giovedì 15 maggio 2014


CHE STRANO PROFUMO HA LA VITA

 

                                                                      By Vincenzo Calafiore

 

Dalla finestra di quella stanza si poteva vedere il mare in tutte le sue sfumature, sentirne i profumi che giungevano dalle terre oltre il filo d’orizzonte.
In un angolo del terrazzo che si affaccia sul lenzuolo blu, il vecchio albero di limoni; cresciuto dentro una giara crepata e tenuta assieme dai diversi giri di filo d’acciaio. Lascia nell’aria un delicato profumo di zagara; da qui si può guardare lontano, oltre il mare, oltre i diversi confini dell’uomo, oltre le diverse immaginazioni.
Ho imparato a disegnare i sogni, mai sono riuscito a dargli un nome, un volto, anche se lo stesso nome in altre lingue aquisiva nella mente mia e solo per me altro significato, altra musicalità, altre ampiezze lei che in me è un vento forte di ogni direzione.
Il suo nome, una storia di brevi pagine scritte ogni giorno.
E’ un libro, un grosso, grande,bellissimo romanzo.
Ci sono risvegli in cui non ricordo il mio nome e altri ancora in cui vorrei averne uno!, altri per sfuggire all’inquietudine che mi porto dentro, alle cose che vengono o accadano per assottigliare, levano.
Così sono un seme che non fa radici, in balia di un vento che mi lascia cadere in ogni ovunque sconosciuto senza una giusta sorte.
Forse la mia vita è questa, un vento di tanti altri uomini in un viaggio senza tempo.
Dunque perché cercare di fermare o modificare, quel che è stato, o che sarà, comunque già scritto e solamente da leggere o da immaginare dentro notti perdute nello squallore di un pensiero illuminato dai riverberi di un sogno.
Per questo sono tornato a cadere nel suo gioco, e per questo voglio rimanere ancora tra queste pagine lontane dalle grandi rotte di navigazione, fra le quali, immaginando potrei raggiungere ciò che altri tentandoci hanno già perso memoria di se..
Non ci sono però cose più belle dell’aprire gli occhi e trovarsi davanti la dolcezza dell’attimo fissato dagli occhi che in quel preciso momento stanno a guardare, o sentire il profumo che ha la pelle al mattino, come di un fiore schiuso all’alba di un giorno qualunque già roso e finito.
E’ una sensazione da ricordare come una vela floscia ricorda i venti che un giorno la fecero volare sul filo d’acqua senza affondare nei bassi pantani nei quali i piedi sono costretti.
Ecco forse bisognerebbe focalizzare l’attenzione a questo evento e non a voci lontane che  obbligano a direzioni e alle diverse strade di un preconcetto o peggio ancora di un affrettato giudizio senza appello.
E’ allora che incontro Dio a cui consegnare la mia anima fino al prossimo risveglio e alla possibilità di essere avvicinato da un sogno, un grande sogno custode della risacca che sale inebriando di bianco salino l’infinito racchiuso in una conchiglia di madreperla! La vita.
Era un tempo dipinto da mano ignota quando io e lei ci siamo incontrati, fu sin dall’inizio un grande amore, e lo è ancora adesso dopo 68 leghe marine assieme; quanta gratitudine, quanto coraggio ci sono voluti per ricominciare ogni volta senza memoria.

 

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