mercoledì 30 agosto 2023


 

Dentro un infinito

 

Di Vincenzo Calafiore

31 Agosto 2023 Udine

 

In questa notte di fine agosto, c’è il tempo di “ sognare “ quel sogno inseguito per molto tempo;

quasi tutti lo hanno un sogno da inseguire.

Io ho te, sei il meglio che potessi avere, il meglio che avrò per sempre nel mio tempo, nella mia memoria; ma anche loro invecchiano assieme a me, anche loro passano rapidamente e si perde il senso dell’amore, di quelle parole che si dicono come un soffio di vita.

Sono parole che si giurano con un bacio con quelle labbra assetate d’amore, con quel bacio che ha continuo bisogno di amare!

Lo so, vieni da lontano come un eco dentro al mondo che ti ama, vivi! Più veloce della vita, più veloce dell’amore.

Eri così bella alla finestra quando aspettavi il profumo della pioggia e me …..  Domani ho un anno in più, magari morirò di tanto amore o vivrò ancora un anno o più, chi lo può dire.

Un anno e la mia fotografia di ieri, quella che tu guardi se n’è andata assieme al tempo, è cambiata ….  Tu no, tu non puoi cambiare dolcissima e immortale mia Venere, e mentre vado dovrò pensare che tu mi amerai per sempre, solo così non avrò paura.

Mi cercherai.

Mi cercherai ancora senza sapere di cosa avrei bisogno? Se questa sera, questa notte, avrò bisogno di  te? Questa notte d’agosto, coi temporali d’agosto….

Tu, soltanto tu sai come non farmi dormire, cammini a piedi nudi sulla mia anima, sperimenti su di me il passo innocente di un desiderio nascosto, per andartene via al mattino lasciando questa casa deserta con una finestra aperta a una notte senza luci.

Mi vedi sorridere, senza sapere dietro quale dolore i miei occhi si chiudono!

Ecco allora il vertiginoso parlare dell’anima,

ecco l’insaziabile ricerca dei tuoi occhi che genera amore e incertezza, solitudine.

E poi l’amore mio per te preceduto come si deve dai migliori ladri di sogni, l’oscenità di una notte passata tra tamburi e cortei di anime nuove, il cielo  è della decima luna con la sua opaca luce ove sfilano gli esultanti vuoti d’esistenza, accompagnati da una musica preparata dai grandi archi di vento di questo millennio; ed è tutta aria fredda d’oceano, acque spumeggiante nel vento di un’età che ormai non lascia nulla in dietro.

I miei anni hanno lasciato quel tempo dalle gambe chiuse ed hanno vita che si conclude, i miei anni che vengono dalla lontana Napoli ove tutto rinasce e ricomincia.

Io questa notte ricomincio da te!

Questa notte in cui mi chiederò in quale città andare o in quale tempo  rimanere.

Soprattutto in quale tempo rimanere per poterti ancora amare.

Questa sarà la notte delle bocche libere dal bavaglio, baciami e saprò ripagarti con la vita, baciami ora con quella musica flamenca in testa, baciami lasciandomi nella tempesta senza suoni di tamburi, sarai tu la mia musica perché di te farò una nuova vita, il tempo passa e la morte si allontana con te vicina.

Tutto questo va come fiume, un fiume verticale verso il cielo per sfuggire al ladro di sogni, vivrò te  con gli occhi pieni d’orizzonti, dove non ci sono giorni che copiano altri giorni, dove c’è l’amore che copia ancora amore.

 

 

 

domenica 27 agosto 2023

 

  Poi alla fine ti rendi conto che non vale più la pena di pensare a come salvarti

da questo insieme di niente che come un carrozzone illuminato a festa e di musica, è ovunque illusorio. Alla fine ti stanchi di tutto.

 

Ti stanchi di combattere perché di battaglie ne hai già perse tante e poche sono le vinte.

 

Ti stanchi di lottare perché non hai più un sogno per cui vale la pena di lottare, ti sono stati portati via.

 

Ti stanchi di quei lacchè che si spacciano per amici pur non conoscendoti, pur non sapendo chi sei in questa vita.

 

Ti stanchi delle delusioni e delle fregature.

