sabato 24 febbraio 2018


Ad un passo dal baratro

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Di Vincenzo Calafiore
25 Febbraio 2018 Udine


“ Una delle punizioni che ti aspettano
per non aver partecipato alla politica
è  di essere governato da esseri inferiori”
                                Platone

C’è qualcosa che non capisco, o per lo meno non del tutto; non capisco il grande desiderio ormai imperante e incontrollato dell’uomo di voler in ogni modo e con ogni mezzo a disposizione cambiare il corso della vita di tanti.
A guardare bene intorno ovunque o in quasi ogni parte del mondo esistono ormai da anni conflitti irrisolvibili, perché la parola è stata data alle armi invece che alla bocca.
Guerre che continuano ad esistere e a macinare tutto, che sempre più sprofondano nella
 “ normalità” del quotidiano di cui immancabilmente si è informati.
Mi fa paura il non capire che siamo tutti coinvolti o no su una zolla di terra sospesa in un universo che potrebbe inghiottirla o farla sparire per sempre.
Pare che la “ Pace “ sia indigesta, e a questa si preferisce causa una oscura politica invece incentivare i conflitti già esistenti e come se non bastasse aggiungerne di nuovi in una escalescion terrificante.
Ora “noi “ il 4 Marzo andremo a votare finalmente dopo tanto tempo e metteremo fine a una campagna elettorale di insulti e veleni, di urla, violenza e di grandi promesse forse irrealizzabili.
In realtà così fatta per forza di cose per vincere si dovrà ricorrere alle – coalizioni – e sperare che funzioni, altrimenti si tornerà a votare.
Ma è paradossale quanto accade e continuerà ad accadere fino allo “ Stop “ , pare che quei signori dei piani alti fino ad oggi abbiano fatto chissà che cosa di grande e magico, quando non hanno fatto nulla o poco.
Mi pare che coloro che avrebbero dovuto rappresentarmi o rappresentarci lo abbiano fatto poco e abbiamo tutti assistiti ai peggiori spettacoli di un “ avanspettacolo” pietoso e schifoso; ci vorrebbe un pugno di ferro per coloro che si arricchiscono indebitamente mettendo a rischio l’esistenza di tanti con l’uso del territorio in discariche a cielo aperto, avvelenando terra, acqua…. Con le conseguenti morti di bambini specialmente.
Contro coloro che contrabbandano droghe di ogni genere, se il caso pure condannarli a morte.
Ma non è possibile accettare in tutte le sue sfumature l’ottusità del fare politica più per se stessi che per la “ polis “; non è accettabile più o non sono più accettabili certe situazioni che stanno mettendo a rischio un ordine sociale ben consolidato almeno fino a pochi anni addietro.
Chissà come andrà a finire!
Da tutto questo “cazzabuglio” uscirà qualcosa di autenticamente nuova?
Ci sarà o si verificherà una svolta epocale o tanto significativa da cambiare uno stato di malato terminale in uno stato di pronta guarigione?
Dipenderà da noi! E non abbiamo le idee chiare, perché siamo confusi e sbandati, una condizione ideale che permette a un palinsesto già provato e collaudato di tornare a prendere vita.
Sta a noi riprendere ciò che ci è stato tolto “ il potere”, sta a noi dire basta o che è ora di cambiare le cose affinchè torni la “ democrazia “ anche se ci vengono a dire o ci è stato detto che questa non esiste o non è mai esistita.
Chissà come andrà a finire …. E potrebbe anche ingrossarsi maggiormente il fiume di coloro che non pensano proprio di recarsi alle urne !
Comunque sia o comunque si concluderà l’assurdo, il colpevole principale a cui addossare le colpe siamo “ noi “ incapaci, buoni solamente a lamentarci o di piangerci addosso, pronti a farci le fotografie, di scendere in piazza sotto le bandiere in cortei contrapposti, urlatori che facciamo a gara a chi urla più forte o a chi sfascia più cose, ignobile chi meglio se la prende con gli agenti di Polizia e Carabinieri lì comandati a difendere o a separare, a proteggere.
C’è da augurarsi che dopo il 4 Marzo nasca nel nostro ex bel paese una nuova alba!

giovedì 22 febbraio 2018


Sapessi Tu
Di Vincenzo Calafiore
22Febbraio2018Udine

“ … all’improvviso sale il tuo nome in un urlo come un’onda mi sommerge … annego! “

