giovedì 22 giugno 2023


 

 

La mia solitudine

 

Di Vincenzo Calafiore

22 Giugno 2023 Udine

La memoria come un rullino srotolandosi lascia immagini e parole, pronunciate o ascoltate; è un tornare in dietro, è compiere un viaggio a ritroso nel tempo, è una dolce malattia!

Da lontane prospettive giungono coinvolgenti sensibilità, solitudini e volti di precarie esistenze.

Sembra d’essere un superteste di una catastrofe di cui nessuno si è accorto.

Il passaggio cupo di un pensiero lascia nell’aria il suo sordo battito, nella condizione dello stato d’animo di chi si getta stordito dietro ogni giorno come giù da un campanile, stato d’animo che si riduce di volta in volta a puro evento.

L’esistenza così si inanella di episodi su episodi scarnificandoli, trasformandoli in frantumi esemplari di un insieme di pulsioni ossificate e di mete mai raggiunte, di miraggi, passioni incenerite da un’età in burrasca.

La notte paradossalmente, prende vigore là dove si spezza in magiche visioni, dove si consumano passioni e desideri, derive ….

Nascono altre pulsioni, altri imprevisti, ora che tutto sembra arrestarsi nella mia solitudine è un vivere  in cui per farlo  pare sia necessario  inseguire un disegno o recitare nel buio. Mentre passano alla memoria o in quel poderoso affresco dell’anima le fantasie suscitate dalle parole che ancora non riesco a pronunciare ….

Sono figure amate nelle più flessibili sfumature, disinvolte, appassionate,maliziose, esistono solo nella mia solitudine, nello spettacolo che le lusinga, in questo circo amaro e festoso si compie via via un destino.

Si affaccia alla mia immaginazione una Trieste  languida nei fuochi di questa estate, dolciastra e appiccicosa; premurosa di trattenere il più a lungo possibile in ogni tramonto una scheggia  del suo paesaggio, e poi il Castello di Miramare che nelle ore morte sembra più bugiardo, più aristocratico, più austriaco della stessa Trieste.

Nervosa la memoria si assottiglia fino a raffigurare anche l’insignificanza di un gesto, ora si amplia fino a far brillare la spirale dell’instabile, corposa e trasparente, elastica nel dilagare in nuovi orizzonti, pronta a popolarsi di altra storia dove la mutilazione della vita non cede mai la sua euforia narcotica nel tremolio di un crepuscolo torna a svegliare tutte le dolci voci della solitudine.

Non è così che voglio amare, ma intanto passa in fretta il tempo in questa vita spenta di malinconia, con la mia assoluta urgenza di vivere, a furia di ripetermi che esisto, so di esistere.

Vorrei trovare una via d’uscita che mi porti via da qui, in un altro tempo, in altre mete i diverse emozioni, di proibite sensazioni.

Emozioni che giocano d’azzardo in quei luoghi dell’anima, in cui un volto è reale senza maschere, passare da un secolo all’altro portandosi dei strani nomi con cui farsi chiamare o ricordare, luoghi in cui tutto passa come una cometa e i sogni s’impigliano nelle caverne e trappole della memoria.

La solitudine così è uno spazio virtuale, a volte uno spazio vero della vita, tra le cose tangibili e grumose e il vorticare forte nell’anima …. Che attende la fine di ogni incontro con la vita!

Ecco allora che sono presente nelle nostre vite,, in ogni guscio dei loro universi che si serrano in piccoli segnali, scintille, pori delle cose.

Sono e sarò sempre lì dove impaziente brulica la vita che abbiamo voluto, mentre il passato è già lontano con le sue ferite, le pene,  i giorni avviliti in cui un giorno mi sono perso!

 

martedì 13 giugno 2023


 

L’emozione di perdersi a guardare

 

Di Vincenzo Calafiore

13 Giugno 2023 Udine


Editoriale

 

Vorrei citare Fernando Pessoa: non so dove ci porterà il domani !

Questa frase sembra scritta per me e descrive bene il mio atteggiamento ricorrente: perdermi a guardare, immaginare, inseguire visioni fuori dalla realtà; là fuori c’è un mondo che vive, si rinnova, pur rimanendo in una partecipe ed emozionata insistenza dello sguardo.

Il quale non è soltanto percezione, ma anche proiezione della propria sensibilità, del

“ retroterra” culturale, del discernimento critico della curiosità intellettuale, attraverso la mediazione della lettura, in cui si condensa la magia dell’immaginazione, un po’ come impressionare la pellicola in un incontro unico ed irripetibile tra ciò che dietro i nostri occhi e ciò che vi si pone davanti, tra un sentire interiore ed una sollecitazione esterna.

