domenica 31 marzo 2024


 LOLITA

 

Di Vincenzo Calafiore

1 Aprile 2024 Udine


 

La vita è una “ Lolita “ conquista come una ragazza adolescente con la sua grazia e precoce sensualità, la intrigante e provocante esistenza!

Ma è un inganno, una grossa illusione.

Sono abbastanza “ vecchio “ e posso, o meglio, affermare che di questa “ Lolita “ ne ho subito il fascino, la grazia, tutta la sua sensualità, tanto che sono, ancora adesso innamorato.

Mi sono posto tante di quelle volte questa domanda: - che cosa siamo noi ? –

Le sacre scritture dicono che Dio ci ha creati a sua immagine, e soprattutto uomini liberi! E’ contraddittoria o un contraddittorio … Dio non fa la guerra, non ha creato armi di distruzione di massa, non uccide, non conosce la malvagità; tutte queste cose sono “ esistenza umana” la peggiore esistenza di questo ex creato o ex paradiso.

Amare Dio non vuole dire assolutamente andare a messa tutte le domeniche con quelle litanie da ossessione, la – messa – di Dio è musica, colori, gioia di vivere, allegria, fratellanza, amore, ma soprattutto: Il Credo. “  …. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo …. È tutta qui la meraviglia della vita, in questo rigo di parole, in questo Credo.

Amare Dio vuole anche dire: non uccidere! E in questo l’uomo ne è maestro, lo è sin dalla notte dei tempi ancora prima della parola di Dio e ha continuato con le guerre, i massacri, con Auschwitz, con le guerre di religione, con il femminicidio in tutti i suoi tremendi aspetti.

Dov’è il senso dell’andare a messa tutte le domeniche senza un – credo – in cui riparare, qual è il senso, forse quello di riempire le chiesi di – ipocrisia – o ipocrita presenza?

La cosa più bella è entrare all’alba in una chiesa, nella casa di Gesù, spoglia di ipocrisia, di sfilate di moda, di credo apparente.

Entrarci alla stessa maniera di quando si va a trovare un fratello, un amico, un papà, sapendo di essere accolto dal coro della solitudine ove si possono specchiare gli animi, sedersi e parlare sottovoce con lui, con Gesù; non si è soli, lui è lì può essere affianco, o vicino, da qualche parte della sua casa e sentire nell’aria e dentro di se una certa quiete, una inaspettata serenità.

Se si è attenti lui parla, parla al cuore e quando si lascia la sua casa ci si sente diversi, più umani, più veri come lo è lui e non il girone infernale della quotidianità, del tempo sprecato chiamato vivere!

Io non so, se esistono: l’inferno, il purgatorio, il paradiso! Non importa quel che conta è sapere che Dio esiste è in noi è il nostro cuore!

“ Aggiungi un posto a tavola, che c'è un amico in più se sposti un po' la seggiola stai comodo anche tu, gli amici a questo servono a stare in compagnia, sorridi al nuovo ospite non farlo andare via
dividi il companatico raddoppia l'allegria. La porta è sempre aperta la luce sempre accesa. La porta è sempre aperta la luce sempre accesa. Il fuoco è sempre vivo la mano sempre tesa. “

Dio c’è !

 

venerdì 29 marzo 2024

 

L’età mia

 

Ora sono in quell’età in cui osservo le cose con calma

mi muovo col mio moto: il moto della lentezza e con l’intento

di continuare a camminare fino a raggiungere il mio sogno.

 

Ho quegli anni in cui si accarezzano i sogni in punta di dita

per non rovinarli e le illusioni sempre più diventano speranze, aspettative, in questa mia età misera e stanca.

Sono quegli anni in cui si ha necessità di amore, i desideri incalzanti, sono incendi, che finiscono per consumarsi nel fuoco della passione fino all’alba.

E altre volte è pace, è tramonto come quello su una spiaggia.

 

Quanti anni ho?

