venerdì 27 marzo 2020









Che bisogno di vita c’è
che desiderio il vento sulla pelle
negli occhi, che gonfia la camicia!
Ed ora ecco il vuoto che s’appresta
la vita che spera
un ritorno
un blu spezzato …  ecco la vita che torna.
Ecco l’amore
che s’arresta al bivio delle speranze!

                        Vincenzo Calafiore


domenica 22 marzo 2020


Non smettere di aspettarmi

Ti guardo mentre dormi
chissà in quale sogno sei.
Presto si leverà il sole e sarò portato via
dalla sua luce, svegliati cuore
per dissipare i desideri della notte.

Ti guardo tutto è poco
poco il tempo mio
poca acqua le barche
con poche parole dirti tutto
la vita è fredda senza amore …

All’inizio del nostro amore
le tue parole riempirono il mio cuore
ti cullavano le lenzuola che mordevi
rompevi il mio sonno.
Ma ora svegliati, che io possa stringerti
un corpo ti attende per seguirti
nelle folle ore dei desideri
un corpo per una vita d’amore
un corpo da sognare e raggiungerti
per poterti amare.
                               
                                    Vincenzo Calafiore

sabato 21 marzo 2020




Di Vincenzo Calafiore
21 Marzo 2020 Udine



Non si capisce cosa sia esattamente la condizione in cui si è costretti;  non è vita, non è tempo.
E’ una maledetta condanna alla reclusione nella quale si è costretti a vivere, avendo tutto il tempo necessario a ricordare e rimpiangere pure la vita e il tempo che si aveva prima.
Abbiamo compreso pure e spero anche imparato ad apprezzare ciò che è andato perduto, perché dopo questa lunga esperienza nulla sarà uguale a prima e me lo auguro davvero.
Ricominciare sarà come un “ dopo guerra “ con tutto il tempo di leccarci le ferite, di rimboccarci le maniche e ricostruire la nostra Italia, di considerare questa come una grande unica occasione di fare finalmente la tanto attesa e mancante “ Unità D’Italia “ prima una confederazione di Regioni e di Comuni, di abbandono di una parte importante e vitale di un meraviglioso territorio chiamato Sud e potrebbe essere proprio questo a risollevare le sorti della nostra amata Nazione ITALIA. Pensare di sviluppare in questo territorio il turismo e l’agroalimentare evitando così di acquistare porcherie che arrivano dalla Tunisia, e da altri paesi.
Pensare che dopo questo conflitto tutti abbiano rispetto e rigettino pure la ipocrita maniera di amare, d’essere amico, d’essere umano, d’essere Italiani.
Questo serva di lezione o monito, è la stessa cosa,tanto il significato non cambia, che in futuro o meglio nel prossimo futuro capire la nostra fragile provvisorietà,
che nulla ci è dovuto,
che nulla è d’obbligo,
che bisogna cominciare ad amare davvero il prossimo,
che nulla vale più della vita.

Che tutti abbiano un lavoro se si evita di delocalizzare o la delocalizzazione, di acquistare il più possibile solo che prodotto in italia!

 

Io lo so che questo verrà letto e non divulgato a tutti gli amici, e questo non è bello, l’Italia chiama e bisogna rispondere e questo è un invito a rispondere, quindi se lo riterrete opportuno fatelo vostro e inviatolo ai vostri amici e loro ai loro amici! W l’Italia!