Se tu sapessi di cosa sarei capace pur di rimanere lì affianco a te sempre, e sappiamo io e te che questo sarà possibile fino a quando la mia barca si capovolgerà per volare fino in cielo. Avrei voluto regalarti il mare intero, la libertà dell’aquila, la continuità dell’onda.
Ma so che un giorno butterò via questo mio enorme cuore in un mare da cui non si ritorna, e oltre la luce dei tuoi occhi.
E’ come passare dall’ultima stazione dove si fermerà l’unico treno e andremo via io e te per non tornare più.
E rimarranno i ricordi su cui il mio nome brillerà negli occhi tuoi che tanto amo, ho amato. Tu sarai ancora qui, quando uscirà via dalle finestre della notte un nuovo giorno e scoprirai che si diventa vecchi e da vecchi si perde la libertà che porta a un cammino lontano, se tu sapessi amore mio,
di quella preziosa e infantile età quando eravamo stessa anima in un’atmosfera ovattata dal profumo inconfondibile di anime nell’anima in un letto di cielo.
Così lascio che il cuore si confonda con la pioggia che scivola sul viso, sui capelli, sui  seni tuoi! Ricordi che corrono con allegria sotto un cielo di nuvole striate e lucenti di questo giorno che tarda a venire.
La pioggia su di te è romanticismo ancora… poesia, ancora amore!
Sensualità nei baci che inumidiscono le nostre labbra, disseta il desiderio d’amarci!
Se tu sapessi di questi giorni vigliacchi che nascondono il cuor, gettano la memoria nel fango di una maledettissima notte che dovrà ancora venire.
Ma l’amore è come le farfalle a cui non è possibile toglierle le ali, così senza fretta andremo via da questo sputo di universo terreno, troppo terreno.
Amarti è come accarezzare e prendere al volo un sogno o confondersi tra la folla di sogni colorati, nasconde la mia fanciullesca paura di perderti.
Riporta alla mente gli odori della tua pelle d’ambra.
Mi guardi e mi dici di rallentare, di fermarmi ad ascoltare quello che non riesci a dirmi.
La luce dei lampioni, l’aria svenata di profumi, i tuoi occhi stretti e lucenti … anche questo è amore.
Tu sempre diversa se appena ti muovi rallegri il mio cuore, quieti il mare ….. ed è quasi sera, pozzanghere come oceani, rami piegati, fermiamoci a guardarci negli occhi, viso con viso, labbra con labbra e mani che si cercano, è sera, è quasi amore.
Amo questa vita come il tuo viso e penso quando correvo con una vecchia bici per raggiungerti, e ai miei scritti che pensai quando ti aspettavo alla soglia del mio tempo.
Ora i miei pensieri varcano frontiere e la fantasia imbastisce fatti mai accaduti con l’abilità di uno scrivano impegnato più a nascondersi che a vivere emozioni.
Penso ai miei personaggi nascosti ovunque, e mi ripeto ai tuoi piedi, nei tuoi capelli che riempiono le mie mani, nei tuoi occhi cerulei che si specchiano nei miei.
Non mi chiedo perché scrivo, la faccio forse perché sarai tu a volerlo perché sia sempre amore.
L’alba non si vede ancora mentre ti raggiungo e mi ritrovo tra le tue braccia, come un universo, il mio universo che come ieri oggi mi promette parole nuove che ancora non riesco a decifrare … chissà forse tutto è già nella mia voce rauca che sa di tabacco e si sambuco, e ti penso: bella più che mai!











martedì 20 febbraio 2018


Perikles
Di Vincenzo Calafiore
20Febbraio2018 Udine
Pericle, figlio di Santippo del demo di Colargo greco antico; Colargo495 a.C. circa – Atene429 a.C.), è stato un politicooratore e militare ateniese attivo durante il periodo d'oro della città, tra le Guerre persiane e la Guerra del Peloponneso (431 a.C. – 404 a.C.).  Discendente da parte di madre dalla potente e influente famiglia degli Alcmeonidi, Pericle ebbe una così profonda influenza sulla società ateniese che Tucidide, storico suo contemporaneo, lo acclamò come "primo cittadino di Atene". Pericle fece della Lega delio-attica un impero comandato da Atene che esercitava la sua egemonia sulle altre città alleate, e guidò i suoi concittadini durante i primi due anni della Guerra del Peloponneso.  Pericle favorì lo sviluppo delle arti e della letteratura e questa fu la
                 ( PERIKLES)                           principale ragione per la quale Atene detiene la reputazione di centro culturale dell'Antica Grecia. Promosse, allo scopo di dare lavoro a migliaia di artigiani e cittadini, un ambizioso progetto edilizio che portò alla costruzione di molte opere sull'Acropoli (incluso il Partenone), abbellì la città, esibì la sua gloria. Inoltre, Pericle sostenne la democrazia (nell'accezione aristotelica) a tal punto che i critici contemporanei lo definiscono un populista, soprattutto a seguito dell'introduzione di un salario per coloro che ricoprivano gli incarichi politici e ai rematori della flotta.
Come avevo scritto, oggi parlerò per brevi cenni chiaramente di Pericle o Perikles, pensando soprattutto che ci troviamo nel 495 a.C. …. Prima della venuta di Cristo. Già allora come sopra riportato e evidenziato lui favorì lo sviluppo delle arti e della letteratura, promosse delle attività che ebbero lo scopo di dare lavoro al popolo ateniese.
Lo dico sempre, lo affermo ogni qual volta che si discute di politica che questo modello di società di uomini e donne, in cui purtroppo siamo dolenti o volenti infilati non porta da nessuna altra parte oltre la  guerra tra poveri sempre in atto, mentre i ricchi rimangono ricchi, noi sempre più tartassati. Imperano purtroppo la demagogia, il malaffare, le false promesse,la tolleranza, l’arricchimento indebito ad ogni costo coi rifiuti ad esempio.. e francamente abbiamo anche a che fare con una classe politica che forse ( sbaglierò pure) rappresenta solo che se stessa e poco fa per il popolo come a suo tempo fece Pericle! Ecco il perché del dover sempre guardare in dietro per andare avanti giustamente, equamente. Ma soffermiamoci se pure a grande raggio sulla figura di Perikles e di Socrate, chiedersi pure cosa avessero in comune o cosa li accomunasse.
Socrates dice: “ una vita senza esame non è degna di essere vissuta” non sta esprimendo alcun giudizio di condanna che non sia già implicito nella tautologia “ chi non dà senso alla sua vita vive una vita senza senso.” Inoltre Socrates predilige la  - razionalità – come criterio delle decisioni etiche ( oggi proprio….. ). E’ vero pure che Socrate nella sua etica non dà alcuno spazio alle emozioni e alla volontà, perché non considerava le stesse come parti a sé stanti dell’anima ma piuttosto come stati dell’anima funzionali alla percezione della realtà. Egli stesso non è immune, tant’è vero che descrive in termini di coraggio la sua decisione di intraprendere l’attività filosofica nella polis e parla della speranza con cui affronta la morte che ne è derivata.
Tuttavia in entrambi i casi, l’anima di Socrate si trova di fronte a esperienze future che di certo non può vedere.
Tuttavia da quanto si intuisce dall’analogia socratica sul sapere come “ scienza metrica”, come anche della metafora della mappa contenente tutte le esperienze possibili, il percorso seguito da ognuno di noi sarà unico e irrepetibile, come quello di ogni singola goccia d’acqua.
Ma c’è anche la metafora del “ tafano “ ove il cavallo è il popolo ateniese e il tafano è quello che stà sopra…. ( noi siamo pieni di tafani che occupano ogni millimetro della nostra pelle… )
Dal discorso funebre di Pericle è tratta la proclamazione di Atene come modello per tutta la Grecia, lo tramanda lo storico discorso di Tucidide nella sua “ Guerra del Poloponneso”
Pericle fu il primo cittadino di Atene per la maestà della Polis che deriva dalla grandezza delle sue norme, delle sue leggi, e tradizioni. Fra i motivi che Pericle vanta alla sua città sono innanzi tutto la tolleranza e la libertà, ma anche il suo rigore e l’obbedienza alla legge specialmente negli affari pubblici; il suo contribuire al benessere del singolo cittadino,e al tempo stesso il vegliare dello Stato perché questi sacrifici andassero per il bene della collettività, la generosità con gli altri. Infine l’attiva promozione del dibattito e l’esame attento di ogni decisione, perché solo così tutto il resto acquista senso divenendo frutto della libera scelta e non risultato di un’imposizione o di circostanze casuali.
Proprio come accade oggi! E domani sarà ancora peggio dato che non possiamo che aspettarci il peggio del peggio: Oligarchia!