Non lo so, non ho mai avuto necessità di contarli come un numero, è un tempo, ed è lì che ho visto i miei desideri infrangersi come onde sugli scogli, dove ho camminato con i piedi insanguinati, dove ho visto le mie illusioni volatilizzarsi, e questi valgono più, molto di più degli anni.

 

Che importano gli anni compiuti o da compiere è solo tempo

quel che importa è l’età della mia anima. Ho il tempo di vivere

nel moto della lentezza e con lentezza tagliare il traguardo.

Quanti anni ho, che importa, a chi deve importare, se gli anni che ho servono a farmi vivere il mio sogno, il mio ultimo sogno?

 

                                                                   Vincenzo Calafiore

martedì 26 marzo 2024


 

Le perdute occasioni di vita

 


Di Vincenzo Calafiore

27 Marzo 2024 Udine

 

Vorrei dirti adesso: “ sono stufo di questa vita grigia e polverosa “, tu ne sono certo mi diresti che contrariamente la vita non è come io la vedo, è bella!

Se te lo dicessi ne sono certo tu vorresti sapere, conoscere il perché, le motivazioni che mi fanno pensare ciò,e non finiremmo mai di discuterne.

 

Come farti capire che viviamo come dentro un allevamento intensivo di polli, chiusi dentro delle grandi gabbie e camminiamo per strade piene di pattume.

Il pattume delle violenze di ogni genere, dell’amoralità, della corruzione di ogni genere, della guerra.

Tu hai ragione, ma io mi porto dietro “settantanni”  di ferocia e ora mi trovo davanti, massiccia e genuflessa, la mia anima e l’inizio di una marea di ricordi.

 

Con la malinconia di un sorriso, non sorvolo sui fatti, bensì ne spremo gli umori più segreti, conto con sfolgorante attenzione le memorie attraverso una simultaneità di emozioni che riaccendono un fervore di pensieri. E nel frattempo costeggio lo sviluppo di un motivo o l’interrelazione tra un motivo e l’altro, tra una scena di vita più personale e quella che appartiene a un contesto anche se qua e là suona ricalcato su una cartolina comune.

 

Ricordo la mia vita dei vicoli e delle case cadenti e del buio bagnato rischiarato dai versi di gabbiani che cantano andandosene via; del porto con la sua maestosa decadenza, del labirinto di vicoli e strade di una città che si sveglia al contrario, lontana dal magma mondano incorporoso, illuminata dalla presenza di Atena, alata e potente dea.

Le città sono luoghi desolati ove gli uomini conducono un’esistenza costruita sulla paura di un futuro impossibile, immaginario.

 

Immerso nella sua recita infinita, l’io sa che occorre il calore umano quando i fallimenti si sono stratificati e la vita appare un acquario che non viene pulito da sempre, mentre il vento interrompe la pigrizia degli alberi. Vivo in una atmosfera lenta e sospesa, in cui provo con un sorriso carico del già visto, l’autocompiacimento di stare  come nascosto e fare i conti con i fantasmi, con cose scolorite e perdite irrimediabili in una realtà concreta e stravolta e in incessante trasformazione, figure leggere, quasi incorporee e senza traccia ma che spesso sono più vere della stessa mia condizione mentale che le ha generate.

 

Vedo passare strane figure che giocando d’anticipo sull’età indossano camicette spente sopra seni tentatori, e occhi che leggono i soffitti come pellicole su cui è rimasto impresso tutto ciò che è accaduto nel tempo; sono gli apartados come me, i narratori di una storia picaresca e lo facciamo con uno stile serrato che alterna l’ironia a momenti pensosi, circumnavigando l’eterno conflitto tra le aspirazioni e i sogni e la realtà umana: appartati come in fondo siamo tutti noi, esilisenza nemmeno l’alibi di una nave incagliata fuori dal mondo.

 

 

domenica 24 marzo 2024


 

Quel lato oscuro

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Marzo 2024 Udine

 

Uno come me non può che vivere in un

 – fuoriscena – permanente o da esiliato, perduto in un gioco narrativo che favorisce il silenzio, la riflessione, l’osservazione, la storia dell’uomo costruita attraverso le varie voci dell’anima.

