martedì 23 febbraio 2021

 

Aiutami tu

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Febbraio 2021 Udine

 

… la vita inutile

dell’uomo – tartaruga –

che porta ovunque il suo bagaglio

di cose inutili, del niente ….. “

        Vincenzo Calafiore

 

 

Quando le – parole – riescono a scardinare le grate della sofferenza abbandonano i luoghi bui e profondi del “ rimosso “ consentendo ai ricordi di emergere con tutto il loro carico di emozioni e sensazioni che il tempo non ha mutato.

Rivivono così luci e ombre del passato, di un’età dolceamara che parla attraverso immagini sovrapposte, che si distinguono e si alternano proprio come accade coi sogni, che trovano al risveglio le conseguenze di vecchi  nodi irrisolti della propria esistenza.

Esistenza ….. viaggio!

Il nostro viaggio comincia dove finiscono le nostre certezze ingrate: è la sfida della conoscenza attraverso il dubbio alla presunzione delle verità assolute, o delle vecchie abitudini, al mondo chiuso e circoscritto entro i confini del proprio, ristretto spazio vitale.

Non è solo voglia di –conoscenza-  che insistente conduce agli universi altrui in cui il più delle volte ci si sente estranei, almeno fino a quando non cadono i muri dei preconcetti e le riserve mentali, le diffidenze, nella reciproca accettazione. E’ anche naturale il passaggio da sé all’altro, come ponte tra sponde diverse di personalità e caratteri, che dovrebbero o possono unirsi nel nome della comune appartenenza.

Nulla può essere più vero, più autentico - dell’altrove - !

L’altrove è il senso in più che da sé si alimenta nelle coscienze di chi il proprio prossimo identifica nella dialettica opportunità di crescita, e non nella violenta sfida per la supremazia.

Allora si può viaggiare, nel corso di ogni esistenza, approdando continuamente ai lidi più distanti dal proprio, o cogliendo ogni occasione propizia per rendere migliore la vita.

Essenziale rimane comunque l’assimilazione del nuovo, acquisirne l’essenza.

Viviamo su una nuvola di passaggio, col silenzio che può riempire tante pagine della nostra vita, sotto un cielo a volte – troppo azzurro – per gli occhi nostri.

Ma siamo tutti contenti in quella memoria terribile e urgente da cui giunge quel meraviglioso

“Aiutami Tu ! “ questo è l’amore, dolce, dolcissimo, tenero, che col suo linguaggio a volte scardina quelle impalcature e pali che reggono quelle idee obsolete di intendere la vita,possibile senza amore, soffitti scalcinati  invasi di macchie umide.

In ogni caso non c’è ferita del corpo che possa essere più grande di quella dell’anima dilaniata  dalla mancanza di un amore primo e insostituibile

Ma ora in questo tempo rovesciato l’urgenza maggiore è l’amore!

L’amore – urgente – un qualcosa di diverso: è la presenza cercata di un’anima che ama l’altra, che riesce a penetrare per placarne paure e incertezze.

Così capita che il dolore riletto e interpretato e rivissuto attraverso, a volte, una presenza specchio venga affrontato senza paura, obbliga a volte a recitare una parte come attori infelici!

L’illusione di una esistenza diversa da quella che viene imposta dal grande “ Burattinaio “

( il sistema felice), dura poco, obbliga a stare lontani dai bianchi e dagli azzurri di un cielo.

E da lì a poco poter cominciare a vivere, obbligati a recitare quella vita da burattini, da oggetti senza coscienza e senza anima così come vogliono i nostri burattinai …. Fino a diventare noi stessi burattinai, in un mondo dove i veleni della cupidigia hanno cancellato l’umanità! Aiutami tu a continuare ancora a chiamarti – Amore - !

 

domenica 21 febbraio 2021


 

Quelle carezze che non sono

 

Di Vincenzo Calafiore

22 Febbraio 2021 Udine

“ …. Ho fatto un sogno ….

poi ho scoperto di non essermi

mai addormentato  …… 

   Vincenzo Calafiore

 

 

    

 

 

 

 

 

 A lei

 

Abbi per Lei carezze, mai violenze

Abbi parole dolci, mai dure.

Braccia forti

per sorreggerla,

per stringerla a te.

Ma più di ogni cosa

abbi cura di lei

perché lei ti ha scelto per la vita

e questa senza lei non è vita!

( Vincenzo Calafiore “ La vastità dell’anima )

 

 

Lei è una di quelle donne che quando ti guarda, ti guarda con l’anima, sempre sorridente, una di quelle donne che se ti sorride lo fa con tutto il suo corpo.

