venerdì 29 settembre 2023


 

La favola dentro

 

Di Vincenzo Calafiore

27 Settembre 2023 Udine

“ ….. aveva negli occhi la tenerezza

di chi non è mai stata amata e per

sopravvivere deve improvvisare,

far finta di avere un amore tutto per lei… “

 

                              Vincenzo Calafiore

 

Io e lei siamo stati fatti della stessa materia dei sogni; ci siamo appartenuti, ma in maniera speciale, ci appartenemmo si, ma non ci siamo mai posseduti!

Compresi subito che lei era speciale, una di quelle donne buone, mite, che aveva una favola dentro, da poter leggere con la  meraviglia e incanto negli occhi, una favola da raccontare ai figli.

Eppure, se potessi ricominciare con lei, se mai ci fosse una seconda possibilità, ricomincerei da capo, e probabilmente rifarei le stesse identiche cose, perché quello ero e sono, sempre sarò.

Perché la nostra storia d’amore fosse finita non l’ho mai capito è una domanda alla quale ancora oggi mai sono riuscito a trovare una risposta.

Lei era bella, delicata, tanto d’avere paura di farle del male semplicemente sfiorandola.

Quando le chiedevo se fosse triste, mi diceva che non lo era, che non sapesse cosa fosse la tristezza !

Ma io conoscevo  i suoi occhi, come conosco il mare! Leggevo in quegli occhi una velata delusione, perché lei si aspettava di più dalla vita, ma non lo dava a vedere; ma c’era nei suoi occhi tanta speranza che accadesse qualcosa di nuovo e non accadeva nulla….

Li vedevo i suoi occhi io, anche quando mi diceva di lasciarla che lei da sola stava bene…. mentiva! ,  perché lei da sola non ci sapeva stare.

Come sopravvivere a certe assenze?

La vita è bellissima sempre, anche quando tutto attorno crolla e si rimane soli nel silenzio più assoluto.

Quando ci si sente soli e abbandonati …. La vita è bella!

 Così crollano anche le persone, in silenzio, crollano senza chiedere aiuto, anche se ne hanno un disperato bisogno.

Così è crollata lei, come un castello di sabbia portato via da una piccola onda.

A volte la vita è come un quadro mai dipinto, accade di andare via e di non tornare mai indietro, andiamo via senza chiedere nulla dell’altro, degli altri.

Sto imparando ad amare la mia vita con tutta la serenità possibile, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila i giorni, vestirli di coerenza, di dignità, di orgoglio, è così bello tanto da non sapere come descriverlo questo amore. Ma

se dovessi descrivere l’amore io parlerei della vita, ma se mai dovessero chiedermi qualcosa che va oltre l’amore io comunque parlerei di lei: della vita!

Perché alla fine, è la vita che cercavo … la mia favola dentro.

Rivedersi? Sarebbe stato bello ma sarebbe stato come rinascere ancora una volta!

 

 

lunedì 25 settembre 2023

 

Ne vale la pena

 

Di Vincenzo Calafiore

26 Settembre 2023 Udine

 

“ … dedicato a quelle – Donne –

di cui la dignità, l’orgoglio, vedono ogni giorno

calpestati  da uomini incapaci di amare, e

di qualsiasi gentilezza.. a loro

va tutta la mia solidarietà! “

         Vincenzo Calafiore

 

 

Non accontentatevi di essere “ quell’abbastanza “ cercate di amarvi, di essere amate  così come siete con tutti i difetti.

Non datevi al primo che vi capita.

Ne vale la pena!

Non lasciatevi affascinare dalle cose – facili – sono destinate a durare molto poco;

amate invece misurarvi con le cose difficili, conquistale perché non sono per tutte, come l’amore che non è per tutte e come l’amore non dovete essere per tutti.

Non dimenticate queste parole, fatele vostre, imparatele a memoria!

Ne vale la pena!

Sapete, per rendere felice una persona serve solo che siate voi stesse, belle e adorabili, dolci e serene, non servono regali, vane promesse, fatevi sentire importanti.

Ne vale la pena!

Non avvilitevi se sarete tradite e non vergognatevi nell’aver dato fiducia, ad avvilirsi e vergognarsi sarà colui o colei che vi ha tradito.

