mercoledì 20 novembre 2019



Come fosse autunno

Di Vincenzo Calafiore
21Novembre2019 Udine

“ … che dire, quello non era da dire
lo hai detto, ed è un precipitare
all’indietro nel tempo repentinamente.
Sono andati perduti i valori,
le essenzialità, forse le esistenze stesse..
con quello scrivere freddo, deciso! “
      Vincenzo Calafiore

E’ difficile dare un titolo a quanto segue, è l’immaginario di una finestra che si chiude, ognuno lo darà da se. E’ sovente, accade e accadrà sempre, poiché a un certo momento chissà perché una “ finestra” si chiude,e l’incanto  della nostra vita svanisce in un crepuscolo di foglie …. come le foglie…. Come fosse un autunno inoltrato. Ma la domanda è: dov’è il confine tra un sì e un no? Una buona occasione per parlare di un evento: la fine di un amore. Parliamone, non come al solito il – mi piace- esprimetevi.


Quando ti ho conosciuta non sapevo cosa saremmo diventati. 
Non sapevo di certo  in cosa l'amore poi ci avrebbe trasformato.
E Dio sa quanto non sapevo che tu saresti stata per me l'amore che non avrei mai immaginato di avere.
Eppure ti ho amata e ancora adesso … ignaro di quanto forte fosse, lo è ancora e mi toglie il fiato… l’Amore questo lo fa solo se si ama davvero e questo in me accade ogni qualvolta che arrivo lì, alla soglia dell’attesa!
Ho lottato per averti, come ho lottato contro le paure che mi portavo dentro, come quella di perderti, ed è accaduto ugualmente.  Forse non ero altro che sogno  e come un sogno sono svanito in un mattino.
Dirti ti amo è stato e lo è ancora la cosa più bella che il cuore possa suggerire ogni mattino, ogni attimo del giorno!
Diventare tuo è un premio, che la vita concede forse solamente una volta!  E’ come ricevere il dono più bello mai richiesto e ricevuto. Non era previsto che tu mi donassi vita, e vita è ! Le cose belle non sono mai previste, ne prevedibili, e tu sei la cosa più bella!
L’amore, dicono, sia il vedere bellissimo tutto, a volte anche il peggio. Ma potrebbe anche essere l’imparare  ad amare gli errori, i difetti, le brutture, i guai dell’uno e dell’altra.
Quando ti ho conosciuta non sapevo, tu mi hai insegnato ad amarti, a poterti amare, lasciandoti la libertà di sbagliare, di provare a volare, di camminare, di fare, di amare a modo tuo, senza cambiarti.
Lasciare al cuore e alle mani di tracciare la via, il sentiero per raggiungerci, magari su una riva, o camminare con le mani intrecciate in un abbraccio. O attendere, attenderti, sperare in un altro si!
Quando ti ho conosciuta, sapevo che ti facevi bella per me, era un qualcosa di tuo  che mi donavi.
Ti dicevo “sei bellissima” e lo eri, lo sei ancora, ed è rimasto inciso nel cuore, così come ogni mio
 “ti amo” un tratto di strada aggiunto agli altri … come un viale fiorito.
Quando ti ho conosciuta non sapevo che amarti mi avrebbe svuotato e riempito di tutto e che stare nudi significava sentirsi amati così come si è, senza finzioni, senza paure.
Ma amare, fare l’amore  non è solo il denudarsi, ma è quel rimanere  nudi tra le braccia, è pelle con pelle, mani che si cercano e si toccano,  di cuori che si ascoltano,  di senza barriere, senza riserve: nudi come le anime.
Tu l’hai presa. Te l’ho data, la mia anima …. Il mio essere.
E io ti ringrazierò sempre, di tutte le paure che mi hai fatto prendere , per le mie insicurezze che mi hai curato, per tutte le ferite ancora aperte che hai curato, del mio lasciarmi essere così come sono. Grazie.Quando ti ho conosciuta non sapevo che l’amore fosse un dono divino, ma il vero miracolo amore mio sei tu. Amare è : mai addio, mai fine, è un per sempre. Ma è anche litigare e allontanarsi per poter tornare, è desiderare, restare, tornare, è amarsi in ogni stanza.
E’ porsi delle domande, avere paura, soffrire e piangere, dirsi addio e subito ritornare sui propri passi per continuare, avere sempre voglia di amarti sempre più con amore, sempre più per un per sempre!
Ecco perché devi restare, devo restare!



