giovedì 10 luglio 2025


 


SUD

( 17-08-19L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA)


Di Vincenzo Calafiore

10 Luglio 2025 Udine

.... certe cose non le dimentichi mai,

il mare, la passeggiata più bella del mondo,

il profumo del caffè e delle pasticcerie per strada,

il profumo del pane appena sfornato.

Ma anche il saluto da un marciapiede all'altro,

il chiasso dei bambini, la piazzetta, la fontana

gli amici seduti sul muretto ad aspettarti …

la sigaretta fumata con gusto, il profumo addosso

e la brillantina sui capelli..... Tano il barbiere

detto anche” pezza di lardo “ e Nicola il meccanico

delle Vespe ! “ Vincenzo Calafiore


Certe cose non le dimentichi mai, il mare, la passeggiata più bella del mondo,il profumo del caffè e delle pasticcerie per strada,il profumo del pane appena sfornato. Il gelato mangiato passeggiando, le granite di caffè, l'arancino mangiato guardando il mare. Ma anche il saluto da un marciapiede all'altro, il chiasso dei bambini, la piazzetta, la fontana

gli amici seduti sul muretto ad aspettarti … la sigaretta fumata con gusto, il profumo addosso,C la brillantina sui capelli..... Tano il barbiere detto anche” pezza di lardo “ e Nicola il meccanico delle Vespe !

Come si possono dimenticare queste cose?

Come si potrebbe dimenticare il SUD? Sarebbe come avere una vita senza sogni, colma di maschere!

Una città, un paese del Sud, le sue colline, le sue strade e un negozio di barbiere, la bottega che vende di tutto, il piccolo distributore di benzina. Operai seduti sulle panchine che attendono il lavoro e nuvole che corrono sotto un cielo azzurro.

Il Sud, una terra che sta lì ferma ad attenderti, e quando torni ti accoglie con le sue magie, ti accoglie rendendoti parte di lei , con i suoi paesaggi dai colori forti. Ti accoglie con le sue parole scabre come l'esistenza, con i visi che si affacciano con le pene antiche e la fatica, con la delusione disegnata dai sogni, uno dietro l'altro, incalzanti come le maree del suo mare, in questo mondo indifferente.

Io sono qui, in questo profondo Nord, un buco nero nella mia esistenza, perso in una specie di equinozio di primavera, il giorno d'equilibrio perfetto assieme alla creazione più bella dell'uomo, una compagna di sempre, che ha attraversato i millenni, le civiltà, le culture, i luoghi: la Poesia … di ogni luogo e tempo.

Quando sono in paese mi nascondo dentro le nuvole, vedo i tetti delle case, il campanile della chiesa e i vicoli stretti.

Da qui, da questo cielo lattiginoso del Nord penso alle nuvole bianche d'inverno al mio paese. Certi pomeriggi quando mi alzavo dalla scrivania, le fissavo con intensità e ansia come accade quando si aspetta l'arrivo di una persona cara. Avevo voglia di accarezzarle con la mano, prenderle e metterle in tasca tanto erano basse e vicine.

A volte avrei voluto fissarle per terra come quando si giocava a nascondino; mi veniva voglia di riempire di nuvole le strade vuote, i vicoli deserti, le case abbandonate. A volte mi veniva voglia di alzarle in alto come per costruire dei grattacieli come quelli di Manhattan.

Le note di New York City Serenade di Springsteen cominciarono a parlare di tempi che furono.

Ero stordito da quella dolce serenata d'amore per New York, quelle storie che parlavano dell'innocenza dei giovani, del loro correre all'impazzata nelle notti lungo le mean streets, le malinconie, la voglia di fuggire dei giovani.

E' diventata la colonna sonora di paesaggi sfrangiati e senza centro, di case vuote e abbandonate, di rughe chiuse e desolate di un bisogno di vita così come gli abbracci e le mani tese con un fazzoletto in mano da un finestrino di un treno in partenza … finiva l'estate e si tornava nelle albe sempre uguali e cieli piatti e orizzonti copiati da altri cieli lontani.