 

Niente ormai ti meraviglia deludendoti, perché la vita stessa ti ha mentito.

 

Alla fine ti rendi conto che vuoi solo vivere le tue stagioni in santa pace, lontano da tutto, da tutti! 

                                                                                               Vincenzo Calafiore

venerdì 25 agosto 2023


 

Il Cancro del femminicidio

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Agosto 2023 Udine

 

“ …. C’è un sogno da coltivare ed è quello di vedere

la fine di un incubo sociale chiamato femminicidio.

Fine che non ci sarà mai fino a quando esisterà una

Giustizia  che pare remare contro le donne. 

 

Ecuba è il simbolo di tutti i vinti!

Ma è anche l’antico dolore delle donne che sono sempre vinte, quando c’è una guerra.

Le donne che coltivano la vita con pazienza sacra e la vedono stracciata e sprecata dalla stupidità, dalla cattiveria, dalla bestialità, dall’indifferenza dell’uomo.

Le donne due volte vinte!

Ecuba, la Grande Madre vuole essere la “ presenza “ al femminile ieri come oggi una presenza ieratica eppure umana, sacra eppure interamente terrestre, è il simbolo del cardine vivo e doloroso allo stesso tempo della vita, della quotidianità, è l’epicentro del dolore e di forza attorno a cui ruota l’intera esistenza dell’umano.

Attendono sempre di conoscere il proprio destino, le donne! Sempre più vittime, sempre più obbligate a difendersi.

La Tragedia di Ecuba, atipica, considerata, secondo i canoni “ aristotelici “ antichi, addirittura non rappresentabile, le “ Troiane “ di Euripide ( e sullo stesso modello anche l’omonima tragedia di Seneca) andata in scena per la prima volta nel 415 a. C. è invece opera di sconcertante modernità.

Si susseguono, davanti a Ecuba, le donne, tutte le donne del mondo, ciascuna con la propria tragedia personale e collettiva: Cassandra, la vergine pazza, Andromaca vedova di Ettore, Elena fascinosa e sensuale, l’infedele, la causa della guerra infinita di Troia.

E’ interessante e particolarmente suggestivo il confronto tra Menelao, Ecuba, Elena, nella sua costante distruzione dall’interno di ogni cliché, Euripide rovescia pure  la figura di Elena, bella e ambigua come un serpente, in cui l’eterno femminino si sposa a un’affilatezza da sofista.

Dobbiamo in fondo, quando vediamo sulla scena – dopo millenni- le tragedie antiche, dobbiamo sempre constatare, assieme, l’inconsumabilità del Mito, la sua a-storicità, eppure la capacità perenne di raccontare la Storia nei suoi risvolti, nelle sue pieghe e piaghe umane.

Un particolare: il velo nero sistemato agli occhi folgoranti di Gorgone e di donna evoca lo chador d’altre donne, d’altre latitudini ed epoche, altre donne vinte, altre guerre quotidiane molto vicine a noi. Ecco che nelle parole di Cassandra, di Andromaca, vibra lo scontro  di civiltà che viviamo, o crediamo di vivere oggi.

Nelle parole di Seneca risuonano  ancora oggi per noi, millenni dopo, la stessa domanda, lo stesso dilemma etico, la stessa condanna: la violenza allontana dall’umanità che tutti speriamo condividere.

Un’umanità che dobbiamo coltivare, coi mezzi millenari dell’arte e della cultura, del pensiero, della parola. In questi tempi incerti solo la Parola e la Bellezza e la Verità che essa evoca e custodisce ci potrà salvare.

 

martedì 22 agosto 2023


 

Di notte parlano i corpi

 

Di Vincenzo Calafiore

23 Agosto 2023 Udine

 

“ …quando sembra calare il silenzio e si sono spente

Le voci, i rumori, che l’avevano riempita fino a un momento prima

fermati: ascolta il sussurro dei tuoi desideri, dagli voce…. “

                                                        Vincenzo Calafiore

Un paio di volte al giorno dalla mia finestra a Sud, posso scorgere lo stesso treno percorre la stretta gola prima di sbucare da una grande curva sul lungo rettilineo che corre in riva la mare.