Non date peso a chi vi parla dietro, il loro posto è proprio dietro di voi.

Non fatevi abbindolare da chi non è sincera o sincero con voi,

non date peso al giudizio altrui, se basate la vita su questo non avrete vita.

Ne vale davvero la pena!

Credete in voi, nelle vostre capacità,nella vostra intelligenza. Credete nei vostri errori è da lì che imparate molto della vita.

Non state con qualcuno solo perché può offrirvi il lusso, non c’è amore ed è come prostituirsi.

Ne vale la pena!

Abbiate cura di voi, senza rinunciare all’amore, quello delle piccole grandi cose!

Ne vale la pena!

venerdì 22 settembre 2023

 " SIATE SEMPRE IN OGNI OCCASIONE DELLA VOSTRA VITA -TERRIBILMENTE DONNE - NON ACCONTENTATEVI MAI DI MEDIOCRITA', PERCHE' VI FAREBBE MORIRE DENTRO! MA ANDATE VERSO LA LUCE DELLA CULTURA, DELLA GRANDE BELLEZZA COSI' MAI SARETE DELLE MEZZE DONNE MALEDETTAMENTE PERDUTE NELLE COSE PEGGIORI. SIATE SEMPRE VESTITE DI ORGOGLIO E DIGNITA'! VINCENZO CALAFIORE

giovedì 21 settembre 2023

 

           Nel buio

Ignota e selvaggia, la notte,

abusiva e intransigente, buona

per trafugare sogni altrui.

Sotto un cielo misero di stelle

Ricomincia fluida morte tra

le ombre allungate sui muri.

Combattemmo un dì

Combatteremo ancora

Combatteremo sempre per un sogno.

Per poi cantare ubriacarsi da soli

in qualche terra sperduta della notte.

Se mai tu fossi qui amore

Come buoni nemici

torneremmo forse con la stessa

felicità di ieri

con la stessa voce ci un addio ci diremmo t’amo.

Ma vivremmo forse con la stessa pena

affrancati da un inganno in un sonno

nello stesso oblio!

                                        Vincenzo Calafiore  

 

 

mercoledì 20 settembre 2023


 

          Sapore di te

 

Di Vincenzo CALAFIORE

21 Settembre 2023 Udine

Ti scrivo da qui, dal mio ovunque di te che ogni cosa diventa, modifica, quanto manchi!

In questa mia solitudine e lontananza ho scoperto che mi piace molto aspettarti, mi piace perfino “ quella mancanza “ che fa male molto, che ti fa speciale, importante, necessaria, tanto da essere attesa.

Succede ogni volta di girarmi a guardare nel sentire una voce che tanto assomiglia alla tua!

Là fuori c’è un popolo che ti somiglia, nel camminare, nel gesticolare le mani, nel sorridere, nel piangere come solo tu sai fare con quegli occhi perlati di trasparenze.

E io vorrei essere lì in mezzo a quella gente anche se non capisco cosa dicono, vorrei essere lì e passarti accanto lasciando nell’aria il mio profumo che tu conosci.

Quello che ricordo di te è l’amore e la passione che hai per i gabbiani, li fotografi sempre, e come loro d’estate ti appollai su uno scoglio a prendere il sole mentre ti perdi a guardare il mare.

Mi piace pensare che da quel tuo ovunque tu mi guardi e immagini cosa io stia facendo o pensando in questa notte sminuzzata da una pioggia battente, è una lunga processione di immaginazioni, pensieri …. Così fino all’alba.

Ogni volta che vai via è uno strappo al cuore, ogni volta è una morte.

Come buoni nemici del tempo che non odiamo più noi abbiamo la stessa voce, la stessa pena della lontananza e viviamo assolti sotto lo stesso immenso cielo.

Combatteremo sempre quella lontananza perché cerchiamo il sonno affiancati, cerchiamo l’amore con voce roca fronte bassa e selvaggia!

Noi fummo fatti per questo, per amarci.