E ci puoi parlare, parlarci per ore, accarezzarla con gli sguardi, certo che non si stancherebbe mai, di rimanere lì ferma ad ascoltarti.

E quell’aria di gelsomino attorno, che inebria ….. questa è – Lei - !

E quegli occhi, quegli occhi grandi e neri con dentro una tempesta d’amore, luminosi di luce propria.

Lei è quel fuoco che se appena la sfiori ti bruci e non puoi fare a meno di guardarla e ti viene voglia di baciarla, di accarezzarla, di abbracciarla.

E sarebbe bellissimo.

Svegliarmi e trovarti qui, accanto a me, mentre ancora dormi.

Accarezzarti una guancia, facendo attenzione a non svegliarti.  Mi guardi e rimani in silenzio allunghi le braccia attorno al collo mi tiri verso di te ed iniziamo a baciarci lentamente, piano piano, dolcemente, finiamo col fare l’amore.

Per quanto possa provarci, non riuscirò mai a farti capire o sentire cosa ho in me per te. Ogni volta che ti vedo, riesci  a riempirmi il cuore di felicità.

In cambio delle tue carezze, hai preteso la mia anima, ecco perché muoio all’alba e rinasco la notte . Quando ti raccolsi da terra avevi gli occhi gonfi di pianto, le guance umide, avevi  il cuore ferito e tremavi. La vita se n’era appena andata via dal tuo cuore e quel rumore echeggia ancora, il rumore di un sogno spezzato.

Avere in me quel “ pensiero unico “, continuo, e pensare alla felicità, quella che mi dai; vivere tutto il giorno in un’attesa inquieta, fino al momento in cui ti rivedrò.

Avere  addosso le tue carezze e di nuovo possederti nell’ombra di un'immagine quasi concreta.

Credere che tu sia qui ! Tu, la mia forza, il mio orgoglio, tutto il mio mondo, tutto quel che sogno, tutto quello che ho.

E sono come un bambino, spontaneo come i bambini, che quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la mettono sul viso.

Esistiamo solo noi due, il primo bacio nell’aria appena varcata la soglia, prima di chiudere a chiave la porta, le carezze in piedi, lo spogliarsi …….  i corpi nudi, quella sensazione di calore, il sapore dei tuoi baci e l'odore dell'altro, il profumo della tua pelle e dei capelli, la meraviglia di perdersi nel desiderio, addormentarsi abbracciati per un momento e tornare ai baci.

Voglio vedere i tuoi occhi... sorridere al tuo cuore, amare le tue paure... carezzarti  l'anima.

 

 

venerdì 19 febbraio 2021


 

Quel male scuro che grava sull’anima

 

Di Vincenzo Calafiore

19 Febbraio 2021 Udine

 

……. Dalla finestra non s’era mai vista

una luna così maestosa, così tanto sola pur

nella sua maestosa bellezza. E giungono

dal buio come falene i luoghi dell’anima;

lei è bella ! E come una ragazza

sconosciuta dallo strano nome

attraversa il cielo come una cometa,

veloce davanti agli occhi. Come

un sogno s’impiglia nella memoria così lei

in quella luce, mentre un secolo di vita

viene inghiottito ….  

 

 Vincenzo Calafiore

La civiltà, possiede il controllo della tecnologia, ha abbondantemente soddisfatto sia la gran parte dei sui bisogni elementari che quelli artificiali, meno autentici.

Ora si avverte, ormai da molto tempo pure, la necessità di un nuovo patrimonio culturale e intellettuale, dato che quello di prima, ormai non è più in grado di offrire risposte concrete.

Questa è una civiltà che in qualche modo rischia o rischierà di farsi rubare il futuro da un malessere che la filosofia attuale definisce dell’anima .

La decadenza, si vede, si tocca, si manifesta continuamente e si trasforma molto velocemente in paura e indecisione permanente.

Ma, la domanda principe è : A che cosa possiamo ancorarci prima di perderci per sempre?

Soprattutto che cosa ci è rimasto come riferimento?

Se ci voltiamo un attimo a guardare il nostro passato culturale, osserviamo che il Rinascimento è finito, l’Illuminismo anche, e, il Romanticismo è quasi uno sconosciuto, l’Umanesimo è diventato che un vecchio ricordo polveroso.

Di fronte alla lenta agonia, al lento appassire delle coscienze, l’unica soluzione possibile sarebbe necessaria una presa di posizione, una reazione, per ricominciare a sperare.

