mercoledì 31 gennaio 2024


 

Un’altra alba

Di Vincenzo Calafiore

1 Febbraio 2024 Udine

non è mancanza di memoria,

ma di interesse. Invecchiare è un po’

come diventare più poveri.

Meno possibilità nella vita,

meno gente che si ricorda di te,

meno persone che ti cercano.

La dimenticanza a pensarci bene,

è forse l’ultima carezza della vita,

il bacio dell’addio o lo sconto di pena

previsto per chi vivendo a lungo

ha più ricordi, più cose del necessario! “

( Vincenzo Calafiore da: La Dimenticanza )

 

Non è mancanza di memoria,ma di interesse. Invecchiare è un po’come diventare più poveri.

Meno possibilità nella vita, meno gente che si ricorda di te,meno persone che ti cercano.

La dimenticanza a pensarci bene, è forse l’ultima carezza della vita,  il bacio dell’addio o lo sconto di pena previsto per chi vivendo a lungo ha più ricordi, più cose del necessario!

E si rimane lì seduti su una sedia, dietro una finestra a guardare il vuoto, cadono le foglie e ricordi che è l’autunno come quello che hai dentro. Il pianto non fa rumore non lo si sente, non lo si vede, ma dentro di te c’è una pioggia a catenelle che nessuno potrà mai vedere ne sentire.

Una voce dirompente, come un sasso nello stagno, ti chiede come stai…. Bene…! Anche se non sai più cosa significhi.

La vecchia è un’altra alba, non la vedi, ma la senti . Dammi un’altra alba!

Quel po’ di memoria ti riporta come un lampo in dietro, nella frazione di uno sguardo e capisci che siamo tutti di passaggio sin dal primo momento di vita. Nella nostra vita, e in quella degli altri.

Nel tempo diventiamo storie, racconti da raccontare, da ricordare,da dimenticare.

La cosa peggiore, la più meschina è essere dimenticati proprio da coloro che più si è amati

 

  Non dimenticherò mai quella volta in cui

ti ho guardata la prima volta: Vita !

E ho deciso che potevi rimanere nei giorni miei,

tra i miei sogni, tra le mie speranze ….”

 

A volte penso si essere un sogno che qualcuno si è dimenticato di fare e realizzare. Quel sogno in un cassetto mai aperto.

A volte mi pare d’essere una bel fiore come la dalia che lascia i suoi petali alla brina che la uccide!

Una foto dimenticata sul davanzale interno di una finestra.

Vivo ai margini della mia stessa vita, lei la mia vecchiaia possiede le mie parole, le mie mani, i miei occhi, le labbra della mia bocca, il cuore che battendo scandisce i secondi, le ore, gli anni!

 

Si vive più di immagini e parole, pensieri, che scorrono veloci su uno schermo, non c’è nulla di vero, ci si è dimenticati dei valori, degli abbracci, delle carezze, degli sguardi …. Ci si è dimenticati di vivere!

E noi non siamo quello che abbiamo vissuto, siamo un surrogato di quello che abbiamo pensato di essere, immaginato, sperato, desiderato … ma cose dimenticate.

Mi specchio in una lacrima, osservo il mio riflesso dall’aria stanca e mi domando che senso abbia tutto questo, io!

Io con i miei capelli scombinati al mattino presto, con quel viso stanco, con la stessa espressione di sempre, con gli occhi che parlano e la bocca che tace. I miei occhi fanno qualche scatto, come per fermare quel momento, imprimere un ricordo e so che ogni scatto è destinato a morire dimenticato.

Socchiudo gli occhi con l’ultima immagine riflessa: una sagoma scura che vorrebbe soltanto scappare!

A questa mia età la mia testa è un circo di acrobati e saltimbanchi, mangiafuoco, pagliacci, domatori. Provo a camminare con i miei piedi di ceramica, perdo l’equilibrio, l’intero mio corpo si frantuma e pian piano i cocci decorano il palcoscenico di un’opera drammatica: la vecchiaia!

 

lunedì 29 gennaio 2024


 

Vincenzo Calafiore

30 Gennaio 2024

 

La Memoria

 

Vedo la tristezza sopra i nostri volti, disegnata in trasparenza, vivere come se fossimo già andati via.

Cose e parole, pragmatismo e visionarietà in questa esistenza, ma chi è più vicino alla realtà? L’uomo officiante di un cerimoniale ormai vuoto, abbarbicato alla ripetitività di gesti ormai non più trasmissibili ad altri nella loro presunta sacralità, già solo fantasmi ! O la vita che insegue altre sfide e altri indecifrabili fantasmi, quelli balenati nella commedia quotidiana.

E non sapevo io che stavo cercando anch’io un rapporto che sarebbero state la letteratura e la cultura a darmi, restituendo significato a tutto, e d’un tratto ogni cosa sarebbe diventata vera  e tangibile, perfetta, ogni cosa di questo mondo ormai perduto.