Se tu od io cediamo al dolore dell’assenza, segue una notte lunga di ombre e miseri pensieri, che non è pace o tregua, non è una morte vera ……

In questa notte di insidie e cose inutili tu non ci sei, le braccia si dibattono invano, pronuncio nel buio il tuo nome e trema il cuore.

Le ore hanno detto il tuo nome …. Ricomincia la morte! Cosa ignota e crudele.

Quando la notte sarà finita, probabilmente non saprò mai come abbia fatto ad attraversarla e uscirne indenne.

Anzi, non sono sicuro se sia finita per davvero questa lunga notte.

Ma su una cosa non c’è dubbio … ed è che io, uscito da questa notte non sarò lo stesso che vi è entrato! 

martedì 19 settembre 2023


 


2

Cosa significa essere “ Donna “

 

Di Vincenzo Calafiore

20 Settembre 2023 Udine

Ci sono “ Donne “  che sono mare, e quel mare lo custodiscono negli occhi.

Sono  – mare – non per il colore degli occhi, ma per la loro grande anima, per il loro cuore, per la loro maniera di amare, che non è mai uguale proprio come il mare che non è mai uguale.

E hanno la poesia queste Donne. L’hanno nella maniera di guardarti, di parlarti con quegli occhi smarginati …. Hanno la poesia tra le mani che disegnano l’aria quando parlano, e nei loro bei sorrisi, nella loro maniera di essere “ Bella “ di piacere, di piacersi, di amare e di amarsi!

E sono “ Onde “ forti e tenaci. Hai mai visto un’onda arrendersi? Le Onde non si arrendono mai, così le Donne come le onde non si arrendono mai!

Ci sono Donne che rimangono dentro al di là del tempo. Sono come quella sabbia che mai una marea potrà portare via dalla spiaggia dove sono state felici.

Oh sì ci sono donne che hanno quel mare dentro che incanta solo a guardarlo, negli occhi.

Quelle Donne da amare per la loro grandezza, per la loro immensità dell’anima, per come sanno abbracciarti e non ti lasciano più andar via; sono come marea in certe notti.

Hanno le mani che conoscono i venti, mani capaci di annodare i fili della vita, di lanciare reti per fermare l’alba in un lungo bacio.

Donne capaci di librarsi tra le funi e corde, sospese sui vuoti della vita , per riconquistarla, per amarla.

Donne che piangono, con quel mare negli occhi!

Come fai a non innamorarti di una Donna così?

Come fai ad amarla senza conoscere il suo significato?

Come fai a non capire che senza lei, non vali niente, che sei pari a uno zero?

Capisci di essere fortunato innamorandoti perché hai visto il mare nei suoi occhi, se stringendola tra le braccia la senti fremere come il sole quando tramonta sul mare.

E chissà dove finisce il suo mare,

dove non chiude gli occhi per sognare, in quegli occhi, verde mare, serena nostalgia s’infrange tra le ciglia, un che di selvaggio dimora sulle sue labbra, nei miei occhi risplendeva la più irresistibile delle tentazioni: Amarla.

lunedì 18 settembre 2023


 

Esta’ siempre conmigo

 

Di Vincenzo Calafiore

18 Settembre 2023 Udine

“ fino a quando ci sarà tempo io sarò in te

come tu sarai sempre con me; così ogni notte

trovo le parole per dirti  domani che t’amo…”.

                                                                                                                                                ( Vincenzo Calafiore)

