sabato 31 ottobre 2020


 

La vita è nell’amore

 

 

Di Vincenzo Calafiore

31 Ottobre 2020 Udine

Una fitta sequenza di voci portano in superficie, frammenti di vita, a volte dimenticati, a volte trascurati nella frenetica ricerca d’una sopravvivenza quasi emblematica.

Il sogno mancato e la vita non vissuta, sono un composito e fiammeggiante romanzo scritto con inchiostro rosso.

In questo c’è lo sguardo attento e visionario dell’autore che centrifuga  una sterminata materia, con precisione millimetrica e documentata esistenza … quando tutto è fluido le forme evolvono l’una nell’altra e quello che fino a un attimo prima era vero diventa falso, e il falso diventa vero.

Facendo così deragliare i tragitti conosciuti dei viaggi compiuti, creando costellazioni di immagini imprevedibili, che interagiscono con pensieri carichi di tensioni.

Restano gli aspetti segreti del quotidiano che seguendo piste oblique del visibile portano

All’interiorità, al nucleo dell’esistenza stessa.

Il mio è un universo scompaginato, rovesciato anche per certi aspetti, visioni diverse nelle su pagine , una metafora magica tagliata da radenti lame lessicali e, insieme, smussata da penombre diminuendi, volute sottrazioni, piegata dalle sferzate febbrili d’una età in attesa di congedo.

Mi sarò anche perso nei miei sogni talvolta nelle mie riflessioni sapienziali, sconvolte il più delle volte dai soprassalti tonali di un’attesa mai colmata, delusa dalle assenze, dalle magiche visioni svanite nel nulla della quotidianità.

Vivere di sogni è la stessa materia mia!

I sogni sono quella magia che rompono il muro delle “ apparenze “ penetrano nel sistema facendolo il più delle volte tremare nelle sue stesse angosce e ombre lunghe, immobili e ossessionanti.

Quel sistema che riduce tutti in fantocci con la stessa maschera, elimina dalla scena i sogni che in versi o brani che siano si sviluppano su se stessi come organismi viventi. I sogni sono la magia dal risveglio con la testa ancora là, in quella magia senza tempo dove vivono genuine emozioni e grandi amori.

Ci vuole tempo, il suo tempo, affinché ci si immerga nella follia caotica della quotidianità, ed io sono lì su quella soglia tra il sogno e la realtà, in una via di mezzo o meglio nel mio mondo di mezzo, tenendo ben salda la magia dei sogni.

E’ un teatro nel teatro, una fuga dalla realtà un ritorno alla magia, la soglia dalla quale guardo questo fantastico mondo che lancia messaggi pessimistici, conosce il buio del caos, mostra un che di astioso, eversivo, un senso di incompiuto poco distante dalla raffinatezza in continua variazione.

Io da sempre “ naufrago “ o viaggiatore, viandante lontano dagli altri vivo agli orizzonti di quella meta a cui vado coi miei lenti passi e la mia voce incrinata e fragile nelle poesie dove tutto è esistenza onirica, incontro, in un dinamico gioco di riflessioni, contrappunti .. la vita assume una grande profondità e un vertiginoso movimento lungo linee assi metriche proiettate lontano al di là del limite.

Avvolta da un profumo dolciastro, “ lei “  è nel riquadro di una finestra che si apre improvvisa. Lei, l’amore, leggera come un sogno, comincia a parlare nell’assenza totale di rumori racconta di sé, sempre bella, corteggiata, innamorata della luna.

E scende nel mentre  la stessa notte senza fine là dove il vero e il falso si confondono.

 

 

 

 

 

 

 


mercoledì 28 ottobre 2020


 

Dire la verità una volta per tutte

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Ottobre 2020-10-27

 

 

Da “ meridionale “ che orgogliosamente sono ritengo sia per me per le generazioni passate e per quelle che verranno, doveroso, sbugiardare la menzogna raccontata come una bella storia sull’Unità d’Italia, quando invece si è trattata di un’operazione militare condotta in grande stile. Affinché ci vengano restituiti la dignità e l’orgoglio, la libertà; indire un referendum per fare scegliere al Sud se desidera rimanere o avere tutta la sua autonomia economica e politica.

Questo è un viaggio nella memoria della Storia, quella vera, e non certo quella a – piacere – quest’ultima è un’accozzaglia di simboli:  Mazzini, Garibaldi, Cavour,da avamposto di follia, a cui fanno seguito degli inveterati luoghi comuni sugli italiani del Sud ,bollati definitivamente: meridionali, terroni.

E’ questo un brevissimo percorso sugli avvenimenti di come è avvenuta la tanto magnificata Unità d’Italia.

Questi eventi le attuali generazioni, né quelle che verranno li troveranno mai sui libri di Storia, perché non è una bella Storia, è Vergogna, ecco perché i nostri ragazzi non la leggeranno mai sui libri di Storia.

