avrei voluto, dal banco

dove ero seduto in chiesa:

aiutami! Poi mi resi conto

che lui era lì vicino a me, e mi parlava … “

 

                                                Vincenzo Calafiore

 

 

Dopo l’infarto al miocardio qualcosa è cambiato.

Tutto è cambiato, perfino la mia personale visione della vita.

Mi sono svegliato con un braccio fuori dalle coperte: era congelato, come paralizzato. Con l’altra mano l’ho messo al riparo sotto le coperte e ho cercato con l’altra mano di riattivare la circolazione, quanto meno riscaldarlo.

Metaforicamente ho fatto quello che dopo l’infarto ho fatto alla mia vita: l’ho ripassata tutta e l’ho accarezzata cercando di restituirle ciò che nel frattempo era andato in frantumi e cancellato da mano invisibile, anche per tornare ad essere un umano ancora vivo, attaccato alla vita.

Ora non sto proprio bene, risalire dal baratro in cui ero caduto non è stata cosa facile: nella mia vita ora circolano dei bei “ sogni “, sono vero, sono felice di esistere ancora.

Tutto è così semplice, mi godo questo scampolo di vita regalatomi da Dio, forse me lo sono meritato di rimanere, qui fra la gente, questa gente come me sempre in movimento, e siamo mare, un mare che non smette mai di meravigliare, di muoversi.

Respiro la vita, così diversa, delicata, fragile, armoniosa … e intanto mi sento così vicino a Dio, così grato a lui!

Ascolto dal mio MP3 la musica che più mi piace << My Way, to Frank Sinatra >> . Un album che rispecchia il mio stato d’animo, la mia esistenza, la mia situazione; la musica e il profumo di vita si intrecciano nell’aria, col ritmo di << Somethin’ Stupid >>, tutto cambia, l’umore, la vita stessa, e io vorrei gridare: “ Sono un mezzo uomo felice, grazie Dio! “

Sono adesso le due di notte, mi affaccio al balcone e c’è un cielo stellato, sembra una trapunta di stelle e fra non molto comincerà ad albeggiare; alzo lo sguardo al cielo e chiedo: “ Cos’è, una malattia grave ? Insomma, cos’ho? Dimmelo, ti prego, quanto tempo ancora mi hai lasciato in acconto? Queste sono state le prime parole che ho detto a Dio, quando dopo tante ore in sala operatoria sono ritornato nella stanza della Cardio Chirurgia dell’Ospedale S. Maria di Udine.

Non è facile per me capire da che punto sono tornato a vivere, non so dove sia esattamente l’inizio. Vorrei evitare di esternare lo stato d’animo che sto vivendo adesso, pensieri, disagi, crisi, mancanze, assenze, rifiuto.

Vorrei non esternare lo stato d’animo che sto provando adesso nel trovarmi di fronte a delle pagine bianche, di fronte a tutte le mie incognite. Chissà come le riempirò? Cosa c’è di meglio del desiderio di vivere e gioire di tutte quelle cose che questa mia vita continua a donarmi!

Posso riempire la mia vita di tante cose, non cose stupide, ma di musica, di sogni. No di certezze ma di speranze, di desideri, di sogni da accarezzare. Senza regole, senza limiti.

Ma cos’ero prima?

Mi sarebbe piaciuto molto conoscere “ quel Vincenzo Calafiore “ peccato che ormai non esiste più!

In quelle notti in ospedale, mi assalivano ricordi con la stessa veste di malinconia, le scene nella memoria prendevano vita lentamente, come in un film, era la mia vita.

Mi capitava prima di scappare da situazioni dove c’erano molte persone, venivo all’improvviso assalito da forte sensazioni di disagio, e mi rifugiavo in qualche chiesa vuota, ci rimanevo per molto tempo, più che altro raccontavo a Dio i miei sogni, maggiormente le mie paure, il mio disagio di vivere. Cercavo la pastiglia della felicità: la mia vita.

La cosa buffa o pazzesca è stata lo scoprire che conosco tanti modi di morire e non conosco un solo modo di vivere!  

Ora quasi un anno dopo, guardo la mia carta di identità, la data mi dice che ho superato i 77 anni e non solo, allo stesso tempo mi ricorda di essere un vecchio.

Un vecchio con l’anima di Peter Pan, che ha voglia di amare, incapace di esternare quello che ha dentro. Ero riuscito a raccontarlo a Dio.

Non è facile trasformare i miei desideri, le riflessioni, i miei stati d’animo, in un qualcosa che possa rassomigliare a un’azione, a vincere è sempre la paura.

La paura di scoprire qualcosa in me che non ho mai conosciuto.

Esplorare nuovi mondi …

Ma la cosa che più occupa la mia testa è sapere che sapore possano avere le labbra, di pesca, di muschio? Meglio forse non pensarci più e partire.