Nella mia mente risuona da sempre, la frase antica quanto me: .

.. lasciamo stare” come tornando da un mondo misterioso: il SUD !

domenica 6 luglio 2025


 


La memoria dell'acqua

( 17-08-19 L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA)


di Vincenzo Calafiore

6 Luglio 2025 Udine


Nel nostro “ tempo” detto anche -vita – o vissuto, ci sono quotidianamente situazioni di attesa, di qualsiasi genere, durante le quali è come se le esistenze singole rimanessero sospese, i

n vista di qualcuno, o di qualcosa; solitamente di un evento o di un approdo felice, di un arrivo a una tappa, nella corsa terrena a un traguardo incerto.

E' un'esistenza sospesa nei mille passaggi nella lunga stagione della maturità.

E' tutto vero o è di un vissuto immaginato? E' questa la domanda.

L'amore per la vita, l'amore dai mille volti, corrispondenti ciascuno ad una diversa manifestazione dello stesso istinto che chiede con insistenza di essere appagato.

Ma il desiderio e la passione vincono sempre pur facendo paura, perché significa amare e desiderare qualcuno ma anche arrendersi o sottomettersi a qualcuno.

Sembra che amare qualcuno sia la cosa più difficile che si debba affrontare nella vita; infatti pare che l'amore sia stato inventato per i più temerari, i più coraggiosi, disposti ad affrontare le più grandi difficoltà. Ma persiste una diffusa paura di legarsi a qualcuno e di assumere tutto il peso emotivo che tale esperienza comporta.

L'istinto di amare privo del coraggio per vincere la paura costringe a indossare una maschera.

Le “ maschere “ ci nascondono, aiutano a nascondere la solitudine che ci fa paura, lasciando così i rapporti in una specie di inferno, uno spazio in cui viene meno la memoria, quella memoria che ha l'acqua, che ricorda tutto, mentre noi preferiamo a volte dimenticare.

Per cui si dovrebbe essere liberi di amare, di desiderare, e di amare desiderando.

Oggi questa libertà, forse per la prima volta nella storia, è un diritto di tutti, uomini e donne, nei loro diversi e possibili orientamenti sessuali.

Il sesso è finalmente depenalizzato e l'amore non ne rappresenta più necessariamente l'assoluzione.

Alla stessa maniera nessuno dovrebbe sentirsi “ sbagliato”, malato o perverso, perchè si innamora di una persona dello stesso sesso.

Si potrebbe essere finalmente – leali -, e relazionarsi all'altro guardandosi negli occhi e dicendosi delle verità.

Persiste purtroppo vuoi per tradizione culturale o periodo storico, in cui una nuova relazione tra libertà e legge di mercato fa tornare in auge il corpo come oggetto di desiderio, di consumo e sede di istinti, più come status symbol che come fonte di piacere. Uomini e donne vengono così ad essere accomunati dal disagio nel vivere l'amore che non sia solo sesso, così come quello che lo stesso inserisce all'interno di sentimenti reciproci di attaccamento e di dipendenza. Una dipendenza che non fa male e non si dovrebbe temere, come purtroppo comunemente accade, perchè è sana e conseguente ad una scelta.


venerdì 4 luglio 2025

 


Non aver paura

( 17-08-19 L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA)


di Vincenzo Calafiore

04 Luglio 2025 Udine


“ …..... non aver paura, in questo

universo non si è mai soli, non siamo soli.

Quelli che non amano affermano che lassù

oltre alle stelle e ai pianeti non c'è nessuno.

Noi invece crediamo che lassù, ci sia qualcuno,

chiamalo come vuoi, ma è sempre lui! Colui

che in qualche modo continua ad amarci.

E' vero? Non è vero? Ma se guardi il mare,

coi suoi tramonti e le sue albe, come fai a dire

che Dio non esiste?