Tutta la verità sta nel fatto che il Sud di allora, venne derubato e svuotato di tutto a favore  del Nord, questo è il motivo, no l’Unità d’Italia.

Ora chiaramente scrivere di queste cose è da stupidi, non serve certo a risolvere i grandi problemi del Sud, ma potrebbe servire affinché la dignità di un magnifico popolo sia sempre salvaguardata.

Ricordo che molti anni fa, quando cominciai a leggere la storia vera dell’Unità d’Italia fu una scoperta amara e sconvolgente, è  stato come compiere un viaggio alle vere radici di un Paese che ha fatto diventare “ meridionali ” tutte quelle popolazioni che vivono nel Sud,  cosa che è rimasta addosso dalla breccia di Porta Pia a oggi, quell’ orrendo “ terroni “, prima con disprezzo, poi via via nel tempo maccheronico, però rimane sempre quella invisibile ma esistente distinzione Nord- Sud.

Rimane il fatto che quello che hanno compiuto i “ Piemontesi “ nel Sud è uguale a quello che fecero i tedeschi a Marzabotto molto tempo dopo, ma non solo una volta, tante volte, per anni.

Cancellarono per sempre molti paesi, con le famigerate operazioni di “ antiterrorismo”, uguale ai Marines in Irak.

I Piemontesi non si limitarono solo a questo, compirono delle atroci rappresaglie, si concessero pure il lusso di stuprare le donne meridionali… si assunsero anche il diritto di saccheggio, praticarono la tortura come hanno fatto i Marines ad Abu Grhaib.

Incarcerarono senza accusa e senza condanna in grandi campi ci concentramento.

Queste cose sui libri di storia i nostri ragazzi non le troveranno mai, come non le ho trovate io, come non troveranno la verità e cioè che “ l’occupazione del Regno delle Due Sicilie “ fosse stata decisa e progettata, protetta, da Inghilterra, Francia, e finanziata dalla massoneria.

Non sapranno che il Regno delle Due Sicilie, era uno dei paesi più industrializzati al mondo, che stavamo no bene ma benissimo nel Regno dei Borboni, prima di cadere nell’inferno dei piemontesi.

Per occupare il Sud ci vollero orribili rappresaglie, stragi, anni di combattimenti, leggi speciali, stati di assedio, e infine i famigerati Lager.

Hanno dovuto studiare il francese, per apprendere di essere – Italiani –

“ Le Royaume d’Italie est aujourd’hui un fait “ annunciò Cavour al Senato.

I nostri ragazzi non sapranno mai delle fossi comuni nascoste dei morti trucidati ( furono trovati duemila cadaveri di borbonici orribilmente mutilati, su questo è calto il silenzio della storiografia di stato.

Pontelandolfo ( Campania ) e Casalduni in cui, alla sollevazione contro i soldati piemontesi, corrispose la più feroce rappresaglia mai compiuta in Italia, in tempi moderni, nazisti compresi.

Pontelandolfo , cinquemila abitanti nel 1860 il mandato fu chiaro: distruggere un paese in un giorno solo: ognuno doveva ammazzarne dieci … e fu la mattanza.

 

Quando l’Italia fu unita, il Piemonte era pieno di debiti, il Regno delle Due Sicilie pieno di soldi.

In poche parole l’impoverimento del Meridione fu la ricchezza del Nord, questa fu la ragione dell’Unità d’Italia!!

Pier Carlo Boggio, deputato cavouriano, nel 1859 scrisse con chiarezza: O la guerra o la bancarotta. Ecco perché dopo la guerra si fece cassa comune con i soldi del Sud si pagarono i debiti del Nord, al tesoro circolante dell’Italia unita, il Regno delle Due Sicilie contribuì con il 60% dei soldi.

La costruzione “ minorità “ dei meridionali va avanti  dopo l’Unità e anche dopo il Fascismo e la seconda guerra mondiale.

Ma la verità imperante è che il divario Nord-Sud è stato scientificamente costruito e si ha l’interesse a mantenerlo tuttora.

Oggi, ancora oggi il futuro del Sud  è indecifrabile, da qualsiasi parte ci si muova, si arriva sempre allo stesso punto, quello dove il filo  il filo della Storia fu reciso ed è lì che bisogna riannodarlo

Mai verrà detta la verità sui libri di storia, mai ci sarà pace e Unità.

 

 

lunedì 26 ottobre 2020


 

La senti la vita allontanarsi?

 

Di Vincenzo Calafiore

27 Ottobre 2020 Udine

 

La barba bianca, i capelli scompigliati dal vento, la carnagione olivastra, gli occhi socchiusi al sole, verdi, mobilissimi, sempre pronti a seguire le strane traiettorie dei suoi pensieri, che si allontanano velocemente.

