lunedì 27 settembre 2021


L’insoluta delicata distanza

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Settembre 2021 Udine

il-piacere-gabriele-dannunzio.jpeg

La domanda è: l’individuo possiede la capacità di conservare e far rivivere a livello immaginativo ciò che gli procura piacere e, di contro rifuggire ciò che gli procura dolore?

Qualsiasi  manifestazione della distanza o lontananza trova il suo correlato psicologico in quell’idea che è la

- separatezza – di uno spazio fisico o mentale che divide creando così quel forte senso di interna – mancanza –.

Il senso della lontananza pur nel sul aspetto di

Distanza temporale agisce sui fatti con un meccanismo perverso, esaltandone la qualità della piacevolezza e, di contro, sbiadendo la portata del negativo insito comunque in qualsiasi umana vicenda.

Una cosa che bisognerebbe fare ogni momento del giorno è il ringraziare o di elogiare l’ineluttabilità del destino, una voce che ci abita dentro e ci chiama, la prima volta per nascere e, la seconda, per morire.

Non possiamo cambiare l’inizio e la fine, ma la fase  intermedia dipende tutta da noi!

Dimentichiamo che la felicità viene dal piacere di dare  e di ricevere …. Andando a passeggiare nei boschi costruivo un bastone per reggermi, camminavo inventandomi parole senza senso, creavo così una grammatica, sgrammaticata, ma era musica di parole nell’aria, poi vento. … è una mia metafora, ma quello era il mio

-Bastone  del potere - , quel potere buono, creativo, era pensiero …. La bacchetta magica dei miracoli, è questa la magia della vita.

Ma la vita non è quel giardino fiorito incantato, è un fondale scenico di un teatro dell’assurdo che l’uomo pian piano maledettamente ha cambiato in un qualcosa di assurdo; qui torna e, in maniera perentoria,  quell’insoluta delicata distanza da ogni cosa.

Facendo sì che il ricordo diventi rimpianto di ciò che non è più o non si ha più, ovvero tanto lontano da non poter essere afferrato e trattenuto a se.

Questa – distanza – la si vive negli amori che nascono o sono finiti, o nei ricordi delle trascorse stagioni della vita che, nel momento in cui si allontanano sembra che la vita sia finita.

Ci si può sorprendere allora a godere della propria sofferenza nel rivivere il passato, immergendosi nei fatti come se nulla fosse cambiato, nonostante il tempo trascorso; utilizzando a livello soggettivo lo stesso meccanismo che la facoltà immaginativa applica a tutte le esperienze umane.

Tuttavia ogni singolo individuo è soprattutto proteso a diminuire il carico di emozioni negative che la distanza contiene, riguardo sia le passate vicende, sia le esperienze dell’oggi, del momento.

Il “pensiero” con la sua struttura sempre più complessa sembra infatti procedere di pari passo alla crescente paura dell’uomo di – perdersi -, di rimanere solo con se stesso a subire il peso del distacco dall’altro, come dal sé più autentico.

E’ singolare la capacità umana di ritrovarsi; una difesa antica e sempre efficace per combattere i fantasmi connessi alla terrena limitatezza; ma è anche compito arduo richiedere impegno, capacità introspettiva, disposizione a rischiare, coraggio di soffrire!

Dunque ritornano le immagini da un luogo e tempo lontani, sembrano rompere le severe leggi dell’irreversibile, per questo il suo accoglimento ci  appare dolce. Bisogna avere una spazio interiore sempre aperto su questa insoluta delicata distanza, da noi stessi!

 

 

 

 

 


giovedì 23 settembre 2021

 

Ciao

 

 

 

Vincenzo Calafiore

24 Settembre 2021 Udine

 

La cosa che più affascina nel corso del tempo è la vita!

Immagina lei nei colori e nelle trasparenze, immaginala così e capirai quanto bella sia.

Ma non è solo colore e trasparenza è a volte dolore e sofferenza, e nonostante tutto lei saprà sempre come meravigliarti e affascinarti, ricompensarti in qualche maniera.

E allora questa vita amala come fosse la cosa più preziosa e non andrebbe sprecata nelle cose inutili, nelle cattiverie, nell’egoismo; lei è un bene preziosissimo è magia, è folle amore, è anche serenità, gioia!

Non è tempo,

non è giorni ammucchiati,

non è un peso da portarsi addosso!

Ciao, è una parola bellissima!

La vita è musica ed è una fortuna è la vera nostra terra, ma sappi che …la musica la si può fare solo in un modo: assieme, e assieme è Ciao!

La cosa più importante è ascoltarla, è sapere ascoltare.