Non aver paura, non ti accadrà mai nulla peggiore

dell'inferno in cui adesso siamo, ecco perchè

Dio c'è ! “ Vincenzo Calafiore


C'è un fondo reale di esperienza che mi dice che nelle narrazioni che si odono da un capo all'altro di questa immane prigione è tutto vero:

gli spilli in testa, l'occhio che esplode in mille visioni contemporanee, il cervello che salta in aria, le allucinazioni, gli sdoppiamenti, i trafficanti di droghe e esseri umani, i signori delle guerre, le rotture dei margini …. Questa è coazione, un'esperienza indicibile: indicibile perchè non deve e non può essere detta, perché dice Anthimos da qualche parte, privati della parola e privati del corpo.

Questo è un mondo rovesciato ove è facile, come in un labirinto

diabolico, perdersi senza alcuna possibilità di salvezza!

Ritornando alle favole che ancora riesco a scriverne qualcuna, sono destinate, credo a un pubblico recettivo e sensibile, molto ristretto.

Vorrei che non fossero accolte come un pezzo di letteratura o come un messaggio che viene dall'inferno.

Vorrei che pur suscitando delle emozioni, facessero appello ai sentimenti, alla bellezza del pensiero. Scritte da me, è vero, e me ne assumo le responsabilità, sorte in questo contesto e da esperienze personali, che questo contesto ha tentato di superare,travolgere e stravolgere.

Questo è lo spirito con cui affido la mia scrittura: non più privata, né solipsistica.

Da questo punto in poi per me è d'obbligo rimanere nell'ombra, dietro le quinte di questo miserabile e decadente palcoscenico, in cui marionette ben addestrate e affiliate rappresentano di questo il volto buono, una maschera bella che maschera il suo vero volto diabolico, raccontano delle favole fatte solo per sedurre ed allontanare, dividere, per meglio controllare.

Vorrei cercare di chiarire questo punto, almeno nella misura in cui ci riuscirò. Stanno ormai dietro le nostre spalle, i tempi in cui gli editori davano spazio a un tipo di produzione, a metà tra scrittura e oralità, che veniva promossa a dignità di documento letterario. Oggi, in termine di produzione c'è un decadimento, si produce solo una certa cultura degradata, nel senso che è fatta solo per guadagnare denaro e pastorizzare questo oceano di persone per avere sempre più pubblico, da cui attingere senza nulla dare in cambio.

Si è andato così esaurendo un filone di testimonianze che avrebbero potuto mantenere una propria significativa presenza …. una fine ingloriosa, dunque, ma che meriterebbe un ripensamento che mai c'è stato.

Le mie fiabe, dunque, rimangono tali, sono state scritte da me, una persona che si è sempre dichiarata libera da ogni controllo editoriale, e sono scritte in un cella di un immenso penitenziario.

Io e la mi cultura che viene dagli studi, leggendo molti libri, con occhi tanto voraci quanto non vogliono esserlo la mia bocca e la mia gola.

Ed è innegabile che senza il carcere non avrei vissuto quegli orrori assoluti da cui fuggo rifugiandomi nel regno della fantasia. Ma il senso delle fiabe è che sono state scritte e si sono trasformate in un qualcosa che fa parlare di me e che apri spazi di sensazioni, emozioni, pensamenti. Ed è questo spazio ad avermi dato ormai una vita autonoma, che va oltre l'autore e seduce chi mi legge da ogni parte del mondo intero, tranne che nella mia prigione.


giovedì 3 luglio 2025

 NON SMETTERE MAI DI PRENDERE PER  LA  " SECONDA STELLA A DESTRA "

VERSO L'ISOLA CHE NON C'E' !        ( VINCENZO CALAFIORE )

mercoledì 2 luglio 2025


 


L'isola che non c'è

seconda stella a destra …

Di Vincenzo Calafiore


Colui che scrive fiabe non solo per i bambini, è uno di quelli che appartiene alla

Forte razza dei sogni “ ecco perché ci riesce. Ha in se il lascia passare per poter raggiungere l'altrove che più ama, quello in cui più di ogni altra cosa desidera raggiungere e rimanerci, più tempo possibile.

Ha negli occhi la meraviglia.