Questo sono io … che sente la vita allontanarsi sempre più, non è di morte che si tratta, è che in questa società che ormai possiede il controllo della potenza della tecnologia e ha ormai esageratamente soddisfatto la maggior parte dei suoi bisogni, elementari e artificiali, per cui meno autentici, avverto ormai da tempo che il proprio patrimonio intellettuale non ha risposte concrete da offrirmi.

Vivo in una civiltà che purtroppo in qualche maniera, anche subdola, rischia di farsi rubare il futuro da un malessere palese che è il COVID 19, ma c’è di più è il furto dell’anima.

La decadenza si tocca, si manifesta continuamente si trasforma purtroppo in paure, terrorismo psicologico che si trasformano in paure e indecisioni permanenti.

Se mi volto a guardare a ieri, penso che il Rinascimento è finito, l’illuminismo anche, il Romanticismo è diventato per pochi, pochissimi, è diventato poco più che un ricordo; la morte corre col lento appassire delle coscienze, in pochi avvertono la necessità di reagire a questo consegnare l’anima a un qualcosa di orrendo.

Pensare di ricominciare a sperare con l’amore, l’amore è meraviglioso, fa vedere la vita bellissima piena di luce e di colori, tutto è meraviglioso.

Storia, fantasia, sogni … raccontano tutto ciò che è nell’anima, ciò che è vita, senza curarsi delle ansie, delle profonde inquietudini, che bisogna portare a galla per esorcizzare la morte, in questo mondo esterno, grottesco e stupido.

E proprio per questo è “ anima “ con amazzoni, giocolieri,pagliacci,, maghi, fate,, ballerine, cavalieri, draghi, musicanti, marinai, servi e schiavi; no  non può essere anima con il denaro, il potere, la corruzione, il degrado, la violenza, il male affare!

A salvarci c’è la visione di luoghi, di visi, uno scenario antico forse, di colori, di famiglia, di figli che si vedono ancora per casa, piccoli o grandi che siano, il loro profumo, gli echi delle risa, il sapore delle lacrime, il vuoto degli addii.

Le figure sguscianti delle pieghe dei giorni e i giorni sgranati nella ricerca dei ricordi per non morire…. Come in un cristallo di incantesimi l’alternarsi dell’ieri dentro un oggi che si svuota sempre più, che si veste di solitudine e di amarezze, mai appianate, mai somatizzate, mai scordate.

C’è l’età, la mia età, che consente di ammirare lo spettacolo del transito delle stagioni, d’una conoscenza vasta nella quale  il viaggio retrospettivo abbandona sovente il passo dimesso e minimalista e scegli la temporalità di un piccolo universo  quotidiano posto specchiarsi  nelle onde meravigliose dello stupore, assieme  a una leggerezza di visione che sembra far scendere sulla realtà un sottile velo di magia, non per allontanarsi, andare via, ma per rimanere lì dove tutto è ormai “ radici “.

Ma la vita stessa a volte si rende indecifrabile immagine fluttuante e senza peso, per farsi trattenere il più a lungo possibile e fare delle sue fragilità quel teatro volubile d’inganni che servono per poter vedere sempre oltre l’esistenza: come guardando quel “ Cristo Morto “ di Andrea Mantegna (Pinacoteca di Brera, Milano) o quel Cristo Velato di San Severo (NA).

domenica 25 ottobre 2020

 

Guardare il mondo da un oblò della “ Pegasus “

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Ottobre 2020 Udine

 

… non nasci per vivere una vita

lunga o breve che sarà, nasci per

fare compiere un ulteriore passo avanti

all’umanità. Ecco perché

il “ viaggio “ che stai compiendo è importante

fallo con dignità e onestà, affinché

le tue orme siano seguite e non cancellate

dal tempo. Ecco cos’è il nascere

ecco cosa è il vivere. “

             Vincenzo Calafiore

 

La linfa infinita della vita sono il sogno e l’approdo, e sono già in noi sin dal primo vagito.

Si nasce per compiere il “ nostro viaggio “ di conquista, di conoscenza, di speranza, e diventa nel tempo un racconto di vita, di vita sottratta alla morte.

E comunque miraggi “ d’altrove “, dove il conforto della meta raggiunta si confonde al sollievo del percorso concluso degnamente o indegnamente, dipende da noi, dalle nostre impronte lasciate dietro negli anni, nel tempo.

Perché è viaggio solo per il luogo a cui tornare, e da cui poi ripartire, in un ciclo perenne di emozioni e di sempre nuove esperienze.

Non sapremo mai d’essere stati di noi stessi: forestiero, visitatore, ospite o aggressore.