La sera mi addormento e sogno il sogno più bello, perché voglio sognare il mare, e nel sogno con una barca raggiungo il mare più vicino al cielo, sogno trattenendo il respiro e rimango ad ascoltare quanto profondo sia il tuo respiro; mi chiedo se sono nei tuoi sogni, se mi ami ancora davvero. Qualche volta sogno un vento d’Africa che piega gli alberi e leva la terra, qualche volta vele e torno a navigare; così succede che vengo a trovarti per poterti ancora amare, e c’è mare, un mare che divide dal quel mio continuo cercarti o volerti come un viaggio già fatto o da fare assieme a uomini e donne viaggiatori e sognatori come te, come noi. A volte sono e mi sento come un pesce intrappolato in una rete che mi porterà chissà dove, forse sarà la necessità di guardarti negli occhi mentre le mie labbra sussurrano verbo antico, assieme a tanti uomini e donne viaggiatori che viaggiano nei sogni passati di mano. Questo è l’amore che ferisce per sua stessa mano o porta lontano come un vecchio treno a vapore di stazione in stazione di un universo ristretto a volte negli orli di occhi che stanno a guardare un sogno che appena sfiorato già se ne va. L’amore come carte nautiche da decifrare in quelle lunghe notti vuote con niente da imparare; se fossi bravo ti disegnerei su tutti i muri di città abbandonate per farti tornare o per incontrarti magari a un crocevia. E’ dunque viaggio? Viaggio da compiersi assieme su strade che portano al mare o da cui poterlo guardare per continuare a sognare o sperare che tu mi ami ancora come quel “ giorno “  di pioggia e di ombre, per nascondersi o nasconderci al mondo. Se avessi ancora parole ti parlerei, se fossi gabbiano ti porterei via, ma sono un uomo che si frantuma come cristallo o annega nella tempesta. Fino a quando ci sarà tempo io sarò in te come tu sarai sempre con me; così ogni notte trovo le parole per dirti  domani che t’amo solo se tu sapessi o volessi, solo se tu saresti o potresti essere luce che ombra.

Che sogno… è la vita! Quando a mescolar le ore ci sono i tuoi occhi e il tuo sorriso! Te lo dico sempre come fosse una canzone, come fossi a raccontar di un sogno che mi vede sempre sconfitto nei tuoi riflessi, nei tuoi gesti, da quel tuo ti amo in punta di labbra appena sussurro, o alito di vento che mi fa vela per farmi viaggiare, per farmi sognare.

Ti abbraccio ed è come stringere un fascio di lavanda che lascia di se fragranza nell’aria, nelle mani sulla pelle se appena ti muovi.

 

 

Alla fine resterò solo

con una parola, col mio desiderio:

amarti.

Il resto delle parole le ho lasciate

al cielo, che ogni volta che lo guardo

mi ricorda la mia vita inventata!

Però, quelle sere in riva al mare

quei volti accesi dal calore di un falò

quelle canzoni cantate a memoria

come fossero poesie!

Era tutto vero,

vero come il mio ti amo

sentito ancora, in questa età mia,

meschina e bugiarda.. e nel dirtelo arrossire

come quando ti baciai la prima volta…

chi potrà mai dimenticarlo,

chi potrà mai dire quanto è stato bello, unico,

vero!

Vero è questo sogno Haseya

Vera è questa vita che ancora adesso è lontana

Haseya!

                                          Vincenzo Calafiore

giovedì 7 settembre 2023

 Anch'io sono stato giovane!

Ho visto cose che tu non vedrai mai,
ho fatto cose che tu non potrai mai fare
ho fatto la fame ma tu no
mi sono privato di tante cose ma a te non è mancato niente
ti ho insegnato cosa sia la parola
l'orgoglio
la dignità
la libertà
cosa è giusto fare e cosa non fare
ti ho insegnato a non calpestare la dignità di nessuno
ti ho fatto fare gli studi che hai voluto fare
ti ho ascoltato
ti ho aiutata sono stato sempre presente
sono stato e sono ancora il tuo porto sicuro
sono il tuo ritorno
ma quello che non capisco è perchè non ti ricordi mai di me
perchè non hi tempo per me
perchè mi lasci solo
perchè non mi ascolti
perchè non mi accompagni
perchè non vieni mai a trovarmi
perchè ti sei dimenticato di me?
Questo non capisco.
Vincenzo Calafiore

( Da il Ladro di Coriandoli : Emos si confida col proprio destino )


 

Il Mare

 

Di Vincenzo Calafiore

06  Settembre 2023 Udine

  … guardi un’onda, bada bene,

non è solo acqua in movimento

è qualcosa di più. Hai mai visto

un’onda arrendersi ? Le onde

non si arrendono mai e sono:mare!

Ecco perché le amo, ecco perché vorrei

essere mare!  “ Vincenzo Calafiore

 

 

 

Perché quando ci si trova dinanzi al mare si viene vinti dalla forte condizione della pace e della serenità?