lunedì 18 novembre 2019


Vivere di sogni che non ci sono

Di Vincenzo Calafiore
19 Novembre 2019  Oltre

  …. e cosa sarò per te
oltre le carezze, i baci, le tenerezze,
i sorrisi … cosa sono stato io per te?
Ti ho incontrata per caso in un sogno! “
                 Vincenzo Calafiore
E’ sempre più uno sprofondare in una  certa lontananza dalla quale non c’è possibilità di ritorno.
Così è un rimanere in un limbo che dilata i tempi di un’esistenza opacizzata, dove si consuma il tempo nell’attesa di un qualcosa che non giungerà mai.
E’ il tempo del chiedersi e non ci sono risposte!
Chissà cosa potremmo ancora dirci io e te in fondo a questa pioggia, mentre tutto intorno è ombra dove sono stato scaraventato. Manca tutto, manca ogni cosa, mi manchi, e non è quel “ mi manchi” rituale, detto tanto per dire qualcosa.
Mi mancano certe tue risposte senza senso che non capivo, mi manca un ciao come stai, il sognare, il svegliarsi con un – buongiorno- .
Ma di più manca quello che siamo stati, che eravamo.
Ci sono i tuoi stravaganti silenzi, le tue lacerate assenze, e tu chissà dove sei.
So che non c’è più posto per me.
Sai, sono ormai stanco di remare controcorrente, non mi sono mai piaciute le banalità, le stupidità, ne mi piacciono le cose tenute assieme da un qualcosa che ormai è senza collante, senza desiderio, senza pensiero.
Forse la vita io non l’ho capita! O la vita non ha capito me? Ma so che la vita non a volte, ma quasi sempre gira allo stesso modo e non c’è più proprio niente da dire.
A volte si scrive di – questa vita – e io l’ho fatto, forse più per ricordare chi magari legge per dimenticare qualcosa, qualcuno .. quel qualcuno che aveva una bocca fatta per un sorriso e quando sorrideva la vita aveva un’altra musica.
La cosa più difficile nella vita è stata quella di essere me stesso, e avere la forza di restarlo; è qui in me onnipresente questo pensiero, mentre là fuori piove e l’aria è fredda, cammino senza una meta ben precisa, in una specie di deriva che si allontana dal cuore.
So di avere socchiuso gli occhi, di avere leccato il sale degli occhi, di essere sceso in fondo al mare roteando fino a sentire i brividi nella caduta libera, là dove si poggiano le mani nei ritmi dell’onda; in qualche modo mi sono perso nei paesaggi sottratti e oscuri  nel godimento di un bacio inventato e di carezze rubate mentre tu, là, nel tuo essere lontana, urlavi abbandonata la tua pena in un’ultima difesa.
Noi- del mare – abbiamo la necessità, il bisogno di fantasia più per sopravvivere, per non morire di inedia, di aride attese.
Forse l’amore si riduce nella pochezza di un equilibrio che se appena chiedi qualcosa o aspetti qualcosa si perde tutto.
Sento di essere nel posto sbagliato e di fare cose sbagliate.
Di perdere vita in cose che in realtà non vivono più, obbligato in una vita che non potrà mai essere mia. Sentire sempre meno la voglia di sognare, di non appartenere alla mia vita.  Come potrei vivere in un qualcosa che non mi appartiene ?
Amare è un’altra cosa, è come vivere, è come sognare. Ecco perché non posso più rimanere, e devo andare, riprendere il mio viaggio come sempre in solitudine, tornare là da dove un giorno come un aquilone mi librai in aria credendo di volare.
Ho più difetti che pregi, questo io lo so,  più voglia di isolarmi, rimanere nel distacco per non recare disturbo. Lo so, è difficile farmi capire così vivo di più malinconia nelle vene, di più passione che di certezze. Ho da sempre vissuto per conto mio piuttosto che sentirmi solo con persone con le quali non ho nulla in comune. Sono una persona difficile, strana, sicuramente particolare, quella che rimane come impronta e non sempre è così poche sono quelle persone che riescono a leggere ciò che mi passa per la mente: c’è bisogno di cuore per rimanermi vicino!  Sono impacciato, mi commuovo …. ma almeno mi so ancora emozionare al cospetto del sole che sale in alto nel cielo! E’ un’ alba che arriva senza miracoli, senza certezze … è un’alba che sa di cose perdute!