Vero è che la letteratura dia senso e compiutezza alla vita e, comunque, le parole in ogni caso hanno una vita più lunga; i nomi, ora che le cose quasi non esistono più, si impongono insostituibili e perentori sulla pagina per essere salvati, nella dimensione della scrittura, le cose acquistano realtà e significato …. Una sorta di immaginazioni adempiute solo nel mondo letterario.

Il cammino o la marcia verso la vita continua ancora nonostante il tempo l’abbia apparentemente consumata, perché continua la ricerca del senso della vita, anche se i conti a volte non tornano.

La memoria presenza aspra e arcigna è in realtà una specie di tempo-groviglio alla nettezza della visione del passato associa il senso del mistero dell’esistenza, che è la sua fatica solitaria e insieme vanità di questa fatica. Insondabili restano i palpiti più profondi del cuore, insondabile il peregrinare alla ricerca del senso su questo mondo.

In questa mia età, la memoria affonda sotto una coltre di gelo. Credevo mettendomi a descrivere le diverse cose di toccare il punto culminante del mio rimpianto, invece niente, ne è uscito una rammemorazione fredda e prevista.

Invano ho cercato di vestirla con un alone di commozione, tutto rimane come prima, quei ricordi erano già andati via, morti allora, e lo sapevo! Parvenza di una concretezza che non esiste più, e io sono sempre quello che sono, un uomo col suo tempo e la sua storia, ancora tutto da scoprire.

L’unica possibile riconciliazione con la vita è alla luce disinganno, nel riconoscimento che ogni idea è fallace, che ogni tentativo è vano perché è più grande della realtà su cui volitivo e fiducioso si distendono.

L’uomo non può più trasmettere ai posteri un futuro, perché non l’ha e questo è il suo grande cruccio esistenziale più grande. E i posteri sono senza una città e senza storia e mai, forse diventeranno pienamente parte del mondo umano come forse avrebbero desiderato.

La marcia  per la vita è un inganno come lo sono le città inesistenti: l’una, nel ricordo, è un mondo che forse  sta finendo o è già finito, l’altro è un mondo che ancora irradia bagliori.

Entrambi sommersi nel gorgo di due diverse estraneità, braccati da fantasmi inesorabili; né la letteratura potrà ripagare la fatica e le attese, non si dà hortus  conclusus nella selva dell’esistenza, che corrode, inquina e devasta.

Su questa consapevolezza dell’umanità, di voler condividere il senso di diverse estraneità, su questa consapevolezza dell’inanità delle passioni non nasce, forse, l’unico fiore che avrebbe potuto addolcire il sepolcro della memoria sarebbe una mano tesa!

L’estrema sofferta espressione dell’antimemoria è nella sua accelerazione, che brucia quei fotogrammi di memoria.

La letteratura non può restituire significato a tutto, lembi di vita restano refrattari, le monadi umane sono destinate a trascinarsi per il mondo fasciate d’orgoglio vano della solitudine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sabato 27 gennaio 2024

 



27 GENNAIO, LA GIORNATA DELLA MEMORIA

 

 

VINCENZO CALAFIORE

Giornata della Memoria: tante iniziative sull'asse Sempione "per ...

 

 

“…… Ma tutto questo interrogarsi scandaloso per certi versi, questo sofferto balbettio ci riporta all’assurdo di quella storia. Non è dalla filosofia che potrà giungerci la salvezza, questo può in qualche modo ripetersi.

Non ci sono demoni scriveva Primo Levi, gli assassini di milioni di gente indifesa, sono come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano; pensare sempre che qualsiasi dittatura contiene in sé Auschswitz.

Dopo Auschswitz si possono scrivere poesie solo su Auschswitz ! “

                                         Vincenzo Calafiore

 

 

 

E’ accertato che “ Se questo è un uomo “ non abbia memoria.

E’ chiaro che non abbia imparato niente dagli errori e orrori di sempre, e continuerà a farlo oggi come ieri e domani, con una piccola differenza, che domani potrebbe usare l’atomica e tutto sparirebbe in un minuto di pura follia.

Non è possibile che ancora oggi vi siano al mondo personaggi assetati di potere che per confermare il loro potere scatenano guerre.

Non è possibile che in nome di un’ideologia religiosa o politica che siano, si compiono massacri.

 

Questo non è mondo, non è vita, non è umanità, E’ una cosa indegna, un’offesa alla vita, al senso della vita.

 

A tutto questo manca il senso come manca alla stessa esistenza su questo pianeta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


mercoledì 24 gennaio 2024


 

Il vero miracolo è, vivere

 

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Gennaio 2024 Udine

Un tempo si usava dire: sarà il tempo a giudicare, a proposito di eventi che hanno lasciato il loro segno, ma oggi il tempo “ invecchia in fretta “ passa rapidamente o perde senso in questa era del tempo reale e della simultaneità.