Nel cuore le chiavi per potersi addentrare nel mondo della fantasia,ecco cosa rende speciale chi ancora riesce a scrivere le fiabe, in questo mondo rovesciato, attraversato da mandrie di bufali e cinghiali che al loro passare lasciano solo rovine.

Ho cominciato a scrivere le fiabe dopo aver sognato tante volte e in maniera diversa la vita; ho imparato a mie spese quanto difficile sia stato il lungo cammino fino a qui.

Da qualche tempo ho molta difficoltà a scrivere favole, il mio cuore si sta pian piano desertificando. A un certo punto sono cominciate a mancare le parole, sono cominciati a mancare i colori e i suoni delle parole, i giochi di parole, le filastrocche.

Con i bambini e certi adulti non si può bleffare, se a loro una fiaba non piace, non piace, te lo dicono senza remore e senza ipocrisia.

Se tu non riesci a trovare le parole, i colori, le immagini … per entrare in contatto con loro, i bambini lo capiscono! Rifiutano i surrogati e non ti seguono più, non ti stanno a sentire, non ti amano più.

Mi sono reso conto che le ultime favole che avevo scritto le avevo scritte così, senza anima, senza cuore. Allora pian piano ho cominciato a smettere, non mi piace scrivere per quelli che sono diventati grandi, non capiscono più, si sono dimenticati che ci si può innamorare di uno scrittore, di come lui riesce a trasformarti in una stella filante e fuggire via nel cielo raggiungendo la “ Pegasus “. I “ grandi “ si sono dimenticati del bambino che è è il loro. Si sono dimenticati che noi possiamo parlare con le piante, le pietre, gli alberi …. i grandi non riescono a parlare neppure tra loro!

Io ho cominciato a inventare favole per raccontarle ai bambini e a quei grandi che non sono o non hanno mai voluto crescere. Mi sono messo a scriverle, solo perché ero in una galera assieme a tanti bambini, la prigione in cui finiscono quelli che il sistema non reputa utili, ecco tutto.

Non puoi capire, o forse puoi, come per me possa essere triste non essere più capace di scrivere favole. Per questo mi è difficile pensare a un futuro. Ci sono molte forme di non far scrivere favole, ma certo la più tremenda è quella che nell'essere umano spezza l'ingenua e gratuita disposizione al gioco e alla scoperta della vita.

E non ci sono più quei bambini che giocano con gli aquiloni; quelli che ci sono avanzano nel labirinto dell'orrore assoluto, col rischio di perdere se stessi e il mondo.

C'è un fondo di reale rischio che dice che quello che vedono e vivono i bambini è tutto vero; questa è la coazione, indicibile perché non deve e non può essere detta, perché da qualche parte usati come scudo umano contro la guerra, privati della parola e del corpo, privati dell'innocenza, privati dall'essere bambini.

E' questo il rischio del labirinto, entro cui ci si può anche disperdere senza possibilità di ritorno.

Rimanere qui per me è rischioso, come ben sanno gli sciamani, che si arrampicano su una scala verso il cielo o si inabissano nel profondo regno marino.

Ancor più rischioso se sei totalmente solo col tuo regno dei sogni e i sogni sono molti e ti altaleni dall'uno all'altro finchè lo stesso reale si confonde con essi.

Occorre che io prenda le distanze, per ricordare e capire. E allora ritrovare la magia, per vivere il dolore, per trasformare le parole in arcobaleno, la scala verso il cielo.

Ora è il momento di vivere lontano, aspettando la notte per salire a bordo della “ Pegasus” e con questa allontanarmi nell'oblio, perdermi nella distanza che mi separa dalle mandrie di bufali e cinghiali!

sabato 28 giugno 2025


 


Il ritmo lento

( 17-08-19L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA )



di Vincenzo Calafiore

29 Giugno 2025 Udine


.... va ben meditata la vita, per apprezzarne l'essenza ! “

Vincenzo Calafiore


In quel dietro le quinte di un decadente avanspettacolo, le marionette cercano nel vento che le sollecita, parole precise che diano loro nel ritmo lento delle ore, la certezza di esistere. Mentre come le maree, le loro vite passano nel lento crescere e decrescere, pregne di solitudine e vane speranze; nel labirinto cieco del sistema sotteso. Appena percettibile, venato di rosso, soffuso, le loro vite sempre in attesa con la speranza di essere rapite da un soffio vitale.