E’ questo il primo segno del mattino, e l’ultimo nel pomeriggio, capisco che si avvicina il crepuscolo!

Questa è l’ora in cui i desideri fantasma corrono al mare e i dolori delle mancate occasioni stanno ad aspettare nella notte dai bordi di soffici nuvole, vedono pensare tanta gente, certo più di me e non vedono la gioiosa vita volare sopra di noi.

Questa è l’ora in cui si compiono le magie, le maledizioni egizie, le eterne fortune, la grazia delle stagioni.

E scende un’altra notte, senza fine là dove il verso e il falso si confondono. Quelle schegge di vita che galleggiano sulla diffusa ovattata malinconia in questo fine estate; si specchia nella  sua intangibilità fantastica, il desiderio di amarti, del sentire di non poter fare a meno di te, della tua presenza. Sono un’inquietante, vitrea forma di sospensione che accrescono la solitudine, un’idea innaturale assenza di vita.

Sembra che qualcosa di meraviglioso debba succedere questa notte piena di sorrisi e di quotidianità, le ore non passano mai, sembrano investiti da un sortilegio, un intreccio parallelo a quello che dovrebbe accadere.

C’è ancora una speranza in questa notte abitata e vissuta soprattutto dai poeti che ancora riescono a fare sognare, l’ultima volta che ti ho vista era settembre e pure tutto è andato via !

Ma dove sei tu e il mio mondo intero?

E mai per un attimo avrei voluto, vorrei stare lontano da te, vedi con quale parole semplici ti dico che ti amo?

Qualcosa di magico stanotte brilla per me, è la tua immagine negli occhi miei, un immenso di bellezza, spazio, amore, aria di tenerezza intorno, questa sei tu, questa sei tu che amo.

Forse sei solo un sogno, uno di quelli che non si dimenticano o si perdono mai, uno di quelli a cui credere e verrà a prendermi per mano per portarmi via con lei.

Nel buio del cielo là fuori è già domani, è già ieri, futuro … ecco perché io e te siamo qui.

Un caffè bevuto con calma fuori su un balcone di fronte al mare, qualche stella cadente illumina il cielo prima di tuffarsi e sparire nel buio pesto.

Dio, è proprio necessaria tanta sofferenza nel cuore?

Deve essere per forza così innamorarsi e amare, deve essere così doloroso?

Nell’accerchiante oscurità della cornice il suo volto s’intravede, è davvero bello tanto da richiamare dalla memoria un vibrante mondo di desideri e passioni dai confini più lontani, dalla mia immaginazione, la recondita eco di quel mio ti amo!

Cose che succedono nel buio di tutti gli angoli morti di un letto immenso troppo immenso!

lunedì 21 agosto 2023


 

La fortuna di esserci

 

 

Di Vincenzo Calafiore

22 Agosto 2023 Udine

 

La fortuna di trovarsi qui, adesso in questo fottuto millennio di rovine e disastri, è di avere

ancora voglia di vivere, di amare , nonostante tutto : la vita !

Perché sai, la vita non è quella di questo inferno !

La vita è quella che Tu hai dentro, quella che ogni giorno scrivi pagina dopo pagina e nel mentre sentire l’ebbrezza dell’amore, la voglia di arrivare ogni giorno in riva al mare per iniziare un nuovo viaggio!

E’ questa la fortuna, la fortuna di essere, di esserci, di riuscire a pronunciare ancora adesso in questo fottuto millennio: io amo, io ti amo!

Avrei quarant’anni ma è come se ne avessi ottanta, sono un picaro, un artista di strada,

viaggio su uno di quei velieri che silenziosamente di notte solcano i cieli quando tutto tace, quando tutto è silenzio, nascosto da nuvole di sogni.

Viaggio assieme ad altri che come me cercano una nuova terra in cui vivere!

Così parliamo del tempo di questo vento che porta via, ma anche del mare di quel mare che fa nascere l’amore, che porta sogni, quel mare come terra seminata a grano, quando la notte si riempie di magia, dei tanti sogni lontani.

