sabato 30 ottobre 2021

 


Come non finisse mai

 

Di Vincenzo Calafiore

31 Ottobre 2021 Udine

Come non finisse mai questo mio desiderio d’amore che mi porto dentro. E non è di sessualità che si tratta, è “ amore “, quell’amore che riempie il tempo della vita e la fa guardare in maniera diversa, più felice, più vera, più mia.

Io lo sapevo chiaramente a cosa andavo incontro ogni volta che incontravo gli occhi di una donna che avevano il mare dentro, ed era ogni volta come non finisse mai quel desiderio di tuffarmici dentro.

E’ un sogno che non si è mai avverato, sono poche le donne che hanno il mare dentro; è un sogno degli uomini l’essere rapito da questo sogno, da questo grande sogno. Mentre in realtà avanzando in questa mia età, fata ormai incapace di regalarmi magiche pozioni di felicità, mi scopro superteste di una catastrofe di cui nessuno si accorge; anzi lei si riprende il suo sordo battito, è un sole “ maturo “ che cade piovendo sulle trasparenze rosa delle illusioni e speranze trafugate.

Sono stato rapito da un sogno, ed era una farfalla, che mi lasciò in un altro mondo di praterie e di fiori, e cieli infuocati …. Una notte in paradiso! E non voler tornare…. svegliarsi invece stordito dietro a un nuovo giorno per niente diverso dagli altri, come chi  si riduce di volta in volta a puro casuale evento quotidiano nel paesaggio della memoria, ove tutto finisce per apparire distante.

Ed è forse l’abitare in questa distanza che ho potuto cogliere lo spessore della mobilità delle forme che si compie in un diverso percorso mentale, la vita che è andata perduta o che non sono riuscito a vivere come avrei voluto in quell’amore.

In questo paesaggio della memoria che scandisce gli accaduti con tutta l’irrevocabilità del pensiero che fissa inesorabilmente ciascun giorno alla sua storia.

Chi può dire di che sogno sono fatto?

Ho vissuto abbastanza per sapere che la vita è un grande sogno di tanti altri sogni irrealizzati ed è per questo che amo sempre di più l’ultimo sogno, che come una farfalla nasce da una metamorfosi, mi traslerà poi in un altro sogno ancora più bello, ecco perché vivere e amare è bello, perché la vita stessa è quel sogno che val la pena viver fino in fondo.

Un paesaggio della memoria che non ha fretta, che non è così semplicemente, come appare sin dal primo sguardo.

Una forza estranea e indistinta, nascosta da qualche parte, provvede a riordinare nelle giuste sequenze  i ricordi e le magiche visioni, dando loro freschezza e significato come una storia di un momento prima.

E’ “ la pianura proibita “ quel territorio della scrittura dove lo stile pianeggiante nasce dopo un lungo percorso di difficili prove: quella in cui immancabilmente precipito appeso a un rigo ove sventolano parole al vento come fossero preghiere tibetane: questo è l’Amore.

Ma la vita, come l’amore, non dicono il loro passato, lo contengono come le linee di una mano, scritto negli angoli delle vie, nelle finestre chiuse, negli corrimano delle scale. E purtroppo l’amore cambia più in fretta del cuore dell’uomo!

Sotto il limpidissimo cielo lavato dalla pioggia la notte se ne va lasciando lacrime al giorno che si affaccia a una magica visione di mimose profumate, platani e acacie, ancora brillanti di pioggia.

Questa nitida freschezza si chiama: Amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 25 ottobre 2021


 

Purché tu sia

 

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Ottobre 2021 Udine

“ ….. certe cose restano,

e sono lì sospese nell’aria

in attesa di riprendere a emozionare;

tornano e cambia tutto, rimangono

emozioni sfumate nel lento scorrere

delle ore … qualcosa

fa bruciare gli occhi, ho pensato al tramonto

che incendia l’orizzonte si riflette

negli occhi …mai avrei pensato fosse

pianto! “  Vincenzo Calafiore

 

 

C’è tanto di quel silenzio nella stanza, che s’ode il ticchettio di un orologio che lentamente macina le ore, sembra d’essere in un’altra dimensione ove il tempo non conta nulla, e scorrono lente immagini sfocate ed echi di parole distorte.

Mi pare d’essere, ramo d’albero caduto a terra; mi guardo allo specchio e vedo tutti i miei anni impilati in un corpo che pian piano senza rumore, si lascia andare in una deriva costante, tanto da non riconoscermi com’ero ieri, quando immaginandoti come un’alba ti aspettavo in riva al mare.

A quel tempo ero io dentro un altrove che mi portava via da te, le mie notti erano lunghe e di grandi desideri; tanto che il più delle volte l’alba mi trovava ad attenderla dietro tende di lino bianche che si gonfiavano come vele alla prima brezza.