sabato 16 novembre 2019


Soledad



Di Vincenzo Calafiore
15 Novembre 2019 Udine

… è che in questo mondo di idioti
e pazzi, non c’è un luogo ove trovare rifugio,
è impossibile! Ma se hai qualcuno da amare
o che ami allora non sarai più solo,ma devi
tenertelo stretto perché ricordarti che
si nasce da soli e si muore da soli, tutto il
resto è uno zero assoluto come il vuoto
in cui il più delle volte anneghi senza che
nessuno se ne accorga…. “
                                        Vincenzo Calafiore

Dicono che l’Amore è….. io penso invece che l’amore sa di me, mi conosce. L’amore fa vivere un – per sempre- sempre comunque vadano poi le cose. L’amore è un donare senza nulla pretendere , spezza il sonno, le parole, scalda il cuore, fa volare. Ma l’amore può finire in una brevità come lo battere delle ciglia, l’amore ti fa tornare, come andare via per sempre.
Io ho avuto paura quando ti ho conosciuta perché sapevo che una volta che saresti entrata nel mio cuore non ne saresti più uscita, ma anche per la paura di perderti poi.
Sai? C’è troppo amore anche nei silenzi, nelle lontananze, nei distacchi, nell’andar via con la consapevolezza che potrebbe essere l’ultima volta.
Mentre nella mia stanza facevo prove di volo, facevo anche prove di abbandono e mi sentivo morire, perché mi dicevo: - no, il nostro amore non finirà mai! –
Eppure accade di notte ritrovarmi nella magica sfera del silenzio, ne percepisco le sue infinite voci, i suoi sospiri, gli affanni e tu sei così lontana, così abbandonata nel tuo sonno, così mortale, mentre io mi domandavo come fosse iniziata la nostra storia. Perché non mi depredassero l’anima, perché non sentissero l’oltraggio dell’assenza, l’orgoglio, l’abbaglio del sogno, non lasciavo ai miei desideri prendere parola.
 Me ne ero già andato prima del finir la notte, in un’altra notte ancora da vivere con te: io per loro, per i miei sogni, per il mio desiderio, non avevo fatto in tempo a diventare stanchezza, che ero già rimpianto, voglia di tenerezza, d’amore: non mi ero reso conto d’essere diventato mancanza.
Ti ho conosciuta in un sogno, eri con un altro, e avevo capito che lui non ti amava, ma ti usava, eri regina di una notte da dimenticare, eppure te ne stavi lì tra le sue braccia, abbandonata in un volo voluttuoso; non ti eri neanche accorta della mia presenza ,poi neanche uno sguardo.
Chissà se un giorno racconterai a una bambina una fiaba, come era iniziata la tua fiaba?
Ci siamo rivisti un giorno di maggio di sfuggita in un sogno, io ti chiesi se potevi rimanere nel mio e tu invece preferisti continuare a rimanere in un altro sogno, cominciavo ad avere paura di te:
Avevo capito d’essermi innamorato, che la mia vita sarebbe stata diversa,che tu non saresti più uscita dai miei sogni.
Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo smesso di nasconderci, abbiamo cominciato a conoscere i nostri sogni,le nostre poche certezze; ma di più ho cominciato a memorizzare la bellezza del tuo viso, dei tuoi occhi, la morbidezza dei tuoi capelli, le tue labbra, i tuoi nei.
Ci siamo inventati un linguaggio tutto nostro, di parole incomprensibili, erano dei segni per ritrovarci in quei momenti di smarrimento che sarebbero sopraggiunti!
Come questi in cui da molto tempo ormai io vi sono senza alcuna possibilità di nuotare, e affondo sempre più!
E’ questa la solitudine?
Io scrivo favole forse per insegnare ad altri come si sogna! I giorni sono volati, così pure i mesi, gli anni, e noi sempre più legati, sempre più in una specie di compatibilità precisa, quella voluta dalla vita, dalla coesistenza, dallo rimanere assieme.
Il desiderio e la voglia di te sono rimasti intatti e crescono invece di diminuire. E mi manchi, mi mancavi anche quando c’eri.
Ti ho sposata con un anello su una nuvola svaporata!
Vorrei che le parole ti raggiungessero ovunque tu fossi stata, ma so che non sarà così, c’è un altro mare che pian piano ti sta annegando, ti sta portando via da me e intanto i giorni passano, i mesi vanno via a picco in una solitudine di tante parole e di tanti pensieri, di tanti ricordi. Mi tornano in mente le vacanze estive. Ti ho amata e ti amo, per queste poche certezze, per le sciocchezze che mi passano in testa, perché non voglio essere saggio; ti amo perché certe volte non so essere forte, voglio solo scivolarti tra le braccia e sentirti mia, sentire il profumo dei tuoi seni! Ho il terrore d’incontrarti insieme a un altro, con le tue mani sui suoi fianchi, vedervi  con la certezza di finire sul letto e addormentarvi stanchi. Penso: ti sto dicendo mille frasi adesso, ma vorrei dirtene solo una e non riesco.