domenica 15 marzo 2020


Ai tempi del colera

Di Vincenzo Calafiore
16 Marzo 2020 Udine

Il  “ Coronavirus “ è diventato nel giro di poco tempo il flagello delle diverse società planetarie;
ha avuto il via dalla società cinese ed è giunto nel Continente Europeo portato da un cittadino tedesco;
dalla Germania è approdato in Italia, la data precisa forse è così si dice, pare sia già dal mese di settembre.
Sul “ Coronavirus” se ne sono dette tantissime ma non sono state mai menzionate gli aspetti in un certo senso positivi; si tratta  - forse – e con le dovute cautele di una forma influenzale molto aggressiva e non risparmia nessuna fascia di età, e per il quale purtroppo non esiste un vaccino utile a fermarlo.
L’unico mezzo a nostra difesa e incolumità, è la “ quarantena “ l’isolamento.
Da quando è iniziata questa pandemia sono successe le cose più assurde, si sono evidenziate le carenze, le incomprensioni, ma soprattutto è stata messa a nudo la totale mancanza della fratellanza planetaria, cioè la considerazione o il considerare che non importano né le origini cioè la razza né gli ordini sociali su cui purtroppo si sono stabilizzate le attuali società.
Questo “ Corona” è uguale alla morte: non guarda in faccia nessuno; il ricco o il povero – il potente e l’inerme – il bianco e il nero- il tedesco e il cinese, tutti uguali, senza alcuna distinzione.
Ha evidenziato la fragile piattaforma sulla quale è stata edificata la montagna planetaria  degli interessi, degli egoismi, delle false relazioni, dei falsi idoli, delle false ideologie di pace e di fratellanza.
Ha fatto crollare i miti.
Ha minato ogni ordine e grado sociale, evidenziando le carenze, le mancanze, le scellerate scelte dei tagli ad esempio che la politica ha eseguito nei confronti di un sistema  - Sanità Nazionale – collaudato e migliore del mondo.
Ha messo in evidenza gli sprechi compiuti nel tempo in nome del dio denaro, Ospedali nuovi, mai entrati in funzione e abbandonati, un corollario di scempi che si sono compiuti solo per l’interesse economico di pochi politici-impresari, quel famoso sistema, del fare anche se non serviva pur di fottere denaro. E non solo questo, ma anche il mettere a capo di certe cose importanti, incompetenti, che altro non erano che l’assicurazione del guadagno di entrambi i contendenti: politica- impresa !
I fallimenti come ad esempio la compagnia di bandiera Alitalia divorata e fatta a pezzi non dal popolo ma di coloro che si sono susseguiti negli anni alla sua direzione… insomma il magna magna fino a farla fallire senza che nessuno abbia mai pagato con la galera o l’ergastolo  in Cina li avrebbero uccisi una cosa ben fatta.
Ma anche evidenziato quanto nulla valga questa Comunità Europea, che tutto è tranne che comunitaria! E’ l’esempio lampante del dominio a discapito di altri, guardiamo la Grecia e l’Italia che vorrebbero allo stesso pari ridurre: ma con noi questi burocrati e bancari corrotti non la spunteranno mai; e forse sarebbe ora e l’occasione di uscire fuori da questa comunella di infami e traditori, affamatori, insomma uscire dalle maglie di una sorta di Mangiafuoco maligno e scorretto.   
Ha fatto riscoprire i valori, delle famiglie, dell’unità nazionale, del patriottismo, della fratellanza tra nord e sud di questa meravigliosa Nazione chiamata “ Italia “ e del suo popolo gli “ Italiani “ incasinati, sfuggenti, razionale e irrazionale, delinquente e no. Ma un popolo capace di emozionare e di emozionarsi, capace di grandi gesta nel bene e nel male, ma soprattutto onesto e leale, gran lavoratore, inventivo, artista, maestro,di grande bellezza, la stragrande maggioranza!
Il “ Corona “ E’ l’Italia della grande bellezza, è la “ Protezione Civile “ E’ il personale sanitario capace di andare oltre pur di salvaguardare la vita come Ippocrate disse.
Ma anche rafforzato l’amore, ha fatto capire cosa significhi amare e ti amo, l’amicizia, l’assenza, la distanza, la fratellanza, i grandi valori, il rispetto della legge e degli altri.
Ma soprattutto ha fatto capire a noi italiani di essere un popolo e una Nazione non da abbandonare, ma a rimanere per farla rimanere quel che è: la culla della civiltà e della cultura, dell’amore per la bellezza, il paese del gusto.
Ci ha fatto capire che essere “ ITALIANO “ è BELLISSIMO.

sabato 14 marzo 2020


Dovresti smettere di mancarmi

Di Vincenzo Calafiore
12 Marzo 2020 Udine

“ … ci vorrebbe sempre qualcuna
tanto coraggiosa da attraversare le mie tempeste;
che mi ami così tanto da spezzare la forza
delle mie onde.
Che fosse capace di navigare nel mio mare,
intrufolandosi  nei miei pensieri più reconditi
o di entrare in circolo nelle mie vene per
esplorare il mare che annega i miei pensieri. “
                     Vincenzo Calafiore