Ora esistono confini sfumati, questo è un tempo di valori da ridefinire, e guerre più o meno vicine.

Noi come personaggi di un brutto racconto viviamo e siamo espressione, sofferta, di questa realtà, siamo alla ricerca di un autore capace di farci tornare alla misura umana, a un’esistenza intensa, preziosa e poetica, e questo autore è Dio.

 

Siamo dei personaggi umani noi – vecchi -  in un presente quotidiano di umanoidi, ma che vivono in un passato, che riemerge, e dona senso a quel che si vive.

La verità è che tutti indistintamente siamo segnati, attraversati da una storia continua, caotica, disordinata, tragica in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto delusi e amareggiati; vorremmo tornare a un ex mondo che non esiste più.

E ora eccoli pesare dentro di sé tutti quegli avvenimenti disastrosi, -rincalcati l’uno sull’altro- come bottiglie di plastica accartocciate su se stesse.

 

Questo è il tempo che tutto cambia velocemente, segna, riesce assieme ad essere lieve come la coscienza, allussivo come certi vocaboli e aggettivi scelti con cura dai manipolatori di coscienze e dagli dei di carta di questo odierno, scelti con cura; la cui cifra di valenza resta materiale.

 

Questo disorientamento mi ricorda Tristano che si chiedeva:

<< La vita … appare un po’ qua un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, dopo è un mucchietto di sabbia e qual è il granello che sostiene l’altro? >>, mi verrebbe voglia di rispondere: è Dio!

Di Tristano resta alla fine solo un profilo, un’impronta a due dimensioni che ricorda l’ombra stampata su un muro liquefatto dalla perversione, dalla violenza d’ogni genere che sempre più dilagano, sempre più pregnano gli animi, le coscienze.

 

Una “ volta “ il tempo era un  - notturno indiano -, il fascino e il senso di una cultura meno razionale di questa un po’ rabberciata, un po’ decadente.

Ora un crepuscolo, di indefinita nostalgia che vive chiunque si accorga  dello scorrere vertiginoso della vita e allo stesso tempo avverte che il suo principio di realtà si fa indefinito.

E dietro le apparenze, le violenze, la sessualità drogata, la svendita personale per un pugno di denaro, per la notorietà, per il successo …. E poi?

 

Forse bisognerebbe tornare alla realtà effettuale di ognuno di noi, a far la guardia alle rovine desolate ma umanissime del presente, perché l’inverno del nostro scontento non sia soltanto protesta o acredine.

 

La notte non segna il tempo, non è solo assenza, ma anche attesa della luce, che viene sempre! E su questo varrebbe la pena di riflettere.  

 

  

 

 

domenica 21 gennaio 2024


 

Il mare dentro

( da: “ Il Demone dell’Amore “ )

 

Vincenzo Calafiore

22 Gennaio 2024

“ … era dunque così, il tempo.

Quel tempo dell’amore era aria

e lei lo lasciava esalare dalle sue labbra

ogni qual volta che mi guardava, che mi parlava.

Era un tempo lieve come la coscienza

dell’amore …. Non abbiamo avuto coraggio!

( da “ Il Demone dell’Amore  V.C. )

                    Calafiore Vincenzo

 

 

Quel tempo dell’amore era aria, e lei lo lasciava esalare dalle sue labbra ogni qual volta che mi guardava, quando mi parlava.

Voleva che lo respirassi.

Era un tempo lieve come la coscienza dell’amore, noi non abbiamo avuto coraggio di superare i confini sfumati di quel tempo, tutto da ridefinire nella forma preziosa e intensa, poetica di quel

“ ti amo “  nel quotidiano divenire.

Nei suoi cieli c’era una luna bambina che aveva tanta voglia di amare, ci sono stati sguardi fugaci, e uno scambio vago di battute tra un uomo e una donna su una spiaggia, era un’aria che invita a vivere l’amore senza pensare al domani.

Voleva essere amata!

 

La verità era che coscientemente o incoscientemente, ero stato segnato dal desiderio di sfiorarle le labbra, la pelle di vellutate viole almeno una volta era questo il mio sogno d’amore oltre i confini dell’età.

C’è  che le mie parole sono più giovani di me e continuano ad alimentare il fuoco ardente del desiderio, agitano il mare calmo dentro me.

 

La mia memoria, la mia puttana triste, innamorata della vita, mi sussurra che è la vita e non la morte, ad essere inesauribile, come il mio amore per lei!

Ma anche di fare tutto senza spreco di tempo ne ho poco a disposizione.

 

Il desiderio torna in carne e ossa ha occhi che solo a guardarli imprigionano l’anima ed lì che mi perdo a immaginare, a inseguire visioni fuori dalla realtà. Amarla in silenzio è un affascinante viaggio attraverso le visioni che riescono a sorprendermi tra le speranze che possa accadere …..

Il suo profumo accende la vita!