In questo immaginario – punto d’incontro – che è la Società, una specie di condominio di improbabili detentori della “ razza emancipata “, eretta a baluardo dei privilegi etnici è infine vittima essa stessa  della propria utopia negativa, come approdo di un cammino di presunti e inarrivabili privilegi.

Questa Società malata in cui la grave crescita dei più diversi fenomeni di violenze d’ogni genere è il frutto di una malattia morale che ta tempo ormai colpisce sempre più.

Il Cinismo, la spregiudicatezza, il pragmatismo senza principi, il non avere ideali,  il non avere valori etici, il non credere in nulla, il cercare un illusorio rifugio nell’alcol, nelle droghe, sono le premesse della violenza che è in crescita nelle sue stesse varie forme, che sempre più spesso arrivano all’assassinio , in disprezzo dei più alti valori umani.

Il degrado di valori  è cresciuto moltissimo.

Senza ideali e valori morali cresce la malattia morale che causa superficialità, cinismo, e violenza; per sconfiggere  questa malattia morale non bastano le leggi, ci vorrebbe più cultura, più libri da leggere.

E’ un’allucinazione disperata, questa società sì fatta, per opposto, può essere anche quella dei migranti in fuga, verso una nuova patria.

Popoli e singoli, colti o sorpresi nel loro vagare verso mete di diverse emozioni, forse di nuove ambizioni, di proibite sensazioni, guardati male, oggi emblema d’odio e paura verso il nuovo e il diverso, che viene per turbare vecchi equilibri.

Siamo tutti ormai lontani dal dolce rumore della vita!

Nella mia fine è il mio principio!

Per  un’idea della circolarità del viaggio, esaltata o sofferta, interiorizzata o vissuta e comunque Vita, senza confini e senza frontiere, senza il vuoto dell’anima, con più amore per la vita.

 

 


mercoledì 21 ottobre 2020


 

Il sipario

 

Di Vincenzo Calafiore

22 Ottobre 2020 Udine

 

La “ filosofia “, la letteratura, hanno un ruolo importante nel dare un senso oltre che alla quotidianità, alla vita.

Seneca sosteneva che la filosofia spinge a fare e non solo a dire, è anche vero purtroppo e Seneca lo sapeva bene, che la letteratura e la filosofia sono  talvolta la volontà debole rispetto all’economia… la filosofia ora più che mai potrebbe descrivere la situazione attuale … decadente e senza sogni, in poche parole può affermare che l’umanesimo è finito, che l’uomo si è ridotto strumento, per cui il materiale gode di una libertà sfrenata diffusa e molto significativa.

Ebbene, questo è follia !

Ma allo stesso tempo però la follia è costitutiva della nostra identità.

La follia più imperante  è quell’essere straniero, non solo l’uno dell’altro, ma anche ciascuno con se stesso.

In realtà è come se ciascuno fuggisse  da se stesso come dal peggior nemico!

Oggi purtroppo il – sistema – non permette la riflessione, né tanto meno a ciascuno di riflettere, è come se ci fosse nella nostra quotidianità e nella nostra vita, uno spazio vuoto, è un vuoto d’anima e siamo presi, o dominati dall’ansia:

dall’ansia di fare bene il sesso,

di non deludere il Capo

di fare carriera

di “ apparire “ ad ogni costo

di essere perfettamente e rigorosamente magri, magri anoressici va bene ugualmente.

Per questi motivi abbiamo lasciato che si insinuasse in noi l’ospite peggiore, cioè

“ l’ospite inquietante ”:  il nichilismo!

Si è talmente insinuato nella nostra interiorità, nel nostro presente da renderlo sempre più precario, tanto che il futuro non ha più senso, né significato perché manca il senso, lo scopo.

Nietzsche ha affermato un tempo che  i – valori – perdono valore …. Ci restano però le

“ Utopie “ ! 

E’ da rinunciare a queste ? Mai !

Le utopie  vanno difese a tutti i costi, perché se si ferma l’ipotesi che il mondo possa anche essere altro da quello che è, allora abbiamo ancora un barlume di speranza.

Non a caso tempo fa, molto tempo addietro, mi sono inventata la “ Pegasus “ Astronave a remi, per andare oltre il mondo ….  e quanto attuale è ancora oggi!

Se non crediamo in una “ Pegasus “ ci appiattiamo su quello che  oggi più che mai viene chiamato  - Sano Realismo – l’orrendo, la cosa più orrenda che l’uomo abbia potuto fare.

Così a questa maniera siamo ( io mi escludo ) dei minerali inerti, una umanità senza più futuro.

Cala un sipario malinconico su questa notte che strabica per la cecità barcolla e cade travolta dal suo stesso peso, non c’è traccia di umanità e lo sguardo va oltre la sagoma nera di un sipario fatiscente, ritagliata sul cielo cupo … uomini e cose sono ridotti a sagome.