 Amore sai cos’è ? E’ quel mare dentro a provocarmi quelle grandi tempeste che alla fine mi lasciano sfinito sulle rive delle mie esistenze, brevi come quel mio – ti amo -; aiutami tu a rimanere a galla negli spasmi di desideri che sempre più casuali e interminabili, mordono l’anima.
Ho desideri da scrivere e che si consumano in silenzio, nell’inganno di una visione che non si materializza ….. ma dimmi amore, di chi potrei innamorarmi se non di te! Dei tuoi occhi nuovamente, delle tue labbra, delle tue mani, della tua maniera buffa di ridere!
Tu hai come me il mare negli occhi, la stessa vastità, porti tra le dita la poesia antica dell’amore, io e te alla stessa maniera rimaniamo al di là del tempo ai bordi di questa magnifica esistenza per potersi amare:
ma tu amore, dovresti smettere di mancarmi … !!!
E’ quasi giunta l’alba, è là fuori, la vedo spingersi e sfondare il muro di nubi nere della notte, e porta luce, calore, alla stessa maniera del primo pensiero di te,nella mia testa … è una primavera annunciata e fiorita: e finalmente eccoti, è da tanto che ti immagino!!!
Non sono stato mai buono a esternare ciò che sento dentro, io so solo di amarti o di poterti amare, così come so, con i miei naufragi,con le mie sconfitte, e perché no, con le mie solitudini, ti dico: ti amo perché è vero, perché è così.
Piano, piano, sei diventata il mio tutto, quel tutto che sta tutto nel cuore…. Ed è lì che il più delle volte ci incontriamo per sfuggire alle miserevoli condizioni dello stare nelle realtà celate.
C’è che a volte vedo i giorni miei che verranno, giorni quasi senza la forza di rialzarmi,
quei giorni in cui penserò  … è finita!
Ma io sono sicuro che solo e soltanto nei misteriosi paralleli dell’amore che troverò tutte le risposte alle mie domande, ai perché.
Tu sei una delle ragioni per cui io esisto, forse sei tutte le mie ragioni. E’ questa è una condizione bellissima:  cercarsi appena svegli magari dopo un sogno pieno d’more.
In un sogno abbiamo passeggiato sulla spiaggia, su quella stessa spiaggia su cui camminammo mano per mano tanto tempo fa. Ti ricordi quel filo di spiaggia sotto le stelli, dietro quelle barche dove ci appartammo? L’ho rivisto…. Le mareggiate l’hanno portato via quasi del tutto.
 Sai, è proprio vero che il tempo passa e come passa si riprende alcune cose, se le porta via, senza mai restituirle.
Leggo un mio vecchio libro di latino nella  luce rossastra del tramonto da un balcone, è che cerco di sfuggire alla tua assenza e più ci  tento e più tutto mi riporta a te amore: il vento negli occhi , la sabbia che si alza, le pagine sfogliate, il ricordo di te mentre il sole si addormenta nella sua stessa straordinaria bellezza …. È un’emozione che mi fa ricordare il tuo sorriso ….. ma questi ormai sono che lontani ricordi pur se sempre vivi nella memoria.
Con la testa bassa e lo sguardo rivolto chissà a quanti altri ricordi, tento con tutte le mie forze di resisterti mentendomi spudoratamente e facendo finta di provare interesse per quel libro che potrebbe aiutarmi a passare un pomeriggio cullato dall’immaginario odore della salsedine e dal rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e sul bagnasciuga della nostra spiaggia. Le brezze frizzanti tipiche dell’inizio di un  Marzo friulano mi rendono nervoso, sai che il mio cuore è rimasto lì, alla “ Chianalea “. Ricordo quando avevi freddo e ti prendevo fra le braccia e ti facevo rifugiare con il viso nel calore, fra la spalla e  collo ti davano. Ti piaceva molto con gli occhi socchiusi sentire pezzi di musica per pianoforte, era così che ti addormentavi! A volte col sottofondo del rumore della pioggerellina di marzo. Adoravi rimanere a guardarmi scrivere…. Ora mi sono rimasti solo che la musica e il rumore della tastiera nel silenzio della notte… e tu non ci sei



Amplesso con le parole

Di Vincenzo Calafiore
15 Marzo 2020 Udine


“Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona.“   Socrate

All’Amico Pablo Maximo, come me saltimbanco e funambolo, picaro e mendico in un mondo che poco ama!