Forse perché la valenza rigenerativa o rigenerante dell’acqua è un ritorno alla “ culla d’acqua “ del grembo materno che avvolgendoci, ci ha resi atti alla vita, alle dinamiche del mondo esterno e al movimento interno insito nella personale soggettività, ossia nella materia del pensiero.

Ma il – Mare -  non è soltanto tranquillità rigenerativa; è anche dubbio, incertezza: esso può scatenare tutta la sua carica distruttiva e diventare strumento di morte, di dolore.

Maree, onde, inondazioni hanno in se tutta la forza e la potenza che appartiene all’acqua; non a caso nei sogni tali immagini, sbaragliando le naturali difese, mettono l’essere umano in contatto con le proprie abissali profondità, con le emozioni taciute e sepolte, ma non per questo meno potenti e vere.

 

Il mare al pari dell’animo umano conserva intatti i suoi – tesori – anche sotto forma di relitti, testimonianze di ciò che ha subito la furia delle onde, ma che dalle stesse acque è stato trattenuto e custodito.

Il mare è quindi anche “ ritorno “, quando restituisce il passato; mentre è nostalgia, quando conserva un segreto che l’animo gli affida quando rimane in silenzio da una riva o da una scogliera a guardarlo; pensieri che vagano attraverso le acque e che portano testimonianza di un legame segnato da un distacco o spezzato da un addio.

 

La speranza di un ritorno, temporaneamente lontano o impossibile informa il sentimento di

“ saudade “ canto, lamento del cuore che patisce una mancanza, un’assenza.

Sì, perché è anche questo il mare: un’immensa distesa di acque su cui si perde lo sguardo quando l’orizzonte scompare, e il nulla sembra avvolgere l’animo con brivido di smarrimento.

Proprio come una madre presente e grande, ma distratta al punto da non fornire un orizzonte al suo piccolo non ancora svezzato.

 

Mare – madre -, mer – mère in francese, θάλασσα  in greco, mar in spagnolo, sono termini uguali che stanno a testimoniare l’unione simbolica di archetipi vitali.

Quale scelta potrebbe essere quindi più appropriata per l’individuo che deve rigenerare se stesso, prima di tornare alla dinamica quotidiana più forte e consapevole.

Il mare circonda la terra e lambisce le città si ripropone anche come istanza esterna, elemento fisico dell’universo geografico dell’uomo che, assorbendone le suggestioni, lo interiorizza in quella percezione personale di spazio.

Nel continuo rimando interiore/esteriore, questo primordiale elemento narra quindi la storia di ciascuno, mentre definisce l’appartenenza. Segnando orizzonti interni negli uomini connotata la loro stessa sensibilità, decretando in ultima istanza , il loro destino !

 

martedì 5 settembre 2023


 

Il “ Monte Nero “

 

Di Vincenzo Calafiore

06 Settembre 2023 Udine

 

​​​​È la montagna più alta (m. 2245) del bastione che si erge sulla sinistra del fiume Isonzo, e che dalla conca di Plezzo, per le successive vette dei monti Rosso, Sleme, ​Mrzli e Vodil, digrada nella conca di Tolmino. 

Le truppe italiane, subito dopo aver varcato il confine (24 maggio 1915) e passato l’Isonzo nella conca di Caporetto, risalirono le prime pendici del Monte Nero espugnando l’intero contrafforte Vrsic-Vrata.

La conquista del monte però s’imponeva per dar sicurezza alle nostre posizioni sulla sinistra dell’Isonzo e per lo sviluppo della manovra verso Tolmino. L’attacco fu ordinato dal generale Donato Etna, comandante dei due gruppi alpini A e B (della 2a armata) operanti nella zona, per la notte sul 16 giugno; esso doveva esser condotto di sorpresa. 

Truppe alpine del gruppo A dovevano muovere dal Kozliàk, e reparti del gruppo B dal Vrata. L’incarico dell’attacco dal Vrata fu affidato alla 35a cp. del battaglione Susa, comandata dal capitano Vittorio Varese; dell’attacco dal Kozliàk, fu incaricata l’84a cp. del battaglione Exilles, comandata dal capitano Vincenzo Arbarello, mentre un’altra compagnia di questo stesso battaglione (la 31a), al comando del capitano Rosso doveva puntare sulla destra dell’84a, verso la sella fra monte Nero e monte Rosso. 