Un che di metallico, di freddo, avvelena la vista e un pensiero dolce, sul nascere e sembra che dal recinto privato inattingibile dalla distanza carico d’ombre e di misteri, fiorisca in un angolo la vita portata da un filo di speranza che la lega a quell’oltre lontano oltre il mondo, oltre il pensiero, è l’ancora della “ Pegasus “.

A prevalere  è quell’aria greve e strana, piena di disagio, in cui il vero e il sognato, si mescolano, facendo emergere le inquietudini, le solitudini, le distanze, ma di più le assenze.

Improvvisamente o d’improvviso il nome lievemente sussurrato lacera le ombre, il rigoglio di visioni, scandite come metafora del viaggio verso il cuore dell’esistenza: L’Amore!

Il sogno che si perpetua dagli occhi al cuore, dalla mente all’anima!


 Notte Afgana


Di Vincenzo Calafiore
19 Ottobre 2020 Udine

Mi succede di notte, in mare aperto, oltrepassare i confini sfumati della mia esistenza e lo devo fare in fretta prima che il tempo invecchi e distrugga i miei sogni. Lo so tutto invecchia in fretta, e tutto perde il suo senso.
Il mio animo è calmo, sereno, la stessa del guerriero afgano prima della battaglia; mio Dio che mi lasci da solo in questo mare calmo in apparenza e con le tempeste nel suo ventre, perché non fai in modo che la notte che perversa su questo mondo iniquo, finisca in un’alba vestita di speranze?
Ma i miei sogni vivono e sono espressione sofferta, di questa realtà ….
Le mie rammemorazioni tornano alla misura di un racconto, che nei paraggi dell’aura si rendono intense e poetiche, che fanno affiorare tutto poi in un presente quotidiano, pur vivendo nell’appena passato. Riemergono più o meno a sorpresa e donano un senso a un’esistenza già stanca come una barca stanca di troppo mare.
L’amara verità è che nessuno potrà sfuggire, coscienti o incoscienti alla storia, caotica e tragica, esaltante meno, che abbiamo dolenti o volenti attraversato; storia che ci ha illuso e fortemente deluso.
Forse l’aspetto più vero di “ questa operetta buffa “ è che stiamo –tutti- a poco a poco degli
“ ex “, ex amori, ex amici, ex fratelli, ex umani, e io non voglio vivere in un mondo di ex, che non esiste più, ed ora eccoli tutti, rincalcati gli uni sugli altri, mendicanti e miseri, senza uno sputo di orgoglio.
Era dunque così, i ricordi sono doni da aprire a Natale e il tempo è aria che si respira a pieni polmoni e lei la vita mia l’ha lasciata esalare da un dolore in fondo al cuore, leggero di cui non mi ero accorto, è un dolore che riesce ad essere lieve come la coscienza, allusivo nel suo linguaggio con vocaboli e aggettivi scelti con cura, ma la cui esistenza resta immateriale, imprendibile.
E’ una notte piena d’aria d’oriente cruenta e dolce, dopo una notte così non sei più lo stesso, le idee sul tempo e le distanze cambiano, è un rallentamento uguale a un’andatura esasperante per un uomo catapultato dolente o volente in questo terzo millennio.
Lentamente questa lentezza mi possiede, mi invade un immenso che mai avrei sperato, mi fa taciturno e ribelle, guerriero pronto alla battaglia, conscio di non tornare più.
Non sono più nessuno come individuo. Sono solo una delle anime che a milioni sono passati di qui.
Il tempo è il numero del movimento, l’uomo è il nesso fra il tempo e lo spazio!
Da qualche parte di questa notte, c’è lei, mi dividono dieci fusi orari di lontananza e solitudine, mi piombano addosso nella notte, assieme al desiderio di poterla amare o ancora amare!
Nell’aria un odore dolce e cruento … il mio Oriente è tutto qui, in questo mio desiderio di incontrarla ancora … è come la lentezza del pastore afgano che prega al tramonto, una calma silente che nasconde uragani.
O l’anima grande dell’amore che convive con gli orrori celati nei silenzi e nelle distanze…
Mi chiedo … la vita … appare un po’ alla volta, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, trattenerli, dopo, è un mucchio di sabbia che il vento disperderà.. ma c’è un granello che trattiene gli altri … e rimane il mucchio… questo è l’amore, non ha mai fine, non smette mai di meravigliarmi.
Cosa rimane di me, del mio amore per lei, per la vita?
Forse resterà alla fine solo un profilo, un’impronta a due dimensioni che ricorda l’ombra stampata su un muro, dove un tempo scrissi a lei : ti amo!