Sai cosa c’è?
C’è che noi camminiamo e lasciamo impronte, che mai nessuna marea potrà cancellare.
Noi? I poeti o i picari della vita, coloro che vivono due vite parallele e diverse, che hanno poco da condividere se non i lunghi silenzi, i viaggi in altri – altrove-, le solitudini.
Chi mai riuscirebbe a stare con noi?
Siamo anime destinate a cercare le stesse anime,
dannate dal continuo desiderio di amare e per poterlo fare usano le parole.
Parole autunnali, aurorali,
parole di mare e spazio,
scritte con gli inchiostri rossi per indicare la passione, la sessualità; blu per indicare il cielo, i l mare e le sue profondità!
“ C’è qualcosa nell’aria.
Qualcosa che penetra il respiro e sospende il pensiero.
Il prato si veste dei tuoi colori.
Io bacio tutto l’invisibile che c’è in te. “( Pablo Maximo)
Ecco questo siamo noi: invisibili! Invisibili come l’amore vuole che sia.
E ci sono le domande alle quali qualche volta riusciamo a dare una risposta, ma il più delle volte  sono delle onde così alte che travolgono e trascinano in certi orizzonti opachi, o nei fondali degli oceani che ci portiamo segretamente dentro.
Non è dolore, non è dispiacere, è soltanto un – Ti amo – quel ti amo che non riusciamo a pronunciare, e lo scriviamo alla donna che più amiamo; quella donna che sa diventare sabbia, o semplicemente alba. Quella donna che rimane lì ad attendere perché sa che la – sua – onda arriva all’improvviso come un’alba col sole già lì a scaldare, più che delle parole, più dell’umano, perché è un tratto d’amore, un’invisibile palpabile poesia scritta a quattro mani, cielo-mare-sabbia-aria !
Ci riconoscerai sempre perché ci vedrai ad ogni incrocio, ad ogni angolo di via, in attesa di un si!
Ci riconoscerai dagli occhi stanchi e dai capelli che conoscono il vento di altre vite già vissute, già amate, già avvenute. Eppure siamo sempre lì dinanzi a quel dannato riquadro bianco, con un stilografica sospesa a mezzo cielo in attesa di un passaggio, e pian piano si compie il miracolo del primo verso fino alla fine come un viaggio verso un ignoto su un treno che non si ferma mai, se non all’ultima stazione  di un infinito in fondo a un rigo ove cade il punto.
E ogni volta, tutte le volte è un amplesso che si compie, verginale nel pensiero, nel velo di strallo di un’idea!
Questo siamo noi, la brutta razza dei sogni.
I saltimbanchi della vita, funamboli e sognatori innamorati di un solo grande sogno: l’amore per la poesia che non è astrattezza o confuse parole messe assieme, non è l’orrenda rima baciata è solamente purezza, è solamente un – ti amo – sussurrato in punta di pennino o di matita.
Ma è un ti amo!
Un segno che rimane come un’impronta sulla sabbia che nessuna marea mai cancellerà: questo siamo noi: impronta che vorrebbe il mare addosso !
Quel mare che solo una donna guardando ci scaraventa addosso: ed è annegare!
Ci vorrebbe il mare, il mare suo, il mare che ogni volta m’incanta e mi strugge!