Serpeggia in me, la mia malinconia, un contrappunto amaro di dolcezza sfiorita, dell’andare nel tempo inarrestabile e pure di quel grande deserto di passato che nessuno mai ha osato poter esplorare.

Nella mia dorata conchiglia della

presenza-assenza, risuona la voce del grande e cinico dispensatore, di un’immortalità di carta, nei miei racconti è vero, nessuno muore e se un personaggio è amato, per resuscitarlo e riportarlo nella sua vita, basta tornare in dietro di alcune pagine.

Sono un personaggio scomodo, che ha sempre vissuto con pari intensità vita e letteratura, medito sul vuoto esistenziale, misuro la velocità del pensiero.

Ma ho sempre in testa la scritta anonima lasciata sulla murata interna di un ferry-boat, avevo appena tredici anni e già camminavo portandomi dietro una matita e un foglio di carta per scrivere un verso, sul quel lungomare di fronte alla Stretto.

Ho raccontato mille storie di questa umanità in movimento nei deserti lasciati dalle guerre, nei dolori delle vite rapite, protagonisti che non sono mai finiti con la fine dei libri … Non muore nessuno è anche una formidabile trappola d’inganni, colgo la febbre dei dettagli fisici, le psicologie tormentate, le scacchiere della mente …. Scorrono veloci celando un sottosuolo di melanconici ricordi, dolori, ferite mai guarite. Le immagini più care, sempre uguali e insieme sempre altre a comporre la storia degli affetti, lo spazio virtuale della vita, tra le cose tangibili e grumose.

Figure attorte, tormentate, le cui vite spigolose, da cui spiccano occhi penetranti, ineludibili, che attraggono e sgomentano, occupano lo spazio vitale, mi parlano dell’anima nei suoi angoli cupi, inquieti, dolorosi.

Sono soprattutto corpi e volti sconosciuti che scavano, entrano sottopelle, non è che una parte dell’anima, il lato oscuro! E donne, poi, tante figure femminili di drammatica seduzione, di altissima fascinazione e provocazione, sia pure spezzate da mani capaci di dare dolore. Cos’è allora la vita, qual è il significato di questa umanità perduta?

Quel che resta è un vertiginoso senso di vuoto, di sgomento, la percezione di una via smarrita, dove cessano le esistenze e qualcos’altro nasce là dove la notte muore dentro il suo rammarico.

Delicato e protervo, cavaliere, ferito dal suo nulla, mi distanzio dalla realtà con le mie avventure negli spazi infiniti in un rigo tra parola e parola, si dissolve le madeleines di Proust nel sapore più crudo e dannato di un’orgogliosa cultura.

Fra gli insanabili affanni e le chimere, allegro e spensierato cantore dell’amore, testimone di come da una polverosa esistenza d’umana smarrimento, sale il più profondo amore per la vita: vexata quaestio! Quel lato oscuro che si specchia tra anima e vita.  

 

 

martedì 19 marzo 2024


 

 

Il Viaggio

 

Di Vincenzo Calafiore

20 Marzo 2024 Udine

“ …. La realtà è negli occhi di chi la guarda

e il viaggio è più importante del traguardo “

                   Vincenzo Calafiore

 

 

Il nostro “viaggio “ sembra a noi che abbia un tempo infinito, avviato in una menzogna che ci è stato insegnato di chiamare: vita; quando nella realtà quella che dovrebbe essere vita, è una vice-vita, una specie di girone, ove si compiono le stesse cose e cambiano i fondali di scena, i paesaggi. Vagabonde maschere coperte da troppe illusioni, che nel tempo si trasformano nelle lacerazioni psicologiche, nei quotidiani disagi e esitazioni, affanni, incerti approdi a isole felici inesistenti.