Io mi ricordo dell’uomo che sono stato, quando me ne stavo seduto in osteria davanti a un bicchiere di vino bevuto da solo a mettere i numeri in colonna, e tracciavo nuove rotte anche se non potevo andare via, neanche quando l’odore forte del sangue chiudeva le narici, neanche dopo un dolore forte …. Mi ricordo dell’uomo che ero coi capelli da ragazzo dietro a una vela bianca in mezzo al mare.

La vita è  come quel mare che ho negli occhi, è carte nautiche da decifrare, per lo più di notti bianche e giorni da imparare a memoria come le rime di una poesia; se avessi una penna ti scriverei per dirti quanto bella sei!

Sono un ladro e vengo di notte a rubare i tuoi sogni e amarli poi quando il sonno dura a lungo,

amarti così per ore e lasciarti andare all’alba a un angolo di paradiso.

Rivedo le tue labbra di ragazza umidi di baci, bere sogni, vorrei restare ma faccio il funambolo, sono un artista di strada che sempre più si allontana da mangiafuoco.

Seguo i transiti sicuri della luna e mi perdo ad ammirare la tua bellezza, la bellezza che se ne va  alle prime luci dell’alba; ti vengo a prendere con la prima stella cadente, che fai li da sola, con questa luna, con questa magia di baci passo passo?

Amore non c’è niente di più triste che dormire da soli è molto meglio aspettarti davanti a un portone ed è già una nuova alba!

Nel silenzio sento passare uno sciame di stelle cadenti … ancora non c’è notte che non pensi a te anche quando le ombre giocano a come meglio trattenermi tra le tue braccia, ma tra poco sarà chiaro e sparirò assieme ai sogni!

 

 

sabato 19 agosto 2023

 La fortuna di trovarsi quì, adesso in questo fottuto millennio di rovine e di disastri, è di avere ancora voglia di vivere e di amare nonostante tutto: la vita. Perchè sai, la vita non è quella di questo inferno!

La vita è quella che tu hai dentro, quella che ogni giorno scrivi pagina dopo pagina e nel mentre sentire l'ebrezza dell'amore, la voglia di arrivare ogni giorno in riva al mare per iniziare un nuovo viaggio! E' questa la fortuna, la fortuna di essere, di esserci, di riuscire a pronunciare ancora adesso in questo fottuto millennio:
io amo, io ti amo! Che bella è la vita!
Vincenzo Calafiore.

venerdì 18 agosto 2023

 Il tempo di invecchiare

 

Succede così quasi sempre

alla fine di ogni notte di avere addosso

il desiderio di incontrare l’Amore

nell’ultima marea carica d’emozioni.

Accade di vivere le ultime emozioni

senza vergogna, davanti a un caffè

amaro come la prossima alba, la prossima marea,

quasi sempre da solo.

Io ti penso!

In questo tempo a finire io saprei ancora amare,

saprei cosa dire …

Ecco vedi ?

È quasi l’alba

e non sono riuscito a darti un bacio!

                                         Vincenzo Calafiore

giovedì 17 agosto 2023

 

Ricordi quel tempo in cui abbiamo sognato

di nuotare in quel mare infinito di gente

che come noi sperava in qualcosa di buono?

Sono stato accanto a te

assieme siamo stati una stagione ribelle

che con un arco trafiggeva le stelle.

Siamo stati un medesimo istante,

quel momento in cui tutti ci hanno teso una mano …

siamo stati un sì benedetto da Dio

e mano nella mano davanti a un poster

che suggeriva di andare via, fuggimmo

in un tempo accanto, non ci avrebbero più trovati.

Siamo stati un tempo di semina

abbiamo raccolto sogni

siamo stati un sogno in quel preciso istante

di un sì davanti a Dio.

Non siamo stati più capaci di sognare.

                       Vincenzo Calafiore

mercoledì 16 agosto 2023




Da Auschwitz non è mai tornato nessuno

 

Di Vincenzo Calafiore

17 Agosto 2023 Udine


Le foto contenute in questo articolo

mi sono state concesse per l’utilizzo dal mio amico fraterno Gianpiero Bovolenta ancora adesso in visita ad Auschwitz, che ringrazio della gentile concessione.

 

 

AUSCHWITZ  Evento umano, anzi troppo umano, dal quale si dovrebbe e si deve ripartire ogni giorno per indagare sulle radici individuali e collettive del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo.