Socrates
Di Vincenzo Calafiore
20 Febbraio 2018 Udine

“ La Saggezza inizia dal riconoscimento della propria ignoranza “



Non ce che dire o ci sarebbe da dire sul tema “ ignoranza “ oggi, proprio oggi  di questi tempi iper tecnologici e con tutti i mezzi a disposizione per sconfiggerla.
Ma ahimè invece è una piaga devastante, non da buoni presagi!
E’ vero che si vive di tecnologia avanzata e da questa pure si dipende in tutti gli ordini sociali fino a quelli familiari, gli stessi smartphone sono strumenti micidiali, da cui ormai purtroppo si dipende consapevoli anche del fatto che il solo possederlo da e darà a chiunque in qualsiasi momento la possibilità di raggiungerci e non solo essere anche controllati …. La cosa peggiore. 
Quindi a maggior ragione dovremmo essere una società evoluta culturalmente !
C’è quel “ dovremmo “  che separa l’idea o il pensiero dalla ripetitività quotidiana….
Ma chi è Socrate?
Tempo fa lo chiesi a degli studenti universitari e mi risposero se si trattava di un capo di stato era evidente che oltre a non conoscerlo o a non volerlo conoscere con quella risposta hanno solo che rappresentato se stessi: degli universitari ignoranti!
Nei dialoghi più affini allApologia, Socrate orienta spesso le conversazioni verso una posizione filosofica che ben pochi hanno creduto gli appartenesse, nota come intellettualismo morale. Secondo tale linea argomentativa, quando qualcuno si comporta erroneamente è solo perché non ha riflettuto abbastanza sulla questione, e dunque non sa cosa sia giusto fare. Non vi è nessun altro fattore da considerare nell’equazione del comportamento, e soprattutto non vi è nessuna motivazione al di là del sapere di ciascuno, né volontà, né desiderio.
Si tratta indubbiamente di una posizione assai lontana dall’opinione comune, e gli interlocutori di Socrate non risparmiano critiche.
Socrate afferma pure che le persone desiderano unicamente ciò che è meglio per loro e conclude che il tiranno non fa ciò che vuole ma solo ciò che è meglio per lui, e se qualche volta per errore ha fatto qualcosa che non era per lui, vantaggiosa, allora non ha fatto ciò che voleva. Conclusione i tiranni non hanno alcun potere di fare ciò che vogliono nella loro città! Quello che accade oggi nella politica.
Così pure i vizi per Socrate non sono altro che forme di ignoranza, le virtù non sono altro che  forme del sapere.
Nell’Eutidemo, Socrate estende questa argomentazione alla felicità prodotta dai beni come la ricchezza ( ecco perché si ruba ovunque), la salute, la bellezza del corpo e persino il cibo: anche in questi ambiti ciò che in un caso è un bene, non lo è affatto in un altro.
Socrate ribadisce che la felicità consiste in una serie di conoscenze specifiche, del tutto simili a quelle di qualunque artigiano, concernenti l’utilizzo e il godimento dei diversi beni.
Nel  Protagora l’obiezione all’intellettualismo morale… Si tratta di uomini che, attratti da cibi,bevande o piaceri sessuali, fanno cose che essi stessi riconoscono come dannose. Socrate paragona questa situazione a quella di quanti si lasciano ingannare dalla vista o dall’udito. In effetti osserva Socrate, ciò che è lontano sembra più piccolo, o si ode più debolmente; se poi è molto lontano sembra minuscolo e si vede a malapena, e lo stesso vale per i suoni.
Il filosofo afferma che l’anima si trovi nella stessa situazione quando deve riconoscere il piacere che otterrà da ogni azione: se l’uomo non vede bene, o l’oggetto è lontano, egli non sa scegliere, passa da una cosa all’altra, poi se ne pente… questo significa nella metafora … essere dominato dai piaceri.
Quando invece l’anima riesce a vedere bene, allora è serena e sceglie con sicurezza il suo maggiore piacere.
L’intellettualismo morale identifica conoscenza, e virtù e trasforma tutte le altre virtù, solitamente a sé stanti, in corollari o manifestazioni della conoscenza.
Dunque: Vizio-----------Ignoranza ( si commette il male senza saperlo)
Virtù------------Conoscenza  si manifesta come Autosufficienza… capacità di sopperire alle proprie necessità. Autodominio … capacià di reprimere i desideri Fortezza capacità di sopportare il dolore.
Si tratta che di un brevissimo cenno, per comprendere determinati aspetti di noi stessi, diversamente e più approfonditamente non certo in una paginetta.
Ma considerando l’argomento di vitale importanza sarà il caso di fare qualche altro approfondimento più avanti onde evitare che io vi annoi.
Socrate nasce nel demos di Alopece, un paesino vicino ad Atene. Suo padre, Sofronisco, era scultore e sua madre, Fenarete, levatrice.
Prossimi argomenti …. Per  cenni:
La Democrazia ad Atene,
Socrate e Pericle



