mercoledì 28 maggio 2014

Tanto tempo fa, avevo stipulato due contratti con due Editori importanti, diversi.Dopo molto tempo e senza soddisfazioni, usato da questi, ho deciso di regalare i miei libri a chi vorrà leggerli, scaricandoli dal mio sito: www.calafiore.eu
Trattasi di " narrativa" senza complicazioni, ne volgarità, offese morali, tanto per capirci uno stile di un tempo, quando esistevano grazia e cortesia, buona educazione. Troverete anche la richiesta da parte mia di fare una libera offerta necessaria per me almeno per acquistare lo stretto necessario per poter scrivere inquanto i miei racconti nascono scritti su quaderni e dopo le necessarie correzioni e variazioni viene trascritto sul pc per essere poi introdotto nel mio sito. A presto uscirà : " Cenizas de palabras" Ceneri di parole, interamente tradotto in lingua spagnola. Ne verranno immessi altri due romanzi  e quando sarà terminato anche " La luna Arida"  tutti a vostra scelta. Cordiali saluti a tutti voi, Vincenzo Calafiore

domenica 18 maggio 2014

AVVISO

Miei cari Amici ed Amiche, vi comunico che a breve potete visitando il mio sito:
www.calafiore.eu  nella sezione novità troverete il libro " Ceneri di parole" in lingua spagnola e l'ultimo lavoro " Pelagia" che potrete scaricare gratuitamente per leggervelo con calma. 
Grazie della Vostra cortese attenzione, vi saluto caramente tutti.
                                                                                                                Calafiore Vincenzo

venerdì 16 maggio 2014


L’UNICA CERTEZZA E’ L’INCERTEZZA

By Vincenzo Calafiore

Dalle alture di Costantinopoli abbiamo visto l’ellena terra e il suo mare.
Tornammo dopo un lungo viaggio negli angoli spregiudicati di una memoria che ad ogni costo ha voluto che noi fossimo là, come un giorno di prima vita avvolta dalla bruma di nuvole basse svaporate agli orli.
Custodi d’una promessa a chi con noi era partito negli anni prima che s’era fermato ormai stanco nelle terre basse di Koranzukz, custodivamo la “chiave” che avrebbe potuto permetterci di conoscere, una volta giunti sul Monte Athos, i misteriosi disegni di noi predestinati con la coscienza morta dopo le stragi degli Armeni.
Non potemmo che rimanere in silenzio consci che l’esperienza subita ci fece apprezzare una libertà e un’indipendenza di cui non potevamo più farne a meno.
Raccontiamo di terre che non vedremo mai più e di fatti di cui non saremo più testimoni ma che noi, reporter, abbiamo potuto osservare dal vivo.
Noi, con la nostra unica chance di guardare da vicino grazie ad una mediazione interiore, grazie ai nostri occhi che si sono affidati agli eventi, a violenze, raccontate in punta di biro per svelarle poi a coscienze assopite. Che incapaci di trattenersi non solo da menzogne e invenzioni, ma anche dal fingere di sapere più di quanto non sanno.
Karl aveva uno sguardo più acuto di noi, marinai, che abbiamo solcato gli oceani, riportando a casa dal nostro viaggiare  messi infinitamente più ricche, poi sulle bocche di tanti private dal loro significato originario, senza più poesia, senza amore, senza inchiostro.
Un tempo eravamo capaci di raccontare di ciò che avevamo visto in modo convincente e anche pennellato di poesia riuscivamo ad inchiodare il lettore sin dalla prima frase riuscivamo a tenerlo in tensione fino all’ultima poesia. Poi nel tempo i grandi maestri dell’illusione hanno avuto il sopravvento e la razza di lettori fu pian piano traslata sulle pagine di libri pieni di figurazioni senza parole così andarono perduti gli accenti e gli apostrofi, finirono per non saper più leggere e parlare.
I reporter confinati agli angoli estremi di un sistema riduttivo, più di grosse cifre.
Ci sono state grandi rivoluzioni e tante sconfitte, massacri, deportazioni, raccontati sommariamente perché così fu imposto, le bugie e i falsi ebbero il sopravvento. Ma in quell’umanità macerata dall’ingrasso non morì il desiderio di “informare” raccontando le verità celate e ebbero inizio le lunghe epurazioni fra le fila di quei marinai drogati dal profumo dei soldi.
Partimmo in tanti per direzioni e mari diversi in un’alba senza forma esausti del fracasso della finzione bramando ciò che funzione non è; incapaci di distinguere la verità dall’invenzione, partimmo al fine di placare la bramosia di verità in un modo più completo e più a misura di un essere umano.