 

Da qualche parte ci deve essere “ una fiaba “ in fondo all’anima, nel cuore, è un grande dono d’amore.

Non si possono scrivere, raccontare, inventare favole, senza la grande capacità di amare e di dare amore eppoi chi è capace di prenderlo, lo prenda, per farne amore.

Certo, mi piacerebbe che lei leggesse le mie favole, anzi vorrei, che le imparasse …. Ma vorrei soprattutto spiegare che non sono uno scrittore, che a volte la mia fantasia non riesce a trovare un luogo dove vivere o amare, trovare un’anima capace di leggere la sua grammatica.

Spiegare che io sono sempre vissuto ai bordi di un sogno, nelle strade, nelle piazze di città bellissime. Lì ho incontrato migliaia di anime dalle quali ho ricevuto amore, ho appreso la meraviglia della vita; cose che sono rimaste dentro e che mi porto dentro e le racconto come fossero delle fiabe, ma sono cose che ho visto e vissuto nel corso delle mie fughe da una realtà nuda e cruda, violenta.

Dentro questi sogni mi sono avventurato nelle strade che portano alla felicità, da cui si può non fare ritorno…. Molte favole le ho raccontate per anni ai bambini di quelle città, prima di farle conoscere.

Ora vivo sempre più in disparte, più piccolo, più ai margini!

 

domenica 14 gennaio 2024


 

A un certo punto non ci si riconosce più

 

 

Vincenzo Calafiore

Arte,Comunicazione, Cultura

Udine 15 gennaio 2024

 

 

 

 

 

 

 

“ Esiste la possibilità di due persone che sono in grado di “incontrarsi”  proprio perché resteranno sempre e comunque due esseri separati. E c’è la possibilità di vivere un” amore nuovo” proprio perché uno dei due ,o tutti e due lo portano prima fuori e dopo lo ricercano dentro di sé, perché insieme esplorano l’infinito. L’amore, il vero amore necessita della libertà, da non confondersi con la menefreganza! In coppia si è comunque di più di due, la relazione è il terzo, l’amore.”

 

 

I miti greci sono un oceano per varie discipline tra le quali la storia, la filosofia, la letteratura, la pittura e la scultura. Partendo dai alcuni miti greci vorrei parlare dell’amore ai tempi dell’antica Grecia e di oggi.

Cosa è l’amore? Una delle tante domande che spesso ci si pone, o poniamo per avere chiarimenti o approfondimenti. L’amore è un concetto così vago e complesso allo stesso tempo! Già solo l’aspetto linguistico della parola mostra la confusione del concetto: con questa unica parola “amore” indichiamo sentimenti e pulsioni così diversi.

Quando si pensa all’amore nella mitologia antica viene in mente Eros il quale appare in antiche fonti greche sotto diverse forme: nelle prime fonti è una delle divinità coinvolte nella venuta all’essere nel cosmo, ma nelle fonti successive è rappresentato come figlio di Afrodite e Ares. Eros interviene negli affari di dèi e mortali per far sì che si formino legami di amore. Per quanto Eros sia nominato e raffigurato spesso è fra tutti gli dèi greci la figura meno definita nella sua essenza divina e quella meno raccontata nella narrativa mitologica.

In realtà, per gli antichi greci, l’amore (Eros) aveva tre volti o aspetti.

  • Anteros: figlio di Afrodite e Ares e fratello di Eros. La leggenda narra che Afrodite si lamentò con la Dea Temi che Eros non crescesse; la Dea le disse che Eros non sarebbe cresciuto fintanto non avesse avuto l’amore di un fratello. I fratelli crebbero insieme, ma ogni volta che Anteros si allontanava da Eros, quest’ultimo ritornava fanciullo.
  • Himeros: è la personificazione del folle desiderio amoroso e della lussuria sessuale. Alcune leggende narrano che Afrodite fosse incinta di due gemelli Eros e Himeros. Anche Himeros, come i suoi fratelli Pothos ed Eros è raffigurato con arco e frecce necessarie per creare il desiderio e la lussuria nelle persone.
  • Pothos: anch’esso fratello di Eros, figlio di Afrodite e Crono. Rispetto ad Eros, Pothos incarnava anche un altro concetto: quello del dolore intenso per la lontananza della persona che si amava. Rappresenta il desiderio verso cui tendiamo, fa parte della dimensione amorosa nostalgica e irraggiungibile.

Ed ecco che si delineano dunque i tre volti dell’amore, quindi i tre aspetti dell’amorel’amore corrisposto personificato da Anteros,  la passione del momento personificato da Himeros e, infine, l’amore idealizzato personificato da Pothos.