Per avere una risposta a questo bisognerebbe partire dal pensatore francese: Pascal chiedeva all’uomo di credere in Dio: se lo avesse trovato, il suo premio sarebbe stato il paradiso, se non ci fosse stato avrebbe comunque vissuto bene, senza perdere alcunché.

Ecco bisogna scommettere su  Cristo ? E perché?

Alla fine dell’Impero Romano, si fece la scelta di affidare il Cristianesimo il compito di traghettare la civiltà antica, oggi dobbiamo aggrapparci alla realtà più certa a nostra disposizione.

La rivoluzione cristiana colpì essenzialmente l’anima dell’uomo e la cambiò radicalmente; si realizzarono quei valori etici, vale a dire l’uguaglianza, la giustizia per tutti, la non violenza, la libertà, la stessa rivoluzione, dinanzi alla quale tutte le altre infinite scoperte dell’umanità sembrano limitate.

Evitare la tentazione di trarre conclusioni che spettano ai teologi, è che avere fiducia e speranza in una divinità, Sia essa Cristo, o Buddha, Allah, è un atto di civiltà, prima ancora che fede, come insegna la filosofia moderna, c’è un spazio per ogni religione, in ogni momento della storia, al di là della fede e di quel sentire e credere che hanno i credenti.

Credere, non è cultura, è fede, speranza!

E la religione, qualsiasi religione non può essere e non deve essere confuso  con un avvenimento culturale; casomai è la stessa cultura che viene cambiata dalla fede.

Forse, ancora oggi, rimane quello di Immanuel Kant, sommo filosofo del Settecento, il migliore tentativo di compendiare il pensiero religioso: Credere dunque è l’idea personificata della moralità.

Tuttavia ora, adesso, in questo “ Medioevo Oscuro” proviamo non più certezze o speranze in un futuro prossimo, quello che proviamo sono altre cose:

è paura, sgomento, disorientamento!

E allo stesso tempo di fronte a  questo tempo buio e macero, c’è una luce ….

una luce forte e calda che s’irradia per ogni ovunque, è quella della vita che nonostante il deserto, sboccia silenziosamente, è un miracolo che si compie e si ripete, si perpetua in un bimbo che viene alla luce, a un fiore che sboccia, a una lacrima che bagna il viso, in un sorriso, è la vita, è vita!

Perché sia o ci sia sempre un domani quando torna la vita.

Ma abbiamo imparato una lezione importantissima, bella e unica, perché di unicità si tratta, ed racchiusa in un parola: prossimo!

Perché senza – prossimo – che vita sarebbe?

Perché senza –amicizia, amore, fraternità – e non importano il colore della pelle, le religioni, conta, l’uomo, la donna, esseri umani, tutti con lo stesso sangue, bianchi e neri, gialli, mori!

E’ di vita che si tratta.

Che la pace sia con voi!

 

 

 

martedì 16 febbraio 2021

Dieci gradi a Sud di Valona

 

Di Vincenzo Calafiore

15 Febbraio 2021 Udine

 

Uno scrittore finisce sempre per svelarsi attraverso ciò che scrive, ma qualcosa di più intimo e profondo arriva dalle riflessioni, quando racconta le proprie letture di una vita, quelle che lo hanno formato, cresciuto, perso nella fantasia e assieme aperto al mondo.

La letteratura è un viaggio fra scrittura notturna e diurna, fra sogni e illusioni, paradiso e nostalgie, ricordi.

Ogni giorno o quasi cominciare una storia, disegnando il carattere per sviluppare una piacevole lettura, sentire il sapore della narrazione che ha lo stesso identico sapore dell’amicizia, dell’amore, che è poi ciò che viene donato a piene mani, ma la domanda è: chi  è capace di raccogliere  e allo stesso tempo aprire ed entrare in un altro mondo?

Lo scrivere o la scrittura è un’essenza della realtà che può fare a meno della realtà! Che può sostituire ciò che non esiste e rappresentare un’assenza, costringere la realtà o la naturale assenza a presentarsi nella sua inafferrabilità, perché la scrittura fa intravedere sempre un lampo di verità, più della realtà che la cela nella sua esteriorità.

Purtroppo la realtà odierna è fatta di contraddizioni e chiaroscuri, disincanto e disillusione, gelatinose menzogne, la pappa di cui ogni giorno si nutrono le masse, con la quale tanto volentieri si ingannano gli altri e se stessi.