La vita è magia, è fortuna! Ciao

domenica 19 settembre 2021

 

Dedicato a Voi

 

Di Vincenzo Calafiore

20 Settembre 2021 Udine

        

         Editoriale

 

 

Nella mia breve o lunga vita che sia, ho avuto modo di incontrare molte persone.

Di queste in verità alcune, poche, le ricordo ancora oggi a distanza di tempo con dolcezza, molte le ho inserite nelle pagine di un libro nero, una lunga lista che probabilmente non finirà mai.

Ho sempre dato all’Amicizia una grande importanza, avendo io uno spiccato ed alto senso del significato o del significare, Amicizia, specialmente con chi mi sta a cuore.

Ho dato tutto o meglio ho sempre cercato di dare tutto, senza chiedere mai nulla in cambio, senza alcuna convenienza personale, ritenendo questa un –nobile e prezioso- sentimento. Per me un diktat indeclinabile, perentorio, che mai ho messo in discussione. E’ l’Amicizia un sentimento che ho salvaguardato, protetto, custodito, tenuto lontano da quelle pseudo amicizie, con il rischio di pregiudicare tutta quella serie dei miei credo, di esporre me stesso al giudizio maligno della gente. Rischio che da sempre ho affrontato a testa alta, confidando sempre nella giusta causa.

Sono stato propenso sempre a parlare con tutti e non ho mai lesinato un sorriso a uno sconosciuto.

C’ero, ci sono stato sempre, magnanimo, disponibile, ad ascoltare i problemi d’amore e di solitudine, di malattie … nel mentre mi sono fatto una cultura del male dell’anima di chi mi stava e sta ancora attorno, senza mai salire in cattedra o consigli se non espressamente richiesti.

Mi sono ritenuto da sempre un cavaliere errante, forse troppo errante e di non potermi avvalere di un’onniscienza in grado di dirigere la vita di altri; tendendo per primo la mano, desiderando e aspettando delle risposte che il più delle volte o quasi sempre si sono fatte attendere o non ci sono mai state.

Ora a guardare in dietro mi sono reso conto di aver concesso troppo e che il bilancio diciamo dei passivi ha superato di gran lunga quello striminzito dei positivi.

Con il senno del poi ho analizzato le mie esperienze vissute, accorgendomi di un sentimento monocorde. Concedevo molto del mio tempo senza avere nulla in cambio … io c’ero ma per me non c’era nessuno.

In tutti quei discorsi che si sono fatti, non c’è mai stata una parola per me, non c’era corresponsione dell’interesse che donavo.

Al tempo dare amicizia pensavo fosse una cosa normale! Giustificavo quel vuoto dicendo a me stesso una bugia che chi aveva problemi non poteva avere una parola per me e legittimavo quell’egoismo con le attenuanti più stupide.

Forse era una mia maniera di illudermi di non essere “ invisibile “; tuttavia credevo negli altri tanto da soffermarmi a vedere quanto mi veniva offerto e che poi avrei contraccambiato se fosse vera amicizia.

E’ stato stupido rispondere alle loro chiamate, soddisfare le loro richieste, le loro pretese, stupido e cretino io che cercavo un amico con cui parlare e ricevere una minima attenzione e invece in cambio il silenzio, il vuoto, l’assenza. Stupido e insensato io non capire che nessuno aveva tempo per me e se mai avessi avuto un mio problema tale sarebbe rimasto.

Stranamente tutti erano molto impegnati con famiglie, lavoro, impegni, problemi!

Ma in realtà il distacco e il lungo silenzio diventavano e sono diventati sempre più cupi, sempre più distante; ascoltavo e odiato pure il risentimento del mio cuore, non ci sono state mai telefonate …. Che disonore quell’amicizia usa e getta!

Dov’erano finite tutte le mie amicizie?

Dov’era quel sentimento: Amicizia ?

Non c’è mai stato!

La domanda che pongo ancora oggi a me stesso è: credo ancora nell’Amicizia?

Si ci credo ancora nonostante tutto. Ci credo anche se non c’è, ci credo anche se romitaggio è sempre lo stesso, una decadente rappresentazione d’avanspettacolo da bassi fondi, una mera bugia travestita di luce.

Continuo a sorridere e porgere una mano agli sconosciuti con la speranza di incontrare qualcuno per cui l’amicizia è un privilegio è un onore!

Intanto rimango in attesa di essere umano!

E intanto penso come sempre a Stefano Federico un amico da una vita!

Così la vita è ancora più bella: Grazie Stefano di esserci sempre!  

 

venerdì 17 settembre 2021

 


La Vita

 

Di Vincenzo Calafiore

18 Settembre 2021 Udine

Le domande questa notte sono tante, la più frequente è:

Che valore ha la vita?