Mentre tu chissà dov’eri, non potevi vedermi morire ogni giorno un po’ di più, ti chiamavo Dafne come la mia barca, che mi aspetta sempre giù al porto.

Purché tu sia qui con me, ti ho vestita di colori che le albe hanno lasciato nei miei occhi come velo si sposa; purché tu rimanga nella mia memoria, non sai cosa ogni giorno invento coi pensieri …. e ti vedo sorridere, mentre a piedi scalzi cammini sulla riva a raccogliere conchiglie e legni che il mare di notte rilascia.

Sapessi tu, quanto siano state tristi le ore illudendomi di vederti arrivare …. E c’era solo un vuoto dopo l’altro che tutto sommato avevano lo stesso odore e il colore della solitudine.

“ Ciao Amore “ il mio buongiorno! E’ un messaggio in bottiglia che affido a quel mare fuori dalle finestre che lo porterà ovunque invece che a te, è un mare che non avvicina, cancella invece le tracce di un’esistenza possibile!  Però quanto è strana la vita, più cerchi e meno trovi; non porta mai ciò che più desideri, e quando meno te l’aspetti arriva qualcosa che stravolge tutto, cambiando gli scenari  uguali e monotoni di quel sempre che lentamente uccide.

Certe cose restano, e sono lì sospese nell’aria in attesa di riprendere a emozionare, tornano e cambia tutto, rimangono emozioni sfumate nel lento scorrere delle ore … qualcosa fa bruciare gli occhi, ho pensato al tramonto che incendia l’orizzonte si riflette negli occhi …. mai avrei pensato fosse pianto.

Non è vero che gli “ uomini “ non piangono, piangono dentro, si commuovono dentro, muoiono lentamente dentro e tutto dietro la maschera di un sorriso; è come un proscenio che si affievolisce lentamente fino a chiudersi dietro un sipario.

Dopo non rimane che la scena vuota e cala un silenzio su tutto che come pioggerellina di marzo non si sente ma inzuppa, porta seco brividi di solitudine, fino alla prossima alba, al prossimo sole sullo scenario che con un po’ di calore riprende vita.

Ecco a mancare è quella sottile e affilata lama di calore che illumina e riscalda quel vuoto dentro.

 

 

 

 

 

 

martedì 19 ottobre 2021

Reggio Calabria Città Metropolitana

      Vincenzo Calafiore



La fascinazione di questa città ha inizio quando incontri per la prima volta “ Atena “  la dea venuta dal mare che la guarda e protegge questa città dal suo anfiteatro Anassilaos;  dove sedersi e in silenzio ascoltare lei, che si racconta con la voce della risacca.

Ecco perché la “ fascinazione “ di questa città, ha qui inizio e qui finisce .

La domanda è : cos’è che a un certo momento ti costringe a prendere un treno o un aereo e raggiungerla?

E’ nel suo misterioso fascino, nella sua storia millenaria. Ma anche chiedersi perché le sue strade sono sfasciate e piene di buche, come pure i marciapiedi sconnessi; altrettanto lo sono  piene di vita, di aromi dei forni, delle pasticcerie, dei bar, del vociare della gente che si parla da un marciapiede all’altro, il saluto a piena voce di un amico che saluta, è questa Reggio Calabria dalla forma di  “ Castrum romano “  (Il castrum o castro in italiano era l'accampamento nel quale risiedeva, in forma stabile o provvisoria, un'unità dell'esercito romano come per esempio una legione. Era di forma rettangolare e intorno, quasi sempre veniva scavato un fossato a sua protezione. ).

Sono nato in questa città e l’amo così tanto da non poterla mai dimenticare, e ci ritorno sempre, come ora nel mese di ottobre. In treno ho pensato: chissà come la troverò, se le cose saranno cambiate …  sono arrivato con la pioggia, e ovunque acquitrini, il lungomare vuoto di gente, e poi più avanti nei giorni non riconoscerla più così sprofondata nel degrado.

Rhegion per i greci, fu una tra le più importanti città della Magna Grecia, sotto il governo di Anassilao, poi Rhegion alleata e socia  navalis di Roma è oggi una città senza identità, abbandonata da tempo a un lento declino, causa di una certa “ politica” ? No, se c’è da trovare un responsabile in questo disastro è : la cittadinanza!  Che avrebbe dovuto semmai amarla di più, proteggerla come la cosa più preziosa e invece assuefatta vive nel degrado e tra i rifiuti abbandonati  in ogni ovunque rifiuti di ogni genere, vittima e prigioniera anche  da molto tempo di un sistema farraginoso e inetto, inconcludente.

Lo scempio perpetrato dal sistema ha un nome:  Rifiuto, dissesto urbanistico, dissesto idrico ( non è possibile poter fare una doccia se sprovvisti di autoclave), problemi  atavici, mai risolti se la memoria non mi inganna.  

E’ inconcepibile vedere e toccare con mano il degrado, inaccettabile quanto sia facile abbandonare per strada o sui marciapiedi, dei vater o bidet, peggio ancora lavatrici e frigoriferi, materassi.