venerdì 16 febbraio 2018


Se mi chiedi

Di Vincenzo Calafiore
17 febbraio2018 Udine

“ Svegliarsi la mattina e vedere te, è una delle cose più belle di tutti i miei giorni che vivo. Svegliarsi e sapere che tu vivi con me, è un'altra delle cose più belle di tutta la mia vita. Averti qui a casa è molto più che volerti bene. Ebbene sì, Ti Amo e non puoi sapere quanto io possa amarti. “
Se mi chiedi se sono felice ti rispondo di sì, e sai perché?
Perché ogni giorno io mi dico: < Ego Sum > ! …. Io sono . Che non è un verbo ma è esistenza, è espressione di: io ci sono, esisto, sono vivo!
E sai perché sono vivo? Perché c’è una lei ! Si, una lei che ama come sono fatto con tutta la mia carne addosso, con il mio mare agitato; ma anche con tutte le mie cadute e le volte che mi sono rialzato, con le mie rinunce, con i miei se.
Ma il centro di ogni cosa è  < lei > , questa lei paziente, che sa come amarmi, che mi accoglie quando mi trovo in mezzo alla tempesta.
Per questo sono felice, ma più di tutto lo sono perché questa – donna -  è quel tipo di donna che devi essere capace di leggerla negli occhi, la devi trovare nelle sospensioni delle parole, nella sua lontananza, nel suo distacco, eppure lei c’è.
E ci sei sempre
al mattino al risveglio
nella doccia, in un profumo.
Negli orizzonti
ma soprattutto negli occhi, nel respiro lento,
in quel desiderio delle mani che la cercano
delle braccia che la vogliono stringere.
Amarti così
col sorriso
col sangue che vola
col cuore in gola.
Ci sei
E sei lì, sei in me da quando ho aperto gli occhi
da quando respiro, da quando, da sempre.
Dico, lo dico ogni volta al riflesso dello specchio: ego sum !
Come dirti: amore mio … dirti quanto sei speciale per me e quanto la tua presenza abbia cambiato la mia vita.
Dirti, eccomi qui amore mio, a ricordarti che per me non sei solo da proteggere e da amare, ma più di tutto che sei la mia ancora di salvezza. Sei un legame indistruttibile e mi emoziona, mi fa pensare di essere davvero fortunato. Perché sei il mio porto sicuro da sempre, quando mi sento perso e insicuro …. Tu c’eri, ci sei sempre stata, anche quando il sorriso ha lasciato spazio all’amarezza, alla solitudine … e tu eri lì perché io ti cercavo, ti ho cercata, ti ho trovata. Amore mio, con te la vita è diventata più bella, i giorni hanno ripreso a scorrere velocemente perché con te la vita è bella! Con te la vita ha un sapore ogni giorno diverso, i miei giorni si vestono di colori. È con te insomma se adesso posso dire di aver realmente vissuto. Grazie di esistere e di esserci nonostante tutto, amore mio.
Sei la cosa più bella del mondo, quella che più di ogni altra riesce a tenermi stretto a sé senza affanni e ansie: sei un dono, amore mio, il più bello di questi anni e quello che aspettavo da una vita. Non lasciarmi mai, amore mio: è solo con te che io mi sento felice!
Questo volevo dirti.



