lunedì 28 settembre 2020

 Così … un giorno…

Di Vincenzo Calafiore

29 Settembre 2020 Udine

 

“ …… così dopo tanto mare

e lune tagliate dalle nuvole,

su queste spiagge vanno via gli anni.

Ma tu raccontami di te, delle tue

folate di vita, dei tuoi sogni

che come pagine ai giorni si scompigliano

senza certezze, più di amarezze, più di solitudine,

dimmi di te così lontana, così irraggiungibile …. “

                                       Vincenzo Calafiore

 

 

                    (  ASTRONAVE A REMI “ PEGASU “ )


 

Delle albe attese ho perso il conto, come pure non ricordo più ormai il calore del tuo corpo, le sensazioni lasciate sulla mia pelle dalle tue mani.

Io con la mia morte a cui racconto ormai da anni la stessa storia, accetta la mia stupida realtà, ma rimane la mia agonia per una malattia che conosco e che non riesco a curare.

E’ come se lei avesse rimesso assieme i pezzi, giusto per farmi sopravvivere, per rassicurarmi che mi lascerà ancora qui su questa spiaggia di granelli conosciuti, più volte fatti scivolare dalle mani … come lunghe fila di prigionieri allo stesso identico destino: la consapevolezza di esistere!

Ma loro, gli altri prigionieri, gli altri morti vivi … ? Quelli che ho intravisto nei miei

“ altrove ” nei sobborghi di città metalliche e luci artificiali, nelle favelas di Rio e di Buenos Aires, nelle periferie di Napoli, nelle bindovilles di Roma, quelli che legalmente si mettono in prigione, si torturano, si fanno sparire per sempre?

Quelli dei nuovi Vel d’Hiv e delle Dachau velate in tutta fretta?

Io che vivo nel mio regno “ dell’oltre “ che senso ha?

Tu si che lo sai, riflesso allo specchio senza età, perdutamente innamorato della vita, tu sì che lo sai che il mio Regno dell’Oltre sta dentro e no fuori.

E’ luogo e non luogo.

E’ tempo non tempo.

E’ sotto ed è sopra.

Nel Regno dell’Oltre i colori hanno suoni, i suoni colori, le parole sanno di parole, i verbi si raccontano, le età svaniscono, i sogni si materializzano solo in quella striscia di terra tra cielo e anima o nelle profondità degli oceani in te.

A quel Regno ci arrivi nudo, o a piedi nudi, cavalcando un’onda … sai perché?

Per sfuggire all’iniquo tiranno o per esplorare l’anima.

Ci arrivi senza corpo, perché l’hai perduto o abbandonato sulla riva dalla quale hai spiccato il volo verso l’Oltre al confine dei confini…

Ci arrivi senza parole, perché ti sono state portate via..

Ma tu sai che te ne è rimasta una sola in fondo all’anima è una parola magica: Amore! Che fa spalancare la porta del tuo sogno stipato e difeso, e dischiude giardini fioriti di alghe e colorate meduse.

Porti con te il dolore e le delusioni, le tristezze, le solitudini, le amarezze, ti perdi nei labirinti ove insegui l’amore senza mai poterlo raggiungere; inseguito dai mostri che lo vorrebbero ingoiare, sei sfidante o sfidato, libero e allo stesso tempo coatto.

Forse, se ancora possibile Amore, il suo eterno è lì … in fondo agli occhi che ti guardano perso in quel labirinto di mare e di cielo attorno alla luna, con le mani allacciate da bambino, da bambina.

Da qualche parte la fiaba d’amore è un dono d’amore!

E io mi sono attenuto a questo. Non saprei scrivere, raccontare, inventare senza la grande capacità di amare e di dare agli altri il proprio amore e chi è capace di prenderlo lo prenda.

Ma come faccio a spiegare al “ nulla “ che io non sono uno scrittore, che la mia fantasia non riesce a trovare una grammatica adeguata a comunicare col – nulla - ?

Spiegare al nulla che io sono sempre vissuto nelle strade, nelle piazze, nelle galere, e qui che ho incontrato l’amore: la vita! Così un giorno mi ricorderai.

 

sabato 12 settembre 2020

 E’ quasi un’altra vita



Di Vincenzo Calafiore

13 Settembre 2020 Udine


“ ….. piano piano cominci a renderti conto

che tutto è cambiato, raccapezzarsi è 

difficile, e hai solamente il desiderio

di tornare lì dove un tempo stavi bene..

ma questo intrapreso è un viaggio senza

ritorno … questo lo sai, questo fa di te

nulla come l’intorno, come l’attimo prima… “

                                    Vincenzo Calafiore



Ad ogni modo l’alba si avvicinò pian piano, sicura di se, ancora con la notte negli occhi, con le sue tempeste.

A guardarla, sembra una ballerina che  danza sulle: La morte del Cigno” lieve e dolce, nuvola rosa a un davanzale spoglio.

Danzò lieve agli orli di tutte quelle esistenze che da ogni vetro la stavano seguendo, come da un palcoscenico, attendevano il suo ingresso.

Lei, danzò piano per ognuno di essi che nel loro silenzio lasciavano dalle labbra come rose, parole che in qualche maniera ancora la potessero trattenere lì, nei loro occhi, in quell’immenso aurorale, intenso e profumato di vita, ancora da scoprire.