La maggior parte delle persone, instancabilmente,  per tutta la vita cercano Pothos, l’amore perfetto, “l’altra metà”(che non esiste) il quale si pensa dovrebbe far sentire finalmente completi. Nella ricerca dell’amore perfetto, quindi della persona perfetta, si riversano tutte le aspettative personali e familiari, nonché le influenze del contesto storico in cui si vive. Eppure, a pensarci bene, sempre meno si trova l’amore perfetto: spesso le relazioni non si trasformano né in convivenze né in matrimoni i quali durano oltretutto sempre meno. Questo a sua volta potrebbe dipendere da altri infiniti fattori. Sembra emergere sempre più e con forza, in questa epoca moderna, l’illusione, ma anche l’impossibilità di scegliere una volta per tutte una persona. Permane l’illusione che dietro l’angolo ci sia sempre qualcuno di migliore e che scegliendo si scartino altre possibilità, limitando quindi la propria libertà.

Oggi è Himeros, la passione del momento, l’incontro sessuale, a prevalere!, l’aspetto più importante di una relazione. Ma soprattutto oggi sembra siano fondamentali: l’aspetto fisico, trascurando invece la ricchezza interiore, e il piacere fisico. Sembra che siano diventati, il punto di partenza per la costruzione di una relazione soddisfacente, è come se questi aspetti si potessero conservare nel tempo e dare così stabilità alla relazione di coppia. Non esiste, non è possibile che ciò accada se ne è la premessa. L’intimità sessuale, quella vera e profonda, si costruisce nel tempo, negli anni, conoscendo sempre più se stessi e l’altro, permettendosi di sbagliare e poi progredire insieme, semmai….. e persiste la bestialità, l’amore bestiale, oggi definito : “ una botta e via “ ma non è così, l’amore e la sessualità non sono queste, sono della delicatezza e della dolcezza, poiché e ad essa che appartengono.

Purtroppo il mito di Anteros e dell’amore corrisposto, è il volto dell’amore più lontano dalla nostra società. Il culto di questo, oggi, si basa sull’autosufficienza e sul rifiuto di ogni forma di dipendenza, si basa sulla libertà senza vincoli: niente di più lontano da ciò che in realtà serve ad una relazione di coppia. Quello di cui si ha più necessità è trovare qualcuno, qualcuna, che ci ami per quello che siamo! ,  ma soprattutto abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a migliorarci e ad evolverci ogni giorno, sempre più, fino alla raggiungimento della completezza. Ma chi è la “ persona perfetta” ? La persona “perfetta” è quella che ci permetterà di sviluppare il nostro equilibrio attraverso la presenza fondamentale dei tre volti dell’amore:Anteros, Pothos e Himeros, i quali dovrebbero intrecciarsi e fondersi l’uno nell’altro venendo a creare così le basi di un rapporto di coppia solido e duraturo.

Le relazioni durature sembrano diventate chimere, al loro posto troviamo, camere d’albergo per incontri fugaci, sesso in auto e nei luoghi più disparati, brevi percorsi insieme, amori inesistenti. L’amore per crescere e durare ha bisogno di adesione, di reciprocità, di impegno; in questo periodo le relazioni però sembrano impregnate di scarsa intimità, poca conoscenza dell’altro e soprattutto di sé stessi, di rapporti cosiddetti – una tantum - I rapporti non sembrano più basati sulla ricerca dell’arricchimento reciproco, ma su un possesso momentaneo ed un consumo rapido. L’amore dovrebbe essere uno stimolo a conoscersi, a migliorarsi, ad esplorare, a cercare oltre, a raggiungere ciò che sogniamo, o che vorremmo essere, dovrebbe offrire la sicurezza per andare a vedere altro, per mettersi alla prova, per mettersi in discussione, per poter scegliere.

 

mercoledì 10 gennaio 2024


 

 

 

Vincenzo Calafiore

 

“ Quale Esistenza “

 

Chiedersi cosa sia la scrittura, che significato ha lo – scrivere – e ancor più cosa rimane dell’Autore, di colui che mette assieme tanti pensieri.

Il nutrimento quotidiano nostro dovrebbe essere di “ Pancultura”, lo scorrere pagine e pagine di narrativa nostra, aver saputo gustare espressioni singolari non di rado oscure, o surreali di Moravia, ma anche aver letto, Primo Levi, Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello, Elsa Morante ….

E invece oggi sostituiti dal Grande Fratello, Uomini e donne, tanto per citarne qualcuno, è questo il grande fallimento, l’appuntamento mancato con la Cultura delle nuove generazioni perdute.

Questi non sanno neanche dove stanno di casa!

 

Ma lo spigolare, conoscere l’arte dello scrivere è un’immagine bellissima oltremisura capricciosa!

I narratori lo sanno: la loro realtà è negli occhi di chi la guarda e il viaggio, l’avventura conta più del traguardo.

Un viaggio che spesso ha un tempo infinito, avviato magari da una menzogna del vocabolario … e i paesaggi? Vagabonde maschere coperte da fantastiche illusioni, a volte si trasformano nelle lacerazioni psicologiche degli uomini sui quali si pianta come una scheggia di una giornata nel cervello. E ancora … sugli uomini, montagne si chiudono nella notte come una gigantesca mascella e i muri lampanti come verbi di Dio sembrano risucchiare gli avvenimenti.