Amiamoci Ancora

Di Vincenzo Calafiore
14Febbraio2018 Udine


E’ la giornata di “ San Valentino “ la festa o meglio la giornata in cui maggiormente bisognerebbe rappresentare o ricordare in certi casi alla persona amata che si esiste, che siamo, che si, che c’è ancora un sì, un ti amo.
Dovrebbe essere  la festa degli innamorati non solo di una lei o di un lui, ma della vita, della felicità dentro e fuori di noi.
Ma c’è chi questo San Valentino non potrà festeggiarlo perché è stata uccisa, o violentata, stuprata, presa a pungi o schiaffeggiata, ripudiata, abbandonata; ma anche i tanti che l’amore della loro vita lo hanno perso per sempre e rimanendogli/le fedeli/le non si sono rifatti una vita e invece hanno preferito continuarla nel ricordo di lei/lui.
Purtroppo questa ricorrenza com’è a tutti noto è più motivo commerciale che sentimentale, ma che importa facciamola bella, facciamola nostra, facciamo in modo di accorciarle le distanze che a volte separano, illuminiamoci le notti bianche, facciamo della nostra vita e della nostra maniera di amare oltre che poesia anche grande bellezza.
Però vorrei dire ad esempio alla “ donna “ che amo, anzi invece delle solite rose e bacetti perugina, della solita cena in intimità, scriverle una lettera per raccontarle quanta vita è in me, di quanto amore per lei, sì, perché l’amore dovrebbe essere è il fasciame della nostra esistenza!
Eppure ne parliamo, scriviamo, abbiamo scritto, scriveremo di questo amore ancora pagine, ancora libri, bigliettini augurali… ma io non farò nulla di tutto questo, non ti regalerò una rosa, né ti porterò a cena fuori proprio questo giorno: 14 Febbraio! Mi limiterò a scriverti una lettera perché Tu sappia ancora di me, di noi, di quel che siamo o saremo poi …. Domani!

A te.
C’è in me un tempo, è un tempo capovolto, senza implacabili orologi, di lancette che scivolano silenziosamente sulle ore, sui giorni, sugl’anni; e così passo dopo passo siamo giunti a questo giorno. E’ per me un’occasione forse per farti nuovamente la mia “ dichiarazione d’amore” e rinnovare allo stesso tempo il mio giuramento di amarti così come sei con i tuoi alti e bassi, con i tuoi cambiamenti di umore, con le tue insoddisfazioni, col tuo andato perduto.
Io ti amo è vero! E per te o meglio a te voglio o vorrei dedicare ciò che ho di più caro: la mia vita, la mia felicità, perché queste dipendono da te, è da che dipendo e con te condivido ciò che in me c’è e vive. Mi piacerebbe vederti sorridere mentre leggi questa lettera, sorridere e non commuoverti come farai.
Sì, immagino che sia gioia o felicità e non sai come trattenerle! In fondo è bello commuoversi per felicità, farsi bagnare il viso da questa perché c'è qualcuno che ci ama, ci desidera e vuole ricordarcelo scrivendo. Questo qualcuno sono io e inizio col dirti che ti amo, ti amo davvero. Amore mio, faccio sempre un tuffo nei ricordi ed è il mio cuore a indicarmi la direzione: il primo bacio, i primi sguardi, gli abbracci lunghi, le incomprensioni, le indecisioni, i dubbi e le incertezze, gli stati d'animo di chi come noi sta vivendo qualcosa di grande per la prima ed unica volta. Io che non riesco a capire cosa mi stia succedendo. E’ successo: mi sono innamorato di te e continuo a innamorarmi di te giorno dopo giorno, dopo il tempo.
Non avrei mai pensato, ne immaginato che un giorno avrei scritto queste parole, eppure mi trovo qui a non poter fare a meno di Te, di dirtelo: Ti Amo!
Grazie, amore mio grande, grazie per la tua pazienza, per la tua esistenza nonostante tutto, grazie per questa nostra storia d’amore e grazie. Sì, grazie di quel tuo “tutto” che mi doni perché amare è questo: è presenza, è ricordarsi, è non lasciare spazi vuoti, è quotidianità, è esserci nonostante tutto e senza i ma, i però, i se e i forse. Che bello è amare una donna come te, bella, dolce, unica! Pronta a fare sempre qualcosa per gli altri.
Però che dire dei tuoi occhi mi hanno conquistato, delle tue braccia che mi hanno avvolto, del tuo sorriso che illumina il mio vivere.
Cosa ho potuto fare di così grande per meritarmi un tesoro così prezioso nella mia vita? Non lo so, ma sono certo che ti custodirò per sempre nel mio cuore, che ti proteggerò da ogni cosa. Che bello amore mio poterti amare , Tu sei quel senso, quel mio posto nel mondo. Ti amo.

