Inaccettabile che una città che si faccia chiamare: Città Metropolitana, giaccia in queste pessime condizioni, è mancanza di orgoglio e di dignità, è mancanza di decoro, maggiormente di educazione civica.

Reggio, è stata  un tempo una bella e ordinata, grazie all’opera e all’impegno di un Signore che tanto l’amava, si chiamava: Italo Falcomatà! E non importa la divisa politica quando si tratta di “ Res publica”, a contare sono i risultati. A Italo Falcomatà è stato intestato il lungomare,  lui  che dal 1993 al 2001 fu sindaco di Reggio Calabria, diede inizio alla cosiddetta "Primavera di Reggio", indimenticabile e perenne esempio di capacità e di onestà, di orgoglio, cose che oggi a Reggio Calabria non esistono più!

 

 

sabato 2 ottobre 2021

 


Il silenzio dentro

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

2 Settembre 2021 Udine

 

Pare che niente possa dare

vita al silenzio dentro noi.

Non più parole, né suoni,

niente.

Nulla ci unisce.

Anima tocca anima

solo così possiamo essere

vicino e vivi.

Dammi occhi, occhi per sentire

mani per vedere l’amore

nel misero tempo.

L’Amore è silenzio

non vuole parole

ma occhi e mani ….

Su, vieni, lasciamo le nostre

ombre al sole! “

                            Vincenzo Calafiore

 

Ti amo!

Sì, io ti amo.

Ti amo in silenzio, dentro l’anima mia, dentro il mio cuore, che a stento tiene la tua luce,

a stento rincorre i passi tuoi sulle sabbie della memoria che ancor conserva agli occhi

frammenti d’una età lontana.

Ma in che modo amarti, se i tuoi cerchi mi allontanano?

In che modo raggiungerti se il mio mare mi allontana sempre più da rive che non mi appartengono più!

Oh cuore che riconosci ancor il frusciar  del tempo, quante pene ancor m’attendono al calar dell’ombra?

 Vedi? Sono queste le tangenti che si stendono a un orizzonte ancora col ricordo delle nostre ombre in un crepuscolo dorato; io ancora cerco la tua ombra, noi ti cerchiamo ancora.

C’è silenzio in me,un silenzio che scivolando lascia di se frammenti di momentanea felicità, come nettare addolcisce le notturne fughe da una realtà crudele: Tu manchi e manchi moltissimo è questa la verità celata ai teli splendenti d’un sorriso.

Fossi qui ora, ti chiederei di amarmi come tu sola sai fare! E’ di te che ho bisogno, sin dal mio primo pensiero.

Amore! E ti chiamo col nome che ti diedi quel giorno che il mare ci portò a casa, la nostra casa che come madre, conchiglia, accolse le nostre anime!

Fossi qui racconterei non a te, ma alla tua anima, i miei lunghi silenziosi inverni attorno agli occhi, negli sguardi smarriti, nelle parole che non hanno più suono; che strana “amante” l’amore, ti prende e ti lascia … ed è così che sono, un legno nell’onda dell’andare e venire, dove e da dove io non lo so e mai lo saprò!, come quel – sì – che un dì colorò il cielo e il mare di sotto come fosse un tramonto, quello in cui ermetico fuggiasco condannato ai ricordi, alle mie età svanite, all’amore che tintinnò nelle campanule dorate che dal cielo rischiararono

gli anfratti scuri di un palcoscenico vuoto e vivo nel silenzio.

Purché fosse amore vennero dalle fila silenziose, parole che riportarono agli orgogli e ai desideri, ai baci, in quelle lunghe attese, nell’infinita mia diaspora!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 1 ottobre 2021



Da Rosanna Rojatti Bravissima Pittrice Friulana

Che mi ha Onorato con questo messaggio:

 

“Prima che tu parta ti racconto una piccola cosa.

E’ accaduta il 19.09.2021 ma festeggiata il 28.9.2021 causa il tempo.

Qualche mese fa il Presidente Paolo Klavora mi ha invitato a partecipare

Alla “ CAPSULA DEL TEMPO  2021 “  a Coseano.

Siccome già da due anni non si è potuto fare la Mostra d’arte, molto importante a Coseano da tanti anni.

Hanno deciso di inserire in una in una Capsula del Tempo i lavori di alcui Artisti( vicino ad altri 84 lavori c’è anche uno dei miei). La Capsula è stata chiusa il 29.9.2121. Mi fa piacere dirti, anche se è una piccola cosa, che quando apriranno leggeranno il tuo Nome, quello che hai scritto e la tua Poesia. Infatti ho messo dentro il foglietto della pubblicità della mia mostra a Tolmezzo. So che sarai nominato in tanti altri posti ma uno in più non farà male.

Cercherò di mandarti una foto. Ciao e buona vacanza.