E’ un’alba da annusare, da trattenere tutta negli occhi affinché rimangano di lei le essenze, quella felicità velata da una tristezza in fondo al cuore. 

Ci sono pure io, in quella platea ad attenderla, sono qui ancora con l’ultimo sogno impigliato nella mia memoria, con la prima sigaretta fumata senza fretta, come fosse una lunga attesa.

La mia notte, passata tra le braccia di Poseidon accolse nel suo ventre scuro, quei pensieri che mi portavano a un’altra vita, quella vita che avrei voluto e che mai si è realizzata, è in me il ricordo di un bambino mai nato.

Forse è di questo che si tratta, forse non sono mai nato!

Ma oltre i vetri, laggiù, nei colori aurorali, da qualche parte c’è lei, chissà se dorme o è sveglia come lo sono io …. In questa alba c’è la poesia della vita, la tenerezza di un abbraccio, l’amore in un bacio!

Voglio solo farti felice!

Tu questo lo sai, basterebbe solo che tu guardassi i miei occhi, lì troveresti tutto quello che non riesco a dirti!

Tu mi senti anche nelle distanze, sai che sono qui, dietro questo sipario ad attenderti, a vederti venire avanti con quella felicità e gioiosa esistenza che ti porti addosso.

Sai comunque che io ti amerò per sempre, perché vedi, l’amore è qualcosa che rimane addosso, è una seconda pelle, o un vestito in cui ci sta bene, è quella cosa che non dovrebbe mancare mai, e mai essere tradito o peggio ancora svenduto.

Io sono quasi giunto alla fine del mio viaggio, mancheranno pochi chilometri all’ultima stazione; non so cosa potrò trovare, se ti troverò ad attendermi, o se scendendo da quel vagone mi troverò solo su un lungo desolato marciapiede!

So solo che ti amerò ancora come prima ma con molta poesia! Con molta vita!

Come fosse quasi un’altra vita!



venerdì 11 settembre 2020


 

Un’alba mancata

 

Di  Vincenzo Calafiore

12 Settembre 2020 Udine

 

“ … a ucciderti non è la morte

Sono, l’assenza e la consapevolezza

del tempo a finire … ti uccidono

lentamente come un veleno invisibile .. “

                    Vincenzo Calafiore

 


 

Sai, non è facile per me viverti distante, relegato in una paludosa lontananza.

Questa mia vita, credimi, non è vivere, ma è uno rimanere fermo in una lontana stazione, lontana da ogni cosa, ad attendere un treno, che forse mai da qui passerà. Resto a ricordare

 nei giorni vuoti e sogni, tanti, che si sono frantumati nelle albe attese come una sposa sull’altare della speranza.

Amore così io continuo ad amarti dopo tanti anni e non mi sono stancato mai, nemmeno un attimo di farlo, ma sono io che lottando contro i miei anni cerco di sopravvivere per poterti accogliere quel giorno, che verrà, in cui tu venendomi in contro spalancherai le tue braccia in un grande abbraccio.

Io distante anche nei tuoi distratti quotidiani,ancor più lontana ,tanto da essere per me irraggiungibile eppure  così vicina nella mia mente, nei pensieri che comunque il più delle volte mi fanno stupidamente allungare le braccia, finisco così per abbracciare me stesso.

Dovrei imparare a odiarmi, ma c’è che in questa mia solitudine riesco a guadagnar pena per quell’uomo curvo a una scrivania perso chissà in quale immaginazione.

Chiamami amore, Dio se lo vorrei sentirmelo addosso!!

Da quanto tempo non sento sulla mia pelle il calore delle tue mani,

da quanto tempo non sento il profumo che ha il corpo di una donna.

Eppure sono qui stupidamente ad attenderti … pensa quanto tempo è andato perduto,

pensa a quanta vita è andata via vuota e meschina.

Pensa ai quanti no di questa vita che mi sono passati addosso come onde, che mi hanno portato ovunque tranne che da te, nelle tue braccia, lasciandomi sempre in luoghi che non riconosco, e che non considero neanche vita.

E invece nonostante tutto, ogni giorno si compie il miracolo: ti dico, ti amo! Ti aspetto.

In quelle notti sperdute, nelle notti come questa, amore sul quel treno di desiderio, che è già amore, ritorno.

Ma in una notte d’amore come questa  che cosa ci si può aspettare di più, anche se è una notte ferita, giusta per lasciarsi andare, è una notte che fa ricordare la vita e vedere l’amore così vicino da poterlo toccare, con la punta di una matita disegnarti su un cuscino, solo per ricordarti,  per farmi ricordare da te.

Amore lontano, amore distante, non ricordo più niente di te! Con la memoria che cerca, ritagli e frammenti, di te, da ricomporre per avere un’immagine, un profumo nelle narici, un’immagine striata come il mio tramonto lento e inesorabile, con la fortuna di vivere adesso questo mio tempo sbandato, abbandonato da ogni senso, è un vento che viene da lontano e mi prende alla testa, quell’immagine sfocata dei tuoi seni abbandonati sul mio viso nelle penombre di persiane abbassate.

E’ la mia notte lontana, con un piede già nel prossimo futuro, è una notte da imparare a memoria come una poesia, scritta per ricordarmi dopo quanto ho amato.

Dunque questo sono io, un uomo che spera ancora di poter vivere, giusto il tempo di poterti nuovamente amare, senza nulla cambiare, senza nulla dimenticato.