Viaggi nell’invisibile, scivolano accanto ai pochi attimi felici cadono negli spazi bianchi, tra riga e riga delle pagine di diari quotidiani, ove il reale  ha il torvo e allettante aspetto di una felicità elemosinata, più che donata, di più disamore che amore.

Il bisogno di amare ed essere amati è primario per l’individuo al pari del cibo, come nutrimento fondamentale dell’anima sottoposto, in quanto tale, a tutte le peculiari urgenze connesse a qualsiasi interna prescrizione.

Così l’amore può diventare merce di scambio, trasformando così la relazione in qualcosa d’altro rispetto al suo significato originario.

 

“ Lasciami, non trattenermi nella tua memoria “

L’amore a volte è beatitudine nel nulla! Quando viene dall’elemosina e non dalla donazione, cioè quando l’amore non è Anima.

La verità è che tutti coscienti o incoscienti, siamo segnati da questo vivere caotico, tragico e esaltante, che ci ha illusi e delusi in questo mondo fatto più di ex, di cose che non esistono più, pieno di avvenimenti rincalcati l’uno sull’altro, come una bottiglia di plastica accartocciata su se stessa.

 

E’ dunque così il tempo dell’amore, era aria e lei lo lasciava esalare da un bacio o da una carezza, da uno sguardo, da un ciao, ma comunque da un qualcosa che all’amore sempre riconduceva:

L’amore che sa essere “ Anima” che tutto segna e sa essere lieve come la coscienza!

 

Vivere è un “ notturno indiano”, il fascino e il senso di un – si – è il senso dell’amore nel crepuscolo, una nota di indefinita nostalgia che vive chiunque provando ad amare si accorge dello scorrere della vita e allo stesso tempo avverte che il suo amare si fa indefinito.

E’ un controtempo che invita o dovrebbe invitare a tornare ad amare per quel che è: una infinita carezza dell’anima! Che allontana dall’inverno del nostro scontento.

 

E c’è anche  quell’esistenza che ho definito “ l’oscena epifania della morte per se stessa. La nostra condanna a non saper essere liberi da questa frustrazione profonda chiamata erroneamente vita ove si dimentica che il primo investimento in questa esistenza è l’uomo, cercare di allontanarlo dal suo maledetto delirio di onnipotenza, che distrugge, uccide.

 

Tuttavia, come sempre accade quando si vuole forzare l’amore, si finisce per diventare macchiette di se stessi.

Poiché l’amore è fonte di gioia, benessere, serenità, felicità, non resta che amare e facendolo oltre noi stessi ameremo anche la vita!

 

lunedì 18 marzo 2024


 

                                 Tu nella mia vita

 

Di Vincenzo Calafiore

19 Marzo 2024 Udine

“ ….. Tu vieni sempre da me,

quando sei triste, quando la vita

non ti sorride. Tu vieni, che io,

anche se non servo a niente,

ci provo a farti sorridere, a farti

stare bene! “ Vincenzo Calafiore

 

 

Su questo pianeta, niente è eterno, tutto è destinato a sparire, compreso noi che siamo di passaggio, nella nostra vita che in quella degli altri.

A volte siamo dimenticati, a volte diventiamo storie ….

Storie da raccontare, da ricordare e da dimenticare, tutto dipende da noi, dalle scelte fatte assumendonesi le responsabilità fino alla fine, senza nascondersi, senza paura; perché quel che conta è essere responsabili delle proprie azioni.

 

Nella vita, del nostro vissuto non si dimentica niente, le cose cambiano solo di posto, ma tutto rimane dentro . Non è mancanza di memoria, ma di interesse è un po’ come diventare poveri; hai meno possibilità nella vita, non sono tante le persone che ti cercano. La dimenticanza a pensarci bene, forse è un’ultima carezza della vita, uno sconto di pena che Dio ha previsto per chi ha vissuto a lungo e ha più ricordi del necessario.

 

Io ricordo!