E’ il mal vivere odierno di intere generazioni, greggi di pecore pilotati da cani guardiani!

Ove la libertà, la dignità, umana  sono sassi, soldati annegati,che di tanto in tanto tornano a galla pietrificati per maledire i Signori delle guerre, i Cani che guidano i greggi verso il baratro.

 

Lo scrittore, il narratore, allora tende a corteggiare un universo struggente … la narrativa così diviene un qualcosa che va ben meditata per apprezzarne l’essenza.

Avvertono tuttavia i disagi, la decadente esistenza, i falsi benevoli e sicuri approdi, di questa immane società, i narratori che denunciano in qualche maniera i depistaggi.

 

Leggere dunque è compiere viaggi nell’invisibile scivolano accanto a misteri che cadono negli spazi bianchi, tra riga e riga … il reale ha il torvo e allettante aspetto dell’intrigo della scrittura.

 

Così dunque si lascerà come i “ Cani “ vogliono, ridere,scherzare, burlare e vagheggiarsi, rimanendo alla superficie, rappresentata dai mimici e dai comici, sotto la quale però è nascosto il tesoro della bontà e della verità: al contrario si trovano molti che, invece, sotto il severo sguardo, il volto sommesso, la barba folta, la toga maestrale e grave, appositamente nascosti a danno universale, l’ignoranza vile e boriosa ed anche una non meno dannosa ribalderia, il narcisismo del teatro del mondo, uomini mossi da impulsi e da desideri, che impediscono la percezione della verità e lo sviluppo di un pensiero cosciente.

E’ la – non conoscenza di sé – viene rappresentata tutta la differenza tra ciò che uno crede di essere e ciò che realmente è: una nullità!

Ciò che appare ci inganna solamente, vi è la preponderanza dell’apparire quello che non si è, insomma una falsa realtà dove non conta ciò che noi siamo e che facciamo veramente, ma ciò che gli altri stimano e pensano di noi.

E in questo teatro del mondo tutto si muta in continuità, tutto si trasforma!

Ed ecco farsi largo una coscienza nuova che, fulminando coglie gli imprevedibili sussulti di altre coscienze … l’avventura umana continua di là di tutto, su quotidiane mappe marginate dal mistero dell’esistenza!

 

Udine 11 Gennaio 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 9 gennaio 2024

 Vincenzo Calafiore


A vida é um “sonho” e deve ser vivida como tal, como um sonho a realizar.

E não importa se pode ser um sonho bom ou ruim, será apenas o suficiente para torná-lo realidade; mesmo que os sonhos raramente se realizem, como acontece, isso não significa que você tenha que desistir, ou não, pelo menos, fazer de tudo para que isso se torne realidade.

Agora na minha velhice tudo parece maior, até as palavras, é uma vida feita de dias que não permanecem, não dá tempo de cheirá-los enquanto vão embora sem deixar vestígios de si mesmos.

Há também uma coisa estranha que se enraíza cada vez mais em mim, que é a vontade de entrar cada vez mais numa igreja vazia, onde tenho a certeza matemática de entrar num mundo paralelo contemplativo, de grande serenidade interior que permanece até meu próximo retorno.

Acredito que Deus em algum lugar lá em cima vê e perdoa meus pecados como o pícaro que sou.

Não sei como tem sido minha vida, quer dizer se está de acordo com o que Deus dispôs, mas sei que tem sido uma vida de muita dignidade e orgulho, de grandes erros e fracassos, mas com a ajuda de Deus sempre consegui me levantar e sempre mais difícil.


Na minha época o que falta é paciência ou melhor, a chamada “resistência” e acredito que foi isso que falhou.

Não suporto mais a imbecilidade e os imbecis, a hipocrisia e os hipócritas, a ignorância dos rebanhos de burros e a sua arrogância.

Arrogância e estupidez que infelizmente caracterizam este estranho e nefasto milénio.

Não aguento mais esse tempo cheio de pessimismo catastrófico, segundo eles a vida pode acabar a qualquer momento, é o que pregam esses grandes imbecis iluminados.


Esta minha idade tem tempo prolongado, não temos pressa, sem pressa e as palavras são inúteis, só há desejo de silêncio, de serenidade e de paz interior; mesmo que eu quisesse tentar correr e ser rápido, não seria capaz de acompanhar o ritmo daquele tempo além do meu olhar.

Existe a serenidade da espera, a consciência de aproveitar cada momento de cada dia fazendo o que mais gosta: ler, ouvir música, ver filmes, passear.

É o melhor momento e você não pode desperdiçá-lo! A melhor vida.


Viver este meu tempo, de certa forma assíncrono, é como viver numa aldeia de montanha distante, isolada das principais vias de comunicação.