domenica 10 novembre 2019


Verrò a riprenderti

Di Vincenzo Calafiore
11 Novembre 2019 Udine

“…. Si che lo sai!
Lo sai che io sono dove Tu vuoi che sia
è un altrove, è un invisibile, è il luogo
dove Tu mi vuoi.
La domanda è: quanto è difficile per te
oltrepassare i confini portandoti dietro
parole che io non conosco?
Eppure basterebbe socchiudere gli occhi
a volte ……. “   Vincenzo Calafiore


E lasci ovunque il tuo profumo, come a volermi dire … io sono qui !
Come a volermi dire … ti lascio qui.
Avrei voluto insegnarti che starmi accanto significava avere un altrove sicuro a cui andare, un mondo tutto tuo, dove avresti potuto essere te stessa, con tutte quelle nostalgie che ti porti negli occhi.
Quello che ho imparato da te, quel giorno quando mi stringesti forte a te era la fine che mi aspettavo; come una rosa solo per un giorno, muore lasciando il suo profumo nell’aria, così l’amore, l’amore che se ne va assieme alla mia vita.
Tu lo sai!
Verrò a riprenderti ovunque tu sia!
Ma ti prego dammi il tempo di trovarti e di raggiungerti e mi troverai lì dove un giorno ci amammo, dove tu poi mi hai lasciato, io ti verrò a riprendere è la mia promessa!
Tu non devi avere paura di essere diversa da quella che sei, quella che io amo, non essere ti prego uguale alle altre.
Sarà bellissimo incontrarsi, sarai bellissima come sempre, sì che mi troverai con le mie mani piene di niente e tasche piene di sogni, io sarò lì a riprenderti.
I nostri occhi si riconoscono, i nostri menti si riconosceranno! All’imbrunire in questo giorno di grigiore un sogno si manifesta … è così veritiero, così reale; sentire l’abbraccio, il calore dei tuoi baci, e tu che mi guardi e come un tempo tornerò a tremare nel dirti – sei bellissima -!
Il tuo profumo mi farà impazzire … E penso a quanto ti piaceva  quando ti mettevo la mano tra i capelli, dietro la nuca, l’ho fatto la prima volta che ci siamo dati un bacio, il bacio preferito! Assaporai le tue labbra credo con adorazione, le baciai con tutto il mio amore. Le ho sentite le tue labbra sulla mia bocca. Saprei riconoscere il tuo sapore di mare, di oceano, di te! Ne sono sicuro, appena ti bacerò sentirò che nulla è cambiato.
Siamo noi. È già sento battere in gola il cuore, dopo le tempeste che ho superato, dopo l’assenza, dopo la distanza, dopo il vuoto la fatica che ho fatto per rimetterlo assieme. Immagino che prenderai le mie mani e mi dirai: andiamo? Andiamo sulla nuvola!  Ci avvicineremo  e rimarremo fermi guardandoci negli occhi mi darai un bacio veloce sulla bocca. E’ un sogno vero! Ti abbraccerò forte  dicendoti Sono venuto a riprenderti! Riapro gli occhi ,riesco appena a dirle “Ti amo”…
E già il sogno svaporando svanì assieme all’alba: è giorno!