La non esistenza della verità assoluta.

Inviammo a milioni di abitanti di questo pianeta racconti forse in modo non molto diverso da come gli antichi ascoltavano narrare del coraggio di Achille o delle avventure di Ulisse.
E il fatto che il mondo è ebro di significati fasulli, e invece che di una verità assoluta esiste un brulicare di verità relative che si contraddicono l’un l’altra e che l’unica certezza è la saggezza dell’incertezza.!  

 

 

giovedì 15 maggio 2014


CHE STRANO PROFUMO HA LA VITA

 

                                                                      By Vincenzo Calafiore

 

Dalla finestra di quella stanza si poteva vedere il mare in tutte le sue sfumature, sentirne i profumi che giungevano dalle terre oltre il filo d’orizzonte.
In un angolo del terrazzo che si affaccia sul lenzuolo blu, il vecchio albero di limoni; cresciuto dentro una giara crepata e tenuta assieme dai diversi giri di filo d’acciaio. Lascia nell’aria un delicato profumo di zagara; da qui si può guardare lontano, oltre il mare, oltre i diversi confini dell’uomo, oltre le diverse immaginazioni.
Ho imparato a disegnare i sogni, mai sono riuscito a dargli un nome, un volto, anche se lo stesso nome in altre lingue aquisiva nella mente mia e solo per me altro significato, altra musicalità, altre ampiezze lei che in me è un vento forte di ogni direzione.
Il suo nome, una storia di brevi pagine scritte ogni giorno.
E’ un libro, un grosso, grande,bellissimo romanzo.
Ci sono risvegli in cui non ricordo il mio nome e altri ancora in cui vorrei averne uno!, altri per sfuggire all’inquietudine che mi porto dentro, alle cose che vengono o accadano per assottigliare, levano.
Così sono un seme che non fa radici, in balia di un vento che mi lascia cadere in ogni ovunque sconosciuto senza una giusta sorte.
Forse la mia vita è questa, un vento di tanti altri uomini in un viaggio senza tempo.
Dunque perché cercare di fermare o modificare, quel che è stato, o che sarà, comunque già scritto e solamente da leggere o da immaginare dentro notti perdute nello squallore di un pensiero illuminato dai riverberi di un sogno.
Per questo sono tornato a cadere nel suo gioco, e per questo voglio rimanere ancora tra queste pagine lontane dalle grandi rotte di navigazione, fra le quali, immaginando potrei raggiungere ciò che altri tentandoci hanno già perso memoria di se..
Non ci sono però cose più belle dell’aprire gli occhi e trovarsi davanti la dolcezza dell’attimo fissato dagli occhi che in quel preciso momento stanno a guardare, o sentire il profumo che ha la pelle al mattino, come di un fiore schiuso all’alba di un giorno qualunque già roso e finito.
E’ una sensazione da ricordare come una vela floscia ricorda i venti che un giorno la fecero volare sul filo d’acqua senza affondare nei bassi pantani nei quali i piedi sono costretti.
Ecco forse bisognerebbe focalizzare l’attenzione a questo evento e non a voci lontane che  obbligano a direzioni e alle diverse strade di un preconcetto o peggio ancora di un affrettato giudizio senza appello.
E’ allora che incontro Dio a cui consegnare la mia anima fino al prossimo risveglio e alla possibilità di essere avvicinato da un sogno, un grande sogno custode della risacca che sale inebriando di bianco salino l’infinito racchiuso in una conchiglia di madreperla! La vita.
Era un tempo dipinto da mano ignota quando io e lei ci siamo incontrati, fu sin dall’inizio un grande amore, e lo è ancora adesso dopo 68 leghe marine assieme; quanta gratitudine, quanto coraggio ci sono voluti per ricominciare ogni volta senza memoria.

 

mercoledì 14 maggio 2014

Miei cari amici ed amiche che mi leggete, mi piacerebbe moltissimo conoscere il vostro pensiero, non abbiate timore o vincete la vostra timidezza e scrivetemi pure io vi risponderò e chissà che non possano nascere delle belle amicizie. A voi buone cose sempre!!!

sabato 10 maggio 2014

 
 
 
 
 
LA CALABRIA
( Non solo ndrangheta )
 