La penna di un buon scrittore alla fine smaschera il vuoto su cui poggia la realtà e gli orpelli con i quali si vuole celare la reale condizione di grande disagio che si vive, ed anche accorgersi dell’amore che esiste nonostante il baratro a cui affrettati ogni giorno si va in contro.

Dunque è nella cultura, nella letteratura l’approdo, la letteratura è quindi il continuo viaggio fra scrittura diurna in cui il buon scrittore si batte per i propri valori e i propri principi e quella notturna in cui uno scrittore ascolta e ripete ciò che gli suggeriscono i propri demoni, i sosia che abitano nel fondo del suo cuore, anche quando dicono cose che smentiscono i suoi valori.

Dopo una notte così non sono più lo stesso, le mie idee sul tempo e la distanza cambiano. Quattro, cinque nodi, sono un’andatura esasperante per superare il confine di questo millennio barbaro e cruento.

Ma lentamente questa lentezza mi possiede. Mi invade un immenso, taciturno e incomunicabile rispetto della vita mia e altrui. Non sono più nessuno come individuo.

Sono solo una delle anime che a milioni sono passate, di qui, da questa terra un tempo tonda, ora appiattita dal peso della sua stessa mattanza.

Penso alle vite perdute, quei viaggiatori viaggianti, pellegrini illegali quegli scrittori e attori, attori di strada, saltimbanchi e giocoliere, buffoni e pagliacci, che sono morti per un viaggio che  l’umanità compierà comunque in un ignoto fuorviante.

Allora capisco le leggende del mare di questa vita, sulle voci,  le ombre e i morti che ritornano.

A quattro nodi la lentezza prende possesso di me! Non dormo è troppo forte il desiderio di tornare da lei, il mio porto sicuro.

La mia lunga notte “ turca “ dell’Albania finisce dove inizia l’ombra greca di Corfù e già sembra di tornare a casa. Navigo verso l’isola giallina in una foschia color anice, il mare si riempie, la chiglia si solleva e comincia a volare…. la vita a volte torna

Guardo, lato di terraferma, gli ultimi profili del paese delle aquile, comincia l’Epiro e tutto va bene, penso a lei, a come mi accoglierà, se nulla è cambiato, se mi amerà come prima.

Ma arriva la bonaccia, un gran silenzio scende sul mare e su di me, di tutte le esperienze di mare, la più brutta è l’assenza di vento …. Come nella vita, così col mare … con le tempeste combatti, con le bonacce ti arrendi!

Ma vale la pena rimanere fermo a vele flosce e attendere il vento, e intanto immaginare cosa lei starà facendo sicura in casa, se mi penserà, se vorrà che torni da lei.

Il mare respira la vecchia Moya greca e tace, come tace adesso il cuore nell’attesa di tornare a battere, guardo di quel mare la trasparenza dei blu e dei verdi, mi tuffo in un mare senza patria sul quel confine sottile tra la vita e la morte.

Verso il tramonto, quando il sole sta per tuffarsi nel mare, la barca ha uno strattone che la fa tremare tutta, le vele si gonfiano di vento e torna a volare a filo d’acqua; è come quando torni a casa il cuore si gonfia tanto di gioia e voli sulla strada per raggiungerla perché è lì che stai bene ed è lì che vuoi tornare!

Sbarco e cambia tutto ….. odore di fiori, e aria mielosa di mimosa, fichi e lenzuola al vento, rumori di stoviglie, parole come coriandoli nell’aria… e mi ricordo di quella volta che le andai in contro con un fiore in mano alla festa di San Domenico, in riva al mare, della notte trascorsa in riva al mare, quando le tolsi di dosso la sua camicia bianca e sciolsi i suoi lunghi capelli neri trattenuti da un nastro rosso….

Quel che vedo è un orizzonte che mi divide dal mare e dalle lusinghe dei sogni, gli interni di un’anima ai limiti di se stessa, le fascinazioni, le feste di agosto, quando per mano su quella riva andavamo in contro alla vita con un sorriso … e i suoi lunghi capelli mi sembravano lunghe spighe di grano maturo.

Ora mi pare d’essere una figura sgusciante dalle pieghe dei giorni, giorni sgranati nella ricerca di un sommerso cristallo di incantesimi e l’altalena dell’ieri dentro un oggi che non ha patria né cuore.