In alcuni paesi del mondo la vita vale meno che zero, nel mondo occidentale pare che sia fattibile levarla, tanto dopo poca detenzione in carcere si è liberi nuovamente e l’Italia in questo è maestrale.

La nostra civiltà occidentale avverte ormai da molto tempo che il patrimonio intellettuale non ha più risposte da offrire.

E’ una civiltà che ormai si è fatta rubare il – futuro – o meglio l’anima!

E’ innegabile la decadenza la si vede e si tocca in ogni parte del mondo, si manifesta ogni momento del giorno e si trasforma continuamente in paure e indecisioni.

Non a torto un giorno scrissi : “ Chi è in grado di dirmi di che carne sono

 fatto? “

Ecco, questa è la seconda domanda.

Dunque cosa fare?

A cosa dovremmo ancorarci per poter vivere?

E soprattutto cosa ci è rimasto come riferimento?

Se provo a voltarmi in dietro …. È penoso, è finito, sparito, l’Illuminismo, il Romanticismo è per pochissimi e infine l’Umanesimo diventato poco più che un ricordo.

Di fronte al lento morire della coscienza, si avverte il bisogno di una reazione, in qualche maniera ricominciare a sperare. Penso che non occorrano grandi cose,  perché la soluzione è a portata di mano: Dio! Maometto, Buddha  …. Vale a dire, l’uguaglianza, la giustizia per tutti, la non violenza, la libertà e sono questi che il mondo cerca dato che ha compreso che con il denaro non si compra ne si risolve tutto.

La fede in Cristo è un atto di civiltà, prima ancora che fede, ricordando sempre che Cristo è in ogni momento del giorno  e della storia.

La vita non è solo tempo, è mistero, un bellissimo mistero da vivere e lo è davvero, lo è. Credo che nessuno possa sostenere il contrario e quindi non vi è una formula certa.

E’ così immensa, così infinita eppure sta tutta in una semplice parola che pronunciamo spesso, ad ogni pretesto e non promette nulla, spiega però tutto e ci aiuta: Inshallah! Come vuole Dio, come piace a Dio!

Rimane sospesa nell’aria e dentro noi, quella costante sensazione di sentirci soli, di non essere ascoltati, amati o peggio ancora incapaci di dare amore; dimentichiamo che il migliore e forse l’unico amico e Cristo, quel Cristo che un giorno inchiodammo sulla croce.

 

 

 

 

 

martedì 14 settembre 2021

 

Vincenzo Calafiore

-         Editoriale –

15 Settembre 2021

 

Attorno ad un’immagine, ne nascono delle altre ed è come se si formasse una sorta di analogie e simmetrie, di contrapposizioni.

La scrittura poi cercherà in qualche maniera l’equivalente di quell’immagine visiva, in uno scenario più o meno coerente, perché in realtà è un infinito di possibilità di connessione tra pensiero e sensazione, perché il totale o somma di informazioni, esperienze, valori, si identifica in un mondo – paralizzato – senza un prima e un poi.

La “ memoria “ finisce con l’apparire distante, ed è forse il vivere questa distanza che sarà possibile cogliere lo spessore del ricordare assieme a tutte le sue molteplici sfaccettature che l’accompagna al diverso percorso mentale.

La vita che si è persa, la vita che non abbiamo vissuto!

C’è una forza estranea e indescrivibile, che da qualche parte, provvede a mettere in ordine i ricordi, dando loro significato e freschezza, fra questi la: Shoah!

I lager non sono stati un incidente e sono allo stesso tempo un monito per tutti i popoli del mondo del “ dopo “.

Auschwitz, il lager-simbolo del sistema concentrazionario nazista è espressione profonda della crisi della civiltà occidentale, e della ragione.

La rilettura di Auschwitz e un’analisi odierne devono rimuovere i molteplici luoghi comuni antistorici e la stereo tipizzazione dei fatti e dei suoi protagonisti su cui si fondono le nostre conoscenze, che ricordano di ricordare questa macchia indelebile dell’umanità.

Cosa abbiamo imparato e cosa è rimasto di questa lezione?

Ricordare Augusto José Ramòn Pinochet, generale e politico cileno, che a seguito del colpo di Stato in Cile nel 1973 . Governò con la dittatura il Cile dall’11 Settembre 1973 all’ 11 Marzo 1990 … 23 anni di terrore che lo hanno reso responsabile di crimini contro l’umanità.

La domanda è: quale differenza c’è stata tra Pinochet e Adolf Hitler?