By Vincenzo Calafiore
Ai rematori, vigorosi giovani con la pelle color tabacco, capelli neri corti e occhi di gabbiano, quando affondavano il remo nell’acqua gli si gonfiano i muscoli e le vene nelle mani che a guardarle sembrava che gli stessero per scoppiare le vene. La barca ebbe un primo sussulto, poi annegò la sua pancia e allontanandosi dalla riva della baia “ rina janca “ ( sabbia bianca) lasciò dietro di se una sottile linea biancastra che sparisce nel blu intenso del fondale.
Remarono con un ritmo serrato per raggiungere l’altra spiaggia  al di là del piccolo promontorio dove ero atteso da un mio vecchio e caro amico. Con lui eravamo andati sul Monte Athos, a ritrovare le nostre origini. Ricordo che quando ci recammo sul Monte Athos, per noi fu come piombare come per incantesimo nel medioevo.
Durante il cammino verso l’antro del monaco eremita che mi accompagnava, io rivedevo come in un film quanto avevo letto circa la vita dei nostri monaci calabresi nel medioevo che percorrendo i boschi dell’Aspromonte si recavano da un monastero all’altro, addirittura affrontavano il mare Egeo per raggiungere il Monte Athos.
Nel 3 di maggio del 1991 la chiesetta di San Giovanni Crisostomo, conosciuta meglio come Giovannello a Gerace venne riaperta al culto e consegnata ai monaci del Monte Athos…. Dopo cinquecento anni dall’abolizione del rito greco a Gerace e dopo mille dallo scisma della chiesa d’Oriente, nella chiesa è ritornata l’antica liturgia bizantina.
Non molto lontano ma ricco di suggestione e di fascino, l’antico monastero di San Giovanni Therestis a Bivongi riaperto al culto bizantino, era l’anno 1994. La presenza dei monaci nel territorio della locride  è un richiamo e visitare questo lembo meridionale della Calabria Jonica è come visitare il Monte Athos, luogo avvolto dal fascino del mistero. E’ lo stesso paesaggio, stesse vallate, stessi alberi, profumi della natura, addirittura anche gli stessi monaci, con la differenza che nella regione dell’Athos calabrese anche le donne possono accedervi e fare esperienza.
Sembrano, questi, sogni di tempi molto più lontani. Io stesso quando torno per qualche giorno a vivere fra queste cose mi sento riassalire da tante suggestioni, mi ridivengono parenti e familiari le cose occulte, mi si aprono le porte dei misteri! Il fascino e il mistero dell’itinerario Bizantino Calabrese è dovuto alla persistenza di una cultura ancora viva e palpitante.
Questa è la Calabria e non quella che ci vogliono rappresentare come fosse una maledizione viverci e non è vero come il presentarsi inermi o arresi, umiliati dallo strapotere mafioso voluto e mantenuto per mistera sorte diversa dai misteri citati.
La ndrangheta la si potrebbe sconfiggere usando il plotone d’esecuzione e il processo sommario; ma è un comodo di tanti altri segreti e quindi le cose resteranno così come sono state in passato e lo saranno ancora oggi e domani. Mentre la vera Calabria vive orgogliosamente il suo tempo onesto con il disonesto,
amico e foraggiatore di altri amici!!!!

giovedì 8 maggio 2014

LA CALABRIA
( Non solo ndrangheta )
 