sabato 10 febbraio 2018


Ovunque tu sia


Di Vincenzo Calafiore
6 Febbraio 2018 Udine

Il mare sentito sulla pelle e nell’anima, il mare e la scrittura, quante volte ho scritto di lui… in un certo modo complementari; quasi che il mare diventi o sia diventato la metafora dell’incertezza e del mistero della vita, i due temi assieme al paradosso che costituiscono terreno incerto, d’indagine continua.
I miei pensieri di impianto filosofico-esistenziale il cui filo conduttore è la ricerca spasmodica di ciò che non si trova e si vorrebbe trovare, una quèt inquieta, che per me significa navigare nell’oceano del sapere mettendomi totalmente in gioco, pur di inseguire il mio sogno.
Lo studio così diventa barca a vela, o la “ Pegasus” con la quale andare in quell’Oltre e superarlo; ove affrontare i temi più attuali, l’amore, l’etica, libero arbitrio, dibattito tra verità e fede.
Con la consapevolezza: che non c’è altra certezza che il dubbio!
Dico sempre che quel che è importante non la meta, ma il viaggio e come questo è fatto, per non essere sopraffatti dalla delusione che subentra una volta raggiunta la meta.
E’ un po’ come l’amore: bisogna rinnovarlo, vivacizzarlo ogni giorno, altrimenti si sclerotizza e muore.
Ma è anche vero, verissimo, che l’Amore è un mistero! Il vero mistero è l’amare una donna e la donna un uomo.
Io Amo e amo con il cuore e con gli occhi e voglio che questo “ mistero” non debba essere mai spiegato. Mi piace che alcune cose rimangano nel mistero, credo che sia giusto e necessario che non vengano spiegate.
L’Amore non spiega nulla, chiede solo di essere solamente e semplicemente amore e l’uomo deve o dovrà imparare a capire quanto “ nulla “ è o potrebbe essere se incapace di sentire o avvertire l’Amore come una quotidiana “ sorpresa” o di fedeltà a se stessi e ai propri valori umani e culturali, a un’idea di letteratura che coincide o potrebbe coincidere o non coincidere con la vita, ma le è sempre accanto a interrogarsi, a rendere ragione di se e della propria visione dell’Amore, della donna.
Ma in realtà questi sono pensieri da “ Pegasus “ la realtà è drammaticamente diversa ove la donna viene tagliata a pezzi e in una valigia gettata in un fossato, o uccisa e bruciata come fosse uno straccio, oppure essere solo che un oggetto da usare e gettare via.
E non solo, essere donna significa anche l’essere umiliata, sfruttata, violentata, oggetto di una sessualità volgare o addirittura animalesca.
Allora chiedersi perché vale la pena di rimanere qui in queste realtà che nulla hanno a che fare con l’Amore, con la donna, con la vita?
Perché comunque bisogna credere che qualcosa cambi quando si sa e lo sappiamo bene queste nefandezze continueranno ad esistere e accadere nel panorama dell’assoluto essere: uomini.
Se è  o sarà così la prospettiva io non voglio considerarmi un uomo, offenderei me stesso e la mia intelligenza, la mia cultura, la mia maniera di voler essere semplicemente un uomo che ama e che adora la sua “ Lei “.
Mi piace il mio sentirla in me, svegliarmi col primo pensiero a lei, sapere come sta, consegnandole continuamente quel mio “ ti amo “. Che è un remo, un remo che porta lontano oltre i confini dell’usualità, che rinverdisce semmai quell’amore sentito come un soffio vitale.
A lei poterle dire che ovunque tu sia io ci sarò sempre!
E tra non molto, il 14 febbraio ci sarà San Valentino, un’altra giornata in apparenza commerciale, ma per chi come me crede e sente San Valentino sarà un giorno in cui inchinarsi dinanzi al proprio Amore e rinnovare per tanto tempo ancora quel vincolo chiamato “Amore”.
Ovunque tu sia, amami!


             Così come sei
 
Di Vincenzo Calafiore
11 Febbraio2018 Udine
( Da IV° Capitolo di Blu Oltremare)

….  Basta trovarmi vicino per sentire subito il viso andare a fuoco… l’adrenalina sale, aumenta il battito cardiaco, mi perdo…..

Io lo so, questo che sto per scriverti devi sapere, me lo ripeto sempre. E non lo faccio per rimproverarmi, no! Semmai è per ricordare a me stesso che sono stato io a cercarti tra mille, sono stato io a seguirti, ad avvicinarmi sempre più a te a volte pericolosamente col pensiero, con quel desiderio di decifrarti, scrutarti dentro pur non avendo mai avuto la possibilità di incontrarti, almeno conoscere e imparare a memoria il profumo della tua pelle, vedere da vicino il tuo volto, le tue mani oppure come ti muovi, come parli… ho immaginato anche la tua voce e me la sono immaginata intima, come quando viso con viso si bisbigliano parole.
Ti ho seguita di nascosto, come un ladro, e pian piano poi la sera quando tutto tace in quel mio angolo solitario ascoltando musica, sin dalla prima volta ho cominciato a mettere vicino le emozioni, le mie sensazioni, che andavano a comporre l’immagine che chissà da quanto tempo coscientemente o inconsciamente io ho da sempre cercato.
E adesso Tu sei qui!
A portata di mano, è come se si fosse realizzato il mio sogno, “ il grande sogno” ,  insperato ma tanto desiderato!
E non mi pare vero Tu sei mia, mi appartieni come io appartengo a te.
Sai come mi sono innamorato di te?
Piano, piano …  è stato come scrivere una lunga lettera, parola dopo parola, rigo dopo rigo così fino in fondo senza accorgermene tutta la pagina.
Sono qui non lo nego, a scrivere dell’amore e della passione o di tutto il mio vestito di tutto, senza volgarità o cattiverie ma solo per donare la mia emozione, a te che vieni da lontano, senza dimenticare mai che t’ho cercata io, sono stato io a volerti e sono io ad aver desiderato, atteso quel “giorno” che Tu ti accorgersi di me, il giorno in cui Tu mi avresti detto: t’amo!
Sono venuto a te con la mia poesia, il mio tempo capovolto perché ti amo e lo voglio condividere con te, perché amare è Amore, perché Tu non vada via.
Se il mio amarti rivolta la Tua anima, non urlare la voce non deve fare più chiasso del cuore e le mie parole non devono forzare la mia intenzione.
Dissenti se vuoi, ma fallo col senno di chi vuole rifiutare, negami pure la tua presenza, fallo senza ferirmi, e senza farmi appassire l’anima.
Non so perché come la mente si soffermi e il corpo l’assecondi nel suo incendiarsi, è un delirio dolcissimo, perché d’amore si tratta quando domina la mente e il corpo l’asseconda nel suo delirio.
Io lo so, conosco quel che sono, so quel che cerco, mi fa piacere sottostare alla voglia di essere uomo e per sbagliato che pare, non v’è malizia, cattiveria, amami così come sono.
Accettami come sono, un uomo nella sua età migliore, così come la mente e l’animo.
Accettami con tutti i vestiti peggiori, impacciato, goffo; sappilo ugualmente ti amo. Accettami come Tu sai fare, col sorriso che invaghisce, che diventa un istante d’amore.
Ti ho guardata attraverso ciò che hai scritto, mi hai incantato col tuo saper sciogliere i nodi, il tuo orgoglio .. mi piace, mi emoziona.
Ma il tempo è mio, non è di tutti e lo voglio condividere con te.
A volte la voce si spegne, gli occhi sgranano l’infinito, la mente rinuncia ad altri versi, perché Tu sei lontana…..  amare è bellissimo, amarti è bellissimo!