 Notte Afgana


Di Vincenzo Calafiore
19 Ottobre 2020 Udine

Mi succede di notte, in mare aperto, oltrepassare i confini sfumati della mia esistenza e lo devo fare in fretta prima che il tempo invecchi e distrugga i miei sogni. Lo so tutto invecchia in fretta, e tutto perde il suo senso.
Il mio animo è calmo, sereno, la stessa del guerriero afgano prima della battaglia; mio Dio che mi lasci da solo in questo mare calmo in apparenza e con le tempeste nel suo ventre, perché non fai in modo che la notte che perversa su questo mondo iniquo, finisca in un’alba vestita di speranze?
Ma i miei sogni vivono e sono espressione sofferta, di questa realtà ….
Le mie rammemorazioni tornano alla misura di un racconto, che nei paraggi dell’aura si rendono intense e poetiche, che fanno affiorare tutto poi in un presente quotidiano, pur vivendo nell’appena passato. Riemergono più o meno a sorpresa e donano un senso a un’esistenza già stanca come una barca stanca di troppo mare.
L’amara verità è che nessuno potrà sfuggire, coscienti o incoscienti alla storia, caotica e tragica, esaltante meno, che abbiamo dolenti o volenti attraversato; storia che ci ha illuso e fortemente deluso.
Forse l’aspetto più vero di “ questa operetta buffa “ è che stiamo –tutti- a poco a poco degli
“ ex “, ex amori, ex amici, ex fratelli, ex umani, e io non voglio vivere in un mondo di ex, che non esiste più, ed ora eccoli tutti, rincalcati gli uni sugli altri, mendicanti e miseri, senza uno sputo di orgoglio.
Era dunque così, i ricordi sono doni da aprire a Natale e il tempo è aria che si respira a pieni polmoni e lei la vita mia l’ha lasciata esalare da un dolore in fondo al cuore, leggero di cui non mi ero accorto, è un dolore che riesce ad essere lieve come la coscienza, allusivo nel suo linguaggio con vocaboli e aggettivi scelti con cura, ma la cui esistenza resta immateriale, imprendibile.
E’ una notte piena d’aria d’oriente cruenta e dolce, dopo una notte così non sei più lo stesso, le idee sul tempo e le distanze cambiano, è un rallentamento uguale a un’andatura esasperante per un uomo catapultato dolente o volente in questo terzo millennio.
Lentamente questa lentezza mi possiede, mi invade un immenso che mai avrei sperato, mi fa taciturno e ribelle, guerriero pronto alla battaglia, conscio di non tornare più.
Non sono più nessuno come individuo. Sono solo una delle anime che a milioni sono passati di qui.
Il tempo è il numero del movimento, l’uomo è il nesso fra il tempo e lo spazio!
Da qualche parte di questa notte, c’è lei, mi dividono dieci fusi orari di lontananza e solitudine, mi piombano addosso nella notte, assieme al desiderio di poterla amare o ancora amare!
Nell’aria un odore dolce e cruento … il mio Oriente è tutto qui, in questo mio desiderio di incontrarla ancora … è come la lentezza del pastore afgano che prega al tramonto, una calma silente che nasconde uragani.
O l’anima grande dell’amore che convive con gli orrori celati nei silenzi e nelle distanze…
Mi chiedo … la vita … appare un po’ alla volta, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, trattenerli, dopo, è un mucchio di sabbia che il vento disperderà.. ma c’è un granello che trattiene gli altri … e rimane il mucchio… questo è l’amore, non ha mai fine, non smette mai di meravigliarmi.
Cosa rimane di me, del mio amore per lei, per la vita?
Forse resterà alla fine solo un profilo, un’impronta a due dimensioni che ricorda l’ombra stampata su un muro, dove un tempo scrissi a lei : ti amo!


 

Se ti dicessi che …

 

Di Vincenzo Calafiore

18 Ottobre 2020 Udine

 

“ …..  accendila  la mia vita

con quel tuo sorriso, con quella tua maniera di guardarmi,

con quegli occhi smarriti chissà dove..

accendila tu, questa vita mia.. come

solo tu sai fare……. “

                                   Vincenzo Calafiore

 

 

Prima o poi, io lo so, smetteremo di amarci.

Lo so perché prima o poi l’amore finisce, noi saremo che vecchie foto in bianco e nero in un album polveroso, saremo ricordi di entrambi.

Prima o poi succederà adesso come in un qualsiasi momento chissà di quale stagione, e sarà un lungo inverno, forse io non avrò abbastanza tempo per innamorarmi ancora di te, perché se dovessi averne lo sai, io tornerei ad innamorarmi di te, non potrò mai smettere di amarti. Se c'è una cosa che posso assicurarti è che i miei occhi non smetteranno mai di guardarti ogni volta come se fossi la cosa più bella di questo mondo, anche in una fotografia, nei ricordi di te che non mi lasceranno mai.