L’azione riuscì perfettamente; la colonna del capitano Arbarello, mossa dal Kozliàk alla mezzanotte, prima dell’alba raggiungeva la sommità del monte, e, piombata di sorpre​sa sui difensori, li travolgeva alla baionetta, parte uccidendoli, parte volgendoli in fuga. Parimenti fortunata volgeva l’azione dalla parte del Vrata, dove gli alpini del Susa, irrompendo altrettanto inattesi nelle trincee avversarie, costringevano quasi tutto il presidio austriaco alla resa (oltre 200 uomini con 12 ufficiali). La conquista del Monte Nero, così rapida e travolgente, fu definita dagli stessi austriaci « un colpo da maestro », e rimase sempre, per tutta il conflitto, uno degli esempi più luminosi e gloriosi di guerra alpina. Per essa i battaglioni Susa ed Exilles ebbero la medaglia d’argento al valore militare; il capitano Vittorio Varese (morto poco più tardi di malattia) la medaglia d’oro, ed il capitano Arbarello (travolto nell’aprile del 1917 da una valanga, in Carnia) la croce di cavaliere dell’O. M. S.

La Cima tra le cime, serba in se come eterna memoria ciò che è andato perduto, ma c’è! E’ qui tra le trincee che guardano lontano.

Si tratta di vite rimaste qui in un’eternità promiscua, lo stesso sangue in lingue diverse.

Mi viene in mente la bellissima poesia-canzone “ Stelluttis Alpinis “ canzone friulana.

Composto a Firenze quando era sfollato, causa l'occupazione tedesca della natia Pontebba e del Friuli, presso la locanda "Al Porcellino" e lì eseguita per la prima volta da un improvvisato coro di pontebbani profughi, accompagnati al pianoforte dalla signora Pia Borletti in Nassimbeni. Prima esecuzione a Udine il 5 dicembre 1920 nella sala del palazzo Bartolini (oggi biblioteca comunale) da parte della Società Corale di Pontebba diretta dall'autore. Il testo si richiama alla villotta friulana, in versi ottonari; la forma musicale mostra due parti superiori (tenori primi e secondi) che procedono per moto parallelo e una o due parti inferiori (bassi e baritoni) "contrappuntano" sui gradi fondamentali della scala, in questo caso di Re maggiore.

Il testo, pur non facendo riferimenti espliciti a scritti religiosi o liturgici, è sovente cantato durante le celebrazioni liturgiche a cui partecipano i militari di montagna. Il brano è stato eseguito da note formazioni come i Philippines Madrigal Singers di Manila o il coro Tone Tomsic di Lubiana. Numerosi anche i compositori che hanno tenuto in considerazione la melodia del brano per una rivisitazione, come Antonio Pedrotti per il coro della SATMario LanaroLamberto Pietropoli. Fra chi ha tratto ispirazione dal brano vi è anche il cantautore Francesco De Gregori, che l'ha tradotto in lingua italiana arrangiandolo per voce singola nell'album Prendere e lasciare. L'interpretazione del brano è "sottovoce", con crescendo per l'enfatizzazione di alcune parole. Una forma di madrigale moderna che narra di un alpino morto nella grande guerra, il quale si rivolge alla propria sposa, ricordandole che lui, come la stella alpina, le saranno sempre accanto.

TESTO : FRIULANO

«Se tu vens ca su ta' cretis,
là che lôr mi àn soterât,
al è un splaz plen di stelutis:
dal gno sanc 'l è stât bagnât.

Par segnâl une crosute
je sculpide lì tal cret:
fra chês stelis nas l'arbute,
sot di lôr jo duâr cuièt.

Cjol sù, cjol une stelute:
je a ricuart dal nestri ben,
tu i darâs 'ne bussadute,
e po platile tal sen.

Cuant che a cjase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il gno spirt atôr ti svole:
jo e la stele o sin cun te.»

 

Italiano

«Se tu vieni quassù tra le rocce,
laddove mi hanno sepolto,
c'è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
dal mio sangue è stato bagnato.