martedì 6 febbraio 2018


L’Oro del sud in Friuli Venezia Giulia

L’oro del Sud in Friuli Venezia Giulia
Di Vincenzo Calafiore
7 Febbraio 2018 Udine
“ … Questo è un lavoro che più fai e più sono i risultati “
Sebastiano Ippolito
E’ per me “ meridionale o terrone” come meglio si preferisce definirmi, motivo di orgoglio scrivere qui sulle pagine di un quotidiano d’informazione libera e indipendente voluto dal Direttore Antonio Nesci : laprimapagina.it, per raccontarvi di volontà e caparbietà straordinarie, qui, della famiglia Ippolito, siciliana.
Anche o forse più per sfatare quell’onta stesa su di noi che ci fa uomini privi di capacità imprenditoriali, peggio, che non abbiamo voglia di lavorare, che siamo tutti mafiosi o addirittura un peso economico interamente sostenuto interamente dal Nord! O forse sarà esattamente il contrario e cioè che il Nord non avrebbe motivo di esistere se non esistesse il Sud.
Tutto ha inizio quando il capostipite della famiglia Ippolito, cioè Sebastiano Ippolito acquista un appezzamento di terra a Francofonte, in provincia di Siracusa, correva l’anno 1970.
Passano più o meno sette, otto anni è Sebastiano Ippolito aiutato dal figlio Vincenzo aprono un proprio magazzino di arance; il luogo ove vengono lavorate le arance prima d’essere commercializzate in tutta Italia ( 1970-1978 ).
A raccontarmi di questa Azienda Agricola oggi è il nipote Sebastiano Ippolito che gestisce i punti vendita presenti sul territorio friulano, sette in tutto; mi racconta e lo fa con venerazione, rispetto, ma anche con grande orgoglio e responsabilità di un qualcosa che partita dal niente con grandi sacrifici e impegno è oggi una solida realtà sul nostro bellissimo territorio friulano.
Le motivazioni che mi hanno anche spinto a fare questa intervista al Signor Sebastiano Ippolito siano il mio credere di dare voce e spazio a persone che credono in un “ Sogno” e realizzano pure e lo fanno con dedizione, con tenacia, con orgoglio, con dignità e passione.
E non si tratta solamente di una questione economica è di amore e di rispetto, ma anche di grandi sacrifici poiché non si conoscono orari né festività e siano pure quelle natalizie.
Mi confessa Guglielmo << … Io non potrei stare dietro un banco, perché se capisco che la persona che entra a fare acquisti è in difficoltà, mi duole il cuore e mi racconta di un episodio a lui accaduto. Era il periodo di Natale ed entra nel negozio ( in località Gagliano di Cividale del Friuli ) un signore extracomunitario, ancora coi panni di lavoro e mi dice: “ è Natale, ho guadagnato poco e con questo poco voglio comparare qualcosa per riempire la tavola. Non ho saputo rimanere indifferente e gli rispondo: prendi quello che vuoi il Natale te lo regalo io! “
Questo è un animo buono, è umanità, è di questa che si tratta di umanità.
E penso, anzi sono del parere che queste persone debbano essere prese ad esempio, perché avere un negozio o una rivendita non vuole dire solamente profitto, ma anche capire chi si trova davanti, comprendere se magari è possibile non attenersi al prezziario del dettaglio senza dimenticare mai che la vita non è fatta solo di cifre, di profitto, ma anche di misericordia, bontà d’animo.
Entrando nel negozio o punto vendita di Gagliano di Cividale, si viene accolti dal sorriso e dalla buona accoglienza tutta e unicamente meridionale, ma dai colori dell’oro degli, aranci e mandaranci l’oro del meridione, dal viola dei carciofi e dei cavoli siciliani, dal profumo dei limoni e dei cedri.
Se ne sbucci qualcuno senti il profumo, l’essenza della terra del meridione che potrebbe essere anche quella calabrese.
E’ una storia lunga, quella della famiglia Ippolito, fatta di responsabilità e di rispetto verso l’ambiente e l’acquirente, una forma diversa di Km zero dalla Sicilia in Friuli ! Uno zero che costa abnegazione e sacrifici, grandi sacrifici e la soddisfazione di svuotare il magazzino e dell’attesa dell’oro che arriva, fresco senza trattamenti chimici, genuino come la genuinità meridionale!