lunedì 9 marzo 2020


Rapsodie

Di Vincenzo Calafiore
09 Marzo 2020 Udine

“ … un giorno se mai ci saràt
ti racconterò di te. Di come ogni
giorno,ogni notte, ti inventavo nella mia mente.
Delle smorfie che facevi col tuo viso,
delle labbra che ti mordicchiavi, dei sorrisi che facevi.
Tutto questo se solo ti pensavo.
Un giorno se mai ci sarà l’occasione
ti racconterò di te! Dell’importanza che
aveva solo il sapere che c’eri; ti racconterò
dei sogni, ti racconterò come ti sentivi nuda dentro
e indifesa, quando leggevo nei tuoi occhi.
Un giorno ti racconterò di come ti ho sentita
“Mia” senza averti mai avuta. “
                       Vincenzo Calafiore
A parlare di te, sembra tutto scontato, ma non è così.
Non è cosa semplice trovare le “ giuste “ parole per raccontare di te, non è facile specie quando incontri la donna di tale bellezza, non l’aspetti e invece accade, con tutta la sua bellezza..e senza rendertene conto ti ritrovi a vivere coi i ritmi del suo cuore.
Chissà perché, ma sei capitata sulla mia strada, chissà per quale misterioso motivo io vivo di te, dei tuoi lunghi silenzi, delle tue assenze …. Con le paure di perderti che mi assalgono, e penso che tu sia un sogno, un ologramma affisso nella mente mia, ma sei vera, vera la come la tua anima.
Ho pensieri di te in fondo all’anima.
All’alba di ogni mio giorno ti cerco, in quelle linee segnate dal pennino, piene di inchiostro; sento la stilografica solcare il foglio, come l’aratro la terra, mentre la mia mente scrive di te, lo fa attentamente e molto lentamente, quasi a scegliere ogni parola, dove mettere una virgola, un punto.
A rileggere poi mi vengono i brividi, perché ciò che poco prima mi apparteneva, non mi apparterrà mai più, è una forte condizione, tale da poter udire il battito del tuo cuore, posso perfino vederti mentre pensi, le tue labbra che si muovono in una leggera rapsodia gitana.
Finito, mi addormento tra le righe, tra i pensieri, le parole,per svegliarmi mai in te.  Ricorderò questo tempo. Quando mi renderò conto che amarti non è stato abbastanza. Ricorderò si i miei giorni vuoti, quando sentivo la vita passarmi addosso senza sentirla dentro. Ricorderò quando mi colpiva,come improvvisa gigantesca onda, mentre tu andavi avanti nel tuo mondo. Ricorderò le emozioni, le lunghe corse per cercare di raggiungerti, quando cercavo di fermare quelle maledette lancette di un orologio implacabile, se ti ho mai amata abbastanza o poco, danzando quella mia rapsodia gitana. Perché verrà il giorno che vorrò tornare indietro perché mi sembrerà di aver vissuto abbastanza. Ci sarà il giorno quando davanti a un tramonto mi fermerò e penserò a te,  a quando è stata l'ultima volta che ne ho visto uno con una birra in mano, magari un pò distrutto da una notte che sembrava non finisse mai di scrivere di te. Ricorderò come sarebbe potuto essere la mia vita. E di colpo mi sentirò inutile, come se tutto il tempo della mia vita l'avessi buttato. È così  mi renderò conto di essere  invecchiato davanti a dei fogli bianchi come la neve, freddi come la mia età con una stilografica tra le dita e occhi stanchi dietro lenti di occhiali.
Ma tu diventi liquida, scorri dentro me, in ogni via e viottolo del mio corpo mi rendo conto di non poter fare nulla per opporre resistenza e cado dinanzi ai tuoi seni puntati dritti nei miei occhi. Nuda e pura dinanzi alla perversione che si cela nei miei pensieri …
Ad Maiora vita mia!
A un certo punto mi apparve chiaro che io non sapevo che scrivere invece di vivere una vita, scrivere per raccontarla, narrarla.  E tutto questo un giorno doveva finire. Era come se quel mio sogno da bambino di diventare scrittore si fosse realizzato incontrando gli occhi tuoi!  E trasformarmi in una storia da raccontare…. A un certo punto mi sono reso conto che quella storia era la mia vita, e che a furia di raccontare avevo dimenticato come vivere.
 Avevo il desiderio che qualcuno si accorgesse di me, capace di farmi provare i brividi dell’amore…  Che facesse tremare la mia anima con un sussurro e battere il cuore con una carezza.
 Avevo voglia di qualcuno che mi facesse sentire vivo dentro quel mio bicchiere di neve! Qualcuno che riempisse la mia vita così tanto da non lasciarmi tempo per raccontare, qualcuno ch mi facesse vivere intensamente tutti i miei sogni che avevo solo annotato su una specie di diario nell’anima.
E, che la vita stessa è  “ mare “ , un mare da vivere intensamente, spasmodicamente, fortemente, desideratamente, inconsciamente, mosciamente; la vita è una bellissima Signora da amare e rispettare, cercarla e desiderarla, la vita è mare e come mare appartenere. E’ un mare che racconta con un suo linguaggio … il linguaggio dell’amore.
E’ mare chi non si arrende mai, chi ci riprova sempre, proprio come le onde che infrangendosi contro gli scogli trovano sempre la forza di riprovarci sempre, quelle che cancellano le orme del passaggio sulla sabbia degli incanti, come se io e te non fossimo mai esistiti. E’ mare anche questo, e come l’amore a volte prende e basta, e restituisce a volte dolore. A volte dopo aver superato le difese invade e distrugge tutto: quando finisce un amore è mare che ritorna cattivo!
Ma sa anche colmare di amore, donarlo a piene mani, solo che non tutti lo sanno guardare … ed era quello che tanti leggevano nei miei occhi: un mare ribelle, travolgente … come l’amore!