Effettuò una forte repressione dell’opposizione ritenuta da alcuni un vero sterminio di massa, con l'uccisione di un numero tra 1.200 e 3.200 oppositori, tra 80.000 e 600.000 internati, esiliati o arrestati in maniera arbitraria e tra 30.000 e 130.000 torturati e/o vittime di violenza. La Commissione Rettig e altre commissioni, istituite dopo la dittatura, contarono ufficialmente 3508 morti - 2.298 assassinati o giustiziati, 1.210 sparizioni forzate  oltre a 28.259 vittime di tortura e prigionieri politici, nei circa 17 anni di potere di Pinochet, ma in particolare durante il primo decennio. Taluni autori hanno aumentato il numero delle vittime a 17.000 (15.000 morti e 2000 scomparsi), mentre un computo del 2011 quantifica in 3.065 i "morti o forzatamente scomparsi" e in 40.018 le vittime anche "solo" di violazioni di diritti umani da parte del regime, ma la questione è ancora aperta. Pinochet arrivò al potere a seguito del golpe del 1973, inizialmente sollecitato da parte del Parlamento: il colpo di Stato militare - appoggiato dagli Stati Uniti d'America, nelle persone di Richard Nixon ed Henry Kissinger, in funzione anticomunista e da esponenti di ceti elevati cileni - rovesciò il legittimo governo, coinvolto in una grave crisi economica e in un'impennata dell'inflazione. Il Presidente socialista Salvador Allende, il quale si suicidò dopo il golpe.

E’ ricorrente la data: 11 Settembre !

Gli attentati dell'11 settembre 2001 furono una serie di quattro attacchi suicidi coordinati compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d'America da un gruppo di terroristi appartenenti all'organizzazione terroristica al Qaida.

Osama Bin Laden è stato considerato a lungo il nemico numero uno dell’America. Sceicco di origine saudita, è nato nel 1957 a Riad ed è morto nel 2011, dopo essere stato ritrovato dalle forze militari americane in un rifugio nei pressi di Islamabad. Madre siriana, diciassettesimo figlio di un facoltoso imprenditore yemenita, dopo la laurea in ingegneria ha abbracciato prima la causa dei Mujaheddin nella resistenza contro l'invasione sovietica in Afghanistan (1979-89), quindi ha rivolto le sue mire contro gli Stati Uniti definito il “ principe del terrore” è ritenuto l’ideatore degli attentati dell’11 settembre 2001.

E’ di interrogarsi: non si ripeteranno più questi tragici eventi della storia di questa società planetaria ormai alla deriva, Afganistan compreso e tutte le Auschwitz non scritte nella storia, o sono destinati a ripetersi come una modalità inscritta nel DNA del genere umano?

 aeda.

sabato 11 settembre 2021

 


I fiori di lavanda

Di Vincenzo Calafiore

12 Settembre 2021 Udine

 

Ecco lo vedi?  E’sera tutto è quasi silenzio!

Le luci si accendono nelle case, risuonano nell’aria le grida dei bambini, qualcuno ancora gioca fuori nel cortile e l’aria va riempiendosi dei profumi delle cucine.

Il mare è lì nel suo abito da sera più bello, così come il cielo in quell’azzurro che pian piano agli occhi va scurendosi fino al buio e si accendono le stelle di quella trapunta dorata … e Tu dove sei ?

Ieri credevamo entrambi in quel futuro che guardavamo dalla spiaggia, seduti sulla sabbia ancora calda; e c’era quel silenzio che per mano ci portò fuori dal tempo. Lo abbiamo visto il nostro futuro e ci sembrò bello come l’amore che avevamo per noi, che abbiamo difeso …. , ricordi?

Io ricordo i lunghi appostamenti a un angolo di strada con qualsiasi tempo a guardare una finestra soltanto per vederti! Poi il mare, quel mare che abbiamo voluto per noi, ci ha fatti incontrare … così nacque l’amore, quello che avemmo fino a poco tempo addietro.

Chissà cosa avrà in serbo per me la vita? Questa domanda mi ritorna sempre in mente la sera quando inconsapevolmente guardo da una spiaggia l’infinito orizzonte che sempre più dai miei occhi si allontana fino a sparire … eri tutta la mia vita, sei andata via e non sei tornata più!

Avevi sempre nella tua borsa di vimini assieme agli asciugamani, un mazzetto di fiori di lavanda, un profumo che restava addosso, nell’aria; mi piaceva così tanto che come te cominciai a tenerli in casa i tuoi fiori di lavanda, alla lavanda era il sapone, il bagnoschiuma, ancora adesso che tu non sei qui.

Quella mattina di settembre, l’alba dolce e capricciosa s’era affacciata al davanzale col capo coperto da un foulard rosso fuoco che incendiò il mare, era così sereno, quieto , che appena riusciva a bisbigliare qualcosa alla sua riva; lei è sempre lì ad attenderlo e come sua sposa ad ascoltarlo!

Noi non siamo riusciti come loro essere legati fino alla fine.