E’ una di quelle sere, amare, che lasciano addosso le passioni silenziose,è la sera degli occhi smarriti chissà in quale appuntamento mancato, la telefonata non fatta, l’abbraccio che non è stato dato, del respiro delle notti bianche, l’amore negato, i baci lasciati alla notte.

Vorrei stasera dirti tante cose, ma non trovo le parole, forse sono finite; tutto è insopportabile dietro quel muro, quei silenzi, le braccia vuote, le mani mute.

Come sarebbe bello  in controluce vederti spogliare!

Sei un sogno,  quel sogno che ritorna tutte le notti e verso l’alba se ne va tra le braccia dell’aurora, lasciandomi ogni volta con quel “ ti amo “ sospeso nell’aria, è un dolore melanconico che fa più male di ogni altro dolore.

Ti sei mai chiesta cosa di te mi piace e mi è sempre piaciuto?

Sicuramente al primo posto spetta al sorriso, non lo sai, ma quella tua maniera di sorridere è un incanto, comincia piano e finisce per illuminarti il viso come un’alba sul mondo, e ogni volta è un incanto.

E che dire della tua maniera di guardarmi? Meraviglioso.

Ecco mi bastano questi due motivi per amarti, e ti amo così, sei Tu a farmi rimanere prigioniero di questo mondo che rifiuto.

Sono troppo Mare

Eppure  mi ritrovo a pensare a te che dormivi sonni tranquilli sul mio cuore; ma ogni notte mi arrendo sempre più assieme ai ricordi e a quel desiderio di te ai no della vita alla mia vita che rotea attorno ad una mancanza, ad una notte insonne, ad una lettera rimasta incompleta, ai baci che ardono come fuochi nelle notti afgane!

Cose che lasciano il segno da qualche parte dell’anima, cose che rimangono per sempre addosso come una seconda pelle.

 E ti guarderò con i miei occhi antichi, stanchi di orizzonti bruciati dalla luna, mai stanchi di guardarti  così bella, così eterna.

Chissà se gli anni si ricorderanno di noi, se la memoria un giorno ci dirà che non è stato tutto abbastanza!

Amore, che vita sei…. Che meraviglia è la vita potendo ancora amarti!

Ecco la mia vita è “ quel sogno “ e finisce al confine con la realtà.

Perché mi sembrerà di non aver visto abbastanza.

Davanti a un tramonto mi fermerò un giorno e penserò a quello che abbiamo visto assieme una notte che a noi sembrò non finisse mai.

Ti ricordo!

Ti amo!

E mi rendo conto di essere così inutile, come se tutto il tempo della mia vita fosse andato perduto nelle ultime file di un teatro vuoto, invecchiato di colpo, anche se, sempre più mare in questo mio tempo a scalare.

 

venerdì 2 ottobre 2020


 

Continuerò a guardarti

 

Di Vincenzo Calafiore

02 Ottobre 2020 Udine

 

  ….continuerò a guardarti

sempre con questi occhi,

con questi miei occhi stanchi

come fosse la prima volta!

La prima volta che ti guardo, che ti ho vista,

che mi innamoro di te…la prima volta.

Continuerò a guardarti con questi occhi

Come fossi l’unica cosa bella,

ti amo così come so amare

con quel mare dentro che da te mi allontana

continuerò a guardarti sempre alla stessa maniera

perché l’amore così sa guardare ….. “

                           Vincenzo Calafiore

 

Non lo saprai mai quanto io ti ami, e quanto amore nei miei occhi, in ogni sguardo, del mio cuore che sempre impazzisce ogni volta che i miei occhi incrociano i tuoi.

Non sai le volte che ti cerco fra la gente, che riconoscerei il tuo profumo.

E’ un fiume amaro dentro me il tuo ricordo così lontano, così presente in me… mi prende e mi travolge nelle mie notti bianche in quelle solitudini appena illuminate dalla luna.

Che profumo di vita sei!

Che sogno sei !

Eppure ti sono così vicino, e muoio di nostalgia.

Non lo saprai mai amore mio quanto ti ho amata anche da lontano, che vorrei i tuoi abbracci,

sfiorarti le labbra con le mie, amarti ancora in questi giorni miei.

Ti amo da ieri, da quando non ero niente per te, quando non sapevi della mia esistenza, da quando io e te non eravamo da nessuna parte …. Eppure nonostante ciò ti sentivo ovunque, in ogni mio ovunque.

Ti amo oggi!

In questo mio oggi innevato, oggi di tanti anni fa!

Un oggi che mi fa paura, quella dannata paura di perderti, perché ancora oggi ci incontriamo di notte sotto un lenzuolo di stelle, ti amo profumata rosa spina.

Di giorno neghiamo la nostra esistenza, neghiamo l’amore mano nella mano lungo le rive del tempo.

Ti amo da ieri, ti amo domani….