 

sabato 13 febbraio 2021


 

A mancare è proprio, Lei,  la vita

 

Di Vincenzo Calafiore

14 Febbraio 2021 Udine

 

“ …. a un certo punto,

guardando in nessun luogo

ti rendi conto pensando a quello

che ora sei, a come sei stato fino

a poco tempo fa. E ti viene addosso

una stramaledetta malinconia, una forma

di rimpianto di quello che sei stato

della vita che hai avuto e forse più

non riavrai. Tutti dentro lo stesso

imbuto dal quale non ne usciremo

mai più.    Vincenzo Calafiore

 

E’ dopo il primo vagito che ha inizio il grande viaggio, o il cammino della vita, la scoperta dell’ignoto e lo facciamo da esploratori forse da indigeno, nei giorni, nel tempo, fino alla sua fine.

Sono storie che da lontane prospettive giungono agli esiti proficui di convergenti sensibilità; esse stesse simboli di quella felicità perenne ( intima e preziosa) alla scoperta della linfa infinita che è la vita.

Quello che è stato “ fermato “ prima e stravolto nel giro di un tempo breve, ma fortemente incisivo era il nostro viaggio di conquista, di conoscenza, di speranza di vite sottratte alla morte e comunque  erano “ miraggi d’altrove”, dove il conforto della meta raggiunta si è confuso al conforto del viaggio compiuto.

Perché immancabilmente è viaggio solo per il luogo a cui tornare ( quello dell’anima) e da cui ripartire ogni giorno e ogni momento del giorno, in un ciclo perenne di sempre nuove emozioni,  e di rinnovate esperienze.

Questa cosa addosso, come  pioggia lattiginosa che offusca la visione di un altrove probabile a cui andare, chiamata o denominata “ Pandemia “ più corretto sarebbe stato “ endemia “ focolaio,  e comunque ... la presenza di focolai di infezione in due o più Paesi diversi da quello di origine.

Si poteva evitare?

Ora siamo incanalati in un qualcosa che non è vita, due anni di bavaglio da indossare sempre, quella mascherina che chissà quali danni respiratori più avanti sorgeranno; due anni che hanno cambiato forse per sempre no le abitudini, gli usi  e costumi, ma la testa, la follia, o l’allucinazione, la paura dell’incontro, del toccarsi, dello stare vicino o accanto.

Questa che si sta vivendo adesso altro non è che “ Un’allucinazione disperata” che per opposto ormai tanti considerano vita: ma vita non è !

Ma dobbiamo davvero dimenticare la Parigi del  - dolce rumore della vita -  o semplicemente la sensazione di un viaggio in vagone letto o l’approdo a un albergo?

Erano o sono state storie comuni o di eventi su quali è aleggiato il fascino discreto della novità, l’ansia della scoperta, il timore dell’inconoscibile.

Ora una semplice ma terribile espressione come una moderna Auschwitz

Il vocabolo anglo-americano lockdown esprime, nell’attuale stato di crisi sanitaria mondiale, il divieto imposto alle persone di accedere a un territorio, a un’area, a un edificio, ecc., e di uscire liberamente dalla propria abitazione.

E la si chiama vita questa?

Nella mia fine è il mio principio!

Per un’idea della circolarità del viaggio interiore, esaltata o sofferta, interiorizzata o apertamente vissuta, e comunque assunta a ideale vita senza confini, e senza frontiere!

La vita!

Quel meraviglioso libro, un disegno geometrico in cui l’ordine di tragitti, personaggi, tempi e voci e del felice attrito del mondo si compone attraverso i deragliamenti, le crepe, gli interstizi, il salto degli intrecci, le sbandate di quel formicolio di gente viva e più o meno felice che si è affacciata e rintanata poi sul disco piatto di questa nuova vita si riempie la scena e poi svapora  per riportare trasparenze di inganni un po’ più in là, in un nuovo orizzonte che vogliono farci credere sia vita e altro non è che un esilio d’ombre!

 

 

 

 

 

 

venerdì 12 febbraio 2021


 

siano cambiate molte leggi discriminatorie nei confronti delle donne, il “ patriarcato “ continua a essere il sistema imperante di oppressione politica, economica, culturale e religiosa e conferisce ancora potere assoluto agli uomini.

Oltre alla misoginia avversione nei confronti della donna, questo sistema prevede diverse forme di esclusione e aggressione, razzismo, omofobia,classismo, xenofobia, intolleranza nei confronti delle idee e persone diverse.

Il patriarcato si impone con aggressività, esige obbedienza e punisce chiunque osi solamente sfidarlo.

Ma è San Valentino!

