domenica 13 agosto 2023


Quando scrivere significa partecipare alla vita

 

Di Vincenzo Calafiore

14 Agosto 2023 Udine




… in viaggio su una zattera

in un mare grande, a volte

troppo, in cui è facile perdersi, smarrirsi,

questo mare, narrazione d’una vita

slegata e smarrita ….”

        Vincenzo Calafiore

 

 

Lo sguardo attento e visionario dello scrittore centrifuga le visioni alterandone con la sua abilità i termini, i limiti, rendendo tutto fluido ove le forme si evolvono le une nelle altre e quello che prima era vero diventa falso, e il falso diventa vero, facendo – deragliare – i tragitti del pensiero conosciuti negli aspetti segreti del quotidiano seguendo piste oblique del visibile che portano all’interiorità, al nucleo vitale dell’esistenza stessa.

Per rimanere oggi in questo contesto odierno occorre non palesare quella forte sensazione d’estraneità, costruirsi insomma una realtà diversa, dove tutto è sfuggente, superficiale, infinitamente ipocrita.

Sono troppi i muri delle apparenze, troppe le maschere indossate per l’occasione dello spettacolo che riduce tutti a fantocci con la stessa maschera.

Ma c’è, ed esiste una dimensione fatta di lontananza da questo idiota disumano teatro del nulla, una dimensione che bisogna imparare a vivere con consapevolezza, per allontanarsi sempre più da questa immane bruttezza.

Quindi la distanza è una necessaria meravigliosa risorsa dell’anima!

Questa vita odierna a me pare “ un’allucinazione disperata “ per opposto può essere anche quella dei sognatori in fuga, colti o sorpresi nel loro vagare verso mete di diverse emozioni, di nuovi orizzonti proibiti; da questa odierna narrazione di una realtà simile a una Colonna Infame, emblema d’odio e paura verso il nuovo e il diverso pensiero, che da lontano arriva a turbare gli animi imbecilli dei fantocci di questo odioso sistema.

Sono una marea di storie personali che del viaggio sentono il dramma, nel confronto cercato con le questioni irrisolte dell’oggi che d’esistenza non hanno proprio nulla.

E’ tutto così maledettamente circoscritto, tutto in una parabola discendente, deludente, degradante. E’ viene da questi fantocci difeso come se fosse la cosa più preziosa, mentre non lo è affatto: è solo che una lurida, schifosa ipocrita menzogna, non è vita, è una vice vita, quella vera è andata perduta, diluita in questo suo stesso surrogato.

Allora l’ultima fiaba che si sta per scrivere, come metafora di un orientalismo rappresentativo di culture che s’incontrano sui temi più cari dell’ingenua bellezza e della spontanea allegria, sospesi su immaginari molteplici e su variegate emozioni, che del viaggio mai smarriscono il sogno!

Allora sì che è vita!


 

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