Continuerò a guardarti amore mio, sempre con gli stessi occhi di sempre, con questi occhi ti perderò, lo so. Ti amo e ti guarderò sempre come fosse la prima volta.

Come fosse la prima volta che ti vedo che ti riconosco in uno dei tanti sogni passati, è lì che mi innamoro sempre più di te e continuerò a guardarti con queste mani che ti vogliono, che ti cercano come fossi pane, caldo e profumato, pane che sfama, che nutre, che da vita.

Io lo so domani non potrei più esserci ed è allora e soltanto allora che ti avrò perduta per sempre.

Ma fino a quando avrò respiro io verrò a cercarti, io sarò lì davanti ai tuoi occhi di fuoco. Al tuo sorriso caldo come una primavera.

Ti amerò sempre, perché è l’amore a volerlo, perché l’amore è così che sa guardare.

Ti Amo.

 


 

Accade sempre

 

Di Vincenzo Calafiore

03 Ottobre 2020 Udine

 

… a volte penso che la vita abbia voce

e da questo palcoscenico ammira le oscenità e le stupidità

d’una platea stanca e nervosa. E grida, urla … voglio vivere!

Solo che non c’è più vita!

 

Io e te, le nostre vie che non si incrociano, le nostre vite che non abbiamo… eppure così in queste distanze parallele cerchiamo come lucciole di illuminare le notti bianche passate nelle maglie di pensieri che non portano nulla di buono, come corvi rovistano i campi bui, giocano ad ingannare la notte che non ha mai fine.

L’alba è quasi una liberazione, un panno umido che cancella la lavagna, e si ricomincia a sperare, si ritorna a giocare col destino che da qualche parte se ne sta maligno e curvo a scrutar sul mio foglio già zeppo di errori.

Io stesso sono già un errore e non dovrei esservi .. ma qui è così bello e magico tutto perfino le tragedie che si vestono di colori e suoni come fossero parole.

Arriverà , eccome se arriverà il giorno tanto atteso…. Che stupido inganno!

Come Penelope di giorno ti amo e ti desidero, di notte tutto svanisce e torna la mia mente a ricreare tra le mie braccia labbra da baciare e capelli da stringere nelle mani.

Chissà da quanto tempo te ne sei andata via!

Eppure ancora tu mi chiami amore.

Mentre io ho paura, paura di non essere più nei tuoi pensieri, di non essere più la tua alba.

C’è stato un tempo felice, sembrava d’essere infilato dentro una di quelle primavere senza fine, c’era uno scopo, un sentire da appagare.

Le dimenticanze fanno parte ormai di una quotidianità meschina e impacciata, è buffo questo è un oggi che fa paura, mette freddo addosso.

Fa paura perché mi aggiro nella notte in cerca di te che non capirai che sapore hanno le notti insonni oppure quelle indimenticabili in cui c’eri tu.

Non capirai mai quanto mi sia stato difficile starti vicino e rinunciare al desiderio di venire a prenderti per portarti via chissà dove, in qualsiasi apostrofo di vita…

Mi fa paura quel desiderio di te, delle tue labbra appena agli angoli di un’età che non lascia tracce di se, svanisce pian piano, un poco alla volta … è come essere un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

Mi succede spesso di annusare l’aria in cerca del tuo profumo e immaginare di nasconderci in quelle notti passate assieme, sotto il profumo delle lenzuola degli odori mischiati, sotto gli sguardi di una notte che non è stata mai.

Io lo so che sono condannato a vivere nelle distanze, da altre perdute realtà… magari di poterti amare o di amarti sotto gli sguardi di tutti che non sanno, che non vedono.

Vita a poco a poco, di scenari contrapposti e trappole mortali al pensiero appena nato ecco perché non ho più l’anima da corsaro in queste misere vesti da scrivano prezzolato dai sogni, lasciami andare! Lontano dai lezzi profumati e fanghiglie dorate, lasciami andare ora che non ho più colori per colorare gli orli della mia piccola e svogliata morte quotidiana.

I miei inediti, i miei racconti a mezza aria, tra un si e un no, sospesi  nelle amare confessioni scambiate tra me e l’immagine riflessa su questo palcoscenico spoglio, richiama con asprezza, ma anche con ironia quel che la fanciullesca visione di un insieme contorto.

I sogni sono miei, miei! Mai potrei cederli…

Perché tu capisca che sono questi a trattenermi, perché comunque sono uno schiavo senza liberazione.

La libertà è la possibilità di disporre sempre di un sogno e invece c’è sempre qualcuno,o qualcosa che dispone di me.

Quando non sono i sogni sono le cose.

Brindo al coraggio di chi si lascia incendiare dalla passione, che aspettano, nel silenzio e nell’oscurità, nel freddo e nel dolore, l’ultimo dono, il sontuoso regalo di una puttana spogliata ai margini della consuetudine!