Partire per questo nuovo viaggio alla ricerca di me, alla scoperta della mia nuova vita!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

 

 

 

 

 

venerdì 12 aprile 2024


 

 

 

 

A modo mio

 

Di Vincenzo Calafiore

13 Aprile 2024 Udine

… la vita, a volte,

è un ricordo che si incastra negli occhi,

bruciano e scendono le lacrime … 

        Vincenzo Calafiore

 

La vita, a volte, è un ricordo, un prezioso ricordo che si incastra negli occhi, per un solo attimo, a volte per giorni, a volte è un qualcosa più pesante di una lacrima e si cade.

A volte ci si rialza, altre volte si rimane lì per tanto tempo come un animale ferito a leccarsi le ferite; si sente che qualcosa è cambiata, lo si sente dagli occhi spenti e assenti, senza sguardo.

Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte mi porta lontano, perché sono uno di quegli “ stupidi “ romantici, uno che crede che l’amore vero esista davvero.

Ho provato a descriverlo, perché scrivere è forse una di quelle cose che mi riesce bene di fare, perché con le parole non ne sarei capace e poi come spiegare tutto quel mare che ho dentro di me?

E dentro di me ne avrei cose da dire; probabilmente un giorno, forse, ci riuscirò a scrivere e raccontare tutto quel mio mare di dentro.

L’amore che ho dentro, l’amore che sento il più delle volte mi fa male, è un dolore sottile, continuo, è come il dolore di una ferita che stenta a rimarginarsi e sanguina.

Ecco, se fossi capace adesso ti direi ….. lasciami respirare a lungo, l’odore della tua pelle, il profumo dei tuoi capelli, lasciami immergere il viso come si fa nell’acqua di una fonte quando si beve, lasciameli scuotere i tuoi capelli come  faccio da un foulard tuo odoroso, per farne uscire tutti i ricordi.

Se solo tu potessi immaginare, tutto quello che provo e sento accarezzando i tuoi occhi, la mia anima ti cerca e ti trova seguendo il tuo profumo.

Nei tuoi occhi c’è tutto il mistero dell’amore, c’è un sogno, c’è un mare grande come un oceano.

Sulle tue labbra ci sono le canzoni che più ti piacciono, le parole che vorresti dirmi e non mi dici, mi perdo nella loro fragranza di bosco.

Non so, non ricordo più quanto tempo sia passato dal primo abbraccio, non ricordo più la mia gelosia, ma ricordo bene cosa pensai che saremmo diventati.

Sembra ieri, eppure il tempo passa, scorre senza che ce ne rendiamo conto, mi è bastato che tu mi prendessi per mano per non lasciarti mai più!

Se potessi rifarei con te nuovamente tutto ancora una volta.

La vita è così, una rapida simultaneità di tante cose, e tutto cambia, tutto si smarrisce, tranne i ricordi, è difficile da spiegare, ma i ricordi restano.

Albert Einstein diceva che la memoria è l’intelligenza degli imbecilli, sarà così?

E’ passato tempo, e abbiamo corso tanto, abbiamo pensato a un prossimo venire che non c’è stato.

C’è poco da spiegare, perché tutte le emozioni che sono rimaste non hanno bisogno di essere spiegate, come non ha bisogno l’amore.

Come si fa a spiegare una felicità, così immensa che scoppia dentro il petto, come quel mio ti amo?

Guardo te in una foto e penso che senza di te in fine nulla ha senso, nemmeno io.

Vorrei adesso abbracciarti e non ci sei!

 

 

giovedì 11 aprile 2024


 

Kaulonia

 

Di Vincenzo Calafiore

10 Aprile 2024 Udine



… Succede al largo di Kaulonia

in una notte di stelle ardenti:

il vento gira e porta odori di montagna

ma secchi e roventi, gli stessi degli altopiani

di Lassithi ….. “

 

E poi i tuoi occhi con quella luce, si confondevano nel tramonto; non c’erano parole, solo silenzio tra noi, come quel momento pretendeva fosse.

Era verso la fine di un maggio odoroso, all’imbrunire, col sole sul filo dell’orizzonte e l’aria pregna dell’odore del fieno, voli incrociati di rondini, nella strada che si perdeva tra i campi fino alla marina, l’angolo di spiaggia lontana dai rumori e umori dei villeggianti.

Monasterace si animava più di notte, i bar della piazzetta aperti e i turisti seduti anche sulle panchine sotto gli alberi si godevano la serenità della sera; rientravano anche gli studenti dalle università per un breve periodo di vacanza.