Sollecitazione che nel corso di una vita interamente dedicata allo studio è venuta via via dalla teatralità quotidiana di una certa maniera di vivere e dal mondo di quel momento.

E’ senza dubbio un affascinante viaggio, che si può fare attraverso le visioni, che riescono a sorprendere e sorprenderci tra le tracce di un passato così vivo ed eloquente ed un presente problematico ed inquietante. Visioni che non sono mai databili, ma che proiettano fuori dalla quotidianità esasperante, verso una dimensione trasfigurata, sublime, universale, fuori dal tempo e dalla quotidianità.

Nel percorso di strade diverse per la felicità, c’è una distanza ( una dimensione che bisogna imparare a vivere con consapevolezza e qualsiasi manifestazione della lontananza trova il suo correlato psicologico nell’idea della separatezza, di uno spazio fisico o mentale che divide, creando il senso di un’interna mancanza, se la memoria non interviene sui fatti trasfigurandoli e rendendoli oggetto di nostalgia, dolce sofferenza alleviata dal seme della speranza.

La memoria possiede la capacità di conservare e far rivivere a livello immaginativo ciò che ci procura piacere e, di contro, di rifuggire da ciò che provoca dolore.

Ma quando la possibilità di ripetere un’esperienza appagante e improbabile o vana, il senso della lontananza, nel suo aspetto di distanza temporale agisce sui fatti con un meccanismo quasi perverso, esaltandone la qualità della piacevolezza e, di contro, sbiadendo la portata del negativo insito comunque in qualsiasi umana vicenda.

Per non morire e invecchiare nella bigia quotidianità, si da inizio a un duello che mette in moto, lungo una discesa nel passato comune e nelle confessioni di ognuno, un universo scomparso e sempre presente, che è il patrimonio personale di ognuno.

Il pensiero corre lungo sponde nebbiose di malata luce e perlacee aurore di risvegli della natura prensile e serena avvolgono certi dialoghi interiori che fanno vibrare un ventaglio di emozioni.

Viaggiano queste emozioni, nel via vai tremendo degli attimi, si raccolgono e si sciolgono in schegge di pensieri, in impeti, in agguati della sorte e, soprattutto, in vicende zeppe di visi e ricordi di interni sonnolenti, gli entusiasmi finiti nell’oblio ….. riemergono in confessioni ora brevi, ora fulminee, ora lente e pausate della memoria.

E continuando l’amore, l’amore irripetibile e le frane di un mondo che continua la sua folle corsa, il disagio del vivere sempre in competizione con se stessi e con gli altri, per finire, chiusi nell’isolamento, arresi e coinvolti senza colpe in uno oscuro inganno.

A salvarci sarà forse quel po’ di umanità che è ancora da qualche parte dentro e fuori, attorno a noi.

sabato 10 giugno 2023


 

Ricordati di me

Di Vincenzo Calafiore

10 Giugno 2023 Udine






… se c’è una cosa che sto

imparando da tutta questa faccenda

è quanto sia facile perdere tutto,

tutto ciò che pensavo fosse stato mio

per sempre …. “  Vincenzo Calafiore

 

Facendo uso del moderno linguaggio per specificare come sono e cosa sono adesso, dovrei dire che sono in una situazione di – of-line -, ma mi piace molto di più dire che sono dentro una forma di vita sospesa.

Sono nel corso del giorno legato a un telefono che mi avvisa che devo assumere dei farmaci, e nel frattempo cado tra le braccia di Morfeo, per svegliarmi per pranzare o per cenare, e finire la mia giornata steso in un letto a cercare di prendere sonno o semplicemente continuare a dormire.

Non so che vita sia, non sono in grado di definirla, ma so che è tempo, tempo prezioso nonostante tutto  ….  Tutto il tempo per pensare alla vita che è stata, mentre scivola piano assieme alle immagini e ricordi, meravigliose immagini di una gioventù e di luoghi, volti di persone che ormai non ci sono più!

Non c’è rimpianto, c’è soltanto la consapevolezza che quel che è stato è stato e non torna più, come non torniamo più noi, è questa la ragionevolezza delle mie ore tra un sonno e l’altro.

Le mie parole appese a un filo come tanti palloncini colorati raggiungono il cielo in cerca di una porta per raggiungere una meta e tornare in dietro magari con un altri significati, con  altri colori; raccontano o fissano nella memoria la storia di un amore, di un grande amore.

Non è mai abbastanza amare.