Si celebra ogni anno la giornata della memoria o della “ SHOA’ “  per ricordare a questa umanità che non si dovranno mai più ripetere altre Auschwitz – Auschwitz Birkenau , Mauthausen…. E questa è una grande utopia, è una grande illusione, perché come da Hiroshima e Nagasaki, da Auschwitz quest’uomo, questo umano, non ha imparato nulla, perché ancora adesso di guerra si muore!

Auschwitz è il Lager simbolo come lo sono Hiroshima e Nagasaki, espressione profonda della crisi della civiltà occidentale e non.

Si trasformano in eventi metafici inspiegabili. Un’analisi profonda, vera, fatta con sincerità verso se stessi e poi in onore di chi non è mai tornato da Auschwitz ( Tutti ), dovrebbe rimuovere i molteplici luoghi comuni antistorici e la stereo tipizzazione  dei fatti e dei suoi protagonisti su cui si fondano le nostre limitate conoscenze.

Auschwitz è ben altro, è la collaborazione clandestina di certi stati che hanno permesso la fuga e la salvezza di tanti criminali gerarchi nazisti dietro pagamento in oro e opere d’arti trafugate, la concessione di passaporti e immunità!

Auschwitz è anche la cecità, il far finta di non sapere, di non vedere, eppure tutti lo sapevano, tutti ne erano a conoscenza.

Conoscenza che dovrebbe ricordare questa storia, letta tuttora da molti, come le agiografie su martiri cristiani e sugli eroi civili, solo in occasione delle ricorrenze ufficiali celebrative.

Quelli che uscivano in quei giorni da Auschwitz, scrive ne << La Tregua >> Primo Levi, “ non salutavano, non sorridevano apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno… era la stessa vergogna che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui e gli rimorde che esista … “ !

Il punto è di capire il – perché – di Auschwitz, se è stato un accidente della storia. E’ da interrogarsi: “ non si ripeta mai più “ sia destinato a ripetersi.

Scrive in un messaggio inviatomi GianPiero: “ Quello che ho visto oggi ad Auschwitz e a Birkenau ovviamente mi rimarrà per tutta la vita, questo credo sia fisiologico. Non faccio ulteriori commenti se non quelli degli scatti fotografici che ti mando. Sono molto provato. E’ difficile affrontare un’esperienza del genere… se pensi che Birkenau è grosso non loè ancora abbastanza per l’immaginazione con la quale sono venuto qui. Mi ha sfiancato dal punto di vista fisico tanto è immenso. Poi dal punto di vista mentale altrettanto. Impossibile che nessuno sapeva, c’erano 96 baracche a Birkenau. Si entra ad Auschwitz-Birkenau. Il dolore e l’assurdo colpiscono in pieno petto come una ventata gelida. Percorriamo il campo, le baracche, i forni crematori, le docce. L’aria è opprimente un nodo alla gola ci stringe come volesse tagliarci la gola.

Alcune ore di sospensione… si esce da Auschwirìtz.. è Auschwitz- Birkenau che non usciraà mai da chi ci è entrato, ma neanche chi la visita ! “

Per la responsabilizzazione etica dell’umanità, questo può in qualche modo ripetersi. “ Non ci sono demoni- scriveva Primo Levi, assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, il nostro sangue, ci rassomigliano.

Imre Kertesz in “ Il Secolo infelice “ , scrisse: … qualsiasi dittatura contiene in sé la virtualità di

Auschwitz!

 

 

 

 

 

 

 








 

lunedì 14 agosto 2023


 

Quelle lettere dal cuore

 

Di Vincenzo Calafiore

15 Agosto 2023 Udine





“ …la scatola di latta di colore

rosso  che una volta conteneva

dei buoni biscotti ora contiene

tante lettere mai spedite… sono

dei messaggi in bottiglia che il mare

non ha mai restituito o consegnato

 a nessuno………. “

                           Vincenzo Calafiore

La scrittura è spezzata dalle ginocchia sui quali sto tentando di scriverti, frangente come le onde del mare sugli scogli.

I pensieri si poggiano leggeri sulla ragione, in riva al mare, risuonano più che mai, come sassi che cozzano in una scatola che qualcuno inclina da ogni parte.