Dallo scoglio si poteva vedere il fondo di sabbia bianca e sassi piccoli e tondi, bianchi candidi come la neve, invitava la visione a un volo d’angelo, così fu … in quella trasparenza con gli occhi aperti e risalire velocemente!

Sulla spiaggia pezzi di vetro luccicanti, e sassi colorati, tondi come uova primordiali, pezzi di piastrelle… tutti con una storia e un vissuto da raccontare, la mia chissà a chi raccontarla, se non al silenzio che è in me……

Nel frattempo nell’aria di casa si levano le note de: … e lucean le stelle.. fra queste manchi tu!

 


 

 

Ah, l’Amore

 

di Vincenzo Calafiore

08 Settembre 2021 Udine

-         Editoriale –

 

E’ possibile ancora oggi, in questo millennio proiettato ormai “ troppo “ velocemente fuori dall’orbita emozionale,  ( ove sembrano adombrati certi aspetti emozionali a vantaggio di quelli che contemplano la fredda lucidità di un – oltre – che  nulla ha di umano e romantico), che poco si sappia dell’Amore?

Che cos’è: l’Amore?

Per rispondere a questa domanda, per forza maggiore occorre far riferimento a Platone, e

per comprendere meglio la  Sua visione dell’amore, è necessario prendere in considerazione prima di tutto la concezione che lui stesso ha dell’uomo: un essere diviso a metà tra anima e corpo,tra aspirazione verso il mondo delle idee e la peggiore tendenza a cedere alle tentazioni del mondo materiale. Platone, ricorrendo a ciò che era stato detto da Socrate, definisce l’amore una follia! , ma analizzando meglio, sostiene che non sempre la “follia”  é un male. L’amore diventa infatti una divina follia, a sua volta fonte di bene per l’uomo.

Dell’Amore è importante un fondamentale che è la Bellezza di cui ci si innamora! Altro non é altro che la rivelazione dell’armonia divina, la quale riaccende nell’uomo il ricordo della Bellezza Ideale che la nostra anima aveva già contemplato prima di incarnarsi.

Ne consegue che, mediante la contemplazione della bellezza ci si avvicini all’intelligenza stessa. Infatti l’uomo, grazie alla reincarnazione ,vita dopo vita, ha imparato a non lasciarsi ingannare dalla bellezza estetica, ed è sempre più alla ricerca di un qualcosa in più,fino a giungere anche alla bellezza del divino stesso; l’amore quindi, assumendo una forte connotazione morale, diviene forza mediatrice in grado di unire il sensibile e il soprasensibile. Questo condizione permette di trascendere la condizione umana e, attraverso i vari gradi della bellezza, eleva quindi l’anima fino al raggiungimento della Bellezza ideale.

L’uomo quindi, mediante questa esperienza, riesce ad avvertire cosa c’é oltre i propri limiti conoscitivi e indirettamente superarli.

Ma nel  “Simposio”  Platone fornisce a noi un –oltre – cioè  l’analisi più approfondita della Sua concezione di amore. Egli parte infatti dalla visione proposta da Aristofane, secondo cui il bisogno di amare corrisponde alla ricerca da parte dell’uomo di ricomporre la primaria unità originaria in cui coesistevano entrambe le parti.  Amare é quindi desiderare ciò di cui si sente la mancanza affinché venga ricreata l’armonia originale.

Platone inoltre sostiene che Eros, ( Dio greco, figlio di  Afrodite e Ares- Zeus- ) in quanto demone, sia di natura “intermedia” tra gli dei e gli uomini e per questo sia la personificazione della filosofia stessa. Di conseguenza l’amore per Platone deve superare il semplice attaccamento al materiale affinché l’uomo,amando, raggiunga la spiritualità, senza il rimpianto delle sensazioni materiali nel momento in cui deve distaccarsene.

Sicuramente questo appare come un messaggio ascetico e proto cristiano, come un invito a concepire l’amore come intreccio tra anime che va al di là del mondo materiale in cui sarebbe destinato ad esaurirsi.

La differenza tra l'amore di oggi com’è inteso e quello dei tempi di Platone è che al giorno d'oggi abbiamo in mente un amore biunivoco, dove due amanti si amano reciprocamente;ai tempi di Platone era univoco,uno amava e l'altro si faceva amare:nel mondo greco o l'uomo amava la donna o l'uomo amava l'uomo:l'omosessualità era diffusissima.

Talvolta ci poteva essere un amore biunivoco, che Platone spiegava ricorrendo sempre alla teoria del flusso che intercorre tra gli occhi: secondo lui poteva venirsi a creare una situazione di  "specchio": in realtà l'amato vede negli occhi di chi lo ama se stesso perché vede riflessa la propria bellezza; è una concezione mitica che rievoca i celeberrimi versi di Dante:

"amor, ch'a nullo amato amar perdona...": è come se chi è amato si innamorasse del sentimento stesso. Platone ci parla dell'amore, in Greco "eros",che designa l'amore passionale ed irrazionale,diverso da "agapè", 'amore puro.