giovedì 7 novembre 2019


Amami così come sono

Di Vincenzo Calafiore
07/Novembre/2019 Udine

 …. Ho guardato il mondo intorno
a me e l’ho percepito come un’apocalisse
imminente, è un grido d’allarme che
si leva alto: i Barbari!
Ci sono segni che mostrano il loro esistere,
sono i segni del saccheggio di un’umanità.
Rimane la malinconia della mia memoria,
fotografie in bianco e nero.
Quelli che chiamo – i barbari – sono una
specie di uomini senza cultura, e si
nutriscono di quotidianità sempre uguale,
non sanno respirare e preferiscono vivere
sott’acqua, o sotto terra …..”
                                                    VC

Là fuori dietro le finestre ci sono milioni di traiettorie che corrono in diverse direzioni, e tracciano i sentieri guida del sapere.
Sono invisibili, ma ci sono, esistono … non per i barbari, uomini lillipuziani, e penso che in questo scenario non ci sia posto per l’anima.
Le note del Nabucco aprono scorci inattesi sul paesaggio che si prospetta, il paesaggio dei barbari.
C’è sempre qualcuno che si erge a denunciare la miseria di pensiero, che i più si esentano dal dover comprenderlo, così la muraglia si alza sempre più, si moltiplica la cecità nell’idolatria di nuovi re, re che esistono solo per i barbari.
E’ come un confine tra l’intelligenza e l’ottusità, l’ignoranza! Un confine che esiste, non si percepisce, ma c’è e i barbari si vantano di difenderlo.
Non c’è confine, i barbari sono ormai ovunque. Non c’è confine.
Ho pensato che ci sono molte cose che vorrei capire a riguardo di quanto è accaduto e accade intorno a me.
Per “ mio intorno “ intendo la sottilissima e fragile porzione di mondo in cui mi muovo io … persone che hanno trascorso la vita a studiare, altre che continuano a studiare, narratori e affabulatori, gente dello spettacolo .. gli animali del tavolaccio, gente che respira coi polmoni della conoscenza, del sapere.
Un mondo a se per tanti versi, ma è lì che le idee nascono,  e diventano coraggio! Coraggio all’esistenza, alla vita stessa  .. . è lì che sono nato.
Ho sempre pensato che alla fine ciò che mi salverà sarà la cultura, quello che è stato tenuto a memoria, e poi scritto, messo al riparo dai tempi, perché tornasse a ridiventare se stessa in un tempo nuovo che verrà dove i barbari saranno definitivamente spariti.
Noi, Principessa ci raggomitolammo accanto al fuoco, attaccati, cuciti insieme, legati, i nostri corpi fusi; la mia mano si è posata sulla tua testa, le dita si infilarono tra i capelli, mentre seguivo il ritmo del tuo respiro la mia mano continuò a giocare con i tuoi capelli. Amami così come sono, con la mia poca memoria, col mio desiderio di rimanere fuori dalle orbite degli occhi, Principessa.
Ci baciammo e in quei baci se ne andarono le nostre vite!
Ricordi?
Ti spogliai come fosse l’ultima volta e ti toccai con un’insolita smania; ci accarezzammo a lungo, come due che si amano sanno fare.
Percorsi il tuo corpo baciandolo dappertutto, lo adorai, lo baciai con tutto l’amore che è in me.
Ora in questo mio tempo misero e mortale amore mio lasciami ricordare i tuoi occhi così profondi, così belli … non puoi immaginare quanta bellezza c’è dentro i tuoi occhi, amore.
Le tue radici non erano in te, né nelle vene, nelle tue arterie, né nelle tue ossa, non lo sapevi e arrivasti a lui, al barbaro, affamata e mutilata.
Entrasti nella vita per interpretare l’unico ruolo, bella nella tua innocenza, tragica e bella, perduta.
Amarti o poterti amare è bellissimo da sempre, da una vita, da un sempre .. se ti fossi vista, almeno per una volta dopo l’amore avresti creduto alla tua bellezza.
Bella nel tuo pallore solitario, sei apparsa dagli abissi stessi dell’amore come una visione che mi fece volare alto nel cielo; quella notte fosti di fuoco… Principessa

