venerdì 26 aprile 2024


 

25 Aprile

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Aprile 2024 Udine


 

Quando un popolo è divorato dalla sete di verità, si trova degli – Osti – che gliene versano a volontà, quanto ne vuole, fino ad ubriacarlo. Accade allora che la si prende. In questo caso non vi è più riguardo, per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una brutta pianta: la tirannia! Ed è quello che è successo in questa giornata, esclusivo appannaggio di una parte sociale che esclude la stragrande maggioranza di altri cittadini.

 

<< Non c’è mortale che sia libero >> :così Ecuba riflette amaramente, nell’omonima tragedia di Euripide, sul destino che accomuna tutti.

Per Ecuba, sventurata regina, la libertà è un bene prezioso e fragile, sempre ricercato ma irraggiungibile, poiché siamo schiavi del denaro, del potere, delle leggi ingiuste. In realtà, il mondo antico è particolarmente sensibile ai valori della libertà e alle sue molteplici sfumature.

La lingua greca si serve, principalmente di due distinte parole per indicare questa condizione:

“ Eleutheria “ (ελευθερία ) è la libertà nella sua accezione politica: libero è colui che nasce da genitori non schiavi, né è soggetto al potere di un tiranno ( o di una corrente politica ).

Esiste poi la  “ Parresìa “ (παρρησία ), cioè la libertà di parola, esercitata sia in ambito politico, sia nel dialogo franco e senza timore di giudizio altrui.

 

Essere liberi non significa semplicemente non essere schiavi, ma condividere con altri. In questo senso sono decisamente illuminanti le riflessioni di Michel Foucault sulla parresìa: la libertà di parola, nel suo legame con la verità, presuppone sempre un vincolo di responsabilità nei confronti dell’uditorio. Non esiste libertà di parola se non all’interno di un contesto, che è rispetto di se e dell’altro nella ricerca incessante della verità.

Ieri ciò è stato calpestato, vietato, violento, aggressivo.

Socrate riconosce che il dialogo è un’occasione di cambiamento, comporta in esso, la presenza di tre elementi irrinunciabili: la conoscenza ( episteme ), la benevolenza ( eunoia) verso l’interlocutore e la franchezza o semplicemente la libertà di parola ( parresìa).

 

Il dialogo vero, ci permette di conoscere meglio noi stessi e l’altro, ha dunque bisogno non solo di sapere in parte, ma anche e soprattutto di una predisposizione alla cura e alla responsabilità, come indicano la franchezza e la benevolenza.

 

La parresìa è una pratica di libertà che presuppone profonde qualità morali e sociali.

Svincolata dalla politica. Perché non va mai censurato il discorso di un uomo giusto e onesto

( dikaios ). Come ci ricorda la Fedra di Euripide, la parresìa è la condizione di felice libertà garantita dalla buona reputazione, cioè dalla consapevolezza della propria limpidezza.

 

Nonostante il valore attribuito alla libertà interiore nei dialoghi platonici egli viene associato alla condizione di parresìa. Si riconosce in Socrate il vero maestro capace di vagliare l’animo dell’interlocutore. In definitiva la “ parresìa” è una pratica  fondamentale del basanizein, cioè del mettere alla prova l’anima.

Nell’Apologia di Socrate, testamento spirituale per l’umanità, Socrate rivela ai cittadini la via verso la salvezza e la virtù << infatti io me ne vado in giro facendo nient’altro che cercare di persuadere voi, giovani e vecchi, che non dei corpi dovete prendervi cura, né delle ricchezze né di alcun’altra cosa, ma dell’anima, in modo che diventi virtuosa, sostenendo che la virtù non nasce dalla ricchezza, ma dalla virtù stessa. >> Socrate ricorda che il vero bene è prendersi cura non delle ricchezze e della fortuna, ma di quel tesoro dell’anima che è la saggezza che è venuta meno in questa giornata che sarebbe dovuta essere sotto un’unica bandiera e così ancora una volta non è stato e mai lo sarà se non cambia il pensiero o la condizione della parresìa!

 

giovedì 25 aprile 2024

 

                  VITA

 

Vita sempre mi foste cara,

l’ho amata e ancora l’ho nel cuore

Le scrivo mia amata pieno di nostalgia.

Mi tenga nel cuore, La prego!

Non getti via questa occasione, La prego

mi ami come solo Lei sa amare,

La prego!

                                    Vincenzo Calafiore

mercoledì 24 aprile 2024

 

Certe volte

è come se mi mancasse il cielo.