L'amante è un qualcosa di più divino dell'amato, perché è pieno di ardore da parte del dio. Amore è possesso perenne del bene. Non ogni Amore è bello e meritevole di essere lodato, ma soltanto quello che spinge ad amare bene. Ognuno diventa poeta, anche se prima era privo di ispirazione, quando Eros lo sfiora….. “  Sarà il caso di meditare?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


          Giovinezza, addio

 

 

Di Vincenzo Calafiore

2 Settembre 2021 Udine

 

“… amare è riconnettersi alla vita

e ai sogni che sono poi i veri protagonisti

del nostro tempo. E sono loro i sogni

di cui parlo. Sogni di quando eravamo bambini

e le estati ci accoglievano con tanta generosità.

Questo voglio credere, a cominciare con l’aver ritrovato una lettera mai inviata, in mezzo a un libro di latino a una fanciulla di cui sono stato

tanto innamorato, lei si chiamava: Giovinezza! “

                                              Vincenzo Calafiore

 

Cara,

questa è una di quelle estati uguali a quelle della mia gioventù : sfinita dal frinire di cicale, cornucopia colma degli aromi del basilico, dell’origano; e questa notte non avendo altro mezzo per raggiungerti, ti scrivo una lettera che forse mai leggerai.

E’ una maniera per stare con te!

Sai quei miei settantacinque anni sono passati così in fretta da non essermene reso conto …. i miei anni più o meno trentacinquemila giorni.

All’apparenza sembrano un’eternità, un tempo infinito eppure adesso, ora che li guardo con attenzione e con tutto il tempo che ho, mi sembrano invece siano stati brevi, troppo brevi!

Vedi ? Sono stati così veloci da non concedermi il giusto tempo di ricommettere gli stessi errori della giovinezza! Devi sapere che mi sento e vivo come un sopravvissuto dinosauro, vengo da un passato remoto tragico e drammatico come un dopoguerra.

Cara sono così brevi gli anni dei vent’anni …..

Ora tu mi hai lasciato, è già passato molto tempo, di te non so più nulla, ma ti ricordo ancora come la mia vita di adesso: fatta di ricordi.

Amore mio, sono finiti i due tempi e sto giocando i miei tempi supplementari, per vivere non rimane che la mia memoria che ogni sera al tramontar del sole e sorge la malinconia, mi propone ricordi!

Sai? Loro sono la dea bendata della nostra vita e io tremo solo al pensiero di perderli o lasciarli andare via nel nulla. Penso che chi non abbia più memoria non abbia più vita; la loro sequenza è quella di un vecchio film in bianco e nero, montato senza un filo conduttore, senza la colonna sonora dell’amore.

Amore mio, i ricordi sono gocce di pioggia che lentamente scivolano su lastre di vetro; mi sono accorto mentre ti pensavo che le mie mani stavano giocando con un metro e un metro è di cento centimetri sui 75 centimetri c’è una tacca rossa, è una tacca importante, ma la domanda che mi faccio questa notte è: quanti centimetri ho ancora a disposizione?

Dimmelo amore!

Certe notti, caro amore mio faccio un appello, un silenzioso appello, e sono molti davvero gli assenti giustificati!

Adesso, in questa notte placida di tempesta voglio parlarti, scriverti una lettera perché sono convinto che i miei giorni non andranno perduti, perché la mia storia, la nostra storia, la lontananza, hanno dimostrato che si può amare, si deve amare, che l’amore vincerà sempre ora e domani come fino al numero civico 75 di quella via che si snoda verso il tramonto.

Forse ha avuto ragione, aveva ragione, quel poeta che conosco molto bene, che scrisse: Questo è il dolore della vita, che si può essere felici solo in due: Io e l’Amore che è in me!

Mia giovane compagna, amore mio!

Quante solitudini e quante tristezze fra queste righe, nelle ore dedicate alla lettura di testi antichi, la mia più grande fortuna!

Giovinezza, per me sei stata la sicurezza, il punto di riferimento, perché qualsiasi cosa mi fosse successa tu saresti stata sempre dalla parte mia, assieme a tante cose della mia vita che non è stata mai semplice.

Ho sempre preso delle decisioni conscio delle mie responsabilità, ho lavorato sempre, non mi è stato mai un peso perché mi è sempre piaciuto posso confessarlo? Sono stato sempre onesto e sincero, umano, di troppo umano destino.