martedì 5 novembre 2019


Amare con  “ tatto “

Di Vincenzo Calafiore
06-11-2019Udine

  … è attraverso la pelle,
che diventiamo degli esseri capaci
di volare, di amare una donna.
Per amarla bastano solamente,
tatto e dignità, pari dignità! “
           Vincenzo Calafiore



(  Premessa: E’ per quegli uomini che ritengono la propria donna una serva, o un qualcosa da usare a letto, ma anche da picchiare,umiliare,uccidere. La cosa peggiore che questi uomini possono fare è quello di pensare di averla e possederla per sempre, quando invece potrebbero un giorno né possederla, ne averla. Perché la donna è un significato ben diverso, è Amore, libertà, pensiero, dignità, ma è anche un insieme di cose e sentimenti diversi, e come sa amare lei, questi uomini non ne sarebbero e non ne sono all’altezza. )


Conoscere una donna, o meglio, il pianeta donna è la conoscenza di significati umani profondi, ma anche speranza di una vita diversa, migliore …. È una connessione con la vita.
La storia di ogni – esistenza – è un tracciato di vincoli che includono, il rispetto e l’onestà, ma anche con la vita stessa.
“ Pelle con pelle “… la pelle è il portone di ingresso a un mistero meraviglioso, è un portale che ci mette in contatto con l’universo.
Amare per essere amati, attraverso la pelle percepiamo lo stato d’animo, la sincerità, dell’altro o dell’altra; desideriamo l’abbraccio, i baci, le carezze.
A volte  o quasi sempre abbiamo nostalgia di mani dolci e calde che scivolano sulla nostra pelle.
Gli uomini e non tutti sono degli imbecilli presuntuosi, ignoranti e ciechi, incapaci di amare ma capaci di violentare una donna, o di fare del suo corpo terra di desiderio su cui sfogare la primaria esigenza, per raggiungere un orgasmo che in questa forma è animalità, totalmente priva di amore e di poesia, di dolcezza, gli incontri casuali …
Esistono tante differenze!
Il “ pelle con pelle “ , quindi il contatto corporeo è di per se una risposta istintiva, un piacere immenso dato dall’essere accarezzati o ricevere anche delle stimolazioni tattili, ma soprattutto deve esserci quella componente fondamentale chiamata: tenerezza.
La gestualità dell’abbracciare, accarezzare, baciare, dello rimanere vicini, del guardarsi negli occhi nell’insieme è una sicurezza di cui si ha bisogno, necessità vitale, perché risiede in essa la convinzione di essere desiderati,amati, si sviluppa o si manifesta anche il desiderio del contatto caldo, accogliente, affettivo; la naturalezza del piacere corporale e accoglienza.
La necessità emotiva di contatto è una necessità fondamentale dell’uomo.
E’ qui che si compie il “ volo “ attraverso l’affettività si porta a compimento l’istintivo atto di vincolazione umana tra il dare e ricevere.
Chi ama veramente, con cuore ed empatia le mani sanno parlare, c’è il tocco affettivo e delicato dell’anima, la carezza delle mani che intuiscono di essere desiderati o no, o ciò che è peggio rifiutati.
Ma questo lo sanno quegli uomini che sanno amare …  davanti alle mani premurose, calde, affettive, il corpo si lascia andare, dinanzi a mani, rozze, ostili, si allontana, si chiude, si nasconde.
Quindi la pelle desidera solo che mani leggere ( le mani dell’anima), non possessive; desidera quelle mani che non chiedono nulla che sono sempre lì in attesa, leggere, piene di tenerezza e maggiormente di silenzio, poiché l’amore è più silenzio che parole!