É uma situação estranha onde minha imaginação me leva para outros mundos, me faz ver que tudo ainda é possível como antes; mas na realidade não é assim, não há nada além da soleira, há o vazio de muitas gavetas que estão abertas e esvaziadas de tudo há muito tempo, há uma memória que como um espelho reflete continuamente uma inundação de memórias .

Esta é a última praia onde cheguei agora.

A partir daqui você pode admirar nasceres do sol fantásticos e lindos pores do sol, você pode ouvir o canto melódico das ondas.

Para mim é um ponto de não chegada, na verdade é um ponto de partida para outra viagem que dura uma eternidade;

você tem que se perguntar como será, não é importante, eu não poderia fazer nada para mudar de qualquer maneira. Mas minhas pegadas que ficarão na areia serão importantes; o meu será importante

“cartas” escritas ao longo dos anos, meus livros, minha música. Essas coisas serão aquela ponte invisível que trará até mim aquele que as segura.


Mas agora é hora de viver, então vamos banir a existência melancólica e tentar tirar o melhor proveito dela. Tentando viver em harmonia com o meu tempo e deixando o outro rápido para aqueles que estão destinados a vivê-lo, apesar de si ou deliberadamente.

É hora de saborear cada momento de cada dia santo, evitando ao máximo pessoas desagradáveis, fatos desagradáveis, problemas, coisas complicadas e, em vez disso, permanecer na contemplação da felicidade diária vital!


Vincenzo Calafiore

 

La vita è un “ sogno “ e come tale andrebbe vissuta, come un sogno da realizzare.

E non importa se potrebbe essere un brutto o un bel sogno, basterà solo realizzarlo; anche se i sogni come accade raramente si realizzano non significa che bisogna arrendersi, anche no, fare di tutto semmai per realizzarlo.

Ora in questa mia età da vecchio, tutto sembra più grande, perfino le parole, è una vita fatta di giorni che non rimangono, non c’è il tempo di annusarli che se ne vanno via senza lasciare impronte di se.

C’è anche una cosa strana che si sta sempre più radicando in me, ed è il desiderio di entrare sempre più spesso in una chiesa vuota, dove ho la matematica certezza di entrare in un mondo parallelo contemplativo, di grande serenità interiore che rimane fino al prossimo ritorno.

Io credo che Dio da qualche parte da lassù veda e perdoni i miei peccati da picaro che sono.

Non so come sia stata la mia vita, intendo se in linea con quanto disposto da Dio, ma so che è stata di grande dignità e di orgoglio, di grandi errori e fallimenti, ma con l’aiuto di Dio mi sono sempre rialzato e sempre più forte.

 

In questa mia età a mancare e la pazienza o meglio la cosiddetta “ sopportazione “ si credo che sia questa a essere venuta meno.

Non sopporto più l’imbecillità e gli imbecilli, l’ipocrisia e gli ipocriti, l’ignoranza delle mandrie di asini e la loro arroganza.

Arroganza e stupidità che purtroppo caratterizzano questo stranissimo e nefasto millennio.

Non  sopporto più questo tempo pregno di pessimismo catastrofico, secondo loro la vita potrebbe finire da un momento all’altro, questo è ciò che predicano questi grandi illuminati imbecilli.

 

Questa età mia ha il tempo dilatato, non si corre, senza fretta e le parole non servono, c’è soltanto desiderio di silenzio, di serenità e pace interiore; anche volendo provare  a correre a essere veloce, non ci riuscirei a tenere il passo che ha quel tempo appena di là del mio sguardo.

C’è la serenità dell’attesa, la consapevolezza del godersi ogni momento di ogni giorno facendo ciò che più piace: leggere, ascoltare la musica, guardare qualche film, passeggiate.

E’ il miglior tempo e non lo si può sciupare! La migliore vita.

 

Vivere questo mio tempo, per certi versi asincrono è come abitare in un paesino di montagna lontano, tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazioni.

E’ una strana situazione dove la mia immaginazione mi porta in altri mondi, mi fa vedere che è ancora tutto possibile uguale a prima; ma in realtà non è così, non c’è nulla oltre la soglia, c’è il vuoto di tanti cassetti aperti e svuotati ormai di tutto da tanto tempo, c’è  una memoria che come uno specchio riflette continuamente una marea di ricordi.

Questa è l’ultima spiaggia dove ormai sono giunto.

Da qui si possono ammirare delle albe fantastiche e dei tramonti bellissimi, si può ascoltare il melodico canto della risacca.

E’ per me un punto non di arrivo, semmai è di partenza per un altro viaggio lungo una eternità;

c’è da chiedersi come sarà, non è importante, tanto non potrei fare nulla per cambiarlo. Ma saranno importanti le mie impronte che resteranno sulla sabbia; saranno importanti le mie

“ lettere “ scritte negli anni, i miei libri, la mia musica. Queste cose saranno quel ponte invisibile che porterà a me colui che le terrà.