Si che mi ricordo, e mai potrò dimenticare quella volta che ho guardato con meraviglia i tuoi occhi, e lì, in quel preciso momento decisi che Tu saresti potuta rimanere nei miei giorni, tra i miei sogni, le mie speranze …. nella mia vita, essere la mia vita!

Io sarei stato la tua esistenza e tu la mia, così fino alla fine dei giorni e chissà se qualcuno si ricorderà di noi, del nostro tempo insieme, così breve, così eternamente breve da sembrare una vita, un piccolo mondo antico insieme che solo noi potremo sempre ricordare.

 

Amare e guardare l’esistenza propria come a un paesaggio dai colori forti, parole scabre come l’esistenza stessa che stenta il suo cammino in compagnia di visi pronti ad affacciarsi con le pene antiche e la fatica di sogni uno dietro l’altro irrealizzati e lasciati nel limo dell’esistenza a sua volta  nel buco nero di un cosmo indifferente.

La narrazione di ogni storia individuale, dalla crosta rugosa, incatramata, è fatta da un  sotterraneo incrocio di bisbigli, raccolte risonanze di parole dette a metà, forse taciute, smarrite nel profondo gorgo dei giorni che non si vedono, sempre vicini e sempre altrove, lucenti là dove possono trovarli solo le speranze.

 

Ci si smarrisce e ci si chiede in tanto che si guarda un mondo che, sembra una foresta di trappole e di maschere; uomini e donne affamati di luce, di verità, come insetti giungono da ogni epoca e tempo nell’infinita notte stellata in cui poter strappare: un si ! , mentre le vicende personali di ognuno si avviano a diventare solo memorie!

 

Da qualche tempo non riesco più a scrivere. Il mio cuore si è fermato in un tempo ben preciso e non vuole tornare.

Non puoi immaginare come possa mancarmi il rumore del pennino che graffia il foglio, l’odore degli inchiostri, la conversazione con l’anima, qui in questa prigione. Il cuore si inaridisce a volte ….  Ad un certo punto mi sono mancate le parole, mi sono mancati i colori, le immagini, i giochi con le parole.

Mi ero reso conto che le ultime favole che avevo scritto le avevo scritte per i grandi e non per i bambini. I grandi, a parte quelli che non sono riusciti a crescere come me, non capiscono più, si sono dimenticati che ci si può innamorare ancora, ed io mi sono innamorato di te!

 

lunedì 11 marzo 2024

 

Vorrei ora, nella mia senilità danzare con te

un tango, passione, voluttà, inferno,

per raccontarti in segreto l’amore che tormenta il mio cuore,

la mia anima!

Sono orizzonte sfocato di un oceano in cui annego

con tutte le mie battaglie, la nostalgia che ora invade le ore.

Ubriacarmi di te

della tua pelle giovane e bianca come foglio su cui scrivere: ti amo!

Perché sono diventato uomo a lotte e lontananze,

così parlare ai tuoi occhi neri, morirci dentro come ape nel cono di miele.

Da vecchio che sono non posso più aspettare

con la fame d’amare che sfama il mio cuore

il mio amarti!

Perché ancora non ci è dato e concesso

di amare e vivere questi scampoli di vita,

questo lungo amplesso?

                                            Vincenzo Calafiore

 

 

Si sente l’amore nell’aria

passare e rubare le parole, sbriciolare i pensieri

dal cuore e riaccendere l’arcobaleno.

Soffia l’amore e scardina gli ultimi urli dell’anima.

Ti Amo

e vola  il mio cuore selvaggio!

La tua assenza scompiglia

la sensualità che ti precede sempre

amarti è un tuffarsi nei sogni,

nello stupore

è volare nei tuoi occhi.

I miei pensieri sono muscoli allertati dalla fantasia

di mani e schiena, cuore.

E’ di onde e mare in burrasca

di righe sottratte alla visione, scritte dalla passione.

Amarti è sentirti dentro come musica,

sguardo, spazio, attesa, nudità che si cercano,

è pulsare sangue!

                                       Vincenzo Calafiore

domenica 10 marzo 2024


 

Cosa siamo ?