Certe volte mi manca il mare

Il mare che non riesco a raggiungere

toccare con una carezza.

E’ come se la vita venisse meno,

cado nel buio

a volte sogno

perché mi piace sognare

io

a volte

è come se non mi conoscessi

e mi do del lei

mi rivolgo una preghiera

capace di sedare il Demone dell’Amore

che è in me.

Come se non bastasse mi rivolgo a Dio

gli domando a pieni polmoni

che si sleghino i miei pensieri

i sogni, i miei polsi, le caviglie!

Miei viaggi di notte

senza una rotta

lontana riva e luna ubriaca di luce !

Io che mi perdo a piccoli pezzi

Attento ai miei passi incerti sulla sabbia…..

Se almeno questa notte

ci fossero le stelle ad ingannarmi

ad illudermi

che c’è l’amore che c’è Dio!

A volte il mare chiama.

                                     Vincenzo Calafiore

   

( 1° Classificato Premio Dante Alighieri – Terni )

 

 

 

Dell’amore voglio la giusta parola

quella parola che tutto ha in se,

che raggiunga il cuore con l’ardore suo.

E trovo nuovi orizzonti allo schiarire dell’alba,

alfabeti muti di segni che graffiano l’anima,

cerco le immagini nelle sue pupille limpide,

nel turbinio sanguigno, nell’urlo dell’anima.

Guardo e vedo il tuo volto, la tua pelle disegnata,

sento il tuo affanno sotto la tua pelle …

è un amore sopra le nuvole, una danza gitana

che porta sopra le stelle.

E infine sconfitto e misero, torno al mio giuoco

in un blu di vento e di sole che sa di sapienza, di sale;

ripeto piano la parola esatta sempre lì nella mia testa.

Tu

così dolce e infinita

la parola esatta, la pronuncio,e provo a farti rimanere

supina nei miei occhi.

Ma tu ti perdi come una preghiera

come un granello di speranza

 e il tuo nome grande come un universo, torna a sera,

nella mente c’è un’altra vita!

                                                  Vincenzo Calafiore

lunedì 22 aprile 2024

 

 

 

Io sono Enzo,

come Plinio,

Enzo il “ vecchio “ !

Ho visto tutto di questo umano

ho scritto con una matita

soppesata fra pollice e indice

come le parole, in un giusto equilibrio,

sulle pagine bianche delle chiare albe

di un diario di appunti, carta grossa, ruvida,

ansimante e ferita, orgogliosa, sotto i segni della matita.

Come anima mia, sai cogliere il mio dolore muto

lo traduci in parole, ritmo, musica, polvere di magia.

I pensieri sono solo parole alate, polvere di stelle cadenti

nelle tue pupille scure, finiscono nel vorticare sanguigno,

nelle urla dell’anima, sotto la tua pelle.

Si, sono io Enzo il vecchio

Il più delle volte, solo, ad attendere il sole,

il rumore del tuo respiro,

le tue crespe labbra, ruvidi fogli,

su cui scrivere una pagina d’amore, forse!

 

                                 Vincenzo Calafiore

domenica 21 aprile 2024

 

Lo vedi ?

Quello è il mare, ma non lasciarti affascinare

è un trucco, un’illusione per farci

vedere un orizzonte e oltre.

Noi invece siamo di qua

siamo pietre, fango, sabbia

conchiglie vuote; incapaci

di cambiare il mare in oceano .

Io, tu, gli altri abbiamo visto sempre mare,

mai oceano, perché ci è stato insegnato così.

Non potremo mai essere oceano

Siamo limite, ferro, timore, paura,

terrore, rimorso, angoscia, cose

che ci rubano tutto, ogni cosa.

A volte in certe visioni

siamo riva,

impronta sulla sabbia di una riva

il luogo più primordiale del mondo

dove la terra non è terra

e il mare non è oceano

dove tutto ha inizio

e diventa infinito.

Allora si se guardi così il mare

ti troverai davanti a un oceano,

a un oceano mare.

Noi siamo riva,

traccia di umanità

confine

orizzonte! Ove entrare per incontrare Dio !

 

                        Vincenzo Calafiore

 


venerdì 19 aprile 2024

 

 

Come le rondini tornano in primavera

torna alla mente l’amore ed è vita,

un motivo per vivere.

Come il mare, quel mare infinito

che attraversano le rondini per tornare

anch’io amandoti ho un motivo

per aspettarti come un incerto domani

così come la nostalgia dei tuoi baci!

 

                            Vincenzo Calafiore