Forse pochi sapranno la storia di San Valentino, la festa per eccellenza degli innamorati tutta romantica, tutta vera, una passione descritta dalle sapienti penne degli scrittori … ma soffermandosi sul termine – innamorarsi – per meglio comprendere immaginiamo due treni momentaneamente fermi in sosta su opposte direzioni, mettono casualmente a contatto lo sguardo di due passeggeri, perdutamente innamorati nello stesso attimo in cui i loro reciproci sentimenti si riconoscono attraverso gli occhi probabilmente quell’amore non sarà mai vissuto come congiungimento carnale, ma vivrà in eterno nella mente dei protagonisti, incontaminato, puro, come tutto ciò che ha valore e non teme lo scorrere del tempo.

La passione non consumata è ugualmente capace di scaldare il cuore, talvolta  anche più di una storia realmente vissuta.

Ecco mi piace immaginare San Valentino in questa epoca di zecche e di pulci, svilita dalla fretta ovunque imperante. Mi piace pensarlo frutto di sguardi che s’incrociano e si amano per sempre al di sopra di tutto, al di sopra dello stesso scorrere del tempo che tutto corrode e macera, cattura, intrappolando se stesso nella legge spietata della fine.

Così gli innamorati storici Romeo e Giulietta che simboleggiano l’amore eterno, rimangono avvolti nel loro abbraccio quasi per ricordare che è possibile unirsi e amarsi per sempre, forse più verosimilmente quando non si scende dal quei treni che viaggiano in direzione opposta.

 

 Benvolio : Perché Romeo il tuo tenero core è tormentato?

 

Romeo: Ma è così quando l’amore non è corrisposto.

La pena è grave nel mio petto, e tu vuoi ancora

aggiungere il peso della tua, perchè l’affetto che mi dimostri

accresce il dolore già troppo grande.

L’amore è una nuvola che si forma col vapore dei sospiri:

se la nuvola svanisce l’amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti;

se s’addensa ai venti contrari può diventare un mare che cresce con le lacrime

dell’amante.

E che cos’è l’amore, se non una pazzia mite, un’amarezza che soffoca,

 una dolcezza che dà sollievo?”

 SHAKESPEARE : ROMEO e GIULIETTA

 

                                                    Tanti auguri di Buon San Valentino

  

giovedì 4 febbraio 2021


 

La fuga

 

Di Vincenzo Calafiore

3 Febbraio 2021 Udine

 

 

 

A guardare da molto lontano o da un remoto passato le parole stese su un rigo, sembrano una sottile linea d’orizzonte, sono parole che restano, lì sul rigo come pietre di una strada antica che portano alla naturale spiritualità che non si esauriscono nel linguaggio in sé, ma si affinano per rimanere ricordo.

Ma c’è di più in un rigo: le suggestioni, le visioni, il sentire, il volere o il desiderare, ma anche l’invisibile di cui non si leggono gli aspetti ma vi sono.

 

Chissà di chi sono quelle mani dietro le nuvole di quell’infinito …. e chissà se torneranno quelle mani a infilar parole come perle a quel filo d’orizzonte ….

E’ così difficile la vita e lo è ancor di più senza un sogno e quel foglio di carta oltre un sogno è un luogo spirituale, d’amore, in cui si compiono le magiche visioni e le traiettorie delle parole che a te sempre conducono, tuttavia sommessi, un’ode all’esistenza, la tua esistenza nella vita mia.

 

L’attesa di te ha l’aria strana delle frontiere, quelle che ogni notte supero, o che a volte mi respingono, è il legame forte, l’amore …. il filo conduttore delle nostre esistenze.

E’ simile al gioco della luce con l’ombra …. L’avanzare della prima sposta la seconda, ma l’ombra è ineliminabile, come il tempo e l’amore, passa il tempo e l’amore rimane perché ineliminabile!

 

La riduzione dell’ombra è legata a passaggi di densità, variazioni…. È l’umore dell’amore

la penna stilografica scorre veloce, scrivono un “ mandala “ bianco, per te, è un divenire immenso, mai in funzione delle apparenze.

L’amore per te è un nembo luminoso, le radici dell’esistenza, che via via sempre più è interiorità aperta all’invisibile che solo tu potrai guardare e trasformare in parola: t’amo!

Che è inizio e non conclusione.

A sera quando tutto tace, si levano piano da quel rigo desideri e parole volano per raggiungerti ovunque tu sia; è una rapsodia liberata nello spazio, è come un canto d’amore a un cielo stellato quello che vedo nei tuoi occhi neri!

E’ una fuga da questo sconosciuto tempo: l’amarti.