Poi dopo tanti anni mi sono capitate cose che non mi sarei mai aspettato che quello che scrivo fosse letto in Giappone come in Russia, In America come in Australia, in Messico come in Argentina.

Quanti viaggi ho fatto! Ho potuto conoscere i miei fantasmi coi loro pigiami di seta colorata … a guardarli sembravano nuvole nei bordelli allegri, piccoli ruffiani dagli occhi spenti e che sorridevano venendomi in contro.

Sono stato a Sarajevo!

Vicino allo Stadio Olimpico c’era un enorme cimitero …. Le croci dei cristiani, le colonne sepolcrali di legno dei musulmani; qualcuno aveva messo su una tomba un cartiglio: i morti non gradiscono che il silenzio nelle preghiere!

E adesso anche se tu mi hai lasciato continuo a fare quello che so fare: scrivere; un foglio di carta, una biro e ritorno a vivere.

Ricordo di Sarajevo quelle giornate di tardo autunno, il sole che appariva a tratti, faceva brillare le pietre sotto le croci e mi venne in mente l’Italia che sognavo mentre il silenzio divorava l’ora; mi fa paura l’abitudine al dolore, alle violenze, alle sopraffazione, ai lasciti come quelli di un amico, di un amore in cui si ha creduto.

Quello che ho fatto, l’ho fatto per raccontare agli altri le cose dentro che vedevo: oggi, questo oggi poco emozionante, penso che ho avuto tutto da te, tutto arriva tardi per non parlare della morte che arriva quando meno l’aspetti!

 

 

 

 

 


Amor

Di Vincenzo Calafiore

10 Settembre 2021 Udine

 

 

 “Amor che nella mente mi ragiona cominciò egli a dir si dolcemente che la dolcezza ancor dentro mi suona.”   Dante Alighieri   

 

 

So bene di trattare argomenti che poco incontrano la disponibilità altrui, leggere e pensare non va bene sempre, ma non va bene ne leggere ne pensare. Comunque  parto da Canova !

Da una delle sue rappresentazioni più commoventi e celebri “ Amore e Psyché “ la statua che li immortala nel momento del bacio, l’attimo prima del bacio.

Non è un bacio, come un altro o come accade, che sta per unire due persone che si amano; in realtà Psyché è stata punita per aver disobbedito agli dei con un sonno simile alla morte, Eros tornando da lei compie il miracolo di risvegliarla con quel bacio, riportarla in vita!

Ora la domanda è: Perché ci si commuove davanti a questo capolavoro?

Forse perché c’è in noi una parte in grado di intuire il profondo senso di quel bacio?

E il bacio non sarà il risvegliarsi da uno stato di morte in cui siamo?
Il bacio dunque non è un gesto, banale se vogliamo, è invece il clou dell’amore. L’amore non è oggettività o sessualità è fantasia, una fantastica realtà che ci avvicina gradualmente e in questo è o sarebbe un grave errore baciare la patner, o il patner … troppo presto.

Quel “ bacio “ bisogna prepararlo, con cura, con attenzione, perché nel bacio vive la poesia, il bacio è poesia, col baciare o nel bacio si sfiora l’infinito col rischio di perdersi.

Quindi avere cura di non considerare mai come una “ premessa “ o peggio ancora come un

“ preliminare” esso sostanzialmente un orgasmo lirico, è l’orgasmo dell’anima!

Il  - bacio – è la carezza, l’esaltazione dell’amore, il guardarsi per conoscersi e amarsi, il moto della lentezza!

Qual è il senso profondo del bacio? Psyché è la parola greca che più si avvicina alla nostra

“ anima “ - anemos – in greco, da qui deriva; questa vicinanza è dettata dall’etimologia, anemos … “ vento “. Quindi psiche è un termine onomatopeico connesso all’idea del soffio, come il verbo “ psyo” che significa appunto soffiare- spirare. Abbiamo dunque lo stesso significato in greco come in latino con un qualcosa di volatile e incomprensibile: un qualcosa di nobile, E’ Anima!

Questo spiega perché “ Psyché “ è rappresentata come in una statua agli Uffizi, esatta copia romana di originale ellenistico.

Non bisogna scordare che il Volo di Anima/ Psyché è un volo passivo se viene a mancare la forza dirompente come quella di Amore/ Eros; lo ricorda a noi Platone nel Fedro: «Gli uomini lo chiamano Amore che vola,/ Alato gli dei, perché fa crescere l’ali » attribuendo questi versi all’antica sapienza degli – Omeridi – ma psyché in greco ha anche un altro significato, “ “farfalla” a questo si deve anche la foggia delle ali nella copia degli Uffizi ( Firenze ).  Il Canova rappresenta con la statua l’irrappresentabile, l’ineffabile momento che prepara la magia di un – bacio – uno di quelli che cambia la vita di chi ama o sa amare.