Il linguaggio è pigro, indolente, in un tempo presente: il presente sospeso dell’arresa e dell’attesa, del desiderio e della malinconia, della lunga distanza.

La malinconia mi accoglie e mi lascia andare, seguendo i ritmi del cuore, del mio mare dentro, si esprime qui in libertà, la mia passione vissuta come una grande sbornia, con del vino bevuto da solo, in questa notte d’oltre mare.

Io avevo sempre pensato che nulla è permanente, ma amandoti ho potuto conoscere l’eternità, almeno… avevo creduto fosse così. E’ stato un flusso e riflusso che non si è consumato, ma che mi ha consumato come il mare consuma i sassi sulla spiaggia.

Ora è il tempo della contemplazione solitaria, il tempo del riposo, il tempo del mare: infinito, fluttuante, sciabordante, nell’eterno conflitto e nell’assoluta complicità tra l’andare e il venire, il fuggire e il ritornare.

Il tempo della distanza da me a te, da te al mare, a me.

Il tempo del piacere misto al dispiacere della tua assenza, della tua lontananza, del tuo silenzio.

Ho pensato di lasciare libero il tempo, di non imbrigliarlo, tra le trame dei miei ricordi, ma di lasciarlo andare via, dopo essermi a lui confessato.

In questa notte di consegna, ad un tempo presente, ciclico ed evanescente, che non deve essere occupato né sottomesso, scrivo una lettera che asseconda i ritmi del cuore, pensieri che vanno dritti verso l’orizzonte, e pian piano, mi mostra prima sfocata e poi sempre più meravigliosamente visibile la vita che vorrei e che non ho; circondata da una passione che come mare è capace d’introdursi mansueto in ogni insenatura, di spaccarsi violento contro ogni realtà.

In questa notte avrei voluto che  tu fossi qui il tempo è definito dai desideri, e in questa prospettiva di sosta, di sollievo e di sorpresa, di consegna nello sciabordio di una lettera che non partirà, si poggiano sul bagnasciuga ciottoli di storie personali, storie di vita mancata, storie di un amore mai nato.

 

domenica 13 agosto 2023


Quando scrivere significa partecipare alla vita

 

Di Vincenzo Calafiore

14 Agosto 2023 Udine




… in viaggio su una zattera

in un mare grande, a volte

troppo, in cui è facile perdersi, smarrirsi,

questo mare, narrazione d’una vita

slegata e smarrita ….”

        Vincenzo Calafiore

 

 

Lo sguardo attento e visionario dello scrittore centrifuga le visioni alterandone con la sua abilità i termini, i limiti, rendendo tutto fluido ove le forme si evolvono le une nelle altre e quello che prima era vero diventa falso, e il falso diventa vero, facendo – deragliare – i tragitti del pensiero conosciuti negli aspetti segreti del quotidiano seguendo piste oblique del visibile che portano all’interiorità, al nucleo vitale dell’esistenza stessa.

Per rimanere oggi in questo contesto odierno occorre non palesare quella forte sensazione d’estraneità, costruirsi insomma una realtà diversa, dove tutto è sfuggente, superficiale, infinitamente ipocrita.

Sono troppi i muri delle apparenze, troppe le maschere indossate per l’occasione dello spettacolo che riduce tutti a fantocci con la stessa maschera.

Ma c’è, ed esiste una dimensione fatta di lontananza da questo idiota disumano teatro del nulla, una dimensione che bisogna imparare a vivere con consapevolezza, per allontanarsi sempre più da questa immane bruttezza.

Quindi la distanza è una necessaria meravigliosa risorsa dell’anima!

Questa vita odierna a me pare “ un’allucinazione disperata “ per opposto può essere anche quella dei sognatori in fuga, colti o sorpresi nel loro vagare verso mete di diverse emozioni, di nuovi orizzonti proibiti; da questa odierna narrazione di una realtà simile a una Colonna Infame, emblema d’odio e paura verso il nuovo e il diverso pensiero, che da lontano arriva a turbare gli animi imbecilli dei fantocci di questo odioso sistema.