Amare semplicemente senza maschere, senza bugie, amare perché è l’unica cosa buona che si potrebbe fare senza nulla aspettarsi in cambio a volte capita di sfiorare la vita di qualcuno, te ne innamori e decidi che la cosa più importante è sentire la sua voce perché è quella a rimanerti in testa, decidi toccare, vivere, condividere le malinconie e le inquietudini, imparare a riconoscersi nello sguardo dell’altro, sentire che non ne puoi più fare a meno … e cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare un’altra vita?

Se c’è una cosa che la vita mi ha insegnato è quanto sia facile perdere tutto, tutto ciò che pensavo fosse stato mio per sempre, capisci quanto si è provvisori, quanto siano state inutili le corse gli affanni per raggiungere un traguardo che non è servito a niente. La verità è che oggi la gente ti passa sopra, come se fosse niente il tuo vissuto, la tua esistenza, anche sull’infinita bellezza del vedersi e riconoscersi da lontano e corrersi in contro per potersi abbracciare, per sentire il profumo della pelle; e ci sono gli occhi ….  quelli che conoscevo io se n’erano andati già molto tempo prima.

 

CI VORREBBE QUALCUNO CHE SI ACCORGA DELLA TEMPESTA CHE HO NEGLI OCCHI E MI ABBRACCI FORTE SENZA CHIEDERE NIENTE, SENZA DIRE NIENTE, MA SOLAMENTE RIMANERE ABBRACCIATI DENTRO UN INFINITO.

 

Chiudere gli occhi per godersi quell’istante, perché tanto è la vita: un istante!

Chiudere gli occhi per respirare felicità, per sentire vita, per vivere a lungo.

Ci vorrebbe mare dentro gli occhi, un mare per andare lontano, per trovare una vita diversa

capace di emozionarsi, di piangere, di diventare vento che ammucchi in un angolo tutte quelle cose inutili che abbiamo barattato: amore compreso.

 

venerdì 2 giugno 2023






Alla fine di tutto a vincere è l’amore

 

 

Di Vincenzo Calafiore

03 Giugno 2023 Udine

 

 

 

Disincanto e disillusione non negano,

bensì filtrano come un setaccio

le gelatinose menzogne, le retoriche

sentimentali, la pappa del cuore con

la quale s’ingannano gli altri e se stessi..“

                         Vincenzo Calafiore

 

E’ così difficile incontrarsi in queste città deserte come cattedrali nel nulla, difficile riconoscersi con tutte quelle maschere addosso.

A questo vuoto si arrende perfino il paesaggio della memoria, appare distante, che potrebbe essere alternativo alle visioni e alle sensazioni del presente.

Ed è nell’abitare questa distanza che forse sarà possibile cogliere la mobilità delle forme che si accompagna al diverso percorso mentale.

La vita che si è perduta, la vita che non è stata vissuta?

In un paesaggio-memoria che scandisce il tempo, con tutta l’irrevocabilità del giudizio e che fissa inesorabilmente ciascuno alla propria storia.

Un paesaggio che non è così, come appare ad un primo sguardo.

Una forza estranea e indistinta, da qualche parte, provvede a riordinare i ricordi dando loro significato e freschezza, come un fatto del giorno prima. E allora bisogna rassegnarsi e risalire strade impervie.

Gli arabi chiamano – pianura proibita – quei territori ove a volte i ricordi ci lasciano, e i miei mi hanno lasciato lì dove tu sei. Basta poco a farti ricordare, una canzone, certa musica, una frase, una fotografia. Tu non ci sei, o forse non sei mai esistita, sarai  forse frutto della mia immaginazione … ma poi, ricordo perfettamente il tuo profumo, le buffe espressioni che fai quando sorridi, alla gestualità delle mani passate frequentemente tra i lunghi capelli, le lentiggini che ti contornano gli occhi, non puoi essere una mia “ immaginazione”.

La verità è che tu sei quel mare ove ogni giorno annego, è un rimanere in balia di emozioni, felicità, distanze, solitudini, in quel desiderio di amarti.

Chissà se ti ricordi ancora di me!

Chissà se sono ancora nei pensieri tuoi.

Vorrei sentirtelo dire quel “ ti amo “ udirlo nelle mie distanze, che sempre più mi avvicinano al tuo bel sorriso. Lascia che sia nuova alba, o tramonto a cui andare, lascia che sia amore, quello che riempie gli spazi tra le parole e i pensieri che a te conducono.

Dimmi che mi ami, dimmelo sempre, perché non è mai abbastanza, per uno come me che vive ai bordi, in bilico su fragili certezze.

Dimmi che ti manco, che mi vuoi, che sono tuo, che ti appartengo, dimmi che mi appartieni, dimmelo adesso per mandare via la mia paura di non saperti amare.

Vorrei solo tu mi dicessi “ ti amo “.