I Greci erano convinti che l’anima di chi si innamora potesse uscire dal corpo e volare, librarsi nell’aria attraverso la luce degli occhi, ma anche attraverso la bocca; il bacio diveniva quindi il luogo dell’unione “ psichica” degli amanti!



 

 

 



L’estasi, etimologicamente, non è che l’incredibile processo di “uscire da se stessi”  e amarsi con l’anima, come anima innamorata, per questo con le ali dell’Amore si alza in volo abbracciata dal vento trascinante di Eros!

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 10 settembre 2021

 

Una  ragione di più

Di Vincenzo Calafiore

12 Agosto 2021- Udine ( Italy)

 

“ Se vuoi io ritorno, voglio tornare da te

stanco di rincorrerti, come una barca

stanca di mare. Torno perché voglio amarti

 per il tempo che mi rimane ….. e poi solo

 ricordi. “   Vincenzo Calafiore

 

La mia “ noche cubana” è finita all’alba, rotolando sulla sabbia dei ricordi che come mare bastardo rinverdiscono nel dolore dell’assenza.

Navigo verso la mia terra in una foschia colore anice, il mare si riempie di ali bianche che disegnano il cielo sopra la crocietta.

Succede al largo di Valona in una notte di stelle; il vento gira e porta odori della mia terra secchi e roventi, gli stessi degli altopiani africani e di un mondo pastorale che piomba addosso nella fuligginosa notte.

Dopo una notte così non sono più lo stesso, le mie idee sulla distanza che mi separano da lei cambiano, improvvisamente mi sento addosso il peso dei miei anni, gli anni persi, la vita mancata.

Non sono più nessuno se lei non viene a trovarmi nei sogni.

Sono una delle anime che sono passate per questo mare, vite perdute nello spumeggiare di un mare bastardo.

Lentamente la lentezza mi possiede, m’invade un immenso taciturno e incomunicabile desiderio di rivederla dopo tanti anni di solitudine.

A babordo la sua ombra, enorme, nera come la pece segna come il purgatorio il tratto di mare più tempestoso della mia vita, quando incontrandola rimasero i suoi segni che mi lasciò addosso.

A babordo lato di terraferma, gli ultimi sprazzi di intima felicità si confondono con i profili del Paese delle Aquile, si allungano macerate distanze sofferte rovine.

Le rovine appartate di Brutinto, la nuova Troia, il posto che Eleno figlio di Priamo ribattezzò con gli stessi nomi della patria perduta.

Lei, non è mai andata via dal cuore, è rimasta col suo sorriso e con i suoi occhi da falco, con la sua primavera addosso, quando le consegnai a fior di labbra quel mio ti amo; io in quel tempo venivo da un passato, ferito e mendico di sola felicità, mai trovata.

Arriva improvvisa bonaccia, un gran silenzio scende sul mare … una sublime assenza di vento, è come restare fermi immobili davanti a un porto senza poter entrare; non è un arresa, non mi sono mai arreso all’idea di averla perduta.

Pensandola e immaginandola è come approdare a una riva selvaggia; chissà com’è, se ricorda, se ama ancora, se mi odia.

Sbarco e cambia tutto, cicale e fichi, lenzuola al vento, profumo di donna, tutto di lei si pregna l’intorno in cui mi perdo.

Benedetta Grecia, culla del pensiero occidentale!

Per ritrovarla ci vuole tempo, e io non ne ho più, consumato da un male scuro, albeggio come un gabbiano su una riva d’attesa, sperando di vederla da un momento all’altro spuntare da quell’orizzonte che più volte ha tradito il mare di mezzo con inganno e voracità.

Come tutto accade velocemente, così tutto rapidamente brucia distruggendo la mediazione tra anima e cuore ove i pensieri dilagano, la poesia è perduta.

Immagino.

Sulla sua terrazza di sera, lei s’approccia con un bicchiere d’acqua e “ ouzo”, e sorride mentre mi dice: avevo sperato bere e filosofeggiare con te, in tramonti come questi!

E’ un miraggio del mio mare bastardo.

Con la mente ritorno a casa! Dal mio sargasso penso che non farò più in tempo, lei è molto lontana da me.

E’ un sogno ricorrente il suo volto nella luce rossastra di uno dei tanti tramonti a cui in silenzio assistendo siamo stati accarezzati e abbracciati dall’incanto venuto pro tempora … ora sono scolpiti nel cuore.

Vado a ridurre le vele, sparisco verso il fiocco, la notte m’inghiotte taciturna e possente. Il cielo stellato ondeggia lento sopra la crocetta d’albero: inizia il viaggio di ritorno come Ulisse verso la mia Itaca.