 

 

Vedi, ti chiedo, dove finisce il mare, tu lo sai?

Non lo sai…. Quel che vedi è una magia, è un trucco

un’illusione per farci noi stessi orizzonte.

E noi? Noi, cosa siamo?

Noi siamo spiaggia, sabbia o rena,

fango che mai riuscirà a essere oceano mare.

A te, me, noi, ci hanno insegnato così: siamo infinito!

Ma è un inganno perché noi siamo limite, prigione,

condensa lattiginosa sui vetri …. Siamo l’ultimo stento pulsare,

sangue, angoscia, dubbio, rimorso che ruba ogni sogno,

giorni sospesi, carezze che tremano e muoiono prima di toccare un viso.

Cosa siamo?

E se fossimo noi invece oceano mare, o riva?

E non quello che hanno voluto farci credere essere?

Vero!

Potremmo essere vento, quel vento impetuoso

che piega il grano … le messe di grano

o una chiesa aperta, il luogo più sacro del mondo

la riva del mare … dove la terra smette di essere terra

e inizia il mare che potrebbe divenire oceano per

diventare infinito!

Allora si! Tu, noi, tutti noi, ascoltiamolo,

diventiamo noi stessi infinito, anima ! E non dannazione

schiavi di un corpo, della bellezza per sempre, del ventre gonfio…

Noi siamo riva, noi siamo la riva

la traccia di una umanità perduta

il suo segno,

il bordo del precipizio

il bordo del cuore e dell’anima

noi siamo l’orizzonte che non c’è

il confine superato.

Noi che vorremmo rassomigliare a Dio

siamo qui per morire!

                                      Vincenzo Calafiore

 

 

sabato 9 marzo 2024

 

Anagrafe

 

Cerco di te tra le righe la parola

che ti rivela tutta, parola del mio cuore

del mio amore.

E sento nuovi profumi allo schiarir dell’alba

dagli alfabeti di segni che a te conducono sullo sguardo

e cerco, fra i frammenti dei suoni la tua voce,

l’origine delle tue pupille,

scavo nei grumi sanguigni della passione,

nel mugolio dell’anima, la mia!

E infine torno, misero, al mio penare amore …

Esangue è l’anima … amarti è la parola esatta

È sempre lì ad aspettarti, aspetta sempre.

Tu così infinita

Come infinito è il verbo che ti coniuga

e il desiderio che ti brama.

Tu parola esatta che dico e rimane sul dorso dell’anima

ti sperdi nel tuo silenzio, io nella mia preghiera,

un vento fra le ciglia,

fra le dita un universo intero

e meno di quell’amore che vorrei!

 

                  Vincenzo Calafiore

venerdì 8 marzo 2024


 

E’ così mi ritrovo a parlare di te

 

Vincenzo Calafiore

08  Marzo 2024 Udine


“ … occorre imparare a questa età

a dire addio. Bisogna capire quando

è il momento di andarsene.

Lasciarsi tutto alle spalle!

Bisogna semplicemente andarsene,

andare via senza rimpianti!

( Vincenzo Calafiore da: Il demone dell’Amore “

 

 

Riconoscere e ammettere che c’è sempre un ricordo, uno scritto lasciato in una pagina d’agenda di tanti anni fa, che a rileggerlo ora in questa mia età avara e severa, giudice di me stesso, mi fa pensare a come i confini si delineano continuamente, gli orizzonti mutano agli occhi miei e le stelle mi sembrano sempre più fanali lontanissimi, irraggiungibili per certi versi, dal mio viale del tramonto.

Il verbo o l’espressione più ricorrente adesso nella mia testa: ti ricordi una volta!

Si che mi ricordo, da quella finestra si poteva sentire il mare infrangersi sulla riva la sera, mi ricordo i chilometri a piedi in riva al mare e le canzoni ascoltate alla radio la domenica mattina.

Le schedine bruciate, e la fontana nella piazzetta.