 

<< Come fai ancora a vivere nel paese? >>, chiese Laura, a tutta voce, nel bel mezzo di un discorso, fatto di ipocriti convenevoli e mezze menzogne, di parole un po’ acide, come succede alle persone con una storia d’amore finita da molti anni, ma che continuano ad avere e mantenere un buon rapporto e, di incontrarsi tutte le estati.

E’ vero i legami non finiscono mai, specie nei paesi.

La guardò attentamente, con curiosità e sorpresa, prima di rispondere.

Prima o poi, quella domanda, rituale come i temporali estivi, come i  … quando sei venuto, …. come ti trovi, … come stai …… quando riparti?, sarebbe arrivata, è arrivata.

Era disteso su uno di quei divani con la tappezzeria di un rosso pompeiano; i raggi del sole entravano con forte intensità in quella parte di casa.

Il paese, pensò Tommaso, non fa che domandarmi come faccio a vivere nel paese, non parla d’altro, non esiste altro che il paese, e rompe sul paese, che si dice, come state, come vivete, chi è morto, chi sen’è andato ….

<< Potevate  rimanere, se non volevate che il paese si svuotasse, e se invece di rompere parlandoci dei luoghi in cui vivete, tornate soltanto per raccontare, parlare soltanto del paese >> aveva voglia di rispondere Tommaso, che si limitò a dire:

<< Il paese ora non esiste >>!

Laura lo guardò, con i suoi occhi neri sfuggenti. Era sempre bella, la donna con cui aveva avuto una lunga storia d’amore, tenera e bella, una storia indimenticabile anche se non ricordava quando era cominciata e non aveva mai capito per quale motivo era finita.

<< Hai ragione gli disse! Dopo un lunghissimo imbarazzante silenzio, che le era servito a trovare qualche risposta intelligente, << Kaulonia, non è più come prima. Tutto è cambiato, è tutto diverso, non so come dire, forse siamo cambiati noi, in molti ce ne siamo andati, tutto è cambiato , vie, case, persone, eppure non riesco a fare a meno di tornare>>.

Tommaso la interruppe subito, una litania vecchia  che era tutta di coloro che ogni estate facevano ritorno. Una cantilena che a lui, che era rimasto in paese, senza sapere se per scelta, o per necessità, era per lui come una dichiarazione di guerra da cui difendersi attaccando, con le sole armi che aveva a disposizione: l’ironia,il sarcasmo,, l’indifferenza, il silenzio. Era profondamente legato al paese, e cercava in tutte le maniere un affondo per metterla in difficoltà. Sapeva di rendersi indisponente, ma era l’unico modo di fare sentire a disagio quanti avevano bisogno di conferma alle proprie scelte, magari ai propri fallimenti. Infine sembrava lui quello che sene era andato: quelli che tornavano non tutti apparivano prigionieri e avevano molte più cose da raccontare di lui.

<< No, rispose con aria un po’ affettuosa e sognante, non è in questo senso che volevo dire, non credo oggi di essere in grado di farmi capire, scusami. Il paese non esiste, come non esiste il mondo, come non esistiamo noi …… >>

Laura si alzò dalla poltrona dove era seduta, si avvicinò a Tommaso e attese che proseguisse il discorso.

<< No, non è che il paese non esiste più, non è più come prima,. Voglio dire, che forse non esiste più per me come io non esisto più per il paese.

Si sentivano nell’aria tracce di antiche battaglie di una lunga guerra persa da entrambi. Con fare distaccato Laura si avvicinò al divano, gli accarezzò i capelli, non aveva dimenticato i punti deboli di Tommaso e ricorreva a modi antichi per stanarlo dal suo presente.

 

 

lunedì 1 aprile 2024

 

Non ne vale la pena

 

 

Se ami entrare in chiesa

e rimanere lì in silenzio

a parlare con Dio

vuol dire che Dio è con te.

Se ti dispiace andare via

non farlo come non lo faresti

con un amico.

Allora rimani

dividi il tuo tempo con lui

parlaci, raccontagli di te,

anche se lui già sa tutto di te.

Se pensi di stare bene

e per qualche soldo in più

ti allontani da lui,

lascia stare non ne vale la pena.

Non ne vale la pena

amare chi non ti ama,

non ne vale la pena

vivere una vita vuota.

Dio non ti chiede chi sei

la sua porta è sempre aperta

il fuoco sempre acceso

la luce sempre accesa

la mano sempre tesa

perché Dio ti ama

Dio c’è!

Tu vai verso lui

con la tua mano tesa

vai verso lui con il sorriso.

Non ne vale la pena

allontanarti da lui è inutile

perché lui è in te in ogni ovunque

prendilo per mano come faresti con un amico

non chiedergli nulla, regalagli un sorriso

la porta sempre aperta

il fuoco sempre acceso

la luce sempre accesa

la mano sempre tesa

Dio c’è!

                                         Vincenzo Calafiore