Dietro le quinte di un teatro alla periferia dell'esistenza, si rappresenta in decadente scenografia lo spettacolo d'una regia occulta; le marionette non hanno gli sguardi pieni di parole, sono sospese in un tempo infinito di alternanze, dove i pensieri sono vagabonde maschere coperte da troppe illusioni, che durante il viaggio con un tempo infinito, avviato da una menzogna, si trasformano in lacerazioni psicologiche, distanze, solitudini, vuoti.

E allora le marionette corteggiano l'idea di sopravvivere in un universo fittizio, struggente, avvertono il disagio del mancato approdo, le esitazioni, gli affanni, sperano di tornare là dove è l'inizio di ogni cosa.

Pensare quindi è un viaggio nell'invisibile nel quotidiano divenire, è un andar per margini seguendo quotidiane mappe marginate dal mistero.

Dunque l'esistenza altro non è che una parvenza, è una pellicola che alimenta dubbi, è un ponte verso il niente. E' una semplice sequenza di spezzoni di memoria atti a fare bella nella sua brevità la vita quotidiana.

Serpeggia nell'aria l'identità personale, è respirata dalle marionette, finiscono per assumerla …. identità personale che finisce per essere determinata dall'esterno. E' un vecchio copione, nuovo in questi tempi, in cui ogni soggetto viene considerato per ciò che sembra, non per quello che è in realtà.



venerdì 27 giugno 2025

 


Il Fascino, l'eleganza del vivere

( 17-08-19 L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA )



di Vincenzo Calafiore

28 Giugno 2025 Udine


“ …. il fascino e l'eleganza

per apprezzarli bisognerebbe prima

conoscerli.... “ Vincenzo Calafiore


L'uomo, ma anche la donna, hanno smarrito il peso romantico della memoria e, caduta anche l'immaginazione; sono rimasti invischiati in un paradossale destino di monotona circolarità.

Anche il linguaggio è disperatamente mutato e, dopo gli eccessi e i virtuosismi, hanno conquistato una paurosa scheletricità, una piattezza … da far paura.

Hanno smarrito o perso del tutto, il buon gusto, l'eleganza nel relazionarsi, il fascino dell'amore provato e sentito per l'uno o per l'altra, al loro posto una deplorevole eguaglianza che invece di esaltare, appiattisce, riduce tutto ad un solito e solido interesse reciproco, vale a dire: conti separati, piena libertà, indipendenza economica e morale.

In tutto questo manca un qualcosa chiamato: tutt'uno!

L'unione di due persone, più che la storia di un rapporto a due, un lui e una lei, si tratta della succinta, ritagliata storia di un'evocazione … insomma si dibattono inutilmente contro la propria incapacità d'impadronirsi del reale, cioè l'amarsi! , sostituendo a ciò che li circonda un universo di parole per arrivare all'unica verità:

<< L'uomo (la donna), è una creatura che non può uscire

da se stessa! >>.

Questo potrà essere breve incontro ( la coppia scoppia e si separa), forse mai avvenuto nella realtà!

Quindi, un uomo, che è solo .. paesaggio mentale e una donna perennemente sfuggente, intangibile … soltanto desiderata e non amata, non sentita come un'effettiva generosa compagna di viaggio.

L'ontologia esistenziale sostiene una validità universale in un processo evolutivo che non ha coscienza di se stessi. Ecco, allora che in questa deformazione si raggiunge l'accurato dettaglio dell'annullamento.

Il tempo dell'uno cancella il tempo dell'altra …... come dire il tempo cancella il tempo!

La memoria non restituisce che ricordi, e immaginazioni di quello che è stato o che si è stati, porta con se la nostalgia. Azione sbagliata, senza alcun risultato, sono delle improvvisazioni che lacerano, l'esistenza, la monotonia delll'arbitrio.