Io che sognavo un’uniforme da marinaio e una vita bellissima davanti a quel grande manifesto … in quel tempo c’era posto per i sogni e un sogno c’era sempre in testa che brillava come un pezzo di vetro.

Ma ora i miei occhi non ti guardano più come se fossi  … la mia dolce vita!

A volte ti ho vista come oceano, mare, ma eri più che altro solitudine, un oceano da cui non poter tornare più, mare in cui ci si può perdere, ma eri sempre tu: la mia vita! Ed è lì che mi sono perso.

Non sono mai riuscito a dirti quanto ti ho amata e ti amo ancora; per un tempo imprecisato ci siamo persi da qualche parte, in altri mondi in cui solitamente vivo!

Non ho potuto farci niente, se non convincermi che fosse giusto così e ugualmente ho continuato a fare cose folli, pur di raggiungerti in quel via vai di anni folli … io così riflessivo, così attento, davanti a te, alla tua bellezza, impazzivo, sono impazzito.

Mi piacevi da morire allora e ancora adesso più che mai!

Non hai idea di quante pazzie abbia fatto, di quante cose siano successe, piano piano senza rumore, quando per un lungo periodo non ci siamo più cercati.

Ma tu eri e sei quella cosa per cui è valsa la pena lottare, io l’ho fatto certo che tu non avresti potuto mai più dimenticarti di me, io si invece e inventai un addio, mal riuscito, ma ci  provai ugualmente!

Non capivo, e più non capivo, più ti ho amata, più ti amo ancora adesso.

Non potevo farci niente, se non convincermi che fosse giusto così : amarti!, e facendolo ho continuato a fare le cose più folli pur di rimanere con te.

E’ così bella quella sbornia quotidiana di felice esistenza, io così riflessivo, così prudente, davanti a te agivo come quello follemente innamorato di una donna …. Mi piaceva e mi piace da morire.

A un certo punto sei sparita non so per quanto tempo, mi sono sentito morire, con quella sensazione di un grande vuoto addosso.

Ho affrontato la paura di scegliere, la paura di perdere, la paura del salto nel vuoto, la paura del futuro; per un po’ forse ti ho dimenticata, si ti ho dimenticata, ho visto altri mondi e ci volevo rimanere, ho ripreso a vivere, grazie a quel tuo forte richiamo sono tornato!

Bisognerebbe imparare a dire addio.

Imparare a capire quando è il momento di andarsene, lasciandosi persone e ricordi alle spalle, bisogna semplicemente andarsene!

Senza amore, sono vite che si muovono su un piano inclinato. Come se esistesse solo il presente, e ci si cade dentro come fosse un precipizio …. Giorno dopo giorno di un eterno presente, poco rassicurante.

Siamo vite declinate, senza amore!

Lo sai come si fa a capire se qualcuno ti ama, se ti ama veramente? Non ci hai mai pensato? Io si.

Credo che sia una cosa, un qualcosa di straordinario che ha a che fare con  “ l’aspettare “ se è capace di aspettare, allora ti ama! Ed io ti ho aspettata.

Ti ho aspettata perché sapevo che ne valeva la pena. Sei stata capace a farmi sentire d’essere amato, mi si illuminano ancora gli occhi quando parlo e scrivo  di te.

Nell’ora del tramonto, nei tuoi occhi il riflesso di me, di un’altra vita mi è sembrata un visione perfetta di una nuova vita … tu mi sorridesti e mi parlasti di niente e io mi accorsi che era questo che aspettavo da tempo.

Come se la bellezza avesse il sapore della fragilità, come se l’amore avesse l’aspetto di un errore ben riuscito, come se tu fossi un meraviglioso errore da commettere ogni momento, ogni istante, in ogni respiro!

Che ne sai di quante volte ti ho pensato e quante invece avrei voluto averti con me, che ne sai tu!

Se solo mi guardassi con quanto orgoglio continuo ad amarti!

Sei quanto di più bello io non sia riuscito mai a scrivere di te!