lunedì 4 novembre 2019


Agli orli di un infinito

Di Vincenzo Calafiore
05 Novembre 2019 Udine

… prima di dirle quel: - ti amo –
pensa se è davvero così.
Pensa che mentendo non ferisci
solamente te stesso, purtroppo anche lei
che in te ha creduto, ha creduto in un sì.
Pensa al suo orgoglio, alla sua dignità,
perché l’ Amore vuole solo questa:
Dignità! “  Vincenzo Calafiore

( Tratto da “ Blu Oltremare” )

Ho sempre sperato che trovandomi mezzo annegato in un bicchiere di solitudine si sarebbe all’orizzonte profilata la sagoma di qualcuno che mi venisse a salvare, avrei sperato fossi tu, e invece altro non è che un’illusione, una terribile delusione.
Salvami adesso, ora che ancora puoi farlo, salvami ora dalla mia fine certa, fallo adesso o mai più!
La mano scivolò su tutte le vertebre.
Una per una, e lei rimase in silenzio, con gli occhi socchiusi, persa chissà dove. Temevo che la luce dell’alba la svegliasse dal sogno da un momento all’altro.
Invece rimase semplicemente lì a guardare fuori, un cielo scolorito, coi capelli che frusciavano da un lato del viso.
La mano continuò ad accarezzare la spina dorsale dall’alto fino a fondo, un po’ alla volta, e per tutto il tempo che gli ci volle per farlo, e intanto immaginavo come lei  mi avrebbe salutato al suo risveglio.
Mentre il cielo dietro gli occhi  si riempì di sentimento prima ancora che mi rendessi conto di cosa fosse  successo al mio cuore; il giorno dopo mi ritrovai diverso.
Ma questo è successo molto tempo fa, quando sapevo volare.

Ora fa male, fanno male le indifferenze. I … va tutto bene, fa male quando mi ritrovo a pensare com’ero, fa male quando non lotto per difendere il mio sogno dalle mani di un barbaro.
Ricordo che quando ero piccolo, quando volevo vedere il mare, mi mettevo in punta di piedi dietro una finestra per cercare di raggiungere l’infinito dietro l’orizzonte nei miei occhi.
Oggi mi metto in punta di piedi ad osservare l’orizzonte da cui potresti spuntare, con quel sorriso tra i capelli….
Vorrei odiarti, vorrei poterti mandare via dalla mia testa, dagli occhi, dal cuore; ed invece ho una matita per disegnarti su una pagina bianca scrivendo parole che non servono ad altro che a dare vita a un’agonia.
Il mancarsi è già, è solamente appartenersi!
Quelli che hanno il mare dentro, non sanno vivere come bestie in una stalla … né potrebbero rimanere accanto a una spiaggia vuota e priva di poesia!
E tu sei lì, a piedi nudi, su quella spiaggia di pochi colori e di poca musica, senza la voce del mare; ma ce che vorrei non aspettarti più, non vorrei farmi più trovare.
Un – ti amo – non è come dirsi ciao, è una promessa, un giuramento, e una volta detto non si può pensare di cancellarlo … e invece accade, accade da un momento all’altro, come un terremoto, se ne esce distrutti.  A volte vorrei che tu lo sentissi quanto ti amo …. E penso quanto sia difficile.
Tu sei  già lontana, infilata chissà in quale orizzonte,  eppure..
Io ti amo quando mi guardi, perché mi fai sognare un’altra vita, un altro giorno da sentire addosso come se fossi la cosa più bella che io abbia mai visto.
Io ti amo perché colori i giorni miei ….  
Io ti amo perché tu sei per me... il giorni più bello, il sorriso più bello, gli occhi più belli, i baci più belli!
Ma hai smesso di guardarmi, hai smesso di sognare, non sorridi più come un tempo sapevi fare; i tuoi occhi non ridono più, e sai che conosco bene le espressioni dei tuoi occhi.
Ricordo quando mi amavi … e ora perfino non riusciamo più a raggiungerci!
Vorrei che uno sguardo potesse cambiare quello che provo per te. Vorrei non piangere all'idea di dover fare, prima o poi, l'amore con una donna che non sia tu.
Avrei voluto poter conservare quella mia felicità e la certezza che il nostro amore non si sarebbe mai trasformato in dolore.
E invece ecco è accaduto. E’ un dolore, un dolore diverso. Perché ti amo, e non ti aspetto più.