Come segno una piccola croce
è scolpita lì nella roccia:
fra quelle stelle nasce l'erbetta,
sotto di loro io dormo sereno

Cogli cogli una piccola stella:
a ricordo del nostro amore.
Dalle un bacio,
e poi nascondila in seno.

Quando a casa tu sei sola
e di cuore preghi per me
il mio spirito ti aleggia intorno
io e la stella siamo con te.»

venerdì 1 settembre 2023


 

L’Amico dalle ombre

 

Di Vincenzo Calafiore

2 Settembre 2023 Udine


….. la cultura, come la letteratura

è un viaggio fra scrittura diurna e notturna,

fra sogni e illusioni, paradisi e inferni …. “

                                                                                                                                 Vincenzo Calafiore

 

Chissà se ti ricorderai di me ancora dopo molto tempo, chissà se ricorderai di quanto di me e della mia cultura ti è stato fatto dono.

In fondo, vedi, uno scrittore finisce sempre per svelarsi attraverso i suoi aneddoti, libri, pensieri, ma qualcosa di più intimo e profondo ti sarà arrivata o arriva quando si comincia a riflettere e raccontare il mio pensiero come fosse tuo, come se fossero proprie letture di una vita ( mia ) adesso tua, quelle che mi hanno formato, ti hanno formato, mi hanno cresciuto, ti hanno cresciuto, perso nella fantasia che nel corso degli anni ho seminato in te, dentro di te.

Ti ho fatto in qualche modo sentire il piacere della lettura, il sapore del racconto e dell’avventura, lo stesso sapore che aiuta alla scoperta di altri mondi, di altre esistenze.

Ho sempre legato i libri, quelli letti come quelli scritti, al mondo che mi ha sempre circondato e rappresentano la mia esistenza fino a quando esisterà un librò da leggere.

Quindi la scrittura è un’essenza della realtà che può fare a meno della realtà, che può sostituire ciò che non esiste e rappresentare un’assenza, costringere la realtà o l’amore a presentarsi nella sua inafferrabilità.

Uno scrittore finisce per diventare l’amico dalle ombre, colui che viene dalle ombre.

Disincanto e disillusione non negano, bensì filtrano come un setaccio le gelatinose bugie, la retorica sentimentale, la pappa del cuore con la quale tanto volentieri si ingannano i lettori e se stessi chi le scrive.

Verità, sentire, scrivere, donare, sono doti e stile di vita, di scrittura allo stesso tempo davanti a una realtà di contraddizioni e chiaroscuri.

Forse “ tutto “ è stato una specie di inquietudine di un uomo che ha sempre sperato di essere rapito da un sogno, da un grande sogno o sono un superstite di una catastrofe di cui nessuno si è acconto. La mia scrittura quindi un grido di accusa a una società che vive gettandosi stordita dietro a ogni giorno come giù da una rupe.

La scrittura s’assottiglia fino a raffigurare anche l’insignificanza d’un gesto, d’una parola!

In questo “ Circo “ amaro e festoso si compiono i destini dello scrittore e del lettore che non riesce mai ad essere se stesso. Sempre assediato dalla solitudine, dall’ansia celata nella falsa allegria, dalle chimere della perdizione.

Intorno, il passare delle stagioni e spiragli di natura invasa dal perenne variare dei colori,

nella vecchia storia del nascere e del morire! L’ineluttabilità del destino che è una specie di voce che ci abita dentro e chi chiama, la prima volta per nascere e, la seconda volta, per morire.

Non possiamo cambiare l’inizio e la fine, ma la parte intermedia dipende da noi; noi siamo quello che siamo, a morire bisogna allenarsi anche se al momento del trapasso diventiamo tutti monarchici e vorremmo mandare avanti i sudditi !

Non bisogna mai dimenticare che la felicità viene dal piacere di dare e di ricevere!

E vedo all’orizzonte una larga schiera di individui, anche i più timorosi, giocare la loro arte

dell’evitamento ricorrendo a riempitivi atti a coltivare l’illusione della vicinanza con persone amate o care che, come loro sono alla ricerca di un antidoto all’angoscia di trovarsi soli nonostante tutto!