domenica 4 febbraio 2018

                                                                         
                                                                                                  Così Lontana


Di Vincenzo Calafiore
05 Febbraio 2018 Udine



“ Sull’isola << La Trinacria >>  cambia tutto: cicale,fichi, lenzuola al vento, rumor di stoviglie.
Spariti paure e antiche timori, tutto diventa accomodante.
Grecia, culla del pensiero occidentale, fedele alla mediterraneità, dunque capace di capire l’Oriente, mentre l’Italia ha tradito il “ Mare di mezzo “, si è fatta atlantica.
La lunga notte “greca “ finisce nel mare di mezzo e già sembra di tornare a casa.
Navigo verso l’isola in una foschia color anice, il mare si gonfia di nuovo spinto dal respiro di Zancle poi Messana, Messina.”

A bordo, lato terraferma, il profilo, il cemento selvaggio della Calabria e pare di trovarmi dinanzi ai ridicoli bunker del Paese delle Aquile, l’Albania, agli albanesi per la loro tendenza alla rapina. Ma anche alle rovine di Troia, il posto che Eleno figlio di Priamo ribattezzò con gli stessi nomi della patria perduta … visioni notturne in mare aperto, che a poco a poco vuole sommergermi, annegarmi come fece con Ulisse nel profondo del suo ventre per vomitarmi poi chissà dove.
Improvvisamente arriva la bonaccia e di notte sale la paura, non sapere cosa c’è lì a pochi metri, o da cosa viene sfiorato il fasciame che lo fa tremare tutto da prua a prora, come un lungo terribile spasmo.
Sicilia e Calabria … le ali della Grecia.
Arriva la bonaccia e cala un gran silenzio dominato dall’ignoto scende sul mare, su me, comincio ad assaporare l’arresa sublime all’assenza di vento.
Con la tempesta combatti, con la bonaccia ti arrendi! Così è anche nella vita o quando perdi e cadi sconfitto …. Ci si rialza sempre, più forti di prima.
Accendo una sigaretta e guardo il fumo per vedere se mi indica una minima bava di vento, nulla, nemmeno l’anemometro può sostituire il fumo della sigaretta.
Fermo in mezzo al mare di notte, tutto tace… fa paura perfino il silenzio della coscienza ed è come trovarsi in un mare senza patria, immobilizzato tra la Grecia e l’Albania.
Sbarco è tutto cambia. Cicale, fichi, lenzuola al vento; la gente passeggia sentendosi a suo agio, i vecchi sono vecchi sulle panchine, lontani dai marciapiedi, i bambini bambini, ciascuno si prende il suo tempo!
Siamo rovinati dalla velocità! Non ci rendiamo conto che così facendo distruggiamo la meditazione, i pensieri unici dilagano, la complessità è perduta …. I greci bevono acqua e ouzo …. I greci amano bere e filosofeggiare, e questo è il tempo!
Resiste ancora il dialogo, cioè la democrazia.
Benedetta Grecia, culla del pensiero occidentale, ma fedele alla mediterraneità. L’Italia ha tradito il “ Mare di Mezzo “, la sua storia, la sua posizione unica. E’ diventata atlantica … come l’Albania, mezza ladra e mezza ruffiana o prostituta sulle vie della storia.
Eraclito scrive : << Da ciò che è in lotta nasce la più bella armonia. Tutto si realizza attraverso la discordia.
Nella bonaccia di questa notte sto andando verso pensieri del terzo tipo in assenza di lei che così lontana è come quel mare di mezzo. “ Agios”, in greco vuole dire santo, ma anche
 – unitario -. Santo è colui che tutte le fedi riconoscono come tale, e infatti l’Islam lo chiama allo stesso modo, “ Hadji “. E’ segnato dall’aureola, in greco Aura che è anche energia buona, quella che il mondo islamico chiama “ Nur “. Ma il soffio  è vento, è “ Anemos”  dunque Anima!...
No, meglio che mi fermi troppa anice in corpo, meglio tornare a casa, cioè, nel Mare di Mezzo. Dove probabilmente potrei incontrarla; potrei … e so già che mi troverò nella piena bonaccia come un naufrago che galleggiando passa da una corrente all’altra di mari diversi con la certezza d’essere lasciato su una riva come Ulisse quando incontrò la bellissima e dolce Nausicaa!
A mezzanotte passata, tutto è possibile!  Come l’essere preda di altre ombre gigantesche di ondate e mareggiate che scivolano sulle pareti, rischio così di annegare su una sedia con un libro in mano ed è quasi l’alba… c’è desiderio di un caffè e di un ciao…. Come stai? O di un  ela ela ( vieni) … chissà!