Sono una marea di storie personali che del viaggio sentono il dramma, nel confronto cercato con le questioni irrisolte dell’oggi che d’esistenza non hanno proprio nulla.

E’ tutto così maledettamente circoscritto, tutto in una parabola discendente, deludente, degradante. E’ viene da questi fantocci difeso come se fosse la cosa più preziosa, mentre non lo è affatto: è solo che una lurida, schifosa ipocrita menzogna, non è vita, è una vice vita, quella vera è andata perduta, diluita in questo suo stesso surrogato.

Allora l’ultima fiaba che si sta per scrivere, come metafora di un orientalismo rappresentativo di culture che s’incontrano sui temi più cari dell’ingenua bellezza e della spontanea allegria, sospesi su immaginari molteplici e su variegate emozioni, che del viaggio mai smarriscono il sogno!

Allora sì che è vita!


 

venerdì 11 agosto 2023


 

La negazione di se stessi

Di Vincenzo Calafiore

12 Agosto 2023 Udine

“ …. Uomini e donne, nei nostri

tempi liberi e tolleranti sono

tuttavia accomunati dagli stessi

problemi a vivere con gioia

pienezza e sincerità

l’attaccamento reciproco.. “

 

 

Le maschere che ci nascondono, la solitudine che ci fa paura, la paura di amare!

L’amore ha molte facce, ciascuna corrispondente ad una diversa manifestazione dello stesso istinto, che chiede solamente d’essere appagato tramite una relazione.

Ma la passione fa anche paura, perché in ogni caso implica un’arresa.

Solo i sognatori e gli ingenui credono che si possa semplicemente amare. Il sentimento dell’amore, pare infatti sia stato creato per i sognatori disposti ad affrontare qualsiasi ostacolo pur di assaporarne gli esaltanti momenti.

Tuttavia la pulsione affettiva, dovrebbe già contenere la forza necessaria a superare le paure che genera la diffusa paura di legarsi a qualcuno.

La paura di amare potrebbe essere collegata alla confusione di questi anni, in cui a fatica si distingue e si riconosce ciò che è autentico o importante, da ciò  che rappresenta una

“ maschera”, un’illusione, le esperienze si consumano in fretta in ogni contesto di vita.

Si corre per stare al passo con tutto, ma si finisce per non sapere bene cosa si stia vivendo in mezzo a questa confusione, l’amore viene desiderato quando non c’è, rinnegato quando c’è, tenuto sotto controllo il più delle volte per paura di rischiare.

L’istinto naturale dell’uomo ammantato o rimosso, finisce per produrre delle precise ripercussioni sul comportamento individuale e collettivo.

Una prima conseguenza riguarda l’identità personale che finisce per essere determinata dall’esterno.

In tempi in cui si viene considerati per ciò che si sembra e non per quello che si è effettivamente, sfumano i contorni dell’io e la personalità perde consistenza e sicurezza, si finisce per indossare

una maschera.

Per poter amare fino in fondo è necessario essere se stessi, belli o brutti, grassi o magri, alti o bassi, senza maschere, vincendo paure e pudori che non servono a niente.

La corrispondenza tra sesso e amore anch’essa collegata alla paura dell’impegno..

Oggi la libertà di amare, forse per la prima volta nella storia, è un diritto di tutti, uomini e donne, nei loro diversi e possibili orientamenti sessuali. Il sesso è depenalizzato e l’amore non ne rappresenta più necessariamente l’assoluzione. Alla stessa maniera nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato, perché si innamora di una persona anche dello stesso sesso.

Si potrebbe quindi essere  finalmente leali e relazionarsi con l’altro o l’altra sinceramente, guardandosi negli occhi e dicendo le cose suggerite dal cuore e non dalla conquista momentanea per andare a letto.

Eppure in tanti si avvelenano la vita barcamenandosi tra problemi di difficile soluzione.

Persiste nell’inconscio collettivo la tradizione sessuofobica fortemente radicata, per cui una relazione tra libertà e legge di mercato fa tornare in auge il corpo come oggetto di desiderio, di consumo e sede di istinti più come status symbol che come fonte di piacere!