giovedì 5 marzo 2020


Questo vento che sa di lontano

Di Vincenzo Calafiore
06 Marzo 2020 Udine

“… fermiamoci qui, in mezzo
a tutta questa gente, nascondiamoci
dietro a un lampione, accovacciati
per un bacio….. ! E sapevo
che ne valeva la pena e non
mi importava nient’altro che
sentire la morbidezza delle sue labbra,
il profumo della sua pelle….. “
                       Vincenzo Calafiore


E’ una notte  questa che vedi con quella luna che ci spia da lassù, una notte che ci sorprende e ci meraviglia, con la fortuna che abbiamo di amarci adesso in questo tempo allo sbando, senza un futuro.
Un futuro sì che noi l’abbiamo, è qui in questa notte che corre sui binari di un futuro che si avvicina tutto d’un fiato, addosso come la luce di quella luna che da lassù ci guarda leggera e ci fa sognare in questo vento che sa di lontano.
Sono io quell’uomo,che  prima o poi, uscendo per sempre dal suo sogno, ti avrebbe raggiunta, tu lo sapevi da sempre, anche se poteva sembrarti assurdo.
Tu che già eri di un altro.
Io che aspettavo una mattina trovare un “ cuore rosso “ appeso a un ramo di speranza. Io che sono molto più grande, io che conosco già la vita, io che non sapevo che il cuore di lei era di un altro, non ho rinunciato e ogni notte con quel taglio di luna in cielo aspettai il mio destino, freddo come una ferita, sbucare da una notte qualunque.
Tu intimamente lo sapevi, lo avevi sempre pensato che con quegli occhi  con cui ti guardavo sarei riuscito a leggerti dentro. E hai avuto paura!
E’ una notte questa da stare seduto in cima al mondo e cercare di inventarsi l’amore pensando ai tuoi occhi che mi confondono puntati dritti al cuore, e saranno le mie mani, in questa notte a raggiungerti nel tuo lungo sognare tra le chiome di questo vento che sa di lontananza.
Quello che un tempo ti era sembrato assurdo e ti faceva paura ora ti si mostra in tutta la sua beltà. Quell’uomo che ti guardava come se ti volesse baciare; era una cosa difficile da spiegarsi, ma tu inconsapevolmente avevi già risposto a quello sguardo poggiando le labbra sulle sue ….. mentre ti stringevo nel modo che più a te è sempre piaciuto,allo stesso tempo sensuale che tu non potesti fare a meno di lasciarti andare.
Questo amore è già più di tanto, più dell’amore sognato o solamente immaginato, più degli anni senza ritorno, più dei pensieri che sono andati a morire senza lasciare neanche un saluto … che in una notte come questa invece di farmi tornare, mi lascia muto, senza parole da consegnarti.
Amore così vicina da toccarti con le mani … in questa notte così da te lontana.
E’ una di quelle notti che non scivolano piano, io qui nel vento leggero come la musica vengo a cercarti nei tuoi seni che innalzano il cielo!
Tu allora, fu allora che capisti che ero io l’uomo che avresti voluto avere da sempre, lo avevi letto nei miei occhi, lo stesso sguardo che avevi sentito su di te nei sogni che avevi fatto con quegli occhi da bambina.
E’ stato così, io ti guardavo e sapevo esattamente cosa tu più desiderasse, ti guardavo e sapevo quanto si desiderassero i nostri  corpi, ma più di tutto gli occhi, quegli occhi che da sempre si son cercati, si parlavano e si raccontavano.
Poi non fosti più baciata, e questo era un grande tormento fino a quando non sarebbe nuovamente accaduto e tu lo senti …. Sai che succederà nuovamente: che entrambi cadremo nella trappola degli occhi.


domenica 1 marzo 2020


L’amore addosso

Di Vincenzo Calafiore
2 Marzo 2020 Udine

“… Capita che una notte un ricordo ti sveglia…. E rammenti la tenerezza che c’era in quel qualcuno che veniva a darti sempre la buona notte. Poi un giorno ha smesso… la cosa strana è che non te ne sei nemmeno accorta. Forse non sai che  la vita è un insieme di giorni tenuti assieme dai ricordi, quello in cui qualcuno ha smesso di darti la buona notte o di scriverti, quello dove perdi  qualcosa, quello in cui muore qualcuno al quale dovevi dire ancora tante cose, e quello in cui smetti di cercare, amare. Non ci rendiamo conto di certi giorni, di certi  momenti, eppure ogni volta perdiamo qualcosa senza rendercene conto.”
                                    Vincenzo Calafiore