By Vincenzo Calafiore
Ai rematori, vigorosi giovani con la pelle color tabacco, capelli neri corti e occhi di gabbiano, quando affondavano il remo nell’acqua gli si gonfiano i muscoli e le vene nelle mani che a guardarle sembrava che gli stessero per scoppiare le vene. La barca ebbe un primo sussulto, poi annegò la sua pancia e allontanandosi dalla riva della baia “ rina janca “ ( sabbia bianca) lasciò dietro di se una sottile linea biancastra che sparisce nel blu intenso del fondale.
Remarono con un ritmo serrato per raggiungere l’altra spiaggia  al di là del piccolo promontorio dove ero atteso da un mio vecchio e caro amico. Con lui eravamo andati sul Monte Athos, a ritrovare le nostre origini. Ricordo che quando ci recammo sul Monte Athos, per noi fu come piombare come per incantesimo nel medioevo.
Durante il cammino verso l’antro del monaco eremita che mi accompagnava, io rivedevo come in un film quanto avevo letto circa la vita dei nostri monaci calabresi nel medioevo che percorrendo i boschi dell’Aspromonte si recavano da un monastero all’altro, addirittura affrontavano il mare Egeo per raggiungere il Monte Athos.
Nel 3 di maggio del 1991 la chiesetta di San Giovanni Crisostomo, conosciuta meglio come Giovannello a Gerace venne riaperta al culto e consegnata ai monaci del Monte Athos…. Dopo cinquecento anni dall’abolizione del rito greco a Gerace e dopo mille dallo scisma della chiesa d’Oriente, nella chiesa è ritornata l’antica liturgia bizantina.
Non molto lontano ma ricco di suggestione e di fascino, l’antico monastero di San Giovanni Therestis a Bivongi riaperto al culto bizantino, era l’anno 1994. La presenza dei monaci nel territorio della locride  è un richiamo e visitare questo lembo meridionale della Calabria Jonica è come visitare il Monte Athos, luogo avvolto dal fascino del mistero. E’ lo stesso paesaggio, stesse vallate, stessi alberi, profumi della natura, addirittura anche gli stessi monaci, con la differenza che nella regione dell’Athos calabrese anche le donne possono accedervi e fare esperienza.
Sembrano, questi, sogni di tempi molto più lontani. Io stesso quando torno per qualche giorno a vivere fra queste cose mi sento riassalire da tante suggestioni, mi ridivengono parenti e familiari le cose occulte, mi si aprono le porte dei misteri! Il fascino e il mistero dell’itinerario Bizantino Calabrese è dovuto alla persistenza di una cultura ancora viva e palpitante.
Questa è la Calabria e non quella che ci vogliono rappresentare come fosse una maledizione viverci e non è vero come il presentarsi inermi o arresi, umiliati dallo strapotere mafioso voluto e mantenuto per mistera sorte diversa dai misteri citati.
La ndrangheta la si potrebbe sconfiggere usando il plotone d’esecuzione e il processo sommario; ma è un comodo di tanti altri segreti e quindi le cose resteranno così come sono state in passato e lo saranno ancora oggi e domani. Mentre la vera Calabria vive orgogliosamente il suo tempo onesto con il disonesto,
amico e foraggiatore di altri amici!!!!
Ma questa terra è tutta da scoprire. Ha una ricchezza di storia poco nota, una ricchezza di valori, purtroppo sopiti, un fascino ambientale e paesaggistico incredibile, come lo è essere “ calabrese” .
 
 


domenica 4 maggio 2014


RUE DE MERDE
By Vincenzo Calafiore.
Ci hanno insegnato e fatte scrivere più volte parole da ricordare e verbi da coniugare nella perfetta simbiosi di un pensiero nato e da sviluppare; si trattava di quei fondamentali sui quali poi la nostra vita sarebbe scivolata per affrontare successivamente il mare grande.
Era una forma ben precisa, una strada nota anche se nascosta nella sabbia e ombreggiata dai rovi, così è iniziata così è ancora; adesso continua il viaggio tenendosi sempre distante dai tanti pezzi di vetro che luccicando hanno indotto con l’inganno a seguire i loro riluccicare.
Molti hanno abbandonato quella via celata per seguirlo e non hanno fatto più ritorno.
A distanza di tempo per la verità non quantificabile mi sono trovato assieme a una moltitudine eterogenea in mezzo a spazi di tanti orizzonti di cieli puliti e di un azzurro intenso, abbiamo incontrato e sostato in diverse oasi ove con altra gente abbiamo diviso il pane e bevuto la stessa acqua, danzato con la stessa musica.
In un deserto appena iniziato nudi e senza vergogna ci siamo immersi  nell’acqua d’una fonte fra le rocce e guardandoci negli occhi scoprimmo la nostra stanca età con la sua poesia nelle in mezze strofe.
Rimase il silenzio privo di significato in bocche afone.
La nostra nudità d’anima peggiore è un’alba! , conosciuta e fotografata più volte, uguale anche nelle diverse sue manifestazioni.
Dove sta il senso.
Magari più avanti incamminandoci in quella direzione potremmo incontrare fortunatamente un villaggio sperduto ove ancora si parla il linguaggio che la nostra memoria ha volutamente, forse per suo agio, cancellare; sostituendolo con altri più accomodanti, più convenevoli.
Dai dorsali della solitudine, imbrigliati da linee bianche e lattiginose, certe volte si può guardare il cielo di una memoria che a fatica riesce a far tornare visi e linguaggi, suoi ormai da tempo.
Tornano in rapida frequenza a file serrate, le misere e cenciose velleità di un’età superba,  maestosa costellazione di errori e omissioni.
Che imbecillità grande è stata.
Ora è come uscire da città vinte e altari profanati!
Credevamo tutti d’essere delle crisalidi e di poter superare i diversi orizzonti; quando siamo che esseri nati dal caos di una tempesta creatrice come il vento e l’acqua figli della stessa tempesta. L’acqua è madre, la nostra madre e la stiamo avvelenando, fonte di tutte le cose è vita, purificazione. Il vento è la libertà che è andata perduta nei vari passaggi interiori. Siamo nient’altro che paesaggi in evoluzione, paesaggi di mutati orizzonti sempre più lontani, sempre più difficili da raggiungere:
non abbiamo mai avuto le ali!