 

 

 

 

giovedì 10 agosto 2023


 

SENECA

 

DI VINCENZO CALAFIORE

10 Agosto 2023 Udine


Lucio Anneo Seneca (in latinoLucio Anneo SenecaCorduba4 a.C. – Roma19 aprile 65), anche noto semplicemente come Seneca o Seneca il giovane, è stato un filosofodrammaturgo e politico romano, tra i massimi esponenti dello stoicismo eclettico di età imperiale (nuova Stoà). Attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, fu senatore e questore durante l'età giulio-claudia. Condannato a morte da Caligola, fu graziato dall'intervento di un'amante dello stesso imperatore. Venne più tardi condannato alla relegatio in insulam dal successore Claudio, che poi però lo richiamò a Roma, dove divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" o "quinquennio felice" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo e il maestro si allontanarono sempre di più, portando il filosofo al ritiro a vita privata che aveva a lungo agognato. Tuttavia, Seneca, forse implicato in una congiura contro Nerone, cadde vittima della repressione dell'imperatore, scegliendo il suicidio.

 

Parlare di Seneca è molto complesso, ma è forse di entrare nella sua concezione dell’anima, all’interno del suo pensiero filosofico che fa emergere, da un lato, la sua fondamentale ortodossia nei confronti dello Stoicismo, dall’altro, il suo contributo.

Miseria e grandezza dell’uomo:

L’espressione  “ Humana condicio “, si trova per la prima volta in Cicerone, avrà una straordinaria risonanza in Occidente, solo con Seneca, che ne farà un uso insistente per indicare una sola cosa: l’ambivalenza costitutiva dell’uomo. L’uomo quindi è l’essere problematico per eccellenza: si interroga su tutto, e quando posa lo sguardo su se stesso, scopre di essere multiforme. “ NEMO SUUM AGIT, CETERI MULTIFORMES SUMUS “ .. nessuno si attiene a un solo ruolo, siamo tutti multiforme, cioè desiderosi di assumere sembianze diverse; per questo cambiamo maschera di volta in volta fino a non sapere chi siamo o a non riconoscerci.

Ma come riconoscere un volto dietro le molteplicità delle maschere?

Fino dall’opera prima, “ Ad Marciam “, Seneca ha scelto per la sua filosofia un punto di partenza molto difficile, benché avesse a sua disposizione un solido baluardo, il sistema stoico, non si è messo al suo riparo per far tacere l’incertezza e il rischio che caratterizzano l’avventura dell’uomo nel cosmo. L’uomo è una creatura che nasce debole, fragile, nuda, priva di difese naturali è bisognosa di aiuto altrui. “ Quocunque se movit, statim infirmitatis suae conscium”: in qualunque direzione si muova l’uomo ha subito coscienza della propria debolezza” e la sperimenta a ogni passo perché non è cosa da deporre ad altri. L’ignoranza, la malattia, la certezza irrefutabile della morte… che cosa è, dunque l’uomo? Un vaso che si rompe alla più piccola scossa.

Nell’immensità sconfinata dello spazio, nella serie dei secoli passati e quelli che verranno, l’uomo non è che  un “ punctum “ un punto impercettibile, e la sua vita breve come un sogno, sprofonda in un imperfetto attimo.

La finitezza dell’uomo, la sua contingenza, l’improrogabilità della morte sono, dunque, le prime acquisizioni del percorso filosofico di Seneca. Ma l’uomo è un paradosso vivente, situato ontologicamente al punto di congiunzione della parola  con l’inespremibile, della speranza con la disperazione, del finito con l’infinito, dell’eroismo e della meschinità sordida, del sapere col non sapere, della vita con la morte.

La duplicità dell’uomo si manifesta ovunque, così diventa inevitabile che ogni domanda sulla sua natura e sulla sua vita si presenti in forma di dilemma.

Seneca ha avvertito fortemente la presenza del male nella vita dei singoli e nella società; tuttavia. E pur sempre all’uomo, e solo a lui, che è data la possibilità di “ trasfigurare” la sua esistenza!

Dio ha voluto, che noi riconoscessimo la gloria della sua opera e ha immesso in noi un ardente bisogno di “ conoscenza” vera molla del nostro viaggio in ogni campo, verso l’ignoto, verso l’infinito.