E’ bella.
No, nel vero senso del termine, è speciale, non è quella che ti fa  girare a guardarla per strada. Lei è discreta, ecco, non la si nota.
 La noti solo quando si veste solo per me e si trucca e allora diventava bella, bella da morire.
Non è appariscente, ma bella nella sua discrezione.
E’ bella e, lo è, per me. E non perché si, veste bene no …
Lei è bella perché è forte.
E’ quella che non alza la voce quando si arrabbia, è quella che sorride sempre, è quella che manca se lei non c'è.
Lei è quel – ti amo – quella carezza che desidero, è quegli occhi da baciare, quel mento da mordicchiare quel desiderio di fare l’amore ….. Capisci cosa voglio dire?
E poi è coraggiosa.
E’ dolce. A vederla glielo leggi negli occhi, lo è anche quando mi ama. Quando mi abbraccia. Mi ama e me lo fa capire capire in tutti i modi, che mi ama: lo scrive, lo ripete di continuo, mi guarda, mi sorride, mi abbraccia.
Poi l’amore va via e mi sento vuoto, anche se appena smetto di abbracciarla; non posso neanche solo immaginare di poterla perdere, ecco perché non do mai per scontato che lei ci sarà sempre, per la fottuta paura di poterla perdere. In realtà, tra le braccia è l'unico posto in cui mi sento felice. Lei è bella.
E’ diversa …… è poesia! Mi è sempre piaciuta la poesia. Ho sempre adorato leggere di sentimenti ed emozioni vere e pure in tutta la loro complessità. Ciò che più mi lasciava senza parole era l’amore che i poeti hanno provato nei confronti di una donna, così è per me; penso a quelli che non hanno avuto la fortuna di sentire il profumo della donna desiderata, eppure provavano amore. Un amore talmente forte e travolgente da tormentarli.
Penso ai loro animi ardenti di  passioni che trovavano sfogo solo nella scrittura. E come fuoco, l’inchiostro incideva sulla carta quello che a parole semplicemente non potevano comunicare. Giacomo Leopardi scrisse di Silvia, Dante di Beatrice, Giovanni Boccaccio di Maria. Tutti travolti dallo stesso tipo di amore. Destinati a rassegnarsi, cercando di affievolirlo.  Purtroppo, con il passare del tempo pare che l’uomo abbia dimenticato cosa significhi davvero la parola amare. La parola più bella che ci possa essere a questo mondo, ha perso ormai il suo significato. L’uomo oggi privo di questa  ricchezza è vuoto, è insignificante.
 Oggi, il verbo amare è solo un verbo senza significato.
 Amo?
 Sono amato?
 Me lo sono chiesto quanto sia profondo e vero questo sentimento?
 E quando pronunciamo  quel “ti amo” siamo sinceri o lo diciamo solo perché ci sentiamo in dovere di adeguarci ad una generazione che si  scambia parole d’amore senza nemmeno conoscersi fino in fondo, che si lascia alla prima mareggiata?
Perché si smette di amarsi ?
La risposta è che l’amore di un tempo non esiste più.
Vorrei che fossero tanti tantissimi, milioni quelli che come sanno cosa significhi amare e continuano lo stesso a tenere la sua fiamma sempre accesa, a dirlo in tutte le forme a raccontare, la maestosità del vero amore.
I poeti e quelli che come me mettono assieme parole, sanno di cosa parlo e ne è la prova lampante la tenera storia di Giulietta e Romeo, Paolo e Francesca …… Leggere di un amore così potente mi esorta a credere che l’amore, o amare sia meraviglioso. Forse è per questo che la loro storia affascina ancora oggi. A me  piace molto  credere che l’amore sia così, potente ed in grado di superare qualunque barriera. Mi piace pensare che due anime possano restare insieme anche se travolte da una bufera interminabile. Mi piace sentire il “ suo vento “ in faccia è come un vento di mare… freddo ma buono… è il richiamo dell’amore che non ti dice di andartene ma di rimanere, ti dice: resta con me! Ho il suo profumo, il suo respiro, ho l’amore addosso!