martedì 13 giugno 2023


 

L’emozione di perdersi a guardare

 

Di Vincenzo Calafiore

13 Giugno 2023 Udine


Editoriale

 

Vorrei citare Fernando Pessoa: non so dove ci porterà il domani !

Questa frase sembra scritta per me e descrive bene il mio atteggiamento ricorrente: perdermi a guardare, immaginare, inseguire visioni fuori dalla realtà; là fuori c’è un mondo che vive, si rinnova, pur rimanendo in una partecipe ed emozionata insistenza dello sguardo.

Il quale non è soltanto percezione, ma anche proiezione della propria sensibilità, del

“ retroterra” culturale, del discernimento critico della curiosità intellettuale, attraverso la mediazione della lettura, in cui si condensa la magia dell’immaginazione, un po’ come impressionare la pellicola in un incontro unico ed irripetibile tra ciò che dietro i nostri occhi e ciò che vi si pone davanti, tra un sentire interiore ed una sollecitazione esterna.

Sollecitazione che nel corso di una vita interamente dedicata allo studio è venuta via via dalla teatralità quotidiana di una certa maniera di vivere e dal mondo di quel momento.

E’ senza dubbio un affascinante viaggio, che si può fare attraverso le visioni, che riescono a sorprendere e sorprenderci tra le tracce di un passato così vivo ed eloquente ed un presente problematico ed inquietante. Visioni che non sono mai databili, ma che proiettano fuori dalla quotidianità esasperante, verso una dimensione trasfigurata, sublime, universale, fuori dal tempo e dalla quotidianità.

Nel percorso di strade diverse per la felicità, c’è una distanza ( una dimensione che bisogna imparare a vivere con consapevolezza e qualsiasi manifestazione della lontananza trova il suo correlato psicologico nell’idea della separatezza, di uno spazio fisico o mentale che divide, creando il senso di un’interna mancanza, se la memoria non interviene sui fatti trasfigurandoli e rendendoli oggetto di nostalgia, dolce sofferenza alleviata dal seme della speranza.

La memoria possiede la capacità di conservare e far rivivere a livello immaginativo ciò che ci procura piacere e, di contro, di rifuggire da ciò che provoca dolore.

Ma quando la possibilità di ripetere un’esperienza appagante e improbabile o vana, il senso della lontananza, nel suo aspetto di distanza temporale agisce sui fatti con un meccanismo quasi perverso, esaltandone la qualità della piacevolezza e, di contro, sbiadendo la portata del negativo insito comunque in qualsiasi umana vicenda.

Per non morire e invecchiare nella bigia quotidianità, si da inizio a un duello che mette in moto, lungo una discesa nel passato comune e nelle confessioni di ognuno, un universo scomparso e sempre presente, che è il patrimonio personale di ognuno.

Il pensiero corre lungo sponde nebbiose di malata luce e perlacee aurore di risvegli della natura prensile e serena avvolgono certi dialoghi interiori che fanno vibrare un ventaglio di emozioni.

Viaggiano queste emozioni, nel via vai tremendo degli attimi, si raccolgono e si sciolgono in schegge di pensieri, in impeti, in agguati della sorte e, soprattutto, in vicende zeppe di visi e ricordi di interni sonnolenti, gli entusiasmi finiti nell’oblio ….. riemergono in confessioni ora brevi, ora fulminee, ora lente e pausate della memoria.

E continuando l’amore, l’amore irripetibile e le frane di un mondo che continua la sua folle corsa, il disagio del vivere sempre in competizione con se stessi e con gli altri, per finire, chiusi nell’isolamento, arresi e coinvolti senza colpe in uno oscuro inganno.

A salvarci sarà forse quel po’ di umanità che è ancora da qualche parte dentro e fuori, attorno a noi.

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