 

Ma adesso è il momento di vivere, quindi bando alla malinconica esistenza e cercare di prendere il meglio. Cercare di vivere in armonia con il mio tempo e lasciare l’altro veloce a chi è destinato viverlo suo malgrado o volutamente.

E’ il momento di assaporare ogni attimo di ogni santo giorno evitando il più possibile le persone sgradevoli, i fatti sgradevoli, i problemi, le cose complicate e rimanere invece nella contemplazione della vitale beatitudine quotidiana!

 

 

 

 

 


mercoledì 3 gennaio 2024

 

 

 

Vincenzo Calafiore

 

La belle vie

 

“ Era “ così diverso il vivere, nonostante la guerra in Vietnam; c’era nell’aria quel desiderio di vivere, c’erano tanti sogni da realizzare, c’era un futuro in cui sperare a cui guardare, ma poi c’era la grande musica, le grandi orchestre, le grandi voci di Nat King Kole, Frank Sinatra, Dean Martin, Elvis Presley,  insomma c’era vita da vivere.

Oggi ci sono in atto due grandi importanti conflitti che potrebbero scatenare il terzo conflitto mondiale probabilmente con l’uso delle atomiche, oltre alle guerre dimenticate, ai vari focolai sparsi per il mondo.

Pare che questa società odierna non sappia cosa significhi vivere in pace, pare che abbia una grande voglia di menar le mani come si dice, e entra nello scenario del vento di guerra l’Iran che vuole dimostrare al mondo arabo di non aver paura dell’infedele, dell’occidente e getta benzina sul fuoco come si suole dire.

Mi vengono in mente certi segreti “ Mariani “ ma anche la venuta dell’anticristo …. Ma chi è costui?

L’Anticristo era – dice Solovev – “un convinto spiritualista”. Credeva nel bene e perfino in Dio. Era un asceta, uno studioso, un filantropo. Dava “altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza”.

 

“È questo che dobbiamo insegnare a osservare ed è molto importante tale discorso oggi. Io lo avverto vivendo in un luogo di particolare sofferenza, dove vengono al pettine i nodi dell’umanità, a Gerusalemme, in Medio Oriente. Abbiamo tutti un immenso bisogno di imparare a vivere insieme come diversi, rispettandoci, non distruggendoci a vicenda, non ghettizzandoci, non disprezzandoci e neanche soltanto tollerandoci, perché sarebbe troppo poco la tolleranza. Ma nemmeno – direi – tentando subito la conversione, perché questa parola in certe situazioni e popoli suscita muri invalicabili. Piuttosto ‘fermentandoci’ a vicenda in maniera che ciascuno sia portato a raggiungere più profondamente la propria autenticità, la propria verità di fronte al mistero di Dio.

“A questo scopo non c’è mezzo più concreto, più accessibile, delle parole di Gesù nel Discorso della Montagna. Parole che nessuno può rifiutare perché ci parlano di gioia, di beatitudine, ci parlano di perdono, ci parlano di lealtà, ci parlano di rifiuto dell’ambizione, ci parlano di moderazione del desiderio di guadagno, ci parlano di coerenza nel nostro agire (‘sia il vostro parlare sì, sì; no, no’), ci parlano di sincerità. Queste parole, dette con la forza di Gesù, toccano ogni cuore, ogni religione, ogni credenza, ogni non credenza. Nessuno può dire: ‘Non sono parole per me: la sincerità non è per me, la lealtà non è per me, il lottare contro la prevaricazione sui beni di questo mondo non è per me…’. È un discorso per tutti, che accomuna tutti, che richiama tutti alle proprie autenticità profonde, ed è quel discorso che ci permetterà di vivere insieme da diversi rispettandoci, non ghettizzandoci, non distruggendoci, nemmeno tenendo le dovute distanze, ma ‘fermentandoci’ a vicenda.

“Allora, se faremo così, tutti gli uomini si riconosceranno in tali valori, si sentiranno più vicini, più compagni e compagne di cammino, sentiranno di avere in comune delle realtà profonde e vere, delle realtà che forse non avrebbero saputo scoprire senza le parole di Gesù. Allora, al di là di differenze etniche, sociali, addirittura religiose e confessionali, l’umanità troverà una sua capacità di vivere insieme, di crescere nella pace, di vincere la violenza e il terrorismo, di superare le differenze reciproche. Sarà allora pienamente manifesto il messaggio della grazia di Dio”.

 

 

 

Forse il 2024 sarà l’anno della riconversione dell’intera umanità, sarà l’anno del riavvicinamento a Dio, solo lui potrà salvarci dalla catastrofe umanitaria, quindi tornare a recitare il Pater Noster, tornare a condividere la gioia di vivere attraverso l’umiltà d’una preghiera come un’ Ave Maria per risentire in noi quel grande senso di pace che si prova e